Su un editoriale di Silvia Avallone

di Andrea Inglese

Ieri Silvia Avallone, autrice di un romanzo di cui molto si è parlato, e che quindi – pur non avendolo letto – immagino sia stato importante, ha scritto sul “Corriere della sera” un editoriale, in ragione credo di una duplice competenza, quella del romanziere e quella della donna. Questo editoriale ha bizzarramente due titoli, uno in prima pagina, e l’altro a pagina 6, dove è possibile leggere interamente il pezzo: “Se le donne perdute diventano conformiste” e “Ma dove è finito quel tormento delle donne perdute?”. Da questi titoli, probabilmente redazionali, si deduce che, oltre ad esistere la categoria delle “donne perdute”, vi è un rapporto inverso tra “tormento” e “conformismo”. E il tema potrebbe essere interessante, anche se bisognerebbe capire di che donne perdute si parla: quelle di carta o quelle di carne?

Ma la Avallone sembra chiarire la questione, quando scrive: “Se provo a guardare Ruby, Nadia Macrì o Nicole Minetti mi chiedo perché non riesco a dare loro lo spessore che spetta a protagoniste di una storia da raccontare.” Si tratta di capire se delle donne in carne ed ossa possano presentare una qualche dignità dal punto di vista della rappresentazione letteraria. Questa preoccupazione non ci è estranea, essa ha dominato la letteratura ancora nel corso del XIX secolo. Un’autentica problematica ottocentesca.

La Avallone prosegue, poi, rendendo più esplicito il dilemma: “Per costruire un personaggio, infatti, e per sviluppare una trama delle sue azioni, occorre lavorare su una coscienza – non dico tragica, ma quantomeno problematica e presente a se stessa.” E qui la scrittrice paragona la consapevolezza tragica della Lolita di Nabokov con lo stato confusionale, l’identità fluida (la “falsa coscienza”?) di Ruby. Da ciò si deduce, che la Avallone stia meditando di scrivere un romanzo sulle attuali donne perdute, quali Ruby, ma tale romanzo non si può fare, in quanto le coscienze di queste ultime non sono sufficientemente problematiche e presenti a se stesse, insomma mancano di dignità tragica, forse perché – come afferma la scrittrice – “un futuro sgargiante in tv sembra aver totalmente sostituito la realtà con il reality show”. Ahimè, non si può fare un romanzo su chi ha scambiato la sua tragica realtà per un menzognero reality show.

Malauguratamente, in appoggio alla sua tesi, la Avallone cita anche la signora Bovary, dimenticando probabilmente che Flaubert nel 1857, un anno dopo la pubblicazione del suo romanzo su “La Revue du Paris”, viene processato insieme al direttore della rivista e all’editore, per “oltraggio alla morale pubblica e religiosa e al buon costume”. Al momento della pubblicazione di Madame Bovary, il personaggio di Emma è così poco percepito come degno di rappresentazione letteraria (per problematicità, ecc.), che la sua storia risulta agli occhi di una parte del pubblico autorevole un quadro immorale, oggi diremmo “pornografico”, della vita reale. In altre parole, molti lettori del tempo non vedono in Emma Bovary che un personaggio banale, volgare, che ha scambiato per realtà le sue fantasie romanzesche. (Si direbbe, a ben guardare, che Emma Bovary assomigli molto di più a Ruby e le altre, di quanto la Avallone ne sia consapevole.)

Non voglio dilungarmi ulteriormente su questa vicenda molto nota. Ricordo solo un assunto che dovrebbe essere abbastanza pacifico, almeno dal secolo scorso in poi, in materia di scrittura letteraria. Non esiste una circostanza, un carattere, un’azione reali che siano di per sé garanzia di trattamento letterario, in quanto intrinsecamente degne di essere poste come oggetto di narrazione. Questa è un pregiudizio ottocentesco, e lo si può riconoscere pur non militando nelle fila di una qualche corrente letteraria avanguardistica. Ciò che più di un secolo di letteratura ci ha insegnato, è che la “complessità del cuore umano” alberga non solo nel peggiore criminale, ma anche nel più perfetto conformista. Certo, non è la coscienza della persona reale che può fare il lavoro dello scrittore, non è la donna perduta reale che può scivolare nella pagina dello scrittore, diventando come d’incanto un personaggio problematico e sfaccettato. Tutto questo è un lavoro di esplorazione e trasformazione, di visuale e messa in rilievo, che è prerogativa dello scrittore: nessuna persona o circostanza reale può farlo al suo posto.

In conclusione, mi sembra che una certa confusione tra realtà e finzione non alberghi solo nei cuori delle donne perdute di oggi, ma anche nella penna di scrittrici o scrittori, come dire… non ancora del tutto “ritrovati”.

