Classifiche pordenonelegge-Dedalus febbraio 2011
NARRATIVA
1) Walter Siti, Autopsia dell’ossessione, Mondadori, p. 71
2) Franco Cordelli, La marea umana, Rizzoli, p. 62
3) Andrea Bajani, Ogni promessa, Einaudi, p. 36
4) Aldo Nove, La vita oscena, Einaudi, p. 30
5) Gilda Policastro, Il farmaco, Fandango, p. 21
6) Sandro Veronesi, XY, Fandango, p. 19
7) Alessandro Mari, Troppo umana speranza, Feltrinelli, p. 15
8) Adrian Bravi, Il riporto, Nottetempop. 13
9) Cristiano Cavina, Scavare una buca, Marcos y Marcos, p. 12
9) Ernesto Aloia, Paesaggio con incendio, minimum fax, p. 12
11) Gregorio Magini, La famiglia di pietra, Round Robin, p. 11
11) Piero Pieri, Les nouveaux anarchistes, Transeuropa, p. 11
13) Alessandro Piperno, Persecuzione, Mondadori, p. 10
13) Alessandra Saugo, Bella pugnalata, Effigie, p. 10
15) Cristiano de Majo, Vita e morte di un giovane impostore…, Ponte alle Grazie, p. 8
16) Cosimo Argetnina, Vicolo dell’acciaio, Fandango, p. 6
16) Lorenzo Beccati, 74 nani russi, Internòs, p. 6
16) Valter Binaghi, I custodi del Talismano, SottoVoce, p. 6
16) Barbara Di Gregorio, Le giostre sono per gli scemi, Rizzoli, p. 6
16) Stefano Jorio, Radiazione, minimum fax, p. 6
16) Marco Lodoli, Italia, Einaudi, p. 6
16) Letizia Muratori, Sole senza nessuno, Adelphi, p. 6
16) Gaetano Neri, Strani fatti in via Ballocca, La Vita Felice, p. 6
16) Vincenzo Nisivocchia, Un caffè a Saint Germain, Archinto, p. 6
16) Andrea Sartori, Scompenso, Exorma, p. 6
26) Ugo Cornia, Operette ipotetiche, Quodlibet, p. 5
26) Helena Janeczek, Lezione di tenebra, Guanda, p. 5
28) Alida Airaghi, Fine dicembre, Le Onde, p. 4
28) Tore Cubeddu, Cisaus, Transeuropa, p. 4
30) Alessio Arena, Il mio cuore è un mandarino acerbo, Zona, p. 3
30) Mariano Bargellini, La setta degli uccelli, Corbo, p. 3
30) Antonio Bassarelli, Per questi motivi, Diabasis, p. 3
30) Marco Bosonetto, Nel grande show della democrazia, Laurana, p. 3
30) Guido Conti, Le mille bocche della nostra sete, Mondadori, p. 3
30) Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana, E/O, p. 3
30) M. e P.P di Mino, Fiume di tenebra, Castelvecchi, p. 3
30) Ghinelli-Rudoni-Sarassi, J.A.S.T., Marsilio, p. 3
30) Marino Magliani, La spiaggia dei cani romantici, Instar, p. 3
30) Fernando Marchiori, La seconda voce, Charta Bureau, p. 3
30) Veronica Tomassini, Sangue di cane, Laurana, p. 3
41) Ivan Cotroneo, Un bacio, Bompiani, p. 2
42) Alberto Asor Rosa, Assunta e Alessandro, Einaudi, p. 1
42) Giorgio Bongiovanni, Acqua tinta, Marinotti, p. 1
42) Gilberto Severini, A cosa servono gli amori infelici, Playground, p. 1
POESIA
1) Milo De Angelis, Quell’andarsene nel buio dei cortili, Mondadori, p. 107
2) Italo Testa, La divisione della gioia, Transeuropa, p. 55
3) Giuliano Mesa, Poesie, La camera verde, p. 52
4) Fabio Franzin, Coe man monche, Le voci della luna, p. 29
4) Marco Giovenale, Shelter, Donzelli, p. 29
6) Ida Vallerugo, Mistral, Il Ponte del Sale, p. 12
6) Luciano Neri, Lettere nomadi, Puntoacapo, p. 12
8) Laura Pugno, La mente paesaggio, Perrone, p. 9
9) Francesca Matteoni, Tam Lin e altre poesie, Transeuropa, p. 8
10) Paolo Febbraro, Deposizione, Lietocolle, p. 7
11) Matteo Campagnoli, In una notte fortunata, Casagrande, p. 6
11) Anna Maria Carpi, L’asso nella neve, Transeuropa, p. 6
11) Stelvio Di Spigno, La nudità, peQuod, p. 6
11) Massimiliano Martolini, Il bene immobile, peQuod, p. 6
11) Renata Morresi, Cuore comune, peQuod, p. 6
11) Matteo Munaretto, Arde nel verde, Interlinea, p. 6
17) Alberto Nessi, Ladro di minuzie, Casagrande, p. 4
17) Andrea Raos, I cani dello Chott El-Jerid, Arcipelago, p. 4
17) Silvia Zoico, Famelica farfalla, puntoacapo, p. 4
20) Giovanna Bemporad, Esercizi vecchi e nuovi, Archivio Dedalus, p. 3
20) Ennio Cavalli, Minime e massime, La Vita Felice, p. 3
20) Maria Pia Quintavalla, China, Effigie, p. 3
20) Alessandro Raveggi, La trasfigurazione degli animali in bestie, Transeuropa, p. 3
24) Dina Basso, Uccalamma, Le Voci della Luna, p. 2
24) Marco Bruno, Eccesso di realtà, Campanotto, p. 2
24) Elena Petrassi, Figure del silenzio, ATI, p. 2
SAGGI
1) S. Luzzatto-G. Pedullà, Atlante della letteratura italiana, Einaudi, p. 39
2) Paul Ginsborg, Salviamo l’Italia, Einaudi, p. 28
3) Gustavo Zagrebelsky, Sulla lingua del tempo presente, Einaudi, p. 26
4) Marco Belpoliti, Pasolini in salsa piccante, Guanda, p. 23
4) Alfonso Berardinelli, Che intellettuale sei?, Nottempo, p. 23
6) Ezio Raimondi, Ombre e figure, Il Mulino, p. 20
7) Carla Benedetti, Disumane lettere, Laterza, p. 18
7) Lina Bolzoni, Il cuore di cristallo, Einaudi, p. 18
9) Simone Barillari, Il Re che ride, Marsilio, p. 16
10) Remo Ceserani, Convergenze, Bruno Mondadori, p. 14
11) Andrea Tagliapietra, Icone della fine, Il Mulino, p. 12
12) Salvatore Settis, Paesaggio, costituzione, cemento, Einaudi, p. 11
13) Luca Rastello, La frontiera addosso, Laterza, p. 10
14) Roberto Calasso, L’ardore, Adelphi, p. 9
14) Enzo Golino, Parola di duce, Rizzoli, p. 9
16) Emanuele Zinato, Le idee e le forme, Carocci, p. 7
17) O. Breidach-F. Vercellone, Pensare per immagini, Bruno Mondadori , p. 6
17) Franco Brevini, La letteratura degli italiani, Feltrinelli, p. 6
17) Biancamaria Frabotta, L’estrema volontà, Perrone, p. 6
17) Antonio Girardi, Grande Novecento. Pagine sulla poesia, Marsilio, p. 6
17) Eugenio Lecaldano, Prima lezione di filosofia morale, Laterza, p. 6
17) Mario A. Rigoni, Vanità, Nino Aragno Editore, p. 6
17) Gabriella Sica, Emily e le altre, Cooper, p. 6
17) Elisa Vignali, Sivlio D’Arzo, scrittore fra la provincia e il mondo, Archetipolibri, p. 6
17) Luigi Weber, Romanzi del movimento, romanzi in movimento, Transeuropa, p. 6
27) Daniele Combierati, Tra poesia e poesia, EdiLet, p. 5
27) Riccardo Donati, I veleni delle coscienze, Bulzoni, p. 5
27) Michele Mari, I demoni e la pasta sfoglia, Il Cavallo di Ferro, p. 5
30) Francesco Antinucci, Parola e immagine, Laterza, p. 4
30) Barbara Chitussi, Immagine e mito. Un carteggio tra Benjamin e Adorno, Mimesis, p. 4
