In morte di Cossiga

di Ivan Carozzi

Me ne vado tra i pellerossa\
o tra i mammutones\
Il fatto è che sono già sottile sottile\
e fatico a pensare, a ricordare\
Con tutte le accuse e gli insulti che si levano in rete\
come frecce\
io mi ci soffio il naso\
che già mi cola di liquidi nerastri\
sulla camicia azzurra stirata di Presidente pensionato\
La connessione fra me e voi si fa sempre più lenta e disturbata\
fischi, sibili strozzati, un pochettino di rumore bianco\
riesco a vedere qualche post\
su Twitter, su Facebook\
qualche commento iroso incazzato\
null’altro\
e dei Palestinesi, di quella bomba sul treno -ma dove poi? A Milano? A Bologna? A Peteano?\
non rammento più niente\
tutto un nevischio elettronico che mi scende bianco sull’occhiale\
Allora me ne torno lassù, in Sardegna, e buonanotte\
Sto sull’auto blu speciale\
Guida Attilio\
in guanti bianchi, mi pare\
Attilio è un gladiatore padovano\
forse ordinovista, non saprei\
anche qui il ricordo sfuoca e impallidisce\
come una lampadina a basso consumo\
Vedo il guanto bianco che si aziona\
è Attilio che mette un filo d’autoradio\
andiamo lungo un viale d’aria\
buio\
tra dolmen, nuraghi e palme nane\
un rumore basso e marginale, di aspirapolvere\
(dev’essere che ancora la sento alle mie spalle\
che passa e ripassa sul tappeto\
oppure no, queste che sento son le mie pantofole di nappa che m’inseguono, pantofole Moreschi)
e distante appare il fuoco estivo di un piromane, nel Supramonte\
Ogni minuto la connessione con voi si fa più lenta e disturbata\
Il sedile m’inghiotte\
come una vagina di velluto\
la voce di mia madre che dice: ‘Torna qui, da dove sei venuto’\
Finisce invece che trapasso nel bagagliaio\
e lì trovo Moro, Giorgiana e Lo Russo lo studente\
Qualcuno picchia sul metallo\
sono mille chiavi inglesi: non hai pagato caro, non hai pagato tutto!\
andate in culo, penso\
Grazie ad Attilio\
son già nello spazio più profondo\
avvolto in un cielo scuro\
come quel carbone dolce\
che vidi tinto sull’occhio amoroso e funestato di Adriana\
la Faranda\
Pianeta Kappa in vista\
Gallura\
Barbagia\
mio cugino Enrico\
Fiammelle rosse e bianche\
identiche alle penne di quel copricapo indiano che indossai a Chicago\
Avevo un tempo una stanza con dieci computer\
avevo un tempo centodieci cellulari\
da radioamatore il mio nome era Iofcg\
ma qui non c’è più campo\
vento in faccia, ora sto sciolto sulla cresta tricolore\
che cucì la prima e la seconda Repubblica\
Poi più nulla per un pezzo\
Mi veniva facile dire ‘Ti voglio bene’\
Ma pure ‘Infiltrate e picchiate duro, che ci scappi il morto’\
Depresso, euforico\
Sono meno pazzo\
ogni secondo un gramo più leggero\
E’ d’estate, il giorno in cui vi lascio: un gelatone o un malloreddu?
non ho più gusto nè lingua\
anche su questo mi sento incerto e sfarinato.

70 COMMENTS

  1. qui il giudizio è come se tacesse, si guarda tutto dall’altra parte. anche le chiavi inglesi smettono di battere, i colpi non scalfiscono a quanto pare. la verità forse è che a lui rimane il silenzio, lo sfarinarsi naturale ed umano. a noi il disfacimento in vita di una nazione. e i resti di picconate.
    ma qui ci si ferma un po’ tutti. non è la battuta ironica o lo scherno a salvarci. resta amarezza. solo amarezza e rabbia che contro un morto trova un muro di gomma.

  2. Chapeau Marco per il ritmo, la musicalità! Mi è molto piaciuto. Ho letto ieri gli articoli dedicati a Cossiga. Non sapevo quasi niente su di lui, in particolare la sua “fantasia lunatica” che mi sembra più simpatica del suo impegno politico. Al principio non ho capito il soprannome ” il picconatore”; avevo nella testa l’immagine di un uccello con il becco picco. Poi ho capito il senso più politico.