71 COMMENTS

  1. Ahahaha anch’io ho letto quel editoriale, e a metà ho deciso che non valeva la pena proseguire..
    ..chi sa poi perché ^.^

  2. Si, certo, non vale quasi di parlarne… Però, dopo aver letto questo pezzo, mi sono detto che il nostro è un paese ben strano. L’Italia non è un paese per giovani. Inutile poi ripeterlo di questi tempi, tra i giovani, per le donne è più dura che per gli uomini (fatte salve le ben note eccezioni delle cortigiane). Quindi non può che fare piacere scoprire che uno dei maggiori quotidiani nazionali offre l’occasione a una scrittrice di ventisette anni di esperimersi in prima pagina su “I romanzi e il presente” (sottotitolo del pezzo).
    Se il risultato è però così scadente, vale la pena di porsi qualche domanda.
    Si vuole davvero ascoltare la voce di un romanziere sulla realtà, o si vuole giusto ascoltare da un romanziere qualche trito luogo comune sulla realtà? (E in tal caso, un’opinionista non basta?)
    O, forse, più semplicemente, al “Corriere della sera” non hanno i nomi delle giovani scrittrici che qualcosa da dire l’avrebbero davvero?
    O, ancora, ciò che conta non è mai per carità, ciò di cui si parla, ma il richiamo del nome, che può avere come pregio sommo quello di apparire “familiare” all’occhio del lettore.
    In tutti i casi, è triste vedere come il merito, ossia le virtù pertinenti a un ambito specifico dell’attività umana, vengano quotidianamente e pubblicamente schifate.

  3. Io una teoria ce l’ho, espressa in un mio recente post (in cui mi riferivo a Baricco).
    Se un bestseller come Il nome della rosa (fenomeno di 30 anni fa) oggi non sarebbe più possibile, è perché il livello culturale – di ricezione dell’esteticità e di comprensione della realtà e della sottostante rete di riferimenti culturali – si è spaventosamente impoverito. Fu trent’anni fa che le Tv commerciali berlusconiane iniziarono a “riformare” il Paese, portandolo a quello che è oggi. E circa a metà di questo processo, ho osservato, non poteva non inserirsi una figura come Alessandro Baricco, scrittore con grande appeal che ha cominciato a rileggere la cultura per noi, osando spingersi fino alle sue radici più remote. Probabilmente è lui l’intellettuale più organico e funzionale a questo inesorabile percorso di degrado: scrittore, intellettuale e infine – inesorabilmente – businessman.
    In un clima culturale tanto impoverito, credo sia lui il soggetto più adatto al ruolo che si è scelto, il più funzionale all’odierno stato delle cose. Essere telegenico e attraente “completa il profilo” e gli permette di muoversi, nella realtà degradata che viviamo, con lo stile, con i metodi e i contenuti più consoni. Quindi penso che queste caratteristiche possano essere replicate dagli “scrittori” e “intellettuali” che oggi ottengono visibilità.

  4. a paolo,
    “Alessandro Baricco, scrittore con grande appeal che ha cominciato a rileggere la cultura per noi, osando spingersi fino alle sue radici più remote.”

    Sì, perfettamente. Ricordo di aver avuto in mano l’Iliade, riscritta da Baricco. Bè una faccenda molto più gravemente insulsa del pezzettino della Avallone. Però qualcosa in comune: madornali errori interpretativi, snocciolati come sensate evidenze. Baricco, salvandosi non so come dal linciaggio degli esperti, inizia la sua Iliade, spiegando che “degli dei” lui non parlerà, non sono insomma soggetti essenziali allo svolgimento dei fatti. Non c’è bisogno di essere un grecista o uno studioso dell’epica antica, per saltare sulla sedia!

    Si purtroppo non c’è nulla di innocente nel fatto che pezzi come quello della Avallone finiscano in un editoriale, circonfuso di “saggezza letteraria”.

  5. dice Inglese “Baricco, salvandosi non so come dal linciaggio degli esperti” forse in quel non so come c’è un punto da approfondire – gli esperti han finito per credere e dare ragione allo stesso baricco che della caccia “agli esperti” ha fatto un leitmotive del suo appeal?

  6. La Avallone è stata battezzata da D’Alema in persona, che l’ha definita una giovane scrittrice di valore (passando sopra, perché per i politici è nulla, alla macchia morale derivante dal fatto che si vende negli autogrill, come scriveva qualcuno proprio qui per denigrarla), è giovane, fa letteratura civile operaia, sta in classifica, ha una bella scollatura, cosa le manca per fare l’opinionista fru fru sul Corriere?

