La barbarie

62 COMMENTS

  1. uno pensa di averle ormai viste/lette tutte, e invece si continua ad alzare sempre il tiro

  2. Marco, potresti mandarne una copia ai collaboratori *esterni*…

    Ma no, scusa, mi sono confuso: dimenticavo che *quelli* scrivono di cultura, si occupano di letteratura, loro – cosa c’entrano con la politica di quel *giornale* e dei suoi padroni?

    Che sbadato! Dimenticavo anche che tra *contenuto* e *contenitore* non c’è nessun rapporto…

    fm

  3. V E R G O G N A
    a chi scrive
    a chi collabora
    a chi riempie loro il culo comprando quella cartaccia
    a chi vota
    a chi se ne frega
    a quest’italietta
    V E R G O G N A

  4. La barbarie non è Il Giornale che scrive “Israele ha fatto bene a sparare”. La barbarie è che Israele spari. La barbarie è l’assedio di Gaza. La barbarie è il sostegno di Obama alla politica criminale di Gerusalemme. Il resto è squallido servilismo.

    ng

  5. NG, d’accordo sullo squallido servilismo.
    però temo ci sia di più, temo che con questo continuo lavorìo sul senso comune, alla lunga diventino comunemente accettabili, normali, legittime, delle reazioni folli, sproposiatate e omicide come queste (nonchè, allargando il discorso, le opinioni razziste, misogine, ecc in altri frangenti “sparate” da Giornale e Libero).
    per questo non riesco a minimizzare – opinione mia

  6. @ Gabriele
    neanch’io minimizzo. E concordo con le ricadute sul senso comune di pagine come quelle de il Giornale. Solo che ritengo più grave, sotto tutti i punti di vista, l’atto in sé e non le manifestazioni linguistiche di approvazione. Tutto qui.

    Tra l’altro, un’operazione come quella di Israele svela immediatamente l’ipocrisia dominante. Chi troverà credibile, domani, Obama che chiede sanzioni per l’Iran?

    ng

  7. magnifica la proposta culturale di libero
    “il duce, le parole, gli applausi”
    la fu

  8. Ovvio, Nevio, che la barbarie vera è il massacro. Che quegli omicidi sono abissalmente incomparabili a ogni altra cosa. Ma la barbarie si compie, è compiuta, quando viene rivendicata in quanto tale: questa è la sanzione assoluta, ed è un volo di nottola che annuncia la notte.

  9. Un titolo più che vergognoso, è spaventoso perché significa che non c’è più limite, qui si inneggia a un massacro, il prossimo pitrebbe essere un incitamento alle cannonate sulle barche degli immigrati.

  10. @ Marco Rovelli
    certo, è ovvio. Solo che il tuo è stato il primo “post” di NI dopo l’evento.

    ng

  11. La barbarie non è che l’aspetto terminale del servilismo politico che in vari modi ha fatto del nostro paese, dal 1945 in poi, e trasversalmente riguardo alle forze politiche in campo, una pedina nello/dello scacchiere imperiale. E in tema di difesa della nostra sovranità nazionale non mi sembra di scorgere, e oggi assai meno di ieri, tanti combattenti, né lancillotti. Se il governo italiano vota contro l’apertura di un’inchiesta internazionale indipendente per il massacro effettuato dalle teste di cuoio israeliane, cosa possiamo aspettarci dai suoi corifei? Ma, a quanto so, nemmeno l'”opposizione” si è molto indignata per questo voto contrario. Insomma, non credo che sia lo sdegno attuale che possa unire punti di vista diversi su Israele e la Palestina, la cartina al tornasole è la lotta per la sovranità nazionale italiana, vero punto di partenza per affrontare (anche) le questioni internazionali.

  12. Stamane hanno sguinzagliato una giornalista sulla Prima Pagina di Radio Tre che con voce trepidante si augurava per la difficile situazione in Medio-oriente la soluzione utopistica, come disse, di un’ unica terra con due popoli. Chissà, forse dei due ne intendeva uno sotto-terra?

  13. La giornalista di Prima Pagina di questa settimana lavora al Giornale.
    Quindi anche lei auspica pallottole, presumibilmente.