  3. Aggiungo che il suo lato fantasco ( simpatico per me) non fa dimenticare l’aspetto più cupo dei intreghi, delle sue menzogne, la sua complicità con vicende misteriose, poco limpide. P2 fa pensare a intreccio con la mafia, crimini mai schiariti: il film notevole Il Divo dà una luce a questi personaggi politici che hanno fatto del mistero un tratto del potere.

  4. aggiungo due cose:
    “gramo” è voluto o refuso?
    il verso finale preferirei “anche su questo mi sento sfarinato e incerto”

  5. questo post, ivan carrozzi, mi sembra pessimo: un esercizio di stile
    prova ne è che la nostra amica francese, che forse non ne aveva mai sentito parlare, ne coglie più il lato burlesco che quello criminale.
    del resto tutti i “coccodrilli” hanno battuto sul burlesque, escluso nando dalla chiesa, orfano di mafia, unica cosa degna di un uomo che ho letto in questi giorni.
    c’è un tempo per le carezze a se stessi, e uno per le parole chiare e necessarie, secche e sintetiche, che vanno al cuore delle cose.
    credo che in questo caso ci sia bisogno di fermezza e chiarezza, sicuramente più di quanto lo sia stato questo potente e misero uomo in tutta la sua vita, anche se ho usato spesso la parola fermezza per lordare l’aria, infiltrare, tramare, deviare, dire mezze verità e totali fandonie per sviare.

    non me ne volere ivan.

  6. vorrei chiedere a marco rovelli cos’è che spinge il redattore di un blog a pubblicare una troiata del genere

    (non me ne voglia carozzi che, e glielo auguro di cuore, avrà sicuramente scritto testi migliori – e non è che ci voglia poi molto…)

    ragioni estetiche?
    di costume?
    antropologiche?
    di audience?
    poetiche?
    politiche?
    …?

    in tutti questi casi, e negli eventuali, siamo talmente lontani dal più macroscopico bersaglio che è come se non avessimo mai cominciato a prendere la mira, oppure siamo del tutto ciechi e non ce ne siamo neanche accorti

    voglio dire: il suo *chapeau* è riferito a cosa, in particolare?

    sa, ho un blog da un paio di giorni e ho tanto da imparare. mi illumini

  7. scusate, errore, correggo;
    anche se HA usato spesso la parola fermezza per lordare l’aria

  8. Peccato che sull’ultimo, ma Cossiga ha tirato fuori dall’armadio politico italiano qualche scheletro e brandello di verità, senza dubbio utili a ricucire la tela dei “misteri” italiani, anche tramati con sarti stranieri, quelli che ci guidano “amorevolmente” dal 45 in poi. Ma non vedo a livello politico istituzionale chi voglia ricucire quella (nostra) tela.

  9. ritengo che qualche verso ti sia scappato di tastiera. forse colpa dell’ideologia. però ottima

  10. @ Gibril
    Evidentemente Stefano non è il mio portavoce, ma ha usato semplicemente del “buon senso comune”, che era peraltro anche alla sua portata.

    Comunque, giusto per dire, altrove in questa rete ho visto commenti di poeti (non sotto copertura, ma con nome e cognome che corrispondono a quello di persone in carne e ossa) che combaciano col mio: dunque, a lei che è neofita di blog, consiglio di accettare serenamente il fatto che questo è un luogo in cui la pluralità dei gusti e dei giudizi è costitutiva, vedrà che ne trarrà vantaggio, sarà più produttivo per tutti, e vivrà pure meglio.

  11. Spero che le raffiche dell’ironia possano rivegliarci da questo torpore aurorale del nuovo millennio. Allora, Ivan, dovresti inondarci con l’argume dei tuoi versi! Ti consiglio di prenderla come una missione sociale. Grazie!