30) Pietro Citati, Leopardi, Mondadori, p. 4
30) Filippo La Porta, Meno letteratura, per favore, Bollati Boringhieri, p. 4
30) Andrea Moro, Che cos’è il linguaggio, Luca Sossella Editore, p. 4
30) Pascal Schembri, Un marziano in Italia, Edizioni a Nordest, p. 4
30) Giovanni Solimine, L’Italia che legge, Laterza, p. 4
37) Eugenio Borgna, La solitudine dell’anima, Feltrinelli, p. 3
37) Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli, p. 3
37) Paolo D’Angelo, Filosofia del paesaggio, Quodlibet, p. 3
37) Roberta De Monticelli, La questione morale, Raffaello Cortina, p. 3
37) Carlo Donolo, Italia sperduta, Donzelli, p. 3
37) Sergio Fabbrini, Addomesticare il Principe, Marsilio, p. 3
37) Stefano Geraci, Destini e retrobotteghe, Bulzoni, p. 3
37) Silvia Ronchey, Ipazia, Rizzoli, p. 3
37) E. Sgarbi-G. Reale, L’ultima salita. La via Crucis della Valle Camonica, Bompiani, p. 3
37) Paolo Virno, E così via, all’infinito, Bollati Boringhieri, p. 3
47) Belpoliti-Manera (a c. di), Furio Jesi, «Riga» n. 31, p. 2
47) Elio Grazioli, Ugo Mulas, Bruno Mondadori, p. 2
47) Francesca Rigotti, Partorire con il corpo e con la mente, Bollati Boringhieri, p. 2
47) Alessandro Trocino, Popstar della cultura, Fazi, p. 2
51) Giancarlo Alfano, Paesaggi, mappe, tracciati, Liguori, p. 1
51) Mario Caramitti, Letteratura russa contemporanea, Laterza , p. 1
ALTRE SCRITTURE
1) Eraldo Affinati, Peregrin d’amore, Mondadori, p. 56
2) Franco Buffoni, Laico alfabeto in salsa gay piccante, Transeuropa, p. 55
3) Dino Baldi, Morti favolose degli antichi, Quodlibet, p. 46
4) Giulio Marzaioli, Voci di seconda fase, Arcipelago, p. 45
5) Franco Arminio, Cartoline dai morti, Nottetempo, p. 40
6) Claudio Parmiggiani, Una fede in niente ma totale, Le Lettere, p. 21
7) Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità, Einaudi, p. 18
8) Antonio Tabucchi, Viaggi e altri viaggi, Feltrinelli, p. 15
9) Valerio Magrelli, Addio al calcio, Einaudi, p. 14
10) Franca Valeri, Bugiarda no, reticente, Einaudi, p. 12
11) Alessandro Barbano, Dove andremo a finire, Einaudi, p. 6
11) Coffami-Zabaglio, Sovvertire il cinema, 18:30 Edizioni, p. 6
11) Mariangela Gualtieri, Caino, Einaudi, p. 6
11) Anna Mallamo, Lezioni di tango raccontate da una principiante, Città del Sole, p. 6
15) aa.vv, Festa per Elsa, Sellerio, p. 5
15) Salvatore Lupo, Potere criminale, Laterza, p. 5
15) Matteo Marchesini, Bologna in corsivo, Pendragon, p. 5
15) Anna Ruchat, Volo in ombra, Quarup, p. 5
19) Eugenio Baroncelli, Mosche d’inverno, Sellerio, p. 4
19) Silvia Dai Prà, Quelli che però è lo stesso, Laterza, p. 4
19) Claudio Giunta, Il paese più stupido del mondo, Il Mulino, p. 4
22) Emma Dante, La trilogia degli occhali, Rizzoli, p. 3
22) Giancarlo De Carlo, Viaggi in Grecia, Quodlibet, p. 3
22) Cesare Lievi, Il vecchio e il cielo, Marsilio, p. 3
25) Marco Ercolani, A schermo nero, QuiEdit, p. 2
25) Alessandro Schwed, Mio figlio mi ha aggiunto su FB, l’ancora del mediterraneo, p. 2
25) Serena Vitale, A Mosca!, A Mosca!, Mondadori, p. 2
28) Alessandro Carrera, Librofilia, Cairo, p. 1
*
Flavio Santi ha escluso dalle votazioni il suo romanzo Aspetta primavera, Lucky, Edizioni Socrates
Comments are closed.
I primi dieci non fanno uno Scrittore.
:-)))
Rispetto e anzi mi va a genio l’idea di una classifica di qualità. Vedere nomi di autori talentuosi che mai figurerebbero nelle classifiche diciamo più commerciali, non può che farmi piacere. Però io – personalmente, de gustibus… – la trovo un tantinello virata sull’umanistico. Cioè, è l’ennesima volta che sfoglio il reparto “saggistica” in cerca di qualcosa di diverso dal letterario e ci trovo praticamente niente; o nella saggistica non rientra la biologia, la neurologia, l’antropologia e tanti altri campi del sapere in cui si stanno avendo scoperte e intuizioni e pubblicando libri destinati anche a cambiare il corso stesso del sistema culturale, letteratura compresa? Qui la saggistica è quasi esclusivamente quella linguistico-letteraria con qua e là qualcosa di storico o filosofico. Non ho seguito i commenti alle precedenti classifiche, quindi mi scuso in anticipo nel caso la questione fosse stata già posta. Chiedo, fuor di polemica, se non sarebbe il caso di “subappaltare” il reparto saggistica a un gruppo di studiosi di diversi ambiti, in particolare del ramo scientifico, che possano arricchire e rendere ancora più “di qualità” la classifica stessa. Trovo che il lettore medio che entra nelle librerie italiane spesso è martellato dai muraglioni di Moccia e Faletti, e a fatica riesce a venire a conoscenza di autori di livello come un Argentina o un Aloja, ma la stessa condizione di inaccessibilità è quella in cui versano molti linguisti o letterati davanti a titoli di contenuto scientifico. Che a un lettore di Faletti sia consigliato di leggere Siti è cosa buona e giusta. Ma io voglio anche che a un lettore di Siti sia consigliato di leggere un saggio di De Duve o di Noe. Un saluto
Graziano Dell’Anna
Non mi sembra che la giuria non abbia grande sensibilità estetica: trovare all’ultimo posto il bellissimo libro di Gilberto Severini, preceduto da tutti quanti, proprio tutti tutti, è semplicemente la prova che queste segnalazioni sono insensate. Marco Lodoli
Vorrei invece proporre una discussione sulla giuria, considerato che la questione è stata sollevata da Carla Benedetti in un libro, “Disumane lettere”, presente proprio in questa classifica al 7° posto per la saggistica. Un libro che evidentemente è stato letto da molti e apprezzato nonostante gli spunti polemici. Lei punta il dito sulla quantità davvero notevole di giurati persino in questo premio, che si dice “di qualità”, sollevando il dubbio che la quantità deresponsabilizzi. Inoltre mette in evidenza anche un fattore qualitativo: che fra i grandi lettori siano presenti anche editor, consulenti editoriali, direttori di collana. Saranno imparziali, si chiede?