  14. Caro Marco sono contento in ogni caso che di questa cosa su nazione indiana se ne parli. Ho trovato un buon articolo sul sito di Liberazione di oggi, relativo ai ‘fatti’ e ai loro recenti sviluppi. Lo copio-incollo qui di seguito, se può interessare. Un saluto Marco

    Liberati tutti gli attivisti. “Rachel Corrie” in arrivo

    Alle 20 di ieri sera Giuseppe Fallisi Marcello Faraggi, Angela Lano, Manolo Luppichini, Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin e Manuel Zani, i 6 italiani fra i 682 attivisti e giornalisti sequestrati lunedì notte dalle forze armate d’Israele in acque internazionali a 130 chilometri dalle coste di Gaza insieme alle 6 navi della Freedom Flotilla, dopo la strage sulla Mavi Marmaris, non erano ancora potuti partire dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv per Istanbul, via Ankara, dove li attendeva il personale consolare italiano insieme agli inviati della Farnesina. Problemi della burocrazia militare, che su un paio si è attardata nelle operazioni d’identificazione nella giurisdizione aeroportuale quando tutto l’apparato “giuridico” del “trattenimento” degli equipaggi della Flotilla era crollato in un soffio dalla sera prima, con lo stesso gabinetto d’emergenza del governo d’Israele ad annunciare l’inversione di rotta dal tentativo d’imporre un’«ammissione di responsabilità» per «violazione illegale dei confini dello Stato» all’espulsione «immediata».
    Nel frattempo, dalla mattina di ieri, prima con tre scaglioni di 250 distribuiti verso Ankara e Istanbul come al valico di Allenby con la Giordania, poi con il trasferimento al Ben Gurion dei restanti oltre 400, la prigione di Bersheeba è stata svuotata dagli “internazionali”. Al ponte di Allenby gli attivisti arabi hanno trovato una folla di palestinesi e giordani inneggianti alla libertà di Gaza. Alla frontiera giordano-siriana i quattro cittadini di Damasco della Flotilla, compreso l’88enne Ilarion Capucci, patriarca di Cesarea “indesiderato” a vita da Israele, sono stati accolti da altre folle festanti. Scene simili in Turchia e poi, in serata, per i connazionali rimpatriati, ad Algeri.
    Un “giallo” invece è durato per l’intera giornata ed ha riguardato il destino di quattro dei diversi arabi israeliani sequestrati sulla Mavi Marmaris, fra i quali lo sceicco Raed Sallah del Movimento islamico di Israele – frazione Nord. Isolati ed interrogati a lungo, non hanno lasciato Bersheeva fino a quando, in serata, non è stata smentita la notizia d’un procedimento specifico nei loro confronti. Mentre 41 altri attivisti di varie nazionalità, feriti nell’attacco di lunedì notte, al Ben Gurion erano destinati ad arrivare per ultimi, tutti destinati all’imbarco aereo per Ankara.
    La questione della Flotilla, comunque, non è affatto risolta. Sia sotto l’aspetto dell’inchiesta internazionale richiesta formalmente dal Consiglio Onu per i diritti umani con voto di larga maggioranza, sia per l’indignazione sollevata nell’opinione pubblica internazionale e la critica trovata in quella della stessa Israele dalla decisione dell’attacco militare, sia ancora per gli elementi a tutt’oggi oscuri sulla dinamica dei fatti: che non riguarda solo il momento dell’assalto, visto che i comandi di Tsahal hanno parlato di «operazioni in grigio», cioè coperte, precedenti, e visto che deputati della Linke tedesca e altri parlano di sabotaggio di almeno due delle navi sin dalla sosta a Cipro. Ma soprattutto, la vicenda non si chiude perché la Flotilla tiene tutt’ora in campo la sua sfida: con la MV Rachel Corrie sulla rotta di Gaza, dopo aver navigato l’altro ieri da Cipro al largo della Libia, carica di storici pacifisti irlandesi e malesi, con la possibilità che altri italiani si ritrovino a bordo nel tratto finale. Con l’avvertimento a Tel Aviv dato dallo stesso primo ministro irlandese a «lasciar giungere a Gaza la nave coi suoi aiuti senza interventi illegittimi e inammissibili». E comunque con la consegna condivisa che «in caso di abbordaggio da parte di navi israeliane non opporranno resistenza e si sdraieranno a terra con le mani alzate». Ma determinati a riportare le autorità israeliane di fronte alle propri intere responsabilità su un blocco che anche i “governi amici” occidentali, adesso, chiedono di rimuovere.
    Anubi D’Avossa Lussurgiu

  15. Aspetto un conmento di Saviano sul “legittimo diritto alla difesa” da parte dei suoi amici di Israele, contro questi facinorosi che portano medicine e altri orrendi tipi di armi di distruzione di massa ai terroristi di Hamas…

    Chi scrive per e sul Giornale si qualifica da solo… ancora di più se lo fa per avere visibilità o semplice pagnotta. Meglio fare le pulizie.
    E’ più dignitoso.

  16. Massimo

    Si può per una volta non tirare in ballo la solita persona e discutere di Gaza?

