carta st[r]ampa[la]ta n.26
di Fabrizio Tonello
È tutta una questione di numeri. Sabato 31 luglio, il Giornale spara un titolo a tutta pagina: “Il nuovo gruppo nasce con il pallottoliere” (p.5). I deputati che hanno seguito Fini sono 33, numero che è stato immediatamente dichiarato illegale da Cicchitto, come le intercettazioni della Procura di Palermo. Il Sudoku, che sul Giornale stava a p. 33, d’ora in poi sarà ribattezzato “Sumontekarlo” e la pagina sarà numerata come 32bis.
In effetti, al Giornale si fanno gli straordinari: azzannare i polpacci di Gianfranco Fini, mordere le chiappe di Italo Bocchino e addentare le caviglie di Fabio Granata è fatica. Le carte della casa a Montecarlo di qua, le sorti del governo di là, le interviste a celebri pensatori liberali come Pino Rauti e Francesco Storace, le “dieci domande” al presidente della Camera in stile Repubblica de noantri: per riempire le 36 pagine Feltri ha dovuto mobilitare pure le donne delle pulizie.
Comprensibile che, in tutto questo ambaradan, qualcuno abbia dimenticato la calcolatrice e, sotto il titolo di cui dicevamo, abbia pubblicato una tabella che non necessariamente sarebbe stata approvata dalla mia maestra delle elementari. Il Senato, secondo il Giornale, è composto da 322 senatori, la maggioranza necessaria , secondo la tabella, sarebbe 158. Ohibò! 137 senatori rimangono fedeli a Berlusconi e 26 appartengono alla Lega, totale 163, quindi il centrodestra avrebbe un confortevole margine di sicurezza di cinque voti.
Vediamo di risolvere, sia pure senza l’aiuto del matematico russo Grigori Perelman, la complessa equazione da cui dipendono gli equilibri parlamentari: 322 fratto 2 più 1. Ovvero: la maggioranza di un’assemblea legislativa richiede la metà dei componenti più uno e la metà dei 322 senatori quant’è? 161 dice la mia matita Faber Castell. Più uno, quanto sarebbe? 162 e non 158. Sorpresa: al Senato, Berlusconi avrebbe 163 voti, cioè si troverebbe nella stessa condizione di Prodi, con un solo voto di maggioranza. Se si desse retta a Repubblica, che attribuisce a ciò che rimane del Pdl 161 seggi, il governo sarebbe già sotto.
È tutta una questione di numeri: a fianco dei conti su Camera e Senato, il Giornale sostiene in un colonnino che “La squadra di Fini costa ai cittadini 35 milioni di euro per cinque mesi”. Trentacinque milioni, mica noccioline. Poi uno legge l’articolo e scopre che i 35 milioni di euro corrispondono ai trasferimenti dal bilancio della Camera ai gruppi per l’intero 2010 e per tutti i gruppi parlamentari. Cioè Pdl, Lega, Pd, Italia dei Valori e quant’altro. La parte che toccava ai 271 parlamentari di Berlusconi e Fini era 11.684.296 euro. I 33 scissionisti, quindi, quanto incasseranno? Circa 1,4 milioni per 12 mesi, ovvero 580.000 euro da agosto a dicembre. Arrotondiamo pure a 600.000: si tratta di circa 58 volte di meno di quanto dichiari il titolo sui 35 milioni, senza contare che i parlamentari vengono pagati indipendentemente dal gruppo a cui appartengono, quindi che i 33 giuda seguano Fini, si iscrivano a Scientology o si dichiarino seguaci di Fidel Castro nel bilancio costano uguale.