A queste osservazioni se ne possono aggiungere altre: che fra i grandi lettori sono presenti anche molti scrittori e poeti, alcuni notoriamente amici fra loro o redattori delle stesse riviste. In linea di massima è legittimo domandarsi se possa essere imparziale un romanziere che giudica un altro romanziere, un poeta che dà un voto a un altro poeta. Perdipiù, considerati tutti i libri che si dovrebbero leggere (questa davvero una quantità impossibile), ogni giurato non finirà per leggere unicamente i libri di scrittori che già conosce oppure di suoi amici o segnalatigli da amici?
Anche partendo con le migliori intenzioni probabilmente l’imparzialità è impossibile.
Tuttavia, se i giurati fossero solamente pochi critici soltanto critici (né prosatori né poeti né responsabili editoriali) il rischio sarebbe quello che venissero lette meno opere di quelle che possono leggere 100 persone, che girassero meno nomi d’autori poco conosciuti o totalmente nuovi. Un aspetto positivo di questa classifica potrebbe essere quello che vengano selezionati (seppure non con voti altissimi) e suscitino una qualche curiosità anche titoli meno famosi.
Prossimamente avremo modo di leggere anche alcune dichiarazioni di voto. Sarà interessante sentire parlare un po’ di più anche dei libri non in cima alla classifica.
La classifica-poesia è sensata. La trovo veramente di altissima qualità: da Mesa a Testa, da Giovenale a Raveggi, da Matteoni a Morresi.
L.
più d’uno mi ha detto che Gli intervistatori di Fabio Viola è un gran libro. addirittura un mio amico mi ha detto “adesso che l’ho letto, smetto di scrivere”. però qui non c’è.
altra cosa che mi è venuta in mente, sfogliando la classifica di febbraio: uh, ma questa è quella di dicembre!; e invece no, è solo molto simile.
Sono d’accordo con Ama e Lodoli, a prescindere. Poi vorrei ridire, scusandomi per la ripetizione con chi mi ha già ignorato una volta: in una società dove la competizione è così feroce da far contare solo i primissimi arrivati, indicare nomi dal terzo classificato in poi non equivale a segnalarne la trascurabilità, la scarsità, l’inettitudine, a rarissimi e preziosissimi quaritatevoli lettori?
Scusatemi per la frase ingarbugliata, scritta di fretta e con un po’ di irritazione: spero sia comunque chiaro che reputo il romanzo di Gilberto Severini un libro intenso e commovente e, di conseguenza, la giuria di Pordenone priva di intelligenza letteraria.
Ringrazio tutti coloro che ad oggi hanno espresso belle parole per il mio lavoro. Segnalo comunque che il titolo corretto del libro è: “Il bene immobile” (non “Il bene comune”).Se possibile chiedo la cortesia di apportare questa modifica nella sezione “Poesia”.Grazie. Cordiali saluti.Massimiliano Martolini
Questa potrebbe essere un’occasione come un’altra per parlare di libri e per cogliere suggerimenti. Qui nei commenti, per esempio, si potrebbero ribaltare un po’ le cose e ascoltare preziosi inviti alla lettura, come quello di Lodoli, in modo da mettere in luce testi forse ingiustamente trascurati o nemmeno letti.
La forma della classifica, come dice Larry Massimo, pare poco adatta a opere multiformi e poco comparabili fra loro; ma discutere di questo o quel romanzo, fare segnalazioni non può che essere utile ai lettori.
Io ritengo che le classifiche siano sempre antipatiche, creano antipatie, invidie, rancori, paranoie. Forse i premi letterari andrebbero aboliti. Voi cosa ne pensate?
classifica omofoba? il primo e l’ultimo della narrativa sono noti omosessuali…
secondo me quelli che proprio non dovrebbero votare sono i critici letterari, non lo fanno già di continuo nel loro lavoro? i poeti sì, gli scrittori sì, i traduttori soprattutto sì (dall’italiano), gli editori sì (non libri delle proprie case editrici, così come gli autori non votano i propri libri), insomma chi vive di libri rischiando qualcosa, non so come dire…
(infatti detto questo tolgo il disturbo)
Roberta, immagino che ti sia persa le puntate precedenti della discussione, ossia le altre volte che sono state sollevate le stesse questioni che poni tu. Il problema dell’interesse editoriale non sussiste. Chi svolge una funzione di editore infatti non può, secondo regolamento, votare per le opere pubblicate dalla sua stessa casa editrice, grande o piccola. E nessun votante, tra l’altro, svolge una funzione di editor presso un grande editore. Io che sono consulente in Mondadori, posso votare per un libro edito da questo editore, proprio perché non ho nessun potere decisionale, nessuna responsabilità di budget.
Dall’altro lato è senz’altro vero che persone che si conoscono, votano per il libro di un amico. Qui c’è da sperare che lo facciano perché davvero lo ritengono il più meritevole, e non per altri motivi. Però rispetto a questo, l’allargamento dei votanti è un meccanismo di garanzia rispetto al rischio del voto pappa e ciccia. Nella giuria ci sono i critici di Alias e quelli dell’Avvenire, e sempre più persone competenti che sono assai lontane dai cosidetti “giri”. Posso dirti che fra quelli che avevano votato il mio libro – come ho scoperto dopo – c’erano un bel numero che non ho mai visto o dei quali ignoravo persino il nome.
Io credo che il limite maggiore di questa inziativa stia nel fatto che uno voti per i libri che gli è capitato di leggere. Escono i libri nuovi degli scrittori già noti e stimati, molti “addetti ai lavori” li leggono, poi votano per quelli/o che gli sono sembrati i migliori. Posso dire, per esempio, che molti degli scrittori nell’attuale classifica pubblicati da editori più piccoli, non li conosco proprio oppure non ero al corrente che avessero pubblicato qualcosa di nuovo (per esempio Cosimo Argentina, che stimo molto). Per questo, io prendo la classifica come una serie di segnalazioni. Talvolta finisce che il mese successivo voto per un libro che ho potuto scoprire il mese precedente.
Per questo le ritengo, alla fine, uno strumento utile persino per chi con i libri ci lavora. Ma la finalità è piuttosto quella di segnalare delle letture “di qualità” ai lettori “normali”, per quanto “forti”. E per quanto ci possa essere da obiettare (in questa tornata ci sono diversi titoli che non mi sono piaciuti ai ranghi alti), credo tuttavia che il livello qualitativo rispetto alle classifiche di vendita sia innegabilmente diverso (Ammaniti, Eco, Faletti ecc.)
‘Ammaniti,Eco’… ciò che legge il volgo,Helena.