  7. forse ho letto troppo frettolosamente ma non ho capito in quale parte dello scritto di avallone si trovi la negazione della tesi di inglese, ossia di questa sentenza: “Non esiste una circostanza, un carattere, un’azione reali che siano di per sé garanzia di trattamento letterario, in quanto intrinsecamente degne di essere poste come oggetto di narrazione.” almeno dai passi citati non si evince (e non ho letto il pezzo). dai pezzi citati avallone sembra sostenere una testi del tipo “queste ragazze x, y, z NON hanno queste proprietà P,Q,R, e per questo NON se ne può fare un romanzo”. cioè sembra sostenere che le qualità P,Q,R sono NECESSARIE per il “trattamento letterario”, NON che siano SUFFICIENTI (“di per sé garanzia” come dice inglese) per lo stesso. la citazione di avallone riportata da inglese sembra confermarlo: “Per costruire un personaggio, infatti, e per sviluppare una trama delle sue azioni, occorre lavorare su una coscienza – non dico tragica, ma quantomeno problematica e presente a se stessa.”

    a parte questo, e non volendo giudicare il pezzo di avallone che non ho letto, non capisco perché andrea inglese si stupisca di leggere cazzate sui giornali. è una novità?

    e poi: perché non chiama il corriere della sera e comunica la lista delle giovani scrittrici che secondo lui avrebbero qualcosa da dire? il numero è 0225844902.

    salve!
    una madre

  8. pezzo ineccepibile. (che ha rafforzato però, confesso, i miei pregiudizi sulla firmataria dell’articolo in questione, che ho visto ma non ho letto, la fortunata autrice di un romanzo che mi aveva fatto proprio pensare alla confusione tra la realtà della letteratura e il suo reality show… ma sarà, forse, un mio irretimento).

  9. Per dare una dignità a queste donne perdute si vorrebbe una scrittura ampia, bellissima, luminosa svelando la parte ombrosa, perversa affiancato alla bellezza, si vorrebbe la dignità dello scrittore non affamata di celebrità, cogliendo al volo gossip, show, lacrime in diretto, menzogne. Una scrittura
    paillette, vistosa, con paradossi, giocando sul momento, il flash.
    Si vorebbe uno scrittore occupato alla scrittura, alla complessità umana.

  10. Confesso che sto leggendo i giornali abbastanza medusizzata dalle intercettazioni e dai verbali delle ragazze (mentre Berlusconi non mi interessa niente). A parte il fatto che a quanto pare tutte abbiano delle belle tettone, mi sembrano uno zoo piuttosto variopinto. Mi interessa cercare di capire come funziona un genere di branco del genere, come stanno insieme donne di ceto medio, bilingue, laureate con centodieci come pare essere davvero la Minetti, e ragazze temo piuttosto consapevoli di muoversi sul crinale fra spettacolo e prostituzione pura e semplice, cercando di fare un saltino in tv prima che sia troppo tardi, magari anche per alzare il prezzo.

  11. eh, helena, tu sai scrivere e, prima di tutto, pensare :) in effetti, questo moderno postribolo ad personam in cui si frammischiano piani spezzati di differenti realtà e reality e illusione è decisamente interessante e tutto da narrare

  12. Ma per favore! A volte gli Indiani portano autori – con scarse vendite – assolutamente inferiori alla Avallone!

  13. A proposito del 110 e lode della Minetti, può anche essere che il discorso non cambi…

    A me, quando mi sono laureato, dopo esserci messi in fila per la proclamazione (eravamo io e 6 o 7 ragazze) il mio correlatore, ricercatore del CNR, ha detto: lo vedi chi ha preso 10 punti per la tesi? Quella e quella: ora, ti è chiaro il motivo per cui non potevi prendere 10 punti? Hai forse il loro fisico, la loro minigonna? Con questi vecchi bavosi, riuscire a dare più di 8 punti a un maschio è un’impresa!

    E non so fino a che punto scherzasse.

  14. lorenzo, dài, adesso non berlusconizziamo tutto…
    io sono racchio, barbonescamente vestito, scarsamente zelante, e ho preso lo stesso 110 e lode… (in italia un 110 lode non lo si nega nessuno, semmai sono le opportunità di inserirti nell’università, che vengono poi negate in massa)

    come se il 110 e lode fosse chissà quale garanzia di dirittura morale e di attitudine critica…

  15. Ma il bello sta arrivare alla laurea, c’e’ chi proprio non ce la fa e si ritira subito prima. L’universita’ resta un mignottaio berlusconiano. Come la sanita’ del resto.

    Comunque anche alle superiori ai miei tempi c’erano le mignotte che prendevano 60/60

  16. C’erano dei vecchi logaritmi che spiegavano (anche) come possa stare insieme il circo postribolare d’oggi:
    M-D-M
    D-M-D

  17. a giacomo,

    certo alla Avallone si possono consigliare varie letture, ma cosa consigliare alla redazione del “Corriere”?

  18. La narrativa mainstream mascherata da letteratura contemporanea, e i suoi lettori e recensori, non sono mai usciti esteticamente dall’Ottocento: dov’è la novità?

  19. @ inglès (e anche harzie)
    di spostare i contributi dell’Avallone sul supplemento di Bolzano, e tornare ai nonnetti

  20. ot @ larry…ho visto il tuo commento a “Rubafiori” ieri sera. Prima o poi, in un’altra occasione, ti rispondo alle diverse gatte che mi offri da pelare

  21. Concordo a pieno, pur non avendo letto l’editoriale.
    Ogni persona potrebbe essere infatti protagonista di una storia, sempre che vi sia uno scrittore a coglierne i dettagli e montare su una finzione.
    Strano che vi possa essere confusione tra realtà e finzione per una scrittrice.

