Xinjiang. La Nuova Frontiera un anno dopo
Il 5 luglio dell’anno scorso gli scontri tra uiguri, musulmani di origine turca, e cinesi han nella regione del Xinjiang fecero 197 morti secondo la versione ufficiale, e 1700 feriti. Nell’anniversario degli scontri China Files, progetto di informazione diretto per la versione italiana da Simone Pieranni, invita alla riflessione intorno a quanto accaduto un anno fa in Xinjiang: l’intenzione è quella di dotare i lettori di strumenti per elaborare una propria opinione sui fatti, senza cadere in facili visioni in bianco e nero. Attraverso questi articoli si cerca di offrire spunti a chi volesse approfondire l’argomento, provando a dare l’idea della complessità di quanto accade in terra cinese. Fotografia di Alessandro Vecchi
Cosa accadde un anno fa, di Andrea Pira
Il 5 luglio dell’anno scorso gli scontri tra uiguri, musulmani di origine turca, e cinesi han fecero 197 morti secondo la versione ufficiale, e 1700 feriti. Nell’anniversario del massacro l’armonia è sorvegliata da migliaia di telecamere antisommossa installate nelle strade, nelle scuole, nei supermercati e nei mezzi pubblici del capoluogo dello Xinjiang. Mentre per le vie della città girano pattuglie di poliziotti armati di pistole e sfollagente.
Fidarsi di un rumor, intervista a James Millward, di Simone Pieranni
I disordini di Urumqi sono stati gli incidenti più violenti nello Xinjiang dopo le dimostrazioni di Ghulja nel 1997 e forse anche dopo la furia delle guardie rosse della rivoluzione culturale. Tuttavia, voglio suggerire che essi per molti aspetti costituiscono un punto di partenza, più che un punto di arrivo di modelli del passato…
Cosa è cambiato, di Elena Caprioni
Cosa è accaduto nei dodici mesi seguenti? Secondo le fonti ufficiali, 197 persone sono morte (156 han, 10 uiguri e 11 hui), 35 persone sono state condannate a morte, di cui 9 già eseguite (8 uigure e un han) e circa 1400 persone arrestate delle quali non si conosce l’etnia di appartenenza…
Gli uiguri di Pechino, di Miranda Lu
Gli uiguri di Pechino sono una piccola comunità di circa duemila persone. Il senso di appartenenza al gruppo è molto forte, le condizioni di vita sono spesso complesse e, in caso di difficoltà, i primi cui si chiede sostegno sono coloro che vengono dallo stesso villaggio o dalla stessa area del Xinjiang. Sono tutti cinesi, ma è difficile sentirglielo dire, la loro percezione è quella di essere “stranieri in terra straniera”, o “figli di un dio minore”…
Il record di Adili Wuxor, di Cecilia Attanasio Ghezzi
Una fune tesa da un’estremità all’altra del Nido d’uccello, stadio simbolo delle Olimpiadi Pechino 2008, e un record: 198 ore e 33 minuti a camminare sospesi nel nulla, con il solo aiuto di un bilanciere. A conquistare il primato mondiale è Adili Wuxor, un cinquantenne uiguro, di professione funambolo…
Gli incidenti di massa in Cina, di Daniele Massaccesi
Sono proteste spontanee che si riscontrano specialmente nelle zone rurali e hanno all’origine un malcontento sociale fortemente in crescita: nascono da dispute nei confronti di funzionari locali corrotti, espropri forzati di abitazioni o terreni, compensi non pagati, ingiustizie ai danni dei cittadini, soprusi compiuti dal potente di turno e coperti dalla polizia complice e corrotta…
L’unità pluralistica della nazione cinese, di Mauro Crocenzi
Oggi, l’antagonismo politico tra Cina e Occidente si nutre della tensione fra nazionalismo cinese e nazionalismo locale: nel mondo occidentale le rivendicazioni nazionali tibetana ed uighura incontrano il favore dell’opinione pubblica, poggiando su un generale consenso nei confronti dei principi di autodeterminazione dei popoli e di stato-nazione, secondo cui ogni nazione è legittimata ad essere un’unità politica…
La scheda del Xinjiang e bibliografia essenziale, di Daniele Massaccesi
La regione cadde sotto l’influenza della dinastia cinese han a cominciare dal secondo secolo avanti Cristo. Da allora in poi questa area dell’Asia centrale conobbe fasi alterne, di relativa autonomia e di sottomissione agli imperatori cinesi e mongoli.
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