Il problema dei giurati-editor o consulenti editoriali comunque non l’ho sollevato io ma Carla Benedetti in “Disumane lettere” a pag. 176.
A me personalmente dà più da pensare il fatto che i giurati-scrittori inevitabilmente finiscano per leggere i libri degli amici scrittori o degli autori più noti e solo quelli, anche per una questione di tempo.
Vale per le classifiche dedalus ciò che vale per molte altre iniziative culturali. Va relativizzata. Se ne possono riconoscere i limiti. Hanno senso le critiche, sopratutto se possono migliorare il loro funzionamento generale. Detto questo, queste classifiche sono nate per rispondere a un problema reale (si possono segnalare e valorizzare dei libri al di fuori dei risultati di mercato?). Ed è quindi meglio che ci siano anch’esse, in modo da contrastare le sole classifiche di vendita.
Ciò non toglie che si potranno sempre verificare casi come quello indicato da Lodoli (amesso che Lodoli abbia ragione): un libro ultimo in classifica è meglio di un libro primo in classifica. Si può presentare anche il caso di un libro non presente nelle classifiche, che è magari il libro italiano del secolo. Nulla di tutto ciò dovrebbe sorprenderci. Possiamo solo sperare che le classifiche dedalus siano un ulteriore strumento per riuscire a sondare l’universo della letteratura al di fuori dei criteri della rendita commerciale.
leggo tra i commenti una sorta di sfiducia. sfiducia nel fatto che le persone possano dichiarare qualcosa semplicemente perché la pensano vera, e che consiglino un libro perché lo pensano un bel dono non a chi l’ha scritto, ma a chi si spera lo leggerà.
non è che tutti si comportano per forza sempre secondo chissà quali interessi nascosti, per quali clientelari amicizie… se non ci si fida di qualcuno, inutile recriminare. un conto è fare proposte per migliorare il tutto, un altro è proprio partire pensando male. ma come mai? se qualcuno crede che i 100 giurati siano tutti dei venduti, non c’è proprio argomento per lui/lei. i consigli di lettura non riguardano questo qualcuno. che sia per sua presa di posizione o per naturale incompatibilità di vedute, a un certo punto non importa più, discorso chiuso.
dovremmo dunque credere che la benedetti, che penso persona preparata e con buone intenzioni, parli bene di moresco solo perché lo conosce? io non lo credo. o almeno: non ci voglio affatto credere. il punto di osservazione in questo caso è influente.
Ho capito: può accadere che un libro bellissimo sia ultimo in questa classifica, e che al primo posto ci sia un libro che vale poco o niente. Era quello che pensavo, Inglese me lo conferma. Dunque questa classifica è ridicola.
Leggerò al più presto il libro di Severini, ammesso che si trovi in libreria. Potrebbe essere interessante leggere ogni volta sia il primo sia l’ultimo in classifica per farsi un’idea un po’ più precisa della cultura letteraria del momento.
Azzurra sono le classifiche che sono sbagliate :-)
Se si è capito che una classifica commerciale è per lo più scorretta, perchè mai un’altra (che poi alla fin fine è sempre commerciale) dovrebbe essere più corretta (solo perchè i giurati sono diversi? forse, puo anche essere che la prima volta possa funzionare ma dopo si ricreano gli stessi sistemi e vizi automatici). Il fine di una classifica è di far conoscere quegli autori (o libri o editori che, non a caso, sono sempre gli stessi delle classifiche ufficiali) nelle prime tre posizioni, il resto è solo apparato per giustificare la presenza dei primi posti, un po’ come le posizioni dei candidati elettorali.
Il tutto in base al fatto che io (che sono libera e bla bla) non compro necessariamente un prodotto perchè pubblicizzato, ma certo non compro un prodotto di cui NON ho mai sentito parlare).
L’unica cosa secondo me è non dare troppa importanza alle classifiche (e questo già lo facciamo) e secondo non protestare ogni volta, tanto serve solo a pubblicizzare sempre quei tre posizionati in alto ;-).
Altro consiglio … usare le biblioteche per tastare i libri, perchè comprarli in base a simili classifiche … c’è da farsi del male e basta.
Semmai intelligente Lodoli che, abilmente, con il suo commento ha capovolto la classifica, creando curiosità intorno agli ultimi tre ;-).
ho l’impressione che al riguardo di quelli che alla fine sono “strumenti di lavoro”, poco più che momentanei punti della situazione, ci sia un’acribia eccessiva.
parlo qui della classifica dedalus e mi riferisco anche alla polemica sotto il post per l’antologia de l’illuminista. con una differenza, però, perché se già l’antologia si presentava, necessariamente, come il tenativo di fissare il quadro e quindi, necessariamente, si esponeva a critiche, anche d’impianto, molto pesanti, la classifica dedalus è davvero poco più di un quaderno di letture collettivo.
la forma di classifica è certo criticabile (e, per dire, nonostante abbia anche goduto di “buoni voti”, non la ritengo una cosa qualificante) e tuttavia questa lista rimane uno strumento di circolazione e di informazione, la cui “pretenziosità” giudicante è riscattata dalla velocità dell’aggiornamento e dall’ampiezza di copertura sicuramente maggiore di altre classifiche.
@lodoli si lamenta giustamente delll’incongruenza tra il punteggio e la qualità. però non nota che, per esempio, anche se all’ultimo posto, io di severini ne sento parlare proprio grazie alla classifica.
No Lodoli non è ridicola. Rischia di essere ridicola la tua conclusione. Sarebbe come dire che siccome la critica ha preso spesso cantonate, allora è ridicola tout court. Certo, A VOLTE, magari SPESSO, la critica è stata ridicola. Ciò non toglie che la critica ha una sua funzione e può svolgerla anche bene. Così vale per questa classifica. Essa può risultare in certe situazioni o scelte ridicola, senza che lo sia sempre. Capisco che il ragionare articolato non è di moda, ma aiuterebbe.
Sono insomma d’accordo con Georgia e Bortolotti: alle classifiche non bisogna dare eccessiva importanza, in quanto sono costitutivamente fallibili. Ma ciò nonostante possono avere un’utilità. Ad esempio vedere chi c’è in fondo alla classifica, che in genere è molto meno conosciuto di chi c’è in cima.
Per parte mia, eleminerei addirittura la gerarchia: mettere in ordine alfabetico tutti i libri votati (sia che abbiano avuto 1 o 90 punti).
lodoli si lamenta giustamente delll’incongruenza tra il punteggio e la qualità. però non nota che, per esempio, anche se all’ultimo posto, io di severini ne sento parlare proprio grazie alla classifica
scusa se ti contraddico, ma io (e penso anche tu) ne sento parlare solo grazie a lodoli e non alla classifica (che di suo lo ha messo in un punto dove nessuno, normale, lo avrebbe mai visto)
alle classifiche non bisogna dare eccessiva importanza
certo, andrea, io però le classifiche (codine e conformiste) eviterei proprio di farle (e di postarle) sono cose che fanno a pugni con quello che si vorrebbe (o per lo meno si voleva) che fosse il ruolo della rete … poi uno naturalmente fa quello che vuole e soprattutto quello che può, per barcamenarsi alla meno peggio in questo mondo … ma ci colgo un briciolo di incoerenza (che però non è certo cosa grave)
Per parte mia, eleminerei addirittura la gerarchia: mettere in ordine alfabetico tutti i libri votati (sia che abbiano avuto 1 o 90 punti).
questa potrebbe essere una buona idea, almeno lo potrebbe fare nazione indiana … però penso che dopo poco i giurati smetterebbero di votare classifiche o per lo meno di volere che vengano postate su NI;-)
42 nomi citati e ce ne fosse uno valido sul serio. Solo Walter Siti salverei, seppur con forti riserve. La classifica dei radical chic parenti di parenti.