  12. La morte è speculare alla nascita e l’essere che la sperimenta se ne va lasciando di sè elementi in un modo contrario a come li ha ricevuti: il corpo è l’ultimo arrivato alla nascita ed è il primo ad andarsene alla morte. Per ciò che accade ai ricordi lascio a voi tutti intuire. Dei morti è opportuno non dire, quando si sono condannati da sé, ed è questo il caso di Cossiga e del suo gladio disonorevole e stragista.

  13. altrove?
    ma non stavamo parlando di questo testo?

    sotto copertura?
    gibril al-halim è il mio nome, rovelli, ed è ben strano che non le piaccia visto che, a quanto leggo in giro, gli extracomunitari non gli sono indifferenti

    comunque grazie per l’illuminazione e viva bene anche lei, non è difficile faccia come me che adesso per sentirmi ancora meglio scendo in strada e combatto berlusconi gridando che ha il cazzo piccolo

  14. Il “buon senso comune” è un’evidente fola. “Comune” ha valenza quantitativa, e la quantità non è un valore qualitativo. Dare valore a ciò che è “condiviso” da molti significa accettare di attribuire dignità al nazismo. Possibile che “menti superiori” come quelle che alcuni di voi, nobili salottieri del Web, si fregiano di gestire, non lo capiscano? Misteri che la “cultura sincretica” porta disgraziatamente con sé, insieme al gas intellettuale che dovrebbe restare una prerogativa dell’intestino cieco…

  15. Non è un’analisi politica da combattimento, ma una poesia. Il che, se vogliamo, è una cosa ancora più da combattimento, ma segue altre modalità espressive.
    Non capisco cos’abbia mangiato Al-Halim. Auguri per il suo blog… comincia proprio bene!

  16. @lambertibocconi

    siamo in pieno Ramadan e io digiuno

    *…una poesia… segue altre modalità espressive*

    potrebbe spiegare perché è una *poesia* e quali sono queste *modalità espressive* ?

    ringrazio per gli auguri e anche per l’eventuale risposta

  17. @ Al-Halim: pensavo che durante il Ramadan si mangiasse di notte, scusi l’ignoranza.

    Per il resto, le modalità espressive che mi rendono convinta che questo testo sia una poesia sono:
    il fatto che è composto in versi;
    che usa un linguaggio immaginifico;
    che il filo del pensiero è condotto da un “io” che si rapporta con la propria interiorità e col mondo esterno mescolandoli;
    che il testo “esprime” attraverso un racconto sintetico in gran parte fatto di analogie e accostamenti diretti qualcosa di altrimenti difficilmente comunicabile – il mimetismo con una mente disturbata nei suoi ultimi giorni, l’evaporare confuso dei pensieri di un vecchio potente in prossimità del mistero della propria morte.
    Notare che io il carattere di “poesia” di questo testo non l’avevo nemmeno contrapposto a “prosa”, ma ad “analisi politica”. Non mi pare né l’una né l’altra, anche se, essendo stato Cossiga un importante uomo politico, sia normale che qualcuna tra le ultime pescate dei brandelli della sua memoria tiri su delle scene di vita pubblica. Si fidi: è una poesia. Che poi non le piaccia o che le faccia schifo, è altro conto.

  18. Volevo dire che anche secondo me qualche verso è così così, nel complesso la poesia però la trovo gradevole, delicata, nel particolare la lettura di poesie su avvenimenti contemporanei e sociali non trova il mio entusiasmo, e fondamentalmente sono felice che si stia spargendo la voce che berluschi ha il cazzetto.

    il ducetto ci cadrà sul pisello, come la signora longari.

  19. @véronique
    non è stato un complice degli intrighi di questo paese, ne è stato parte attiva e protagonista

    ‘che la terra gli sia greve’ dice funambola

    non potrei augurarlo mai. Lui ce l’ha lasciata più greve questa terra a noi che avremmo voluto meno silenzio, finalmente meno silenzio. Che diventi un melo almeno, a noi colmare silenzi come si può per finalmente fare i conti con questo grosso passato.