  17. si davvero Massimo, per favore, lasciamolo in pace, sto ragazzo, sta diventando come il prezzemolo

  18. Provo un grande disagio prima morale e poi culturale leggendo articoli come questi. Per onestà provo la stessa reazione quando il manifesto, liberazione, micromega trattano attentanti operati nei confronti della popolazione d’Israele.

  19. dinosauro, si conferma la tua deliberata miopia. Mai hai trovato scritto su quei giornali, a proposito degli attentati terroristici palestinesi, Hanno fatto bene. Mai troverai da quelle parti altrettanta feroce inumanità. Per quanto gli israeliani siano gli occupanti, e quegli altri gli occupati.
    Ma del resto tu provi disagio. Io provo schifo, e rabbia. La differenza tra noi sta (anche) qui.

  20. Limitandomi al titolo di “Libero” e non entrando nella questione Israele/Gaza/Pacifisti/Blitz sanguinoso, eccetera, che è da considerarsi distinta sia dalla posizione ufficiale italiana che dal problema dell’informazione, direi che un titolo così praticamente NON SI E’ MAI VISTO, se non forse, e solo per un comparabile livello di estrema falsificazione, nel ’48 in piena campagna elettorale per il nuovo Parlamento della Repubblica. La stampa esplicitamente fascista della seconda metà del Novecento Italiano raramente toccava vertici di efferatezza paragonabili a questo.
    Il che significa una cosa sola, che Libero e il suo direttore-fogna, si sentono ormai sicuri di poter fare qualsiasi tipo di affermazione, anche la più estrema (qui si inneggia all’omicidio), senza pericolo né di perdere lettori, né di reazioni forti provenienti da qualsivoglia direzione.
    Insomma, quando in un paese democratico un giornale con la tiratura di Libero può apertamente inneggiare all’omicidio vuol dire che qualcosa si è davvero spezzato nella coscienza civile, vuol dire che un po’ di fascismo è penetrato in ciascuno di noi.
    Eccetera.
    Auguri a Paolo Nori, la vergine sul carro armato.

  21. Cosa d’altro ti vuoi apettare da un paese che ha una parte che vota per avere una legge come la Bossi-Fini sull’immigrazione?
    In rete girano tipi che dicono che essendo stati aggrediti i militari si son dovuti difendere.

  22. Francesco, non è Libero ma il Giornale, ma poco cambia, è sempre la stessa melma. E concordo in toto con te.

  23. Se ci fu un tempo in Italia in cui il Potere e il suo apparato di controllo e di propaganda sarebbero arrossiti davanti a un’affermazione simile mi chiedo a quale velocità ci stanno precipitando verso la nostra rovina. A parte il tono sensazionalistico che è merce sempre corrente, quindi largamente giustificata dalle leggi spietate del mercato, siamo cresciuti a plasmon e manganellate, il risvolto tragico che tradisce questo gesto pirlocutorio è che il messaggio riguarda in massima parte noi, la cittadinanza. Come nella migliore tradizione gangeristica di cui questo paese si fregia da tempo, ha fatto il Potere con suoi organi (non sto a indicare quali dei due) una non tanto velata minaccia. Mi chiedo solo a chi fosse indirizzata. Nella fattispecie a quale categoria umana.

  24. A leggere e ascoltare ciò che si dice in giro sulla faccenda, in realtà la posizione de Il Giornale è minoritaria, molto minoritaria. La mia percezione è che quel titolo non sia affatto senso comune. Anche i molti che avevano giustificato Israele al tempo dell’aggressione al Libano (atto peggiore di questo, sotto tutti i punti di vista), oggi prendono le distanze dal blitz. Israele è, in questo caso, isolato, e può godere del sostegno esplicito solo del servi italiani e dei mandanti americani. Certo, c’è da chiedersi se l’atto non rientri in una esplicita strategia anti-Turchia, in questo periodo molto intraprendente nell’area. Ma questo è un altro discorso.

    NeGa

  25. certo che è una posizione minoritaria.
    il problema è che è una posizione espressa apertamente sulla prima pagina del giornale di proprietà del capo del governo.
    mi proccupa il fatto che sia diventato possibile esprimerla, e in quei termini.