  22. Da notare la presenza nelle intercettazioni di un certo numero di ex concorrenti del Grande Fratello, dell’Isola dei Famosi, della Talpa, della Fattoria, della Pupa e il Secchione, e di un numero ancora maggiore di aspiranti alla partecipazione a detti programmi – eppure l’unico scrittore italiano che ne abbia parlato con cognizione di causa e cosciente del ruolo che hanno nella psiche nazionale del momento è stato Walter Siti (che però, a differenza di Aldo Busi, non ha avuto il coraggio di partecipare…)

  23. se qualcuno ha dato in mano un contratto editoriale alla avallone è solo perché testa-a-uovo-di-pasqua aveva venduto tutte quelle copie col suo romanzetto dossierino gomorra.
    in realtà, non sono contrario all’esistenza di questi scrittori, sono però infastidito quando gli si attanagliano plusvalori che necessariamente non possiedono. poi ci ritroviamo la avallone sulle colonne del corrierone. e saviano a fare il predicatore moralista, ora a tastoni sulla politica locale.
    sarebbe bello vedere gli scrittori srotolarsi per il loro tapis roulant e finire nel mangianastri al giro di boa, quando i loro libri sono ormai dimenticati. ve la immaginate la avallone senza marketing? senza corriere? senza tv? o peggiancora saviano? sarebbero stati quelli che meritavano d’essere, e pace tra gli uomini di buona volontà. senza polemica e senza rancori. i media amplificatori…

  24. oh larry,
    sai bene che secondo i tuoi pronostici (a cui io credo ciecamente) dovrei a breve avere la terza pagina di Repubblica, se ora mi mandi dal Corriere, mi confondi un po’ i programmi…

  25. Ovviamente non credo che in linea generale chi è uscito con i voti massimi dall’Università si sia “prostituito”.

    Però ho visto vari casi di professori uomini (le donne mi pare siano meno “affette”) farsi condizionare dal bell’aspetto delle universitarie sia nel mettere il voto all’esame sia nell’accettarle come tesiste sia nel bandire concorsi ad personam per dottorati, borse di studio ecc. E forse questo vale anche nel voto delle tesi. E in alcuni casi, ad ascoltare le solite voci di corridoio, non escluderei che ci sia stato qualcosa di più dell’apprezzare la persona a livello estetico.

    Quindi non mi stupirei se una donna la cui carriera nello spettacolo e nella politica – nella letteratura? – si sia caratterizzata dalla forte esposizione del suo corpo, dei suoi gusti estetici e delle sue frequentazioni con uomini di potere non abbia già iniziato a essere “premiata” più del dovuto fin dall’ambiente universitario.

    Per il resto, Andrea, magari non ti tieni benissimo, non saprei visto che non ti vedo spesso, ma secondo me come tipo d’uomo sei niente male!
    ;-)

  26. Il mondo universitario pullula di ricercatrici mignotte. Ma anche le aziende. Di qualunque settore.
    Sono gli italiani che hanno creato l’immaginario berlusconiano. Non il contrario.

  27. “La narrativa mainstream mascherata da letteratura contemporanea, e i suoi lettori e recensori, non sono mai usciti esteticamente dall’Ottocento: dov’è la novità?”

    VERO. Nessuna ingenuita’ dovrebbe essere concessa a riguardo. Ma stuccano anche le ricercatrici mignotte con pretese novecenteche.

  28. caro andrea, arrivo in ritardo a farti i complimenti. gran bell’articolo. avallone, il corriere: certo, è tutto vero che l’una e l’altro non brillano, ma metterei pure in conto l’ondata moralistica che ha un suo peso nell’enorme sciocchezza della nostra scrittrice (e del giornale che la ospita). in breve: con l’aria che tira non c’è modo di attribuire alle cortigiane di mister B un tipo qualsiasi di dignità. perché: primo, si corre il rischio di attribuirla a lui (questo è il riflesso che per ora funziona), secondo, la condanna della prostituzione deve essere assoluta.

  29. ad AMA
    “Il mondo universitario pullula di ricercatrici mignotte. Ma anche le aziende. Di qualunque settore.”
    Credo che Berlusca e tanti altri italiani condividano questa coraggiosa opinione.
    Non vi viene mai mente, però, di declinarla in questi altri termini: “Il mondo universitario e quello delle aziende pullula di mignottari, ossia uomini che per godere di una donna devono comprarla”?

    a Mario Gamba
    hai effettivamente ragione, questo è l’altro aspetto importante della questione: e anche qui non usciamo dall’ottocento: un uso moralistico della letteratura; far parlare il prete, sarebbe scontato e noioso; ma la predica ha tutto un altro sapore se viene da una giovane scrittrice. E da questo punto di vista, l’articolo si può ridurre a questa frase: “Ah! non ci son più le puttane di una volta!” (Queste, nel mezzo dello scandalo, invece di avvelenarsi, moltiplicano apparizioni in TV e firmano contratti… Che brutta cosa!!!)