Più che un semplice elenco, anche in ordine alfabetico, avranno senso secondo me le dichiarazioni di voto, in cui finalmente verranno argomentate le scelte. Sarà qualcosa di simile, penso, alla vetrina della Slowbookfarm, ma con la possibilità offerta a più persone d’intervenire.
… invece a cosa debbo imputare il fatto che non si faccia menzione (come sul sito originale pordenonese) che ho chiesto esplicitamente l’esclusione del mio ultimo lavoro (e continuerò a farlo in futuro), in quanto autore-membro della giuria (e dunque detentore di un piccolo conflitto di interessi?)
Grazie.
Flavio Santi
Ripeto una cosa che ho già detto, a proposito di Pordenoneccetera.
Al significato quantitativo delle classifiche di vendita, non corrisponde, non può corrispondere, un opposto significato qualitativo delle classifiche, per così dire, «critiche».
E ciò per l’intrinseca non quantificabilità (sia pure a punti di consenso) della così detta qualità, che, si può dire per statuto, va SEMPRE argomentata.
Per quanto mi sia chiaro l’intento, meritorio ma vagamente liceale, di tenere alta la fiaccola della qualità a fronte della «brutalità» del mercato editoriale, resta il fatto che il giudizio, quando è veramente tale, deve sottrarsi ad ogni semplificazione e dunque rifiutarsi di inseguire il mercato sul suo stesso terreno competitivo.
So bene che con questa argomentazione si dovrebbero abolire anche i premi letterari: vabbè, poco male.
P.s.: La stessa parola “qualità”, qui usata come se avesse un significato univoco e condiviso, porta con sé una tale mole di ambiguità, da scoraggiare chiunque voglia usarla come egida sotto la quale formulare classifiche…
Tra i saggisti presenti in classifica ho letto finora solo Zagrebelsky,
Berardinelli, Ceserani e Mari, un paio d’altri li sto leggendo, ma il più bello a tutt’oggi è il libro di Michele Mari, I demoni e la pasta sfoglia, che consiglio molto molto molto caldamente.
Non mi stupisce che abbia solo 5 punti, Mari non fa dibattito pur essendo – a mio avviso – uno dei nostri maggiori scrittori, ma proprio per questo è difficile ridurlo all’attualità, alle tendenze, agli schieramenti, ai raggruppamenti, gli unici a creare discorso pubblico. Il rapporto con uno scrittore come Mari è sempre un tête à tête altrettanto idiosincratico e libero del suo personale corpo a corpo con la letteratura, e per di più bisogna cercarlo appassionatamente, visto che il cavallo di ferro non può competere con gli altri editori per visibilità e presenza in libreria.
Avevo da poco dismesso i pantaloni corti quando iniziai a fare il critico di musica rock per alcune riviste anni ’70. Chiedo venia per l’accenno autobiografico del quale, i più, giustamente se ne impiperanno, ma ricordo che (benché appena ventenne) mi sopresi a pensare che il mio compito non doveva essere spiegare ai lettori un disco “come è”, bensì “cosa è”.
La valutazione personale del critico, in coda o a margine, ci può stare ma non dovrebbe essere (almeno secondo me) una sorta di sentenza di Cassazione. Usciva (per dire) un nuovo album dei Soft Machine? Be’, ritenevo che il mio compito fosse quello di matterlo in relazione ai precedenti. Sottolineare se e quanto fosse più “jazz” rispetto al passato. Se e quanto avesse conservato la primigenia ispirazione legata a Robert Wyatt o, semmai, quanto ormai Mike Ratledge avesse fatto piazza pulita del sound Canterbury.
Di conseguenza, tanto per citare un agguerrito ospite di questo post, il critico mi dovrebbe sottolineare cosa rappresenta l’ultimo libro di Lodoli rispetto a (per dire) “Diario di un millennio che fugge” e rispetto alla contemporanea produzione letteraria.
Le classifiche, i premi sono invece una naturale conseguenza della valutazione soggettiva. Le graduatorie vanno prese per quello che sono. E, mi rendo conto, a volte (se non sempre) sono quanto occorre a condizionare il mercato. Ma scrivere e pubblicare conduce inesorabilmente a far parte anche di queste logiche. Possono essere contestate, ma auspicare che vengano debellate mi pare illusorio e inutile.
Non ci si può tuffare nell’oceano con la speranza di non bagnarsi. Tra l’altro, a volte, si può incorrere nell’eccesso opposto. Ossia considerare (soggettivamente, per carità) scadente un libro proprio perché ha vinto un premio o è ben messo in classifica.
Accade di tutto. E tutto va considerato plausibile. Fatto salvo, però, l’esercizio del libero arbitrio.
Quando vedo un romanzo primo in classifica, promosso su giornali e televisioni, fatto oggetto di polemiche anche strumentali affinché, comunque, si faccia pubblicità, oggettivamente prendo atto. Ma, come dice Rett nella scena finale di Via col vento, “francamente me ne infischio”.
in fondo, come accennava Helena, la “classifica” Pordenonelegge la si potrebbe interpretare come “quali libri hanno letto queste 150 persone, in questi due mesi?”.
così – e in fondo è proprio così – ha un senso.
il “primo” in classifica non è il migliore – quanti libri si possono leggere in due mesi? – ma il più letto, da quel gruppo di lettori, in quel periodo.
così come le normali classifiche di vendita, indicano qual è il libro più letto/acquistato da un campione molto più ampio di lettori.
Non capisco i polemisti.
Le classifiche dedalus sono il post che più aspetto su NI. Perché? Perché mi SUGGERISCONO LIBRI DA LEGGERE. Specialmente i posti dopo la 5 sono ricchi di libri che sono magari noti agli addetti ai lavori ma sconosciuti (in quanto il sistema distributivo e informativo, semplicemente, non ne parla) al lettore medio che non ha tempo di passare la giornata per blog letterari.
E’ chiaro che ci possono essere delle solenni boiate che stanno alte in classifica solo perchè l’autrice o l’autore hanno un sacco di amici tra gli addetti ai lavori, ma sono più le volte in cui la classifica dedalus mi ha suggerito buoni libri di quelli in cui mi ha fatto prendere la “sòla” (cosa che è avvenuta una sola volta, a essere precisi). Basta leggerla per quello che è: una classifica fatta dagli addetti ai lavori. In mancanza di un sistema di critica valido e fruibile, è comunque mille volte più interessante e utile delle assurde classifiche di vendita che infestano i giornali.
Le discussioni precedenti, sotto le classifiche dei mesi passati, hanno gia’ chiarito molte delle questioni qui riprese:
– chiamasi “Dedalus” invece che “Galois” o “Vico” perche’ il punto di partenza e di arrivo e’ letterario
– l’ “aria di famiglia” e’ appositamente ricercata perche’ il gruppo di lavoro condivide un mestiere e una… sic… “formazione culturale”, con le ovvie e poche mosche bianche cooptate piu’ o meno per caso
– ogni giurato segnala quel che legge e spesso legge solo cio’ che gli viene inviato dai generosi uffici stampa delle case editrici medio-grandi.