  20. @ lambertibocconi

    sul Ramadan è informata bene, non si preoccupi
    però se lei mi chiede cosa ho mangiato alle 13.53, capirà che non posso non risponderle che sto digiunando

    grazie per la sua analisi, ma credo che le sue parole si adattino meglio a qualcosa di diverso dal testo in esame

    il *verso* c’è, ma solo perché l’autore va a capo prima della fine del rigo
    il *linguaggio immaginifico* è un omogeneizzato mal riuscito di dati presi dalla biografia pubblica e privata del professor k

    e questo non significa che non mi fidi, penso soltanto che manchino totalmente le due componenti che per lei contraddistinguono un testo poetico rispetto a uno in prosa

    sei poi l’intento era, come è possibile, di natura *politica*, beh qui siamo veramente alla frutta

    la saluto

  21. Ma, caro Al-Halim, guardi che un verso è proprio quella roba lì: una frase che va a capo prima della fine della riga. Né più né meno. Mi spiace, non l’ho inventata io questa cosa!
    Poi: la vedo abbastanza impastato in schemi mentali. Io le ho chiesto cosa ha mangiato, non ho specificato nessun orario. Era semplicemente quell’ora lì, ed ero “io” che alle 13.53 avevo da poco finito il pranzo, mica Lei! Non mi farà l’evanescente rimescolatore come Cossiga? Si liberi dai pregiudizi, anche quando vuole fare lo spiritoso!
    Infine: avevo tentato di spiegarLe perché secondo me “In morte di Cossiga” vada considerato una poesia, non quali sono “le due componenti che per me contraddistinguono un testo poetico rispetto a uno in prosa”. A parte che avevo indicato quattro punti, non due. Non mi metta in bocca cose che non ho detto, soprattutto se sciocche!

  22. @ lambertibocconi

    lei ha proprio ragione, sa, soprattutto a proposito di schemi mentali e cose sciocche. è che proprio non mi riesce di liberarmene, ma vedrà che con l’aiuto degli amici della rete ci riesco

    grazie per il suo incitamento intanto

  23. Bah… la solita accusa di essere vittime di schemi mentali. La mente ordinaria ha una natura consequenziale che la inclina agli schematismi che, in fondo, sono soltanto espedienti comodi per limitare il proprio punto di vista a ciò che si ritiene essere conveniente. In effetti la conoscenza non appartiene a schemi e da questi non può essere circoscritta, perché per essere conoscenza sintetica deve escludere solo la contraddizione ai principi dai quali procede attraverso la logica, non dimenticando mai che la logica è figlia ed effetto della Verità e, in quanto effetto, non può comprenderla interamente così come ogni contenuto non potrà interamente contenere ciò che lo contiene.

  24. Tra i coccodrilli, da salvare quello di Deaglio sull’Unità: secco, informato, demistificante in un senso e nell’altro

  25. @ gibril
    il suo nome mi piace molto, glielo assicuro…

    @massimo
    intendevo semplicemente dire che Stefano aveva risposto nell’unico modo sensato

  26. Ciò che s’intende comunemente per “buon senso comune” è quello che si suppone possa essere l’unico senso possibile quando, spesso, è soltanto il frutto di un particolare punto di vista. Il senso è direzione e la direzione è il modo che ci consente di misurare la qualità. Sia nell’estensione spaziale, che in quella spirituale. Spaghetti e zucchero sono composti di molecole analoghe, chiamate carboidrati, solo direzionate diversamente tra loro nello spazio. Lo spazio dove, invece, si estendono le qualità interiori di principio, è qualificato dalle intenzioni individuali le quali, sole, misurano il valore degli atti compiuti. Nelle intenzioni, infatti, non c’è interferenza ambientale. L’unico punto di vista che non è un “punto di vista”, non avendo correlativi che gli si oppongono, è quello centrale alla circonferenza che ospita i diversi e opposti tra loro, punti di vista. Chiunque voglia far pesare la propria privilegiata visuale si avvale della qualificazione arbitraria chiamata “buon senso”. D’altronde non gli converrebbe definirlo cattivo senso o, addirittura… senso parziale di pura convenienza individuale e privata… ;)

  27. a volte la poesia è ridondante nella sua semplificazione immaginifica (?).
    spero che il “coccodrillo” poetico non faccia nuovi proseliti….

