TV (b)
È una vergogna che ci sia al mondo un cielo simile. È una vergogna che il cielo, in certi momenti, sia com’era il cielo in quel giorno, in quel momento. Ciò che mi faceva correre per la schiena un brivido di paura e di schifo, non erano quei piccoli schiavi appoggiati al muro della Cappella Vecchia, né quelle donne dal viso scarno vizzo incrostato di belletto, né quei soldati marocchini dai neri occhi scintillanti, dalle lunghe dita ossute: ma il cielo, quel cielo azzurro e limpido sui tetti, sulle macerie delle case, sugli alberi verdi gonfi di uccelli. Era quell’alto cielo di seta cruda, di un azzurro freddo e lucido, dove il mare metteva un remoto e vago bagliore verde.
Curzio Malaparte, La Pelle
Intorno alle ore 10 Autostrade per l’Italia ha comunicato che è stato riaperto il tratto sulla A1 tra Parma e Fiorenzuola in direzione Milano. Anche sulla carreggiata opposta si sono registrati forti rallentamenti a tratti, per quasi 30 chilometri, indotti dalla curiosità di chi rallenta per vedere cosa è successo.
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quando navighi tra i siti delle informazioni cedi alle lusinghe del canto, delle trame sottili ordite – in genere sul lato destro o in fondo alla schermata dei punto it – per toccare con mano, senza sporcartele però, la faccia dei mostri sbattuti su youtube o su facebook, alla ricerca di un segno che ti possa affrancare dal delitto domestico, da un omesso soccorso, o la caduta di una star, una semplice gaffe, che ne faccia degli esseri malatamente normali come te. effeffe
Nota prima degli esami 2
Come in una sequenza di dolore immaginata da Carpenter, l’uscita dalla caverna – un pozzo, una miniera di cose preziose- la verità ti costringe all’urlo e non puoi vedere alla stessa maniera le cose del mondo
effeffe
senza offesa, ma si sente da un miglio la puzza di una cosa fasulla
Note prima degli esami-3
le immagini delle telecamere a circuito chiuso sembrano dire apertamente le cose che sono sotto gli occhi di tutti. C’è una sorta di respiro dietro le immagini prodotte dalle telecamere fisse che sorvegliano le città e i loro abitanti. Nessun trasalimento, ira, compassione. Dovremmo mettere al collo anche noi il cartello apposto all’ingresso degli aeroporti e delle stazioni: attenzione area video sorvegliata
effeffe
ieri verso mezzogiorno avevo pensato d’impulso e messo nelle bozze un post, che poi non ho pubblicato per delicatezza e rispetto, era intitolato così:
Cosa vedete?
[ ci sono le cose e le parole per raccontarle – alla fine le cose diventano parole e le parole cose ]
“Naufragio con spettatore” (da un testo di H. Blumenberg a partire dal De Rerum Naturae di Lucrezio) è il paradigma più efficace della nostra esistenza “quotidiana”. Il naufragio che abbiamo intorno e l’essere spettatori, perversamente attratti dalla “vertigine” altrui (che è dolore) e cinicamente rassicurati dalla propria ferma posizione “terrestre” (tanto a me non può capitare). Ed invece capita che la ruota della fortuna mediatica è una ruota della tortura ancora più perversa e cinica, che ha già scelto la sua prossima vittima.
C’è però un modo per inceppare il meccanismo: buttarsi in acqua. Eliminare la distanza tra il naufragio e lo spettacolo. Compiere un gesto “insano” che però è il solo che può “sanare” il mondo.
Un grazie a Effeffe che con questa proposta dimostra che c’è ancora tempo per salvarci (come in ogni buon film di Carpenter).
PVita
Note prima degli esami-4
le tragedie in diretta erano solo dei cori di voci L’orrore in tempo reale teletrasmesso. Per il tempo vero bisognava attrezzarsi.
effeffe
@orsola
tu cosa senti?
La mappa non è il territorio, un fotogramma non è un video: il controllo delle pulsioni è un problema millenario, di vera e propria “cultura”,che si rinnova a ogni generazione; qui-ora è carente, e lo si vuole carente.
tvb francesco forlani :)
io sento freddo
il mio gattino mi dice – osservami – e non disperare
ti abbraccio
la fu
Finiamo la con questa deriva melliflua ^__-
perdonate una piccola e pedantesca correzione, ma il testo di borges citato da orsola è “altre inquisizioni”.
non mi sembra felice il post di orsola puecher.
Quel video, ritrasmesso qui e ora, con l’intento evidente di provocare una risposta emotivamente forte, ma con il risultato ancora una volta di parlare al basso ventre, nel solco della tradizione cui siamo orma abituati da un ventennio, non è migliore della retorica dei media: è peggio perchè pretende di essere utilizzato da un’artista nel contesto di un linguaggio dotto, farcito di una dotta citazione.
Quel video ha l’effetto di rendere il pubblico spettatore, spettatore di un fatto orrendo collocato in un altrove, nello spazio mitico della malvagità che ci è estranea e ci consente da spettatori, di poter gridare la nostra indignazione e sentirci migliori, diversi, civili, perbene.
Ma noi non siamo spettatori, noi siamo protagonisti di questo film
che senza il bisogno delle telecamere vediamo ogni giorno, nei condomini, nella metro, nelle file al supermercato, nel traffico, nelle barzellette che ci raccontiamo al lavoro. Gli artisti dovrebbero raccontarci questo film, questo infinito orrore di cui noi siamo vittime e carnefici allo stesso tempo.
con tanti saluti a platone, a malaparte e alla cazzìmma
https://www.nazioneindiana.com/2009/06/17/banalita-del-male/
gibril, stavo per intervenire su questo compitino ben fatto, in maniera forse più disarticolata e viscerale.
per fortuna prima di postare ho trovato il tuo commento e il tuo link che sintetizza in pieno il mio sentire.
aggiungere altro sarebbe inutile.
[ grazie a sergio, fu un lapis freudiano ]
@effeffe
Io cosa sento?
Voci retoriche ed enfatiche di indignati speciali.
,\\’
Cela ne me regarde pas…
Invece mi riguarda, mi vede due volte.
effeffe
@ orsola
sentiamo le stesse cose. non siamo gli unici dissentimentali
effeffe
indignazione?
noia
la stessa noia che si prova a guardare un film pornografico