In definitiva si tratta di un sondaggio orientato che non ha alcuna pretesa di oggettivita’ (questa dedalusianamente rifuggita, direi) e complementa la classifica di mercato invece che proporre un diverso paradigma. E se continuate a non fare i bravi, verra’ chiuso anche questo colonnino di commenti, dopo quello sotto l’antologia romanocentrica e quello sotto il concorso di poesia a 40 euro.
non è una classifica, è un sondaggio
Inglese, stai facendo un po’ il furbo, e così rendi ancora più ridicola la situazione. Una giuria che si autodefinisce di qualità relega all’ultimo posto un libro molto bello: questa è la questione, non ci girare attorno. Su questo bisognerebbe interrogarsi. Come è possibile che questa giuria abbia compiuto un tale misfatto, com’è possibile tanta distrazione? Quando ho letto l’elenco sono rimasto stupito. Tutto qui, ma mi sembra parecchio.E intanto cerco di rimediare invitando tutti quanti a leggere il romanzo di Gilberto Severini.
[…] https://www.nazioneindiana.com/2011/03/05/classifiche-pordenonelegge-dedalus-febbraio-2011/ […]
Purtroppo la statistica non si puo’ applicare alla letteratura: una testa non vale un voto.
più numerosi e anonimi sono i “giurati” piu’ deresponsabilizzante è la loro scelta.
Se per esempio io sono convinto che il libro del mio amico scrittore incompreso, potrei perfino, “a fin di bene” ignorare gli altri autori che pure reputo meritevoli, solo per far pesare di più il mio voto sull’amico e aiutarlo a diffondere la sua opera.
Potrei scegliere sulla base di chi è più amico o vicino simpatico.
Non ho capito bene se ci sono dei criteri per la selezione e la scelta delle opere.
Qualcuno sottopone ai giurati una lista di opere da leggere e giudicare?
I giurati sono obbligati a leggere tutti i libri o solo quelli che desiderano?
se io fossi un giurato, dei 51 saggi, molti non li sceglierei perchè l’argomento non mi interessa o non lo conosco. Un saggio di fisica quantistica verrebbe scelto solo se tra i giurati c’e’ un appasionato di fisica.
—
le classifiche dei libri funzionano come le classifiche di san remo; la canzone che vince non è mai o quasi mai la migliore.
Allora?
allora io non farei una classifica
farei un elenco dei libri più letti (letti da più giurati) e ci terrei a dire che i libri più letti non sono mai i migliori.
Lodoli, lei però fa il furbetto più di tutti… “Come è possibile che questa giuria abbia compiuto un tale misfatto, com’è possibile tanta distrazione?”. Da persona umilmente informata dei (mis)fatti letterari, seguendo varie riviste e leggendo più di duecento libri all’anno, credo di essere un lettore forte, e credo molto semplicemente che a molti di questi grandi lettori non sia giunta alcuna notizia su un certo Severini, edito da una casa editrice, Playground, di cui io, e credo molti altri come me, non avevo mai sentito parlare.
Forse se lei credeva in Severini al punto tale da considerare un crimine non conoscerlo poteva lei stesso, prima di gridare al crimine ora, dedicarsi alla diffusione. Magari poteva scrivere una articolo su un giornale, segnalarlo ai siti letterari, e molto altro.
Pare il suo un fragile pretesto per screditare una giuria, per chissà quali altri motivi.
(Di sfuggita – giuro, non lo sapevo – noto che il suo romanzo è al sedicesimo posto con soli sei punti: non sarà che questo in qualche modo c’entra con la sua roboante vis polemica?)
mi chiedo sempre da quali rigurgiti di acido nascano commenti come quello di @carlo q, qui sopra,
per pura empatia umanitaria consiglio l’assunzione di ranitidina
D’accordo con Alcor: il libro di Mari è stupendo.
@ alcor: perché acido? Lei conosceva Severini edizioni Playground? Crede anche lei che ci sia una congiura ai suoi danni o forse invece non sarà semplicemente il fatto che la grande massa dei giurati non ne aveva avuto notizia?
A me pare che l’acidità sia quella di sputa merda sui giurati-criminali per non aver colpevolmente e consapevolmente segnalato un libro che non conoscevano, scusi eh.
Mi spiace, carlo q., un conto sono la polemica e il disaccordo, ma parole come queste:
«Pare il suo un fragile pretesto per screditare una giuria, per chissà quali altri motivi.
(Di sfuggita – giuro, non lo sapevo – noto che il suo romanzo è al sedicesimo posto con soli sei punti: non sarà che questo in qualche modo c’entra con la sua roboante vis polemica?)»
raggiungono vette di gratuita volgarità scusabili – forse – solo per un grave attacco di gastrite
@macioci
mi fa piacere che tu sia d’accordo
sa, alcor, è che uno si chiede: ma come mai una persona intelligente come lodoli interviene con questa aggressività contro la giuria (io definirei il suo intervento come volgare, sì)? Ci sarà pure un motivo visto che lodoli non può arrivare a non pensare che il libro semplicemente non è conosciuto? Me lo dia lei allora un altro motivo per capire l’intervento di Lodoli.
Ah, il mio stomaco sta benissimo, grazie.
a prescindere dalla discussione sulla validità o meno della giuria in questione, faccio una rapida capatina per confermare che a mio parere il libro di severini in effetti è da leggere, assolutamente.
perché pensare subito e in assenza di indizi e prove che Lodoli – i cui commenti non sono mai stati volgari e soprattutto mai personali – sia mosso ragioni ignobili?
lo rilegga, io ci vedo semplice generosità intellettuale
quanto al suo stomaco, mi fa ovviamente piacere che sia sano, e tuttavia mi dispiaccio che, godendo di buona salute, lei non abbia scuse
Fine dell’OT
Ripeto, me lo dia lei un altro motivo.
Io la metterei così: che grazie a questa discussione si è dato spazio a un libro poco conosciuto, che penso dovrebbe essere uno degli scopi di una classifica del genere…
a Lodoli
“Inglese, stai facendo un po’ il furbo, e così rendi ancora più ridicola la situazione. Una giuria che si autodefinisce di qualità relega all’ultimo posto un libro molto bello:”
Lodoli credo di essermi spiegato a sufficienza. Mi sembra che un caso del genere possa senz’altro accadere. Senza che per questo l’iniziativa in toto sia da definire ridicola. Ma se tu sei convinto del contrario, non per questo io penso che tu faccia il furbo. Penso che vedi le cose diversamente da me sul dedalus, e sinceramente non è una differenza di opinioni per me di grande rilevanza. Ad alcuni, come certi commentatori confermano, il dedalus è utile. Ad altri no. Per me basta e avanza per giustificare l’esistenza del dedalus, con tutti i suoi limiti e le sue pecche.
A questa tornata io non ho votato, ero incasinato col trasloco e non ho avuto internet per due (dicasi due!) mesi.
Leggo, perciò, da lettore la classifica, non da giurato.
E comprendo poco questa cosa dei primi tre in classifica come gli unici interessanti (e gli altri si fottano!). In fondo quelli li conoscevo anch’io; io tendo a cercare i nomi che non conosco, oppure scopro che tale o tal altro ha pubblicato un libro (mica so tutto di tutti).