  28. Monto d’acoordo con signor Gibril Al-Halim: la “cosa” proposta a me par nulla, pur se in incerta forma di poesia (ma so poco di poesia, dunque non si sa mai) e politicamente ridicola…
    Sono vecchio ed anche a non volere ne ho viste tante, volendo ne ho fatte diverse e non sempre nobili, fui comunista militante ed ossequiente (come aveva da essere un buon comunista) ed il mio voto fu sempre lì, eppoi ai malfermi figli. Gridai “fascista” alla DC (s’usava allora) sbagliando: fu una cosa non solo seria, ovviamente, ma pure “democratica” per quanto possibile in un paese senza storia. Gli elettori sono una cosa seria, e non sbagliano per postulato.
    Cossiga fece il proprio dovere, e meglio d’altri, e lontano da interessi privati. Ovunque a qualcuno tocca il lavoro sporco a salvaguardia dei capisaldi grazie ai quali le maggioranze mangiano bevono e mettono denari in banca. Se la mia generazione (per non dire delle seguenti) non l’ha battuto, non sua è la colpa. Aveva ragione, ché in politica solo chi vinve ha ragione. Aveveva maggior forza e, con evidenza, qualcosa di più da offrire.
    Credo che morirò (tra poco) ascoltando ancora i guaiti di stupiti sconfitti che non si danno ragione d’esser tali, a sé soli adducendo la Ragione Eterna. Peccai pur’io in quel senso, poi mi ravvedetti, fors’anco per le scarse letture. La storia è né seria né faceta, è solo quello che è. Anche quando spiace. La si vuole rivoltare? Ok, auguri a voi che siete giovani, ma prima va annusta la terra, dimenticando il proprio nome. Gli odori, solo gli odori, possono essere lievito. Giammai e giammai i divertissement culturali dei quali corretamente nessuno si cura.

    Con un saluto
    Mario Ardenti

  29. Cossiga era un fascista camuffato da fascista. Che il trenoavapore chiami ravvedersi il cambiare postazione di combattimento… attraverso l’unico principio che afferma essere vittorioso il più forte mi fa supporre, e non solo supporre, che il treno si stia avviando verso la fine che fanno tutti i deboli di spirito con poca temperatura nella caldaia. Auguri comunque, e non si dia pena per i refusi sintattici o gramaticali, mi preoccuperei più di quelli logici…

  30. non pensavo che fosse tanto facile scrivere una cosa così pura e bella per un personaggio tanto oscuro e impuro. Dico “facile” perchè tutto nei versi è comprensibile, verosimile, tutto è al suo posto e limpido. Bello, è stato un piacere leggere

  31. Cossiga? Ho un dubbio: non è che facciamo fare il lavoro sporco agli altri e poi si crocifiggono anche dopo morti? Certo, se fosse così si sarebbe proprio dei pezzi di merda!

  32. Larry, può cortesemente chiarire il suo pensiero?
    Sa, a me di crocifiggere un morto proprio non me ne frega un fico secco, quello che mi fa rabbia (come sopra accennato) è che personaggi come il dipartito in questione, abbiano avuto la possibilità di rivestire la massima carica del nostro staterello e di fare in vita il bello e cattivo tempo della nostra nazione, della sua storia, dei suoi conquistati e perduti diritti.
    e la rabbia sta anche nella consapevolezza di dover attendere altre buffoniche dipartite per liberarci da malfattori e idioti, ché come nazione, popolo e opposizione sì che siamo dei veri pezzi di merda.
    ma tant’è.

  33. @Larry
    eh no, non siamo sempre tutti comodamente complici… troppo facile, allora basterebbe essere e rimanere in Italia per essere complici, proprio no, non ci sto.

  34. @massimo vaj

    definire Cossiga un fascista è semplicemente una stupidaggine, priva di qualsivoglia radice logica e/o politica.
    che la ragione coincida con la vittoria, e dunque con la forza, non è farina del mio sacco: a me pare comunque un’evidenza (mai si è forti per caso) alla quale opporre una sorta di Verità Naturale ha un che di metafisico.
    ch’io sia debole di spirito può essere, com’anco freddo. ch’io abbia cambiato postazione non so. se vi sia più di una postazione (oggi e qui, e che conti) non so. a me pare non ve ne siano, se non che di scoratamente velleitarie.