  30. Bravo Inglese. Non leggo il corriere perché ci scirve quell’ostellino che ha detto che ogni donna è seduta sulla propria fortuna e lo sa, ma che opinionista, ma bene bravo, ha fatto il bis con la tesi che in realtà bossi e il signor b. ci tutelerebbero da una misteriosa e per ostellino minacciosa lega Sud, razzista e imbecille che non è altro, ma il romanzo della Avallone l’ho letto e di cosa si meraviglia lei se le due ragazzine che descrive sembrano proprio due veline che invece di agire a villa San Martino hanno un pubblico operaio in queldi Toscana? Il linguaggio e il modo di fare sono gli stessi; anzi nel caso Ruby, complice il giornalista signorini, si è inventata la teoria della vita parallela, che poi sarebbe il superego o il romanzato o l’immaginario chiamatelo come volete, per cui i festini erano orge vere e proprie ma ognuno, nella vita parallela, può descriverli alla rossella maniera, come feste della prima comunione….sono sempre romanzi, ma di terz’ordine. E ha ragione Inglese: vogliamo spostare l’obiettivo su chi organizza le feste invece che concentrarci sulle ragazze? Non è che l’uomo medio italiano è ancora all’età della pietra?

  31. Non sopporto di leggere “mignotte ricercatrice”. Ora un processo contro le ragazze carine e intelligente? C’è una manera sottile di giocare sull’incanto e l’intelligenza.
    Quando ero giovane e all’università non mi vergogno di riconoscere
    avere giocato su l’incanto, la persuasione con il sorriso e il vestito.
    Non ho rubato la laurea. Non si dà la laurea solo contro sorriso, si deve
    unire alla capacità nell’argomento.
    Si deve essere brutta per essere considerata?
    Tutto questo moralismo mal venuto non lo capisco.

    Mario Gamba, quando parolo di dignità non c’entra con la morale, ma con la letteratura, dignità del personaggio nella sua complessità.

  32. Aggiungo che i giudici fanno il loro lavoro, ma i giornalisti che dedicano pagine del giornale alle ragazze cortigiane ( foto, interviste) fino a fare passare al secondo piano altri eventi nel mondo, non danno un esempio
    del giornalismo etico. Ho creduto leggere un rotocalco senza interesse. Sveglia solo la curiosità per il pettegolezzo. Non cito il giornale perché di manera generale lo stimo, è la ragione per la quale mi sento sconcertata.
    Che il vaticano, familia catolica e le altre ragazze del PDL contro la Mimetti) si mettono agridare allo scandalo mi fa ben ridere.

  33. ciao Andrea, bel pezzo (il tuo :-) ). Per fortuna, a questo punto, non ho letto l’articolo di Silvia Avallone. Mesi fa, seguendo l’istinto, non comprai il suo libro. Non credo d’aver sbagliato, almeno per questa volta

    un saluto

  34. ci si ispira inevitabilmente alla realtà, ma la letteratura è un costante tradimento. mi pare logico, ovvio, per me naturale, che l’inconsapevolezza di una persona reale, se proprio vogliamo usarla, sia molto più produttiva in termini di creatività. il resto lo inventi lo scrittore.

  35. @VV
    @Inglese

    No, nessun moralismo. Stiamo parlando di mignotte che la danno per accedere a posizioni molto ambite. Non di trucco e parrucco. A me forse potrebbe piacere la mignotta femminista che “lavora” gratis. Come la studentessa irraggiungibile che evidenzia la sua femminilita’ come strumento di potere.

    In futuro potremo scrivere di aver avuto due ministre che si scambiavano consigli su come spompinare il cazzo barzotto del Primo Ministro. Due donne dal taglio di capelli corto. Austere.

    I vecchi bavosi andrebbero fatti fuori dai luoghi istituzionali, invece trovano sempre carne fresca pronta a darsi.

    Parliamo di gerontocrazia e di donne impotenti, incapaci di sovvertire lo stato delle cose. La rappresentazione mediatica ne e’ la conseguenza.

    Insisto. Sono gli italiani a fare l’immaginario televisivo berlusconiano che ha radici fra l’altro nei filmettini porno soft degli anni ’70.

  36. Lo sappiamo tutti poi che la letteratura dominate, di consumo, resta di matrice squisitamente ottocentesca e mi pare inconfutabile che queste mignotte non siano eroine tragiche del XIX secolo. Per rappresentarle ci vorrebbero nuovi linguaggi. Censurati prima dal pubblico e solo dopo dai loro profeti, intellettuali di regime ed editori.

