Prevenzioni del tempo
di Luigi Socci
Cammini contromano per le strade
come su un nastro trasportatore
cammina un camminatore
cammini da una parte
totalmente sbagliata del marciapiede
un passo insieme all’altro e non t’importa
di camminare come ci si siede.
Ogni tuo buco ha un nome
ogni capello bianco la sua data
le rughe una per una una ragione
che non è la durata.
Dicono che non c’è
più religione, insistono
col fatto che non c’è
mezza stagione
che non ci sono più
le morte
stagioni di una volta, la presente
viva e sepolta non è imminente.
Il primo che si alza e dice che adesso si fa
come dico io
e si alzano tutti
e si fa come dicono tutti.
Qualche piovasco
qualche modesto
rovescio temporalesco
qualche mediocre perturbazione
poco mossi sia gli uni
che gli altri mari, il gelo
non ha alcuna intenzione.
Ci sono quelli che
si chiedono ostinati se non è
un tuono questo clangore
di lamiere allora che cos’è
e c’è chi fa fantocci
fantocci compatti di lane di pioppi
pallide imitazioni di pupazzi.
Precipitate dai piani alti
da tovaglie sbattute incivilmente
le briciole di pane
troppo veloci per sembrare neve
sono quello che sono
non quello che si deve.
Al riparo dai falsi freddi
dietro scafandri di piuma d’oca
simuli basse temperature
l’autunno l’inverno eccetera
la primavera l’estate
secondo una logica.
Superstite di un’epoca
di ferrea disciplina semaforica
il sole passa come una cometa
e rischiara
e rioscura
gettato nella mischia di una nuova
era di rotatorie
molto meno sicura.
Senti come una testa nella testa
una testa più piccola all’interno
di una testa custodia.
Da ieri è primavera e si direbbe
una svolta epocale.
Una delle due teste ti fa male.
Non sai quale.
“Ogni tuo buco ha un nome
ogni capello bianco la sua data
le rughe una per una una ragione
che non è la durata”
Trovo questi versi davvero notevoli. Dopo, secondo me, il livello della poesia cala e ci si perde un po’, fino alla chiusa. Un caro saluto. Marco
C’è una tensione narrante che altri avrebbero reso, senza prendersi rischi, con iperboli catastrofiche. C’è una escatologia di rotatorie che accomuna il poeta alle nevrosi di ciascuno. C’è uno scarto dal senso comune che è uno specchio del comune non-sense che ci fa superstiti. C’è una scissione nel vivere in seconda persona una morale che francamente, sfido ad essere maliziosi i commentatori, in questa poesia non c’è. E per tutti questi motivi credo sia perdonabile lo straniamento, che fuggito in ridondanze azzeccatissime e rime nuove e irriproponibili altrove, in logiche di fuga, in una semantica per sottrazione, è lì che attende al varco, l’ineludibile frattura. Spero che continui l’autore a cercare senso, e sentimento, di questa implosione.
ma questo
“Senti come una testa nella testa
una testa più piccola all’interno
di una testa custodia”
è geniale
(e, ahi, quanto fa male)
Una risposta a Che tempo che fa, Vieni via con me e i Canti di Leopardi nella misura del prediletto, ormai, poemetto, dall’elegantissimo Socci Luigi, neo-barocco. Merveilleux!
Anche nell’ovvietà della rima e del ritmo (persino in quel suo melos-antimelos) Luigi non è mai ovvio.
E’ una lenza: una leggerissima e affilatissima lama che sa dove colpire e affondare.
Non so, Valerio, se sia una risposta a Che tempo che fa, Vieni via con me e altre amenità, ma di certo oggi Luigi ha un grado di consapevolezza feroce per cui lo preferisco a moltissimi altri !
Luigi Socci è il più vivo e il più futuro vivente di tutti!!!!
Davvero notevole, con picchi meravigliosi.
Come tutta la poesia di Luigi Socci, d’altronde.
complimenti luigi, testo veramente interessante, una specie di esercizio sul senso a vuoto, sul senso a perdere. alcuni passaggi davvero fulminanti (per esempio quella specie di iato logico che esplode nella rima presente/imminente in coda alla citazione leopardiana).
Gli ultimi due versi sono da baciare. Davvero complimenti, caro Luigi. FF
grazie a tutti per i feedback. d’altro canto se si decide di mettere un testo inedito in rete e in particolare su nazione indiana è proprio per testarlo, per farlo venire allo scoperto, per scoprirlo insomma e fargli prendere aria nella speranza che non si scopra troppo e prenda freddo. ma il vostro calore ha per fortuna evitato quest’ultima eventualità. grazie pertanto a tutti insieme ma anche a uno per uno:
@marco: mi ci perdo anch’io tra quei meandri e un po’ mi sta bene così
@fiastro: una recensione intuonata al testo
@renata: scusa non volevo m’è scappata così, vorrei promettere che non lo faccio più ma mi sa che ci ricasco
@valerio: barocco è il mondo e la mia eleganza è obbligata: dipende dalla professione
@MANUEL: la ringrazio per la preferenza accordatami
@spara: mi tocco
@al:anche la tua stima è una garanzia
@gherardo:devo essermi folgorato citofonando
@fabio:mi piace il bocca a bocca poetico (sempre meglio del 69 critico)
salutz e appresto
a bello, da quando ci si da del lei ?
è un calco, l’ho trovata così
ma la prego si figuri :-)
socci finalmente hai smesso di scrivere quei pessimi libri sulla madonna di medjugorje e hai cominciato a scrivere ottime poesie, complimenti per l’evoluzionje
@i-pad : e mi sono anche tagliato i baffi che avevo comunque già più glabri dell’orrido cognomonimo.
l’antologia poetica del Socci edita nel primo volume di “Atti impuri” è disponibile in questi giorni a prezzo scontato qui: http://www.ibs.it/code/9788889155479/atti-impuri-vol.html
socci, quando fa il socci..
versi splendidi