    Vede signor Vaj, quando si è sconfitti credo sia bene riguardarsi le Cetezze, se non altro per cercare di vincere con una qualche possibilità.
    Nella mia insignificanza vi ho provato, e non certo per approdare alle ragioni di quelli che (lei presumo non ancor nato) definivo Padroni con P maiuscola ed il sigaro in bocca. E’ che mi sono accorto che tra quei padroni. pur non volendolo, ci stavo pure io. Mi creda, non vi sono altri che padroni, in occidente.
    Buone cose
    Mario Ardenti

  35. Natàlia era solo un semplice dubbio, magari corroborato dal sapere che le guerre si perdono o si vincono… se si pareggiano, aiutati dal nemico, come fu il caso italico, è un casino. Temo sia scritto da qualche parte che l anazione italica debba pagare il conto agli americani, che ci scontarono pure i debiti di guerra, e ci comprarono ulteriormente con il piano Marshall, che altrimenti avevamo le pezze dove Prodi invita i giovani a tirare calci ai vecchi. Temo sia scritto da qualche parte che siamo debitori degli Stati Uniti di America, non solo in termini morali, che chi governa non può fare a meno di eseguire certi ordini, come quello di bombardare la Serbia (che ce la farà pagare…). Infatti, non siamo affatto sovrani nel dominio del territorio, che almeno in parte appartiene all’esercito americano, che non si sa quante testate atomiche abbia piazzato nel podere del quale siamo forse solo spocchiosi mezzadri. Se le va dia un’occhiata alla mappa dei siti militari USA in Italia http://www.kelebekler.com/occ/busa.htm

    PS: ha notato Natalia che nell’ultimo anno tanti dei nostri politici intrattengono strette relazioni con l’amministrazione americana? Obama sembra dare più amicizia a Napolitano che all’unto per signore, al quale, anzi, fa aspettare come uno scemo il taxi davanti alla casa bianca per quasi un’ora… L’ultimo a recarsi in America, in piena estate, è stato Bersani, ma risulta che Fini e Casini intrattengano cordialissimi rapporti… sarà che stanno prendendo ordini per il nuovo governo?

  36. @Mario Ardenti
    La legge del più forte non è un principio universale. Lo diventa quando alla forza è associata la compassione e la misericordia, insieme alla capacità di donarsi e di essere in perdita ogni volta che si nutrono dubbi attorno al dove stia la verità. La forza è una necessità metafisica soltanto in vista della vittoria sulle proprie debolezze. L’aspetto politico e sociale è l’ultima delle applicazioni dei princìpi che devono essere prima compresi dall’individuo, e successivamente applicati alla azioni che avranno anche, in ultima istanza, valenza sociale e collettiva. Se prima non si ha da dare nulla si potrà donare. Veda, Mario, io ritengo che cambiare idea sia un atto di intelligenza e coraggio, perché la verità non è mai un’idea, ma la qualità dell’intelligenza e delle intenzioni che dirigono il cambiamento è in relazione al grado di perdita o di guadagno che questa scelta comporterà: più ci si guadagna materialmente e più ci si perderà spiritualmente, perché le due visuali sono speculari tra loro e una inverte la qualità dell’altra. Spero di essermi spiegato. Stia bene e in serenità

  37. sì sì infatti le due visuali sono speculari tra loro. anch’io lo sapevo massimo, che se non sbaglio lo dice nei misteri iniziatici no?

  38. Non ci sono “misteri iniziatici”. Sono fole per imbecilli colti. C’è, invece, il mistero iniziatico, che in realtà non è altro che l’incomunicabilità dell’Essenza centrale e non relativa dell’Assoluto. Come stanno messe le intelligenze oggi, occorre dire, anche se fosse comprensibile e comunicabile sarebbe ugualmente al sicuro…

  39. hai ragione massimo sei grande. però il più grande mistero secondo me è la uallera che fai

  40. Non dovrebbe meravigliarti il fatto che definisci uallera le cose che non capisci? La uallera viene spesso proprio perché si capisce molto… e ti cascano le palle dallo sconforto

  41. Uno che dice queste cose, per me, è un fascista, come quelli condannati per gli atti del G8 di genova

    Cossiga insegna fascismo in Piazza Navona

    “Lasciarli fare. Ritirare le forze di Polizia dalle strade e dalle Università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città“.