  37. ot ma non tanto @Helena

    non ne dubitavo, di ricever risposta ai mie pelosi quesiti letterari. Del resto mi pare di averne ricevuta negli ultimi mesi più di una, a partire dalla stupefacente convergenza sull’amore per il romanzo “ di questa vita menzognera “ di Giuseppe Montesano, partendo dal quale sarebbe più facile capire tante delle avventure prodotte dalla realtà recente (se è per questo anche “ Pericle il Nero “ di Giuseppe Ferrandino). Non a caso, Helena, sottolineo sempre la sua eccellente educazione (pur essendo gerarchicamente uno tra gli ultimi italiani, continuo il lei, ma in maniera assolutamente confidenziale, senza superbia alcuna, perché il tu non mi piace, specialmente in contesti nei quali equivale più o meno a mettersi tutti assurdamente alla pari, se non a sminuire gli argomenti degli altri carmillizzandoli, volevo dire camarillizzandoli ma il lapsus ci sta), educazione dovuta probabilmente al fatto che è stata allevata in un paese protestante, dove immagino si insegni a rispettare le idee in quanto tali, non in quanto emesse da questo o quello, fatto impossibile nella cattolica Italia, dove l’enunciato non conta. In Italia, cara Helena, l’avrà capito bene, conto solo il gruppo di appartenenza dell’enunciatore, in ogni caso contano solo la simpatia o il suo contrario che si provano verso l’enunciatore. In Italia è così, la misericordiosa chiesa cattolica che ci ha tutti educati all’interno del recinto delle sue leggi basilari, ci obbliga a schierarsi. E dunque si sta dilàodiqua, sempre a scalare, dilàodiqua, dilàodiqua, dilàodiqua fino a rimanere soli e cominciare a dividersi dentro sé stessi, a mortificarsi nella carne stessa, dando vita a una lotta letteralmente intestina tra gli organi del nostro corpo che si logorano l’un l’altro dall’inizio alla fine, che sarà pure una bella fregatura per quelli che un giorno li dovranno ricevere per forza in dono… Però, Helena: gatte? Non si era rimasti alle coniglie? Non mi tolga anche le più basilari certezze…. non cerchi di fregarmi interrompendo le catene di parole che mi servono per fare il simpatico, per poter dire un giorno, per esempio, che dalle coniglie alle canaglie non c’è che un passo. Sonproprio scemo!

    @Inglese

    confermo, perché al Corriere, lo capisce da solo, non può andare oltre la terza pagina, ma a Repubblica le spetterà la prima.

    Per il resto sono sconcertato dalla lente morale attraverso la quale vengono letti questi fatterelli editoriali da tanti commentattori. A nessuno viene in mente che i modesti scritti che appaiono sui quotidiani italiani debbono fare quasi sempre gli interessi economici degli editori, che salvo rari e marginali casi, sono industriali, banchieri e finanzieri. Quelli del Corriere, in questo momento, hanno l’ordine di far sembrare il rincoglionito cavaliere (presente del resto nella proprietà del giornale attraverso le sue partecipazioni societarie) una vittima delle ambiziose e irriconoscenti showgirls. Son giornalisti, eseguono: saranno fatti loro se son disposti a farsi pagare per servir scrivendo?! Citofonare Karl Kraus. Avessi una coscienza civile, che grazie a Dio non ho, mi preoccuperei di più degli interessi del proprietario di Repubblica, che pare aver ordinato di delegittimare in tutti i modi il PD, del quale ha la tessera numero uno… un partito di 10 milioni di voti, mica pizza e fichi! E che ha dato l’ordine, pare, di mettere al centro del dibattito la giustizia e la SANTITA’ di alcuni magistrati, cosa che non porterà niente di buono agli italiani, uguale uguale a mani pulite.

    In questo moralistico contesto torna comodo anche questa deiezione ragionativa che ho lasciato recentemente non ricordo dove, magari proprio qui: “ Se volete che gli italiani si prostituiscano di meno trovate il modo di restituire dignità al loro lavoro e di alzare loro i salari. Altrimenti la vostra è fuffa, perché consegnare la gente già impacchettata a 90 gradi a padroni e padroncini, che si sentono autorizzati a trattare peggio di schiavi chi ha bisogno dei loro quattro soldi che , è peggio della diffusa disponibilità degli italiani a prostituirsi e a vendersi per farsi posto nella vita, maanche per guadagnare quanto è necessario appena a passare la giornata “

  38. suvvia, si può anche avere una bella scollatura e non servirsene. e la strada non sarà in discesa.
    mi sono sempre chiesta ad esempio se a un uomo chiedono ai colloqui di lavoro se ha intenzione di avere figli, se è fidanzato ecc.
    ci saranno molte dottorande, ma di fatto gli ordinari sono uomini in gran misura di più. idem i politici, i dirigenti d’azienda, gli editori, i direttori dei teatri. così come ci sono tanti stipendiati molto più incapaci di frotte di precari estremamente bravi (uomini e donne).
    non si tratta di moralismo ma di rifiutare, ovunque, il mercantilismo, il meretriciato e il nepotismo in qualunque forma si propongano. perché semplicemente è una cosa umiliante e rovinosa.
    poi, non capico bene la questione. mi pare che non sia la materia in sé da cui si parte che fa il romanzo o abbia dignità letteraria in assoluto, ma lo sguardo con cui si guarda e scandaglia tale materia e il linguaggio che si adotta per entrarci. boh sarò ottocentesca anche io.

