Il male naturale di Giulio Mozzi
E’ in tempi di censura ai libri che viene ristampato da Laurana Il male naturale di Giulio Mozzi. Nel 1998 in libreria durò poco, ritirato (e anche sparito dal sito della Mondadori che lo aveva pubblicato) dopo le accuse di pedopornografia ad opera del deputato leghista che vi fece sopra un’interrogazione parlamentare minacciando denunce. Il male naturale è uno straordinario libro di racconti, che riflettono (su) il male naturale della vita. Racconti teologali, quasi, che stanno nel solco della secolare riflessione agostiniana sul male “consustanziale” all’umano e sul peccato originale. Soggetto di questi racconti – che sono tanto più belli e intensi quanto più non “succede” niente (non c’è successione: è tutto lì, in un tragica incompiutezza) – è il corpo. Anzi, paolinianamente, la carne. La carne che muore, la carne che desidera nutrimento e ri/fusione, la carne mutilata che pure, anch’essa, desidera il piacere. C’è, sempre, un corpo si confronta con se stesso, con la distanza da se stesso, con la mancanza che lo sforma. Ma tutto appare in chiave oggettuale, quasi clinica: tutto viene semplicemente mostrato, come osservato dall’occhio di un biologo, o di un angelo. Un occhio che scruta, in una sorta di assoluta aderenza, profondato nella loro “datità”, direbbe il filosofo. In questa “datità” delle cose naturali l’occhio che scruta e scrive scorge il male, nella sua naturalità assoluta, e le cose, raffigurate nei proprio esatti contorni, sembrano irredimibili. Il male, nella sua verità ultima, è morte. E questo è un libro sulla morte. Anzi, non sulla, ma corpo a corpo con la morte: avvertita nella sua incontrovertibile presenza/assenza. Anche nella pienezza della vita, là dove la vita si riproduce e prolifera, ovvero nell’attività sessuale, si scorge la presenza della morte: “L’attività del desiderio sessuale ci dà la sensazione di essere vivi e invece noi siamo animali che si riproducono perché siamo mortali”. Che è sommamente presente in quel breve racconto, Amore, che fu l’origine dello scandalo. Un testo di nemmeno tre pagine in cui viene messo in scena un rapporto sessuale tra un adulto e un bambino, rappresentato con il massimo di “occhio clinico”, e proprio per questo arrivando al massimo possibile della violenza: raffigurando quell’atto dunque nella sua verità esistenziale. E la verità è la materia eminente dell’arte. In tutto questo, come un soffio a margine, si percepisce, sempre, lo scarto ulteriore, il momento che viene: che poi, agostinianamente, è la grazia possibile, e la parola che salva.
(pubblicato in versione ridotta su l’Unità. 5/2/2011)
[…] This post was mentioned on Twitter by Francesco Cingolani, nazioneindiana. nazioneindiana said: Il male naturale di Giulio Mozzi: http://bit.ly/foiErp [marco rovelli – 7 febbraio 2011] […]
Bel titolo, fa riflettere. E’ solo apparentemente paradossale. Il male infatti esiste in natura e pare proprio non si possa esimersi dal fare, in qualche modo, la sua conoscenza. Purtroppo l’incontro col sor Male coincide con la perdita della speranza, con l’inizio della morte differita, postdatata.
dunque è impossibile da recuperare?
Che cosa, Luigi?
Nulla Marco, sono un cretino. Concetratomi troppo sulla “censura” e sulla “descrizione” del libro (ero davvero curioso di vedere nel XXI secolo cosa avesse potuto spingere alla censura di un libro!) mi sono completamente dimenticato del primo rigo del post: E’ in tempi di censura ai libri che viene ristampato da Laurana Il male naturale di Giulio Mozzi.
Mi sono risposto da solo :)
Grazie!
Luigi B.
:-)
censura di libri?
Tra gente balbettante uno dei migliori libri di questi ultimi tempi, che non sono ultimi tempi. Noi lo leggemmo altrove.