  26. Quello che mi sembra ormai di capire è che non esiste, ripeto non esiste, nessuna reale et praticabile prospettiva di pace, cioè di dismissione da ambo le parti degli atti di ostilità, non solo perché non ne esistono, né posso esistere, le condizioni così dette oggettive, ma soprattutto perché Israele non vuole la pace, non è interessata alla pace e mente quando parla di pace.
    L’interesse di Israele in quello che, ripeto, è solo un lungo processo di annientamento ai fini della conquista territoriale di TUTTO lo spazio residuo oggi ancora abitato dai palestinesi, è che la situazione resti fluida, che il conflitto resti aperto, perché possa fungere da motore per la progressiva infiltrazione coloniale, in atto da decenni sotto gli occhi di tutti.
    Anche questo blitz, il cui esito sicuramente non è stato voluto, rientra nella strategia israeliana di attizzamento dell’odio, perché solo le risposte violente posso farle gioco.
    Hamas per Israele è una manna strategica, guai se non ci fosse: qualsiasi moderato possa emergere in campo palestinese viene puntualmente e ripetutamente umiliato dagli israeliani, perché si allontani il più possibile ogni prospettiva di negoziato vero.
    D’altra parte chi accetterebbe la pace in condizioni come queste?
    Oggi intanto l’altra nave, la Rachel Corrie, si avvicina alla costa, vedremo che tipo di azione ha deciso Israele, ma una cosa è certa: loro se ne fregano dell’isolamento, finché ci saranno gli Stati Uniti (volenti o nolenti: sono sicuro che oggi Obama sia sostanzialmente sotto ricatto israeliano) a fornirgli quello che concretamente gli serve: appoggio militare.

  27. @ Pecoraro
    condivido la preoccupazione. Solo che starei attento a segnare una diretta discendenza tra il capo del governo e quel titolo. Le cose sono un tantino più contraddittorie. L’ambiguità, se di ambiguità è lecito parlare, è nel sostegno che il governo offre a Israele mentre contribuisce al rafforzamento della Turchia come controparte (recenti accordi Turchia-Russia-Italia). Paradossalmente, il governo Berlusconi è, nei fatti, meno filo-israeliano della “sinistra”. Tant’è che diversi esponenti del governo hanno avanzato riserve sul blitz e chiesto esplicitamente la fine dell’embargo per Gaza. Poi, certo, la nostra situazione è definibile di “fascismo democratico”, e quindi possono avere cittadinanza certi titoli ed esplicitarsi, senza che nessuno storca il naso, posizioni un tempo impossibili. Ed è quindi sacrosanto indignarsi.

    Sei così sicuro che Obama sia sotto ricatto israeliano? Certo, agli Usa farebbe più comodo un medioriente pacificato, affinché si possano dedicare tranquillamente all’Iran. Eppure, ho la sensazione che la funzione di Israele come “braccio armato” USA nell’area non sia affatto venuta meno. Staremo a vedere.

    NeGa

  28. Si vi piace scrivere di m….! Io ho un olfatto che non distingue il lezzo di libero da quello del manifesto o del fatto. perdonate il mio distacco dalle polemiche e dagli scontri pregiudiziali tra nemici.Di titoli e articoli indegni usciti in occasione di attentati nei confronti d’Israele ce ne sono in gran quantità.

  29. Ho letto i commenti e non condivido tutto. Mi spiego: quando ho saputo la notizia, ho snetito una grande tristezza, perché mi sono detto che la speranza andava più nella notte. Ma non mi piace un giudizio senza tener conto di tutto. E’ palese per tutti che sapare contro gente desarmata è una catastrofe, una cosa che rimane nella storia come vergogna. Ma per essere onesto sappiamo che il governo di Israêl ha chiesto di passare per la strada, no? Non mi piace anche il termine Israêl per inglobare il popolo che vive in un paese che ha dovuto lottare per sopravivere. Non mi piace lo squarcio tra due paesi che non arrivano a fare la pace Israël e la Palestina. E’ tempo di dialogare, non con arme ma con cuori. Molti scrittori di Israêl cercano a operare per la pace, non mi piace il commento di Massimo che mette in causa Roberto Saviano. Che c’entra con la tragedia che è acacduto?
    Per il giornale, è all’immagine di chi si serve di una tragedia per odiare.

  30. Mi dispiace per gli errori. sentito, sparare, accaduto.

    Per tornare all’idea del termine generale Israël: volevo dire che è un po’facile non fare una distinzione tra il governo e il popolo.

  31. @ dinosauro
    Distacco dalle polemiche? Ho l’impressione che il tuo naso chiuso ti tenga distaccato dalla qualità e sensibilità umane, molto semplicemente.

  32. Io credo che la mossa israeliana sia da considerarsi come un azzardo volto a far uscire dall’ambiguità l’alleato americano. Insomma, o di qua o di là. (Peraltro la Turchia era già persa da tempo, per Israele, questa è stata la spallata per provare a trovare nuovi equilibri).