È tutta una questione di numeri: contro l’ipotesi un governo tecnico che escluda Berlusconi, Umberto Bossi (cito dal Giornale di domenica 1 agosto) “mostra i denti: «La Lega ha qualcosa come 20 milioni di uomini pronti a battersi fino alla fine, se non c’è democrazia nel Paese la riportiamo noi»”. E’ l’inflazione: se il padano Mussolini, nel 1940, favoleggiava di 8 milioni di baionette, il padano Bossi, nel 2010, vanta ben 20 milioni di uomini pronti a seguirlo. Da dove verranno? Il conto è presto fatto: nelle presumibili aree di reclutamento della Lega -Piemonte, Lombardia e Veneto- abitano circa 19 milioni di persone, quindi grosso modo 9 milioni di maschi (che vivono tanticchia meno delle femmine). I nove milioni non sono tutti in età militare: comprendono neonati, iscritti alle elementari, teenager avvezzi a maneggiare la playstation più che il kalashnikov, oltre a una discreta quota di ultrasettantenni con l’artrosi, di residenti nelle cliniche “Anni azzurri” e altri fedelissimi bisognosi del pannolone. A essere molto generosi, di uomini in grado di marciare su Roma ne restano 4 milioni, gli altri 16 milioni Bossi li recluterà fra gli extracomunitari? Certo che lo spettacolo delle colonne di camice verdi riunite al casello di Melegnano, inquadrate da Calderoli con le braghe corte, pronte a imboccaare l’autostrada dietro lo striscione “No al governo tecnico” sarebbe degno di Almodovar.
È tutta una questione di numeri: sempre domenica, al bar della spiaggia siamo la metà di mille e io cerco invano di ordinare due ghiaccioli. Poi il vicino di tavolo, che di solito parcheggia il SUV nero, blindato e con i vetri fumé in quarta fila, si mette a snocciolare le cifre: “Berlusconi sta in carrozza: al Senato la maggioranza è 158 e lui ha 163 fedelissimi”. Gli chiedo di prestarmi il Giornale, dove sta leggendo un articolo intitolato “Ribaltone impossibile”. A fianco, p. 4, la stessa tabella del giorno precedente: senatori 322, maggioranza 158. Torno sotto l’ombrellone e cerco di rileggere Il mago dei numeri di Hans Magnus Enzesberger, promettendo alle nipotine pesaresi 33 ghiaccioli a testa se riescono a risolvere da sole l’equazione da cui dipendono le sorti dell’Italia: 322 fratto 2 più 1.
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come non darti ragione!
con le parole succede uguale.
se in parlamento la maggioranza va in crisi e si cerca di costituirne un’altra, si grida al ribaltone al tradimento della volontà elettorale.
se il nostro imbonitore compra (com’e’ successo nel primo governo berlusconi e come e’ successo nell’ultimo governo prodi) i voti dei parlamentari, il fatto (gravissimo in un paese normale) passa inosservato.
si potrebbe continuare con le mani in tasca agli italiani
puoi parlare con un panettiere o un operaio o un impiegato o un laureato in economia, o un ingegniere dei sistemi.
in questi quindici anni quasi tutti governate dal nostro imbonitore,
prodi ha messo le mani intasca agli italiani.
ognuno ha il governo che si merita e i numeri parlano chiaro:
la maggioranza degli italiani lo vota.
che poi l’opposizione in questo paese sia inesistente è un mistero che rinuncio a comprendere
tutta colpa dei cattivi insegnanti di matematica che essi hanno avuto…. bisogna riformare la squola…. la squola….. la squola……
al governo dei peggiori non c’è limite, neppure matematico
Lungi da me l’idea di difendere l’indifendibile gazzetta del fratello del Sultano.
Entrare nei pensieri di chi scrive lì sopra é impresa difficile, tuttavia ci provo.
La maggioranza di 158 é un lascito della velenosa polemica contro il flebile governo Prodi che aveva bisogno, per sopravvivere, dei voti dei Senatori a vita (attualmente sono 7). Per il governo Prodi i senatori a vita favorevoli non contavano, per il governo Berlusconi, invece, non contano se sono contrari. Quindi tolti al plenum di 322 il numero dei s.a.v 7 restano 315, per così dire, politici, la cui maggioranza fa’, appunto, 158.
Solo questione di filosofia politica non di aritmetica.