    “Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di Polizia e Carabinieri”.

    “Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano“.

    “Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!”

  42. massimo ti sto leggendo di nuovo perché al gemelli mi hanno dato una pomata da applicare alla zona prima di leggere i tuoi commenti

  43. @Natàlia Castaldi
    Perché “pezzi di merda”? Quale bisogno “politico” di classificare? Siamo solo il portato della nostra piccola storia, che, appunto, tant’è.
    20anni di fascismo, 40 di DC e 15 di Berlusconi sono quello che abbiamo saputo fare, i nostri nonni (per lei bisnonni) e noi. Pensai che si potesse far di meglio, evidentemente errando.. Eppoi, riconosciamolo, non è che agli italiani sia poi andata così male, i secondi risparmiatori del mondo, forse i primi per titoli di proprietà immobiliare e liberi dal fastidio di un opprimente “senso dello stato”. Forse si dovrebbe ringraziare anziché maledire, da De Gasperi in giù, l’abbiamo (con altri, certo) sfangata, lei sa meglio di me che nel tempo di questa nota una decina di umani crepano di fame e/o di diarrea da qualche parte del mondo. E stanotte dormiremo. Non siamo innocenti, mi creda, nessuno ci obbliga ad essere benestanti.
    Vede signora Castaldi, io, con altri, ci ho provato, ma non mi assolve. Anche quella era una parte sbagliata se non ha convinto moltitudini ed anzi è naufragata senza lasciare rimpianti. Era un sogno semplice, 50 mq per famiglia, equaglianza salariale (la meritocrazia è in nuce un’infamia) e pensa a tutto lo stato. Non è mai una questione di idee, piuttosto di fatti.
    Io dubito che voi (nuove generazioni) possiate rivoltare il mondo proprio perché sono certo dell’insignificanza delle idee: ciò che è stato dato è stato dato, e sarà difeso con ogni oltranza ben oltre il ragionevole e non v’è filosofia che possa evitarlo, o quantomeno non v’è stata negli ultimi millenni. Per il futuro non so ma, aimè, non mi riguarda.
    Con un saluto.

    @Massimo Vaj
    La ringrazio per la cortesia della risposta. Purtroppo non l’ho capita, davvero, e l’insufficenza è solo mia. Manco del necessario retroterra ed il tutto mi resta di conseguenza nebuloso, e non a caso la mia sintassi è incerta.
    Una cosa soltanto, minima: non ho cambiato idea, o meglio, mi sono distaccato dalle “idee” al punto di non saperle più nemmeno definire se non (ma l’hanno già fatto altri) come plateale inganno, e ne sanno qualcosa le montagne di morti del beneamato secolo passato. Sventolii di bandiere mentre nel retrobottega si tengono i conti.
    Stia bene anche lei.

  44. no, guardi, Sig. Mario che io non uso appropriarmi delle formule altrui… dicendo “pezzi di merda” operavo una citazione, il merito di tal chicca lo devo al sig. Massino.
    buona notte.

  45. La sintassi non c’entra nulla, non è una prova di capacità intellettiva. Nemmeno la conoscenza lo è, il saper considerare da che parte sta la verità non ha bisogno di geniacci. Non ho detto altro che questo, che ora esprimerò in altre e più succinte parole, sperando di essere più chiaro:
    L’appropriarsi, rispetto al donare, è volgare, almeno tanto quanto il donare quando non si ha nulla da dare.

  46. @Signora Natàlia

    essendo uno che teme solo i complimenti, la ringrazio per il reiterato disprezzo, ancorché dispiacendomi per non averla soddisfatta, nei chiarimenti che mi aveva poco umilmente chiesto.

  47. Il testo di Ivan possiede il ritmo di una canzone. Ogni verso proietta una luce su una perte del personaggio complesso. Sono francese e mi deve un’umiltà: non avevo una conoscenza del carattere di Cossiga. Sapevo che era il presidente della repubblica italiana negli anni di piombo. Solo il film Il Divo mi aveva offerto un’immagine del potere di questa epoca, un potere criminale, fatti di silenzio, complotto, di impossibilità di toccare la verità. Ho letto anche tra i ricordi delle personalità, le parole del figlio De La Chiesa, parole che dicono dolore per l’impossibilità di trovare una verità riconosciuta, dichiarata. Ho letto anche che una ragazza fu uscisa durante una manifestazione contro il divorzio.