  33. Marco, io credo che di tattica ce ne sia poca per un paese terrorista come Israele. Il Free Gaza ha aumentato le sue incursioni per forzare il blocco, il numero di navi e di partecipanti coinvolti. Israele non può che rispondere in modo coatto a ogni azione che giudica una prova di forza.
    Gli Stati Uniti di un Obama sempre più simile a Bush in fatto di politica estera continueranno in modo ipocrita a criticare Israele e nel contempo a sostenerlo: no all’indagine su quanto successo alla Marnara, e oggi la dichiarazione che il blocco navale di Israele è sbagliato ma la Rachel Corrie è meglio che non lo forzi. A conti fatti, che gliene frega a Israele di quel che dicono Obama e la Clinton – e l’ONU e il mondo intero – se nessuno ha il coraggio di far seguire alle condanne pubbliche chiusura dei rapporti diplomatici/economici, sanzioni e boicottaggio?

  34. Per quanto riguarda le barbarie,
    se quella del Giornale è barbarie, come potremmo definire questa?

    Roma, 04-06-2010

    Clamoroso infortunio dell’ufficio stampa del governo israeliano (Gpo), che ha divulgato un video satirico sul blitz contro la nave turca Marmara, in cui nove attivisti sono rimasti uccise e altre decine feriti. Stasera l’ufficio ha emesso stasera una nota di scuse alla stampa estera.

    “Il link al video e’ stato diffuso per un malinteso – spiega il Gpo. – Il suo contenuto certo non rappresenta in alcun modo la politica ufficiale ne’ del Gpo ne’ dello Stato di Israele”.

    Il filmato, di una decina di minuti, e’ stato prodotto dal sito satirico israeliano ‘Latma’, ideato da una giornalista politica del Jerusalem Post.

    Dopo una breve intervista dei due ‘anchor-men’ al capitano della Marmara (nel filmato si chiama ‘Captain Stabbing’, ossia ‘Capitan Pugnalata’), agli spettatori viene proposta una versione riveduta e corretta della canzone ‘We are the world’ di Michael Jackson e Lionel Richie.

    I cantanti di Latma si alternano allo stesso microfono e si esibiscono nelle strofe satiriche, in inglese.

    “A volte viene il momento in cui – cantano con tono romantico – tutti dobbiamo fare uno spettacolo / per il mondo, per il web e per la Cnn. /Se non ci sono persone che muoiono / la cosa migliore che possiamo fare /e’ creare la piu’ grande bugia di tutte le generazioni “. “Dobbiamo continuare a fingere tutti i giorni / che a Gaza ci siano la crisi, la fame ed epidemie / che tutti i miliardi di aiuti / non bastino a soddisfare le esigenze di base / come un po’ di formaggio / e missili per i bambini”.

    Con tono beffardo, i cantanti di Latma dicono che e’ possibile convincere il mondo che Hamas “e’ come Madre Teresa” e che i passeggeri del Marmara erano persone innocue “anche se avevano con se’ pistole e coltelli”. Queste verita’, conclude Latma, “comunque non arriveranno mai alla vostra televisione”.

    http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=141623

  35. “Pacifisti, brutta razza” come qualcuno ha titolato in ungiornale e cominciano a diffamare una certa Lana, il cui currculum dovrebbe bastare a fare arrossire l’intera redazione di quel giornalino di fighetti.

  36. La barbarie dell’informazione, che ammorba ormai questo Paese e la barbarie umana, che sembra non conoscere più limiti ormai.

  37. certo feltri è barbaro … ma non è una novità di oggi, feltri è la voce di berlusconi e il guerrafondaio berlusconi è l’unico vero amico rimasto di israele, non c’era da aspettarsi altro.
    Però mi ha incantato l’ingenuità della vergè: “ma per essere onesto sappiamo che il governo di Israêl ha chiesto di passare per la strada, no? ”
    Cosa vuoi dire veronique che il governo di israele aveva avvisato e quindi i pacifisti se la son voluta?
    Bene se tu conosci qualche carico requisito da israele e portato a gaza “per la strada”, prima che tutto sia deteriorato (come un enorme carico di insulina che aspetta da molto al confine), fammelo sapere.
    poi volevo dire che in un blog come questo limitarsi a postare solo l’ignobile prima pagina del giornale, è veramente pochino, non sarà ancora barbarie ma certo è proprio pochino, certo meglio che niente, ma sotto sotto sembra quasi solo una scorciatoia polemica … ;-).
    Del resto sul giornale c’era un articolo, da far accapponare la pelle, di fiamma nirenstein, la quale non è che scrivesse cose diverse quando era alla stampa … già, come mai molti non si scandalizzarono anche allora rifiutandosi di mettere la propria firma accanto a quella? … vassapè … i misteri dei giornalisti e dei collaboratori italiani ;-) per non parlare poi di una intervista alla fiamma nazionale di pochssimo fa a rai news 24 (del resto una delle reti migliori rimaste) …
    poi riferito ad altri commenti certo che il governo di netanyahu e liebermann non sono tutto il popolo di israele, come belusconi non è tutti noi, e certo che aver tirato in ballo saviano è una cosa ignobile anche perchè la mafia palestinese c’è davvero (anche in hamas), come c’è la mafia israeliana, e quella egiziana … ma questo è tutto un altro discorso.
    A me sembra (in questo caso da post e commenti) , scusatemi se mi sbaglio, ma che vi siate scandalizzati e indignati solo per beghe e polemiche personali e questo non sarà barbarie ma è un fenomenino inquietante.
    georgia