  39. a azzurra,

    “poi, non capico bene la questione. mi pare che non sia la materia in sé da cui si parte che fa il romanzo o abbia dignità letteraria in assoluto, ma lo sguardo con cui si guarda e scandaglia tale materia e il linguaggio che si adotta per entrarci. boh sarò ottocentesca anche io.”

    semmai è ottocentesca l’idea che ci siano soggetti non degni di trattazione letteraria… come lo sono le odierne ruby e company per l’avallone

  40. il mondo di ruby e ruby stessa sarebbero – con ogni evidenza, mi pare – materia di grande interesse, quindi dignità, per opere letterarie e artistiche in generale. questione di “sguardo” e di “linguaggio”, poi, se si passa agli esiti. detto questo, se ho accennato al clima fortemente moralistico che si respira in questi giorni a partire dai festini di Arcore, non ho avuto in mente Vergé né altri qui che discutono di dignità di soggetti per la letteratura. il punto è che Avallone e chissà quanti in giro, prima di tutte Concita De Gregorio, si sentono in dovere di negare dignità di persone a Ruby e alle altre, in quanto “puttane”. sul prostituirsi di tanti, oggi e nei secoli che ci precedono (e che seguiranno?), uomini e donne, sul vendere se stessi, non solo i corpi, non solo la recita del sesso, ma l’intelligenza, le convinzioni, il proprio possibile stare al mondo in modo critico e creativo, non c’è bisogno di spendere parole. non ci sarebbe bisogno. ma, come sempre, nei secoli, è sul sesso che casca l’asino. legioni di portaborse, sottosegretari e ministri, giornalisti e manager e semplici impiegati, uomini perlopiù, a dire il vero, si prostituiscono nella politica e nel giornalismo e nelle carriere lavorative, ma nessuna riprovazione è tanto forte quanto quella che si sente ostentare oggi, in stile ottocento, a proposito delle escort (e se non fossero state intercettate ad Arcore?). e ancora nel dopoguerra italiano, a proposito di suffragio universale e di voto alle donne, si è discusso se si poteva concederlo alle “puttane”. il punto è, anche, che con la riprovazione morale non si fa un solo passo avanti. e quando Rosy Bindi, e con lei tutta la sinistra istituzionale, dicono che è insopportabile avere un capo del governo che priva il paese della sua dignità, a me viene in mente che né lei ne altri della sua compagine attuale e del suo orientamento politico si sono chiesti, a suo tempo, se si poteva sopportare di avere come capo del governo quel Prodi sotto il cui dominio una nave italiana speronò il 28 marzo 1997 un’imbarcazione di profughi albanesi nello stretto di Otranto: 108 morti annegati, silenzio di regime, processi annullati, era la politica dei respingimenti di allora. così, tanto per discutere di dignità.

  41. bella riflessione. condivido in pieno. non c’è realtà non degna di essere raccontata, ci sono scrittori o scrittrici indegni.

  42. Probabilmente la Avallone non sente l’urgenza di aggiungere alla telenovela mediatica un suo feuilleton. Ci sono attori da soap che non faranno mai cinema. E la Avallone resta molto cinematografica, oltre ad essere profondamente ottocentesca. Lasciatela stare da attacchi – questa volta lo scrivo io – livorosi. Si legge di peggio in giro.

    Sulle ricercatrici mignotte… Credo siano la maggioranza, soprattutto quelle con competenze umanistiche. Il problema e’ che i vecchi bavosi non lasciano lo scranno.

    Un mio caro amico fiorentino insegna letteratura in una universita’ romana. Essendo gay, sa difendersi benissimo dalle mignottone d’assalto. Fra l’altro preparatissime. Ed ambiziose.

    Vogliamo parlare del povero trentenne gay quando fa un colloquio per un’azienda? Nooo.

    Dalle donne italiane mi aspetterei maggiore indignazione ed azione. Il Prostata dovrebbe rischiare grosso questa volta. Dovrebbero perfino lacrimare le madonnine. Ed invece? Boh!

    Ormai la notizia all’estero resta la vostra rassegnata indulgenza. IMPOTENZA.

  43. e dire che l’unica cosa significativa dal punto di vista della narrazione mainstream, è (finalmente) la sconfessione del culto del corpo del capo e l’outing del suo vecchio culo flaccido . 110 e lode alle donne perdute dunque, alle igieniste che han studiato e con profitto, bocciate per contro avallone, degregorio e tutto il pullulare dell’ipocrita cortigianismo perbene a guardia della lesa… dignità nazionale:))))))) . (thread antropologicamente interessante)

  44. Veramente ” la sconfessione del culto del corpo del capo” compreso il culo flaccido è stata fatta in gran segreto, dell’outing ne avrebbero fatto tanto volentieri a meno.