Sono sicuro che Lodoli abbia ragione a dire che il libro di Severini sia un grande libro. D’altronde ci sono libri che ho letto in questi mesi e che qui in classifica non ci sono e che io avrei votato.
Però da qui a dire che è una vergogna, prima avrei avuto il buon gusto di aver letto tutti gli altri. E non l’ho fatto, perché nessuno di noi lo può, umanamente. O Lodoli, prima di sentenziare, mi può assicurare che ha letto tutti i libri presenti in questa classifica (e anche quelli non presenti) e che perciò può avere la certezza matematica che Severini meritava il podio? Io questo non lo so, non lo posso sapere.
Nazione Indiana NON è il Premio Dedalus, che ha altri responsabili. Noi semplicemente ospitiamo le sue classifiche. Non c’è difesa di nessuna casta, nessuno scambio di favori, nessun editore che manda a casa alcunché (se vi facessi l’elenco dei libri che ricevo mi compatireste, altro che! E’ una vera maledizione!).
Poi, certo, sono io il primo ad aver parlato di “aria di famiglia”. Che credo sia davvero difficile da evitare, per abitudini, per frequentazioni (non necessariamente pesonali) per affinità elettive…. forse con altri giurati avremmo un’altra classifica, che avrebbe un’altro tipo di “aria di famiglia”. Anche per questo, credo, gli organizzatori del premio cercano di allargare il numero dei giurati, proprio per cercare di amplificarne gli orizzonti.
E’ perciò che trovo errato il ragionamento di Flavio. Se è vero che molti degli scrittori coinvolti nella giuria nel frattempo pubblicano (quanti sono i giurati? Centinaia. Cosa credete, che ci si conosca tutti, che tutti debbano un favore a qualcun altro?) allora potrebbe per assurdo diventare impossibile votare. Ci si autoesclude se la giuria è composta da pochi elementi. Dieci, venti. Ma duecento diventa un’impresa ogni volta. potrebbe persino capitare l’afasia. Leggo decine di libri e poi va a finire che posso votarne uno, due, tre al massimo. Non se ne esce.
Il Dedalus è solo uno stato dell’arte, nulla di più. Non è un’investitura, non è un canone, non è scienza. Difetti ne ha, io per primo li registro. Ma una cosa e cercare di perfezionarli (o ammetterne l’impossibilità) un’altra è vederci dietro qualcosa di malato, di utilitaristico, di furbo. O di oltraggioso per le patrie lettere.
Su quello che dice Beppe, invece, ci voglio pensare un po’…
@biondillo
“io tendo a cercare i nomi che non conosco, oppure scopro che tale o tal altro ha pubblicato un libro”
il discorso di Biondillo è condivisibile, perchè onesto e corretto.
Il desiderio di alcuni giurati di segnalare gli autori meno conosciuti è encomiabile. Me le preferenze, qaulsiasi sia il criterio adottato, non sono mai confrontabili tra di loro.
Conclusione:
ciò che secondo me non va bene è la classifica, questa mania tutta contemporanea di voler trasfomare in numero, di voler misurare qualsiasi cosa, persino la qualità letteraria.
Si facciano le segnalazioni dei libri che sono piaciuti di più alla giuria.
Dopodichè se delle persone qualificate vogliono esprimere un giudizio qualitativo in modo trasparente e responsabile bene, anzi molto bene offrano ai lettori una recensione degna di questo nome sui libri che a loro giudizio meritano di essere letti.
A me sinceramente una classifica così non mi spinge a comprare un libro solo perchè sta al primo posto.
come lettrice, più che queste asettiche classifiche (e premi e premietti vari), mi piacerebbe leggere delle piccole recensioni per far conoscere autori poco sponsorizzati dal circo barnum, magari in ordine alfabetico, per non far torto a nessuno.
questo sì mi inviterebbe alla lettura….
e in questa direzione, penso nessuno avrebbe da ridire se qualcuno legge prima un “amico”, perchè leggendo tra le righe, un briciolo di sincerità traspare, se c’è…
@ beppe sebaste
non credo regga affatto la esclusione dei critici dai legittimati a votare. Davvero crede che non vivano – in senso non solo meramente pratico – di libri e che non rischino niente? E’ un modo di vedere le cose alquanto miope e, nella generalizzazione, banale.
@ enrico
sulla costante di alcuni nomi da dicembre ad oggi, da giurato rispondo che mi sembra piuttosto un buon segno che dei libri per i quali si è votato, e nei quali dunque si crede, resistano anche nel (breve) tempo che per statuto gli è concesso per essere votati. Troverei, fossi in lui, più curioso semmai che dei libri entrassero ed uscissero dal parametro della qualità – uso il termine qui solo per intendersi – nel giro di appena trenta giorni, subito scalzati da libri di altrettanta qualità.
scrive carlo q.: “Da persona umilmente informata dei (mis)fatti letterari, seguendo varie riviste e leggendo più di duecento libri all’anno, credo di essere un lettore forte, e credo molto semplicemente che a molti di questi grandi lettori non sia giunta alcuna notizia su un certo Severini, edito da una casa editrice, Playground, di cui io, e credo molti altri come me, non avevo mai sentito parlare”. ecco: un ‘lettoreforte’ che legge tante riviste e tanti libri, non può non aver sentito mai parlare di ‘un certo’Gilberto Severini o della Playground. O piuttosto: quali sono le riviste che legge carlo q.? e quali i libri ?
@gianni biondillo
sull’autoesclusione: è una cosa che mi ha posto un po’ di interrogativi. Per non farla troppo lunga, ti/vi allego quello che ho scritto ai responsabili:
“chiedo l’autoesclusione perché la mia funzione è di Lettore e tale voglio che sia, senza alcuna sovrapposizione con l’Autore. Cerco di fare mio lo spunto della teoria della cosiddetta we-rationality di Robert Sugden, secondo cui per decidere quali azioni intraprendere non bisogna pensare “questa azione ha buone conseguenze per me”, ma “questa azione è la mia parte di una nostra azione che ha buone conseguenze per noi”. Ecco, nel caso specifico l’operazione ha senso per una collettività di lettori in primis e non per una singola individualità, la mia, che qua deve esplicarsi come Lettore, e non come Autore. Questo almeno il mio punto di vista. Vince il noi, rispetto all’io, che si sa poi come bollava il Gaddus. Per come la vedo – ma è una mia personalissima opinione – la classifica forse dovrebbe segnalare libri che hanno poche occasioni di visibilità altrove. Le domande che mi pongo da sempre riguardo a questa operazione sono: in cosa e come si differenzia dalle altre classifiche basate sui dati di vendita? Per la qualità, sì, ma come si manifesta tale qualità? Come gusto soggettivo? Ma forse così non è un po’ poco? E poi: dovrebbe essere un servizio per il lettore, innanzitutto. Per quale lettore? Per un lettore, credo, abbastanza smaliziato e curioso, che magari comunque sa che i miei libri sono usciti ecc. Si tratta della questione del Teorema dell’incompletezza di Goedel, trasposto alle umane faccende: finché si è all’interno di un sistema più o meno coerente (nel nostro caso i Grandi lettori), non posso giudicare della coerenza stando all’interno del sistema (cioè: o faccio il Lettore o faccio l’Autore, e io voglio fare il Lettore). Se vale per le operazioni logico-matematiche, perché non può valere, a maggior ragione, per quelle critico-speculative?”