  38. poi volevo dire un’altra cosa: che non credo affatto che sia una opinione minoritaria, anzi. Diciamo che la maggioranza si vergogna a dirlo, ma non a pensarlo …

  39. Ringrazio di cuore Georgia, lo dico sinceramente. L’altro giorno, non rammento dove, qualcuno ci chiedeva se avevamo parlato della scomparsa di Sanguineti. L’avevamo fatto, ma non ha importanza. Ciò che importa è questa attenzione continua su tutto quello che scriviamo, postiamo, etc. C’è un livello di aspettativa sempre altissimo da parte di molti lettori, che non so se ce lo meritiamo. Ci chiedono di continuo di ESSERCI. Di dare una voce, di fare un’analisi, etc.
    C’è da una parte “Il Mondo” e dall’altra “Nazione Indiana” che lo deve decodificare e farne luogo di discussione.
    Grazie, ma è davvero troppo.
    Noi ci mettiamo tutta la buona volontà, ma tutto non si può fare. Non possiamo trasformarci (come mi ha scritto in privato Raos) in un surrogato di Rai24news. Il web esiste anche nel suo “fare rete”. Nel navigare e coprire le lacune che ogni sito, blog, etc. inevitabilmente ha. Noi NON abbiamo nessun obbligo, per capirci, di dire alcunché su qualsivoglia argomento contingente. Se qualcuno ha qualcosa da dire lo dica. Se qualcosa di importante si sente il bisogno di condividere, bene, lo si faccia. Senza però decidere per noi di cosa dobbiamo scrivere, come e quando. Dalle mie parti questo si chiama: “fare il ricchione col culo degli altri”.
    Peace and love, G.

  40. ma questo è giusto, gianni, lo condivido in pieno:-)
    Anche voi siete umani … non potete parlar di tutto neppure voi e poi … sinceramente, avete anche il diritto di parlare solo di quello che vi interessa e di cui siete a conoscenza, del resto non siete stati certo gli unici a preferire, del tutto legittimamente, il silenzio, anzi.
    Io non credo proprio che direi nulla sui vostri silenzi :-) solo che … se uno ne parla … insomma non può usare solo l’ignobile prima pagina del giornale, altrimenti viene il dubbio che sia solo perchè … da non so quanti post (da Nori/Cortellessa in poi) chiedete a giro se sia giusto scrivere sul giornale o altro obbrobrio;-)
    E’ come se uno avesse approfittato di una tragedia come quella (e della prevedibile e scontatissima prima pagina del giornale …ma anche il foglio e altri ci sono andati giù duro) per dire al collega non allineato: Te lo avevo detto io.
    Questo era il succo della mia piccola polemica, perchè proprio quella sensazione avevo avuto scorrendo oggi il vostro blog e capitando in questo post …. e i commentatori avevano poi rafforzato la sensazione sgradevole: ognuno aveva approfittato per prendere di mira qualche collega ;-). A parte questo lungi da me il voler riempire a forza i vostri buchi.
    Peace … l’amore non importa
    geo

  41. In effetti su NI si è sentita la mancanza di una presa di posizione, di un articolo originale o anche solo di un articolo linkato sull’atto di terrorismo internazionale israeliano.
    Il titolo di questo post valeva il post, e nello stesso tempo rimarcava la mancanza di un intervento diretto di NI sui fatti, non sulla stampa che li commenta, come inevitabilmente qualcuno (NG) ha fatto notare; inoltre, indirizzava la denuncia sulla stampa dando adito, a chi voleva, di vederci il continuo di una “linea editoriale” contro Libero e Giornale.
    Però meglio questo post di Marco che niente, secondo me. E in ogni caso ha ragione Gianni, credo che si debba criticare un blog solo per quel che fa, non quello che non fa, magari solo per mancanza di tempo.
    Inoltre credo ognuno debba sentirsi responsabile. Personalmente, per es., vedendo latitare gli indiani sulla vicenda, mi sono chiesto se avevo le forze e il tempo per mettermi alla prova e scrivere un articolo da sottoporre a loro. Ma per ora, a causa degli impegni extra del fine anno scolastico non ho avuto il tempo. In ogni caso, ora che stanno uscendo le testimonianze delle vittime (che Geo sta meritoriamente diffondendo) mi auguro che qualche indiano o qualche commentatore come me e altri trovi tempo e spunti per un articolo più meditato di quel che sarebbe stato un articolo a caldo.