  45. (ama per dire, stavo su aljazeera, special sulle violenze ai minori detenuti in afganistan di giornalista biancaoccidentale con velo. il mondo è vario ma pieno di vecchi culi flacccid, dappertuttoi)

  46. sai cos`è la una narrazione mainstream? perché vecchio culo flaccido ti da fastidio?perché dire dell’ipocrisia di degregorio e di avallone ti da fastidio? lo sai cos’è un capo? lo vedi, il capo il vecchio culo flaccido, dietro avallone e degregorio? whore stigma. lo vedi, vedi la sua funzione?

  47. credo che si stia facendo un po’ di confusione.
    a mio parere concita de gregorio sta solo chiamando le cose col proprio nome, e quindi parla di “prostituzione”, obiettando a sant(anch)e donne del PDL, che non vedono niente di strano in quello che sta succedendo continuando a sostenere che abbiamo di fronte un vecchio premier (infoiato) che sta solo facendo beneficenza, perchè è tanto buono….infatti alle vecchiette regala dentiere in cambio del voto e alle giovani fanciulle buste rigonfie e farfalline in cambio delle loro grazie.

  48. anche tu, stalker, lo vedi il capo,il grande vecchio e il suo molliccio didietro dietro degregorio e la avallone? hai davvero bisogno di lei per nominare le cose?

  49. sul flaccido culo preferisco non far lavorare invano la mia fantasia, le riservo ben altre visioni. sulla de gregorio, ho solo cercato di diradare un p’ di fumo, e stai ben sicura che le cose le posso benissimo dire e pensare a mio nome. ;)

  50. ultima, tornando in tema, queste ragazze mi sembrano delle grandi figure tragiche, solo che per dargli spessore serve una penna spessa, e densa.
    non certo imbeccarle e farle sedere sulla poltrona del cortigiano signorini, per addomesticare la realtà e servirla precotta in tivvù.

  51. stalker si, possiamo e dobbiamo fare altro. Ma la molle liquida reltà del capo è appunto li da vedere così comeappunto ü li da vedere il molle, liquido perduto e perbene cortigianato.

  52. Odio così tanto la borhesia che non riuscirei mai a scrivere un romanzo che abbia come protagonista un/una borghese.
    Più o meno Pasolini.

    Lo scrittore scrive di ciò che vuole, non ha nessun dovere del cazzo. Nessuno. Neanche nei vostri confronti.

  53. Gina,
    le frasi che hai citato sono state dette in via del tutto confidenziale per telefono a un’amica no? non credo che le avrebbe dette se solo avesse avuto il sospetto di essere intercettata.

  54. cara maria
    di confidenziale non c’è più nemmeno l’etichetta delle nostre mutande. a parte il fatto che le bimbe in oggetto SAPEVANO di essere a rischio di intercettazione (hanno studiato!:), e alcune lo hanno pure detto “so che mi stanno ascoltando” e hanno consapevolmente usato il fatto che le stessero ascoltando, ho parlato di narrazione mainstream non a caso. Al di fuori di quel che ci propinano I falsioindignat* prezzolat* misogin* mignottofobicimasolosefemminaedavialafiga scrittorucol* e dottorin* critic* sulla stampa del non c’è più religionedignitànazionaleèoradifinirlacolnano tutte noi, tutti noi che abbiamo una vita “vera” e abbiamo della gente affianco con cui parlaRE e con cui parliamo non da oggi non da ieri non dal prostata, avanti prostata a.p. al posto di a.c.ormai il tempo in italy si misura così sappiamo come stanno le cose, la religione c’è ancora e da mo’ (stai all’etimo) ed è quella del capo e dei vecchi culi flaccidi (vale la prostata in generale, tra i borghesi, i radical chic i manager gli intellettuali, gli operai. c’è una superchart tra gli operai di un certo treno alla fine di un certo turno di lavoro in una certa regione d’italia sulle donne di un certo capo con un certo corpo e la perfida, perduta troissima minetti sbanca, è il top, il sogno, LA figa da possedere. Poi scendono dal treno e tornano a casa dalle mogli e prima o poi torneranno comodi per un referendum tipo)

  55. “Ogni donna è seduta sulla sua fortuna”; non è una volgare sentenza inventata da Ostellino, ma una verità in ogni caso e da ogni punto di vista. Fino a prova contraria, la realtà. Se non fosse così, il meretricio non sarebbe il mestiere più antico del mondo, l’uomo nascerebbe dai sassi, le aziende farmaceutiche non pagherebbero ovuli a peso d’oro etc.
    Sbandierare proditoriamente il proprio sdegno non è mai segno di una coscienza sviluppata, anzi, se vi fosse una misura per appurarla sarebbe inversa allo sdegno provato nei confronti di qualsiasi altro uomo. Squallido, desolato, etc, sono aggettivi applicabili a molte delle esperienze personali di chiunque, dove la colpa è direttamente attribuibile a sè stessi.

  56. Insisto. Le Italiane dovrebbero indignate reagire con forza. Il ciarpame senza pudore ha raggiunto lo squallore assoluto, quello privo di dignita’. Perfino letteraria e quindi umana.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.