Capitani coraggiosi


traduzione di Francesco Forlani

intervistatore: Si tratta della società dello spettacolo, con tutto quel che può avere di delirante, quello che ci è stato offerto?
Alain Finkielkraut: Ah no, credo si tratti proprio della società, la società dello spettacolo, all’occorrenza, non c’entra per niente. Veniamo a sapere, atterriti, di certo non sorpresi, dell’aggressione verbale di inaudita volgarità commessa da Nicolas Anelka e il capitano della squadra viene a dirci, qualche ora dopo, che il problema non è tanto l’aggressione, non il suo autore ma la spia che lo ha denunciato. Questo equivale ad avere la prova spaventosa che la nazionale francese non è una squadra ma una banda di teppisti che conosce una sola morale, quella della mafia. Se la squadra della generazione Zidane ci ha fatto sognare, viene quasi da vomitare con questa generazione Caillera (nelle periferie francesi si parla il Verlan, ovvero l’Anver, l’Inverse, una lingua che si costruisce invertendo le sillabe. Così racaille, la feccia, la chiavica, diventa caillera, ndt ). Bisognerà ripartire con un’altra squadra, un’altra generazione e credo che questo sia possibile. Ho ascoltato un giocatore che non era stato selezionato per questi mondiali, Jean-Alain Boumsong, alla televisione, richiamarsi, in una lingua ache risuonava elegante, impeccabile, alle virtù dell’umiltà. Non è più tempo di affidare il destino della squadra a dei teppisti arroganti e inintelligenti ma di selezionare dei gentlemen. Visibilmente ce ne sono, Jean-Alain Boumsong ne è un esempio, ce ne sono altri ed è verso questo tipo di scelta che bisognerà orientarsi. Quando lei dice, società dello spettacolo, non ne sono poi così certo, al contrario ho l’impressione che la Francia sia invitata a guardarsi in questo specchio, uno specchio assolutamente terribile e qui contempla lo spettacolo della sua mancanza di unità e il suo inesorabile declino. Forse tutto questo scuoterà le coscienze e sarà una cosa certamente salutare.

intervistatore: ancora un’ultima cosa, breve perché i partecipanti a questo tavolo possano reagire, i greci e i portoghesi che hanno in questo momento gli stessi problemi sociali del nostro paese. Bene, i greci non sembrano voler morire giocando a pallone e i portoghesi lo stanno affrontando dignitosamente. In Francia non soltanto l’industria è in crisi, ma ora anche la squadra…cosa fare
Alain Finkielkraut: Cosa fare, bisogna prenderne atto, di queste divisioni che minano l’unità della squadra, divisioni in clan , etniche, religiose, il giocatore escluso perchè, primo della classe, manda a quel paese il suo allenatore, ricorda troppo da vicino quello che succede ai professori nelle classi dei quartieri detti paradossalmente sensibili e che dovrà portare a una presa di coscienza.

23 COMMENTS

  1. Quello che accade nella squadra è il rifletto di quello che accade ogni giorno nelle scuole medie, anche nelle scuole che sembrano tranquille: insulti verso gli insegnanti che diventano banali. C’è una mancazza di cultura e di vocabolario, perché oggi l’esempio non è la bellezza, o forse noi insegnanti non siamo più in grado di essere sentiti in un mondo dove lo spazio di sogno è tornato verso il denaro. Le nostre parole sono sperse nel baccano. Eppure ci sono miracoli: i nostri ragazzi amano i testi di Homère, amano la poesia quella di Rimbaud, Baudelaire, Pablo Neruda, amano il teatro. Amano ancora l’incanto della storie raccontate. Credo che sia urgente di ritrovare un senso alla lingua, di riconoscere l’intelligenza e la cultura come valori, non come cose del tempo passato, di mostrare che la libertà si sogna attraverso la lingua, che si puo dire le cose senza insulti o violenza.

  2. “Bisogna selezionare dei gentlemen”
    Forse per la squadra di calcio dell’ENA…

  3. grazie, è la prima volta che trovo di qualche interesse le vicende del mondiale di calcio… approfondirò. d.

  4. non escluderei da questo ragionamento l’influsso dei media sull’evento sportivo, ovvero che non siano più i fatti calcistici a determinare le narrazioni mediatiche ma che siano ormai piuttosto le narrazioni mediatiche a determinare i fatti calcistici. L’attuale edizione dei mondiali ce lo sta dimostrando abbastanza bene. In questo mi permetto di dissentire in parte dalla prima risposta di Finkielkraut. E anche di rimandarvi alla nostra opinione in proposito, che sarebbe un po’ lunga da postare qui come commento:
    “Il Bisteccone mundial”. Carnevale e consumazione
    http://www.radiocage.it/blog/2010/06/23/carnevale-e-consumazione/
    saluti
    alessio, radio cage

  5. In questi giorni a parigi si respira un’aria strana. Domani uno sciopero generale immobilizzerà il paese. I media accordano all’affaire Mondiale un sonoro, merci au-revoir, grazie e arrivederci, quasi alla nanni Moretti nell’episodio delle isole di caro diario. In tanti che ho sentito in questi giorni l’episodio accaduto in sud africa quasi seguendo l’adagio “un train peut toujours en cacher un autre” un treno può sempre nascondere il passaggio di un altro, si è affacciata l’ipotesi del tanto rumore mediatico per far passare in secondo piano un affaire ben più grave e che vede coinvolto il ministro woerth in una storia assai sombre di conflitto di interessi e di incoerenza politica. http://www.lemonde.fr/sujet/d42b/eric-woerth.html . Su questo vale la pena tentare un’analisi e approfondimento nei prossimi giorni. Per tornare a Finkielkraut, ovvero a un intellettuale che ha spesso colto nel segno in questi ultimi anni, vorrei solo aggiungere una cosa. Il filosofo cita Jean-Alain Boumsong,a più riprese come modello da imporre a quelli che saranno i selezionati della prossima nazionale. Il poblema, perché è un problema, il giocatore in questione pare che non goda di una buona reputazione in tanto che calciatore. ( consiglio la visione di questo video su youtube http://www.youtube.com/watch?v=WXourgziu0o .
    Ora, cioè mo proprio, parlandone con francesco che mi ospita qui a Belleville si diceva che tutto sommato lo stesso accade in letteratura. e allora per dirla alla Catalano è megio avere ottimi uomini e donne e mediocri scrittori o il contrario?
    Quante canaglie, nel privato – memorabile il giudizio che da Bobi Bazlen di Svevo, “non aveva che genio”.- sono stati scrittori di “genio”? effeffe

  6. Anche a me ha colpito molto il fatto che un atto di assoluta sgarberia come quella commessa da un calciatore in segreto poi, verso il suo allenatore, sia condannato non per sè ma perché è stato riferito…allora, da una società della comunicazione a tutti i costi (che io prediligo, sia chiaro) ci vorremmo avviare verso un silenzio mafioso? Zidane poi, con le sue testate, che cosa può insegnare mai? Quanto al cicaleccio dei giornalisti sportivi sui Mondiali, ne sento di tutti i colori: i commentatori, tutti rigorosamente uomini, parlano di porte con le ruote, di sovrapposizioni, spettegolano, da rabbrividire…ma la cosa che più mi fa arrabbiare delle Notti mondiali in Rai è la presenza onnipresenza, ubiqua, di un Maurizio Costanzo (ex P2) che pontifica su tutto ormai in Rai, dal teatro al calcio alla religione…Help!!!

  7. Ho capito immediatamente che Finkielkraut non capisce una ceppa di calcio proprio dalla citazione di Boumsong! Da juventio lo ricordo ancora co’ lì bbrividi!!!

  8. “Non è più tempo di affidare il destino della squadra a dei teppisti arroganti e inintelligenti ma di selezionare dei gentlemen.”
    non più dunque in periferia ma nei quartieri alti, bisognerà cercare il giocatore di calcio, possibilmente ri-convertendo al football giocatori di polo, campioni di bridge, a garanzia di un certo savoir faire, eleganza et sobrietà, understatement, gente selezionata sui campi di Eton e nei college più prestigiosi di Cambridge, forti e gentili, completamente leali: never explain, never complain. basta con questi rozzoni che sputazzano e sfanculano e menano, basta coi simulatori di falli, basta con la gente burina alla maradona, con quei capelli, gli anelli, l’orecchino, in completo da matrimonio tamarro, col pantalone che gli tira sul culo…

  9. Però Pecoraro ” Basta coi simulatori di falli! ” è una bella espressione. Me ne fa venire in mente un’altra, mi pare altrettanto bella: Basta coi simulatori di fatti! Tra gli uni e gli altri si dimena lo sport internazionale, immagine del resto perfettamente somigliante a gran parte dei manutentori delle inter nazioni.

  10. scusa Tash (Pecoraro per chi si collegasse solo ora) ma quando si è poveri bisogna essere per forza maleducati e teppistielli? Anche i ricchi sprangano….
    effeffe

  11. Grazie Francesco,

    Ieri non sono andata alla scuola media. Ho fatto lo sciopero ( è la terza volta) quest’anno, perché le condizioni vanno a male. Non ho potuto sfilare, perché ho problema in questo momento di allergia al polline che mi provoca asma e stanchezza. Per tornare all’argomento, siamo d’accordo per fare sforzi, ma con la stessa uguaglianza per tutti. Lo so che devo lavorare tardi e che sarà difficile perché i ragazzi sono più agitati. Si deve avere energia per animare una classe con trenta alunni o più ( in scuola media). Ho visto molti insegnanti che non avevano nessuno problema di disciplina e verso la cinquantina avere difficoltà per fare regnare la tranquillità.
    Ma quello che mi indigna lo più è il caso dei lavoratori che hanno lavorato durante una vita nell’edilizia o altrove ( a catena) e che devono aspettare. E’ vero che i lavoratori “usés” ( terribile come espressione no?) potranno ottenere la pensione. Ora ( e la stessa cosa in Europa) si deve intrare nel pensione usati, disfatti. Si entra in pensione nella bara.
    L’idea della destra è di dividere lavoratori del privato e impiegati statali.
    Ho fatto sciopero, perché sono disgustata di vedere come i ricchi frodano e dopo si dice che sono gli impiegati statali che fanno la rovina del paese.
    Che dire delle banche, del denaro pulito in Svizzera?

  12. Preferirò sempre una ciurma sfanculante e ammutinata, che sciopera in blocco contro tutto e tutti, di un gregge di terrorizzate fighette piccolo borghesi espressione perfetta di una assoluta mediocrità nazionale.

  13. gianni è un pensiero che si sta facendo largo, e che non condivido. c’è un’calcio differente, giocato o semplicemente guardato, lontano dai riflettori. Insomma squadre sì, squadristi no, è la mia opinione. Che poi la nazionale non fosse né l’uno né l’altro, questo è un altro discorso
    effeffe

  14. E’ per questo che non guardo più il calcio, Francesco. Non lo sopporto, da anni, mi fa venire i nervi. I calciatori, i giornalisti, i tifosi… E pensare che il gioco (ché il calcio è prima di tutto un gioco) quando per caso vedo un gruppetto di amici la parco tirare la palla, ancora mi affascina.
    Per come la vedo io farei una moratoria del calcio professionista di almeno 5 anni. Stadi vuoti, giornali, tv, radio senza servizi idioti. Una vera e propria igiene mentale.

  15. D’accordo con la moratoria del calcio professionista. L’allargherei a cultura quella che non ci piace a noi, cercatori di funghi, barbieri a domicilio e ciclisti della domenica.

  16. Non sono d’accordo, Larry. Pensa che figata: le pagine sul calcio dei quotidiani che si liberano e che perciò parlano di cercatori di funghi, barbieri a domicilio e ciclisti della domenica. Uno spasso.

  17. IN FONDO AL SACCO

    Eccolo, il pallone è in fondo al sacco
    finito lì con il logoro terzino,
    che già stava nella buca
    con tutti i suoi compagni.

    Il condottiero è annegato ormai
    tuffandosi al di sotto della calca
    giù nel fondo, ma senza salvagente,
    già additato per tutte le sue colpe.

    E’ quasi vuoto il carro dei perdenti,
    ora e sempre fermo ad ogni curva,
    squassato dal ludibrio delle genti
    risospinte nell’inferno del reale.

    Tutti a testa bassa, ciascuno
    inchiodato al proprio crucifige,
    tra pianti e canti di vittoria
    che risuona ormai lontana…

    Pollice verso, tutti nell’arena!
    Ben saldo altrove è il carro dei potenti,
    non cigola e viaggia sottotraccia:
    altri prenderanno pesci in faccia.

    S.D.A., 26.6.2010

  18. Non sono sicuro che gridare, insultare, picchiare (metodi usati dalla mafia, peraltro) siano le uniche espressioni del coraggio. Nello spogliatoio della Nazionale francese ha dimostrato molto più coraggio colui che ha parlato piuttosto che colui che l’ha insultato clamorosamente.
    L’intelligenza ha strumenti per lottare e cambiare le cose, che la mafia non conosce.

    Me l’ha fatto pensare la lettura del commento 14, di Gianni Biondillo: «Preferirò sempre una ciurma sfanculante e ammutinata, che sciopera in blocco contro tutto e tutti, di un gregge di terrorizzate fighette piccolo borghesi espressione perfetta di una assoluta mediocrità nazionale». Mi sembra che questa considerazione parta da alcuni fatti storici, come la rivoluzione francese del 1789, o quella russa del 1917, in cui ebbero una parte importante proprio le ciurme sfanculanti e ammutinate.
    Però non è detto che debba andare sempre così. Ghandi, per dire, mica diceva ai suoi di gridare. Preferiva farli meditare.

    Stare calmi non significa aver paura. Ostentare coraggio e baldanza, avendo alle spalle una ciurma armata, non sempre significa avere davvero coraggio.
    Lo sappiamo benissimo noi qui, che facciamo l’internet letteraria. Nel bene e nel male, abbiamo cominciato a cambiare certe logiche della repubblica delle lettere che sembravano immarcescibili, oltre che frutto dell’esperienza di generazioni di uomini di cultura. Ma per secoli gli uomini di cultura sono stati una minoranza, privilegiata e agiata; nella nostra epoca post 68ina dell’università di massa, gli uomini di cultura (e quindi avvezzi a utilizzare gli strumenti della buona educazione, letteralmente) sono molti di più.

    La notte descritta da Alain Finkielkraut usando la lente d’ingrandimento dello sport è, mi pare, alla fine. C’è un’alba che già si intravvede.

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francesco forlani
francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017