  42. http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/

    Pacchetto Sicurezza: norme per la diffusione della legalità nei blog !

    50.000 euri e 1-5 anni di carcere a chi istiga all’odio o esprime pareri in contrasto con le norme parlamentari attraverso internet.

    cmq, stanno inasprendo di nuovo un pò tutte le pene contenute nella versione 2009.

  43. Da lettore non mi piacerebbe una NI di tuttologi che si sentono in dovere di esprimersi su tutto, quindi non capisco la mezza polemica, e quoto Biondillo (a parte quell’espressione finale su finocchi e culi ormai strausata e tanto simpatica che a me invece sta tanto sul culo, appunto).
    Georgia, sulla questione palestinese ci sono in giro vari blog interessanti, fra gli altri il tuo.
    L’oggetto del post era il paese che siamo diventati, se non sbaglio, più che la vicenda della nave. Personalmente ritengo che non sarebbe un bel segnale ritenere normali titoli del genere. E non riesco a vedere analogie fra una titolazione del genere e la passata collaborazione di Fiamma NIrestein a La Stampa: nessuno là avrebbe mai liquidato la faccenda in un modo così sbrigativo e barbaro.
    Ma so che i punti di vista sono molto distanti, sulla questione.
    Ripeto: qui si parlava dell’Italia, non della Palestina, e mi preoccuperei se smettessi di indignarmi di fronte a una uscita così.
    Sembri non vedere che l’asticella (intolleranze e intemperanze che si possono legittimamente esprimere/manifestare) è spostata sempre più in alto.

  44. Per quanto mi riguarda, nessuna peace. Un’insinuazione di questo genere: che io me ne freghi del massacro e abbia approfittato di questo per altro scopo (e per favore rileggi quel che hai scritto: “scandalizzati e indignati solo per beghe e polemiche personali”, e non fare come berlusconi che nega di aver detto) è una delle cose più insultanti e offensive, per quanto mi riguarda. Pretendo delle scuse. E fatte bene.

  45. Non è che in questo periodo io passi di frequente, ma francamente non ho sentito la mancanza su NI di un pezzo sulla questione, e perché ne ho letto moltissimo ovunque, sia in rete che sulla carta – e immagino di non essere la sola che sa leggere e navigare – ma soprattutto perché sarebbe valsa la pena postarlo se NI avesse avuto a disposizione un esperto sul medio oriente (intendo un VERO esperto) che sapesse dire cose diverse da quelle che si leggono ovunque e che tutti abbiamo già letto e già commentato nelle nostre case.
    Non ho mai pensato che NI fosse un quotidiano, con i tempi di un quotidiano, con gli obblighi di un quotidiano, e questo vale anche per i coccodrilli di morti eccezionali, mica devo venire a leggerli qui.
    Questa idea che si debba dire “eccomi” tutti come un sol uomo a ogni catastrofe, è solo una forma di opinionismo dilagante, non ha secondo me né valore politico né documentale, né ha alcun potere di modificare la realtà.
    Oltre al fatto di occuparsi solo di catastrofi già coperte mediaticamente.

    Altro sarebbe se le notizie venissero nascoste, e si fosse in grado di svelarle, c’è qualcuno, qui, in grado di farlo? O si attinge tutti ai soliti pozzi dell’informazione?

  46. la vera barbarie non e’ il titolo, ma la conclusione di Feltri:

    “La regola madre è quella di occuparsi dei casi propri: cosi’ non esisterebbero più le guerre e nemmeno i pacifisti”

  47. Se ci tieni porgo a Marco Rovelli, come persona, le mie sentite scuse, nessun problema, anzi.
    Ma siccome i messaggi non sempre arrivano a chi legge come li si è pensati, rimangono i miei dubbi sull’impostazione del post che denota non tanto il menefreghismo dell’autore per un particolare avvenimento (cosa che non ho detto) quanto l’aver messo (prendo atto involontariamente) in primo piano la polemica del blog con certi giornali nostrani.
    La mia percezione è stata proprio che l’indignazione fosse stata attivata (almeno nella sua estrinsecazione formale nel post e nel titolo) da quella molla, e in base a quella percezione, mi sono pronunciata. Ad ogni modo non è un problema del suddetto post, o di questo blog, ma, al contrario, è un problema abbastanza diffuso oggi, anche nella stampa, che i fatti tragici affoghino troppo spesso in polemiche locali.

  48. Secondo me la scelta di postare la prima pagina del Giornale è stata invece opportuna.

    Si sono fatti certamente ragionamenti di secondo grado rispetto ai fatti, legati alla loro ‘recezione’ da parte di alcuni mezzi di informazione, ma un problema grande, oggi, in Italia, è proprio questo, che esistono modi di pensare diffusi, forme esplicitate di cinismo, di compiacimento, in cui si è consapevoli delle abnormità che si dicono, anzi le si fonda pseudo-razionalmente.

    Questa cosa, fatta da giornalisti, può concorrere ad alzare la soglia di ‘tolleranza’ ovvero di ‘indifferenza’ alla barbarie. Non è poco. Dietro gente come Feltri (sulla cui sparata sembra essersi scandalizzato davvero il solo Dino Greco in un fondo di Liberazione scritto a caldo), o nei dispacci da don abbondio del ministero degli esteri ci sono le avanguardie del ‘menefreghismo nazionale’. L’idea del ‘facciamoci gli affari nostri’, che ormai oltrepassa il luogo comune da film di Marco Risi: ‘Abbiamo battuto l’Inghilterra ai mondiali!, diventa spocchia, esibizione e motivazione del proprio livore.

    La cosa inquietante, insomma, è che quando un giornalista scrive quello che ha scritto, è probabile che ci creda. E che lo dica senza secondi fini. Fermo restando il profilo economico della ‘tiratura’, dell’adeguarsi alla ‘notizia del giorno’ per ragioni concorrenziali, la sparata incarna una parte di opinione pubblica tristemente e pericolosamente consapevole, che difende le sue ‘ragioni’, non limitandosi nemmeno più a essere ‘indifferente’.
    Da questo punto di vista, la ‘passione incivile’ di uno come Feltri rimane minoritaria, rispetto all’indifferenza e all’apatia italiche, ma resta un indice, una sorta di ‘avanguardia’, di ‘presagio’ di un possibile, futuro ‘italiano medio’.

    E poi, dicevo, dal dibatitto ‘di sola carta’ sui fatti israeliani, in particolare dalle dichiarazioni di Frattini e dei suoi funzionari sul no a una commissione di inchiesta internazionale, emerge invece un altro tema su cui riflettere, che è quello del formalismo del potere politico, l’idea che uno stato democratico sia perfettamente in grado di fare inchieste sull’operato dei propri soldati, anche quando è mandante, in modo espresso, di un crimine avvenuto in acque internazionali. Anche qui: gli abusi delle parole. E dell’idea di democrazia, quasi che l’esistenza di un regime parlamentare escluda la possibilità stessa di qualificare come ‘terrorismo internazionale” l’uccisione di civili.

    Ecco io penso che forse un blog come nazione indiana sia utile per questo, senza doversi ridurrre a una specie di agenzia Ansa. Sui fatti ci informiamo, più o meno altrove, d’accordo, ma un spazio per ragionare, anche solo sulle loro recezioni da parte dei media, resta necessario. Non sufficiente ma necessario

Comments are closed.

articoli correlati

Tanto baccano per una strage

di Andrea Inglese Perché tanto baccano per le stragi del 13 novembre a Parigi, che hanno fatto solo 130 morti?...

La Siria nel mare magnum della disinformazione

Lorenzo Galbiati, Fouad Roueiha, Alberto Savioli Della guerra civile in Siria i media si occupano sempre meno, le notizie ora...

MONICA GIORGI Tennis, studio e anarchia


Intervista di Nadia Agustoni

M.G. "Tennis e studio, che considero molto vicini all’impegno politico e in rapporto all’esserci-starci nel mondo, mi hanno aiutato molto nella vita, materialmente e spiritualmente."

Sopravvissuti alla shoah contro i massacri di Gaza

di Antonio Sparzani Forse tra i più titolati a celebrare un giorno della memoria sono i sopravvissuti alla barbarie nazista...

Dialoghi con Georges Corm

Intervista a cura di Lorenzo Carrieri (Beirut, aprile 2014) Tempo fa abbiamo visto l'esplodere delle primavere arabe: di quelle...

Non perdiamo la testa. Il doveroso e vano tentativo di difendervi da Allam e le firme de Il Giornale

di Lorenzo Declich E' venerdì 24 ottobre, ho fatto una ricerchina su “Non perdiamo la testa” partendo dalla copertina, su...
marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.