    Ma sono francese, e come straniera si deve un ritegno nelle parole.

  48. véronique, il mio “disappunto” verso questo poetico “coccodrillo” me lo stai confermando: è esattamente il suo ritmo ben cadenzato, le parole giuste che solo chi sa riesce a cogliere, e porta chi non sa ad abbandonarsi al ritmo della bella e colta filastrocca.
    chi non sa rimane nel non sapere.
    ah véronique….il divo parlava di andreotti, non di cossiga.
    per legge naturale tra un po’ toccherà anche a lui, preparatevi a leggere il peggio del peggio sulla sua “grandezza”….solo una preghiera: poeti, astenetevi….al limite lasciate il passo ad una dissacrante satira!

  49. l’ultima, io il 12 maggio del 77 a ponte garibaldi c’ero, giovanissima, e ho visto finire un sogno in una pozza di sangue.
    sono diventata adulta prima del tempo con quel corpo riverso a terra.
    forse è per questo che farei a meno delle filastrocche scritte a caldo, preferisco altri poeti…..
    http://www.youtube.com/watch?v=LVyM8i5mUAM

  50. È morto Francesco Cossiga. Kondoglianze.

    È morto Francesco Cossiga. Falce batte piccone.

    È morto Francesco Cossiga. Ma puzzava già da anni.

    È morto Francesco Cossiga. La salma sarà insabbiata domani.

    È morto Francesco Cossiga. Resterà vivo il suo “Non ricordo”.

    È morto Francesco Cossiga. Non fiori ma opere di intelligence.

    È morto Francesco Cossiga. Aveva 62 anni più di Giorgiana Masi.

    È morto Francesco Cossiga. Non si prevedono ulteriori miglioramenti.

    È morto Francesco Cossiga. Si continua a girare intorno al problema.

    È morto Francesco Cossiga. Pare si sia trattato di un cedimento strutturale.

    È morto Francesco Cossiga. Non sapremo mai come si sono estinti i dinosauri.

    È morto Francesco Cossiga. In sua memoria verranno osservati quarant’anni di silenzio.

    È morto Francesco Cossiga. Le vie che gli saranno dedicate porteranno da tutt’altra parte.

    Cossiga aveva 82 anni. Di cui molti nostri.

    (Non capisco i giornali che titolano “Cossiga non ce l’ha fatta”. Lo scopo non era morire democristiani?)

    Pochi giorni fa Cossiga aveva ricevuto l’estrema unzione. Come se non fosse già abbastanza viscido.

    Le ultime volontà di Cossiga: nessuna autorità dello Stato ai funerali. Ci teneva a non dividere la scena con altri cadaveri.

    I funerali di Cossiga si svolgeranno in forma privata. È che i cortei numerosi proprio non gli piacevano.

    (in realtà Cossiga non è morto. Si è infiltrato nell’aldilà)

    Ai funerali saranno presenti numerosi esponenti delle forze dell’ordine. Vestiti da parenti.

    Consegnate a Napolitano, Berlusconi, Fini e Schifani quattro lettere di Cossiga. Incredibile, manda già i saluti!

    Cossiga ha lasciato lettere alle quattro più alte cariche dello Stato. In ognuna si sparla delle altre tre.

    Schifani ha interrotto le vacanze alle Eolie per fare rientro a Roma. Proprio adesso che c’era il terremoto.

    Calderoli: “Cossiga ha insegnato qualcosa a ciascuno di noi”. A me, ad esempio, a imitare il sardo.

    (Se ci pensate, Cossiga non era molto diverso da un Tampax: da fuori non si vedeva nulla, ma nei bagni di sangue lui c’entrava sempre)

    “È inutile che mi guardiate in quel modo” ha dichiarato Andreotti.

    http://www.spinoza.it/2010/celere-alla-celere

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marco rovelli
marco rovelli
Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.