Tutto qua.
Caro Linnio, se vuole le mando il mio curriculum… Però io leggo gli inserti culturali della Repubblica, tuttolibri, e meno frequentemente il Domenicale e Alias, poi l’Indice e tutti maggiori siti letterari.
Dei romanzi in classifica ho letto:
1) Walter Siti, Autopsia dell’ossessione, Mondadori, p. 71
4) Aldo Nove, La vita oscena, Einaudi, p. 30
5) Gilda Policastro, Il farmaco, Fandango, p. 21
15) Cristiano de Majo, Vita e morte di un giovane impostore…, Ponte alle Grazie, p. 8
16) Letizia Muratori, Sole senza nessuno, Adelphi, p. 6
30) Veronica Tomassini, Sangue di cane, Laurana, p. 3
Ho appena cercato sui siti letterari Nazione Indiana, Carmilla, Lipperatura, Vibrisse se fosse mai stata fatta menzione di un libro edito da Playground. Nessun risultato.
@ carlo q:
faccio volentieri a meno del suo cv. Comunque dell’ultimo libro di severini hanno scritto( cito a memoria recensioni lette dal sottoscritto, per cui potrei sbagliare):magrelli nell’inserto culturale del sabato di repubblica, pallavicini (tuttolibri) e una bella recensione di carlo mazza galanti in alias e adesso reperibile sul sito ‘minima moralia’. playground mi pare un ‘marchio editoriale’ comunque riconosciuto ed apprezzato e se i siti che lei cita non ne fanno menzione, ciò significa assai poco in termini di qualità del prodotto librario. la finisco comunque qua perchè non voglio impancarmi a difensore di severini e playground, chè non ne hanno certo alcun bisogno.
@stefano gallerani
sì, sono d’accordo. l’equivoco era tutto mio.
solo: mi pare che la classifica sia bimestrale, e non mensile.
nelle classifiche ci sono diversi libri che ho letto, naturlamente credo che alcuni meritevoli siano rimasti fuori, ma mi pare inevitabile. Io, da lettore, guardo già questa classifica senza dar peso alle posizioni, cerco quelli che ho letto, mi segno quelli che non ho letto come appunto e mi incazzo se manca qualcosa. Stando alle classifiche, per la narrativa, sono molto contento di vedere Cristiano de Majo, in classifica, bel libro davvero il suo. La classifica di poesia ha dentro il meglio di ciò che è uscito negli ultimi mesi, penso soprattutto a morresi, testa e carpi e mesa.
Hanno senso o non lo hanno, le classifiche? Con oltre un miliardo di copie vendute in tutto il mondo, ai primi tre posti della classifica di tutti i tempi ci sono (rigorosamente nell’ordine)
1- William Shakespeare
2-Agatha Christie
3- Barbara Cartland
Non ci vuole un critico letteraio per accorgersi delle differenze (in tutti i sensi, direi) tra i tre. Tutti inglesi, però, ora che ci penso. Chi inglese sa dire solo “i love you” e “fuck off”, non ho speranze.
parole sante fabio santi, in effetti una giuria che vota anche se stessa è abbastanza ridicola, possiamo tranquillamente parlare di mini conflitto di interessi. Certo in un paese che ha al governo berlusconi potrebbe far ridere, ma anche quando gli interessi sono fra pigmei sempre di conflitto trattasi
Io sinceramente non sapevo neppure come fosse composta la giuria, ma ora ho visto che molti giurati hanno i loro libri negli elenchi e questo è prendere per i fondelli tutti quelli che per un attimo attribuissero un certo valore ad una classifica ;-).Ora non mi venite a dire che ognuno di voi è onestissimo (non lo metto in dubbio neppure per un attimo), e che nessuno mai voterebbe per se stesso, perchè NON VUOLE DIRE NULLA (ognuno potrebbe votare per l’altro giurato che a sua volta voterebbe per lui). Insomma 61 commenti per discutere di una giuria autoreferenziale mi sembra una cosa poco seria ;-). Non vedo come mai non sia stata fatta una regola banalissima che vieta di fare il votante se è in circolazione un suo libro da votare. Del resto sarebbe facilissimo, sono più i giurati dei libri :-))))))))))))), quindi sarebbe salutare farli alternare perchè non rischino di inciampare autovotandosi
Ho alcune curiosità:
1) Chi ha dato l’unico voto a Gilberto Severini se Lodoli non è in giuria?
2) ogni giurato quanti libri può votare?
3) ogni giurato può votare qualsiasi libro, oppure c’è un repertorio fisso dove attingere?
4) ci sono limiti di date (e quali) o si può votare anche un libro uscito due, tre o più anni prima?
5) chi ha deciso che è una classifica (e una giuria) di qualità e non una come tutte le altre?
Il problema delle classifiche (IMO) non è quello che siano stilate in base alle vendite (che è un criterio come un altro basta saperlo) o meno, ma che siano credibili, e siccome sono convinta che neppure le classifiche su basi di mercato siano sincere, e spesso ai primi posti non c’è quello che vende di più, ancora di più penso non sia possibile fare una classifica di qualità che sia sincera … poi nei primissimi posti mica c’è poi tanta differenza tra le classifiche commerciali e questa di qualità … ergo il giudizio commerciale sembrerebbe uscirne più che bene … a meno che ;-)
se invece di leggere il thread leggevo un libro era meglio
Georgia,
1) Ogni lettore o lettrice ha a disposizione 6 punti per ogni categoria: li può distribuire come vuole, tutti o in parte, tra uno o al massimo due libri (per categoria);
2) Si vota per libri scritti in italiano da autori viventi;
3) Si vota per libri pubblicati nei 6 mesi precedenti quello di votazione (incluso): quindi, per questo mese, le opere votabili sono quelle uscite tra ottobre 2010 e marzo 2011 (la data di uscita di un libro si può controllare, con buona approssimazione, nel sito della Libreria Hoepli: http://www.hoepli.it . Le eventuali incongruenze vanno segnalate al Segretario);
4) Non è consentito votare per opere dei coordinatori e del segretario;
(cioè CASADEI Alberto, CORTELLESSA Andrea, MAZZONI Guido, GEZZI Massimo)
5) Non è consentito votare per ristampe o riedizioni identiche all’originale.
Quelli di de Majo e Magini sono libri davvero belli.
Ho letto (come i precedenti) il bel libro di Andrea Bajani; Matteo Campagnoli e Giovanna Bemporad tra i poeti; l’amico Berardinelli tra i Saggi; in Altre scritture: “Festa per Elsa”, Dino Baldi, Franco Arminio, Franca Valeri, Eugenio Baroncelli, Silvia Dai Prà e l’immensa Serena Vitale (2 punti 2!!!). Noto con piacere che Franco Cordelli, autore il cui numero di recensioni supera da sempre il numero dei lettori, stavolta ha raggranellato ben 62 punti. Un record da Premio Nobel! “La marea umana” è stato letto (o almeno aperto, sfiorato, annusato, sfogliato) da più di 30 persone. INCREDIBILE!!!
#gianni biondillo
c’e’ una cosa che non capisco del meccanismo di votazione
Se mettiamo tu leggi un libro e lo giudichi negativamente, tanto negativamente da non meritare nemmeno un punto.
Di fatto a quel libro attribusci lo stesso “peso” di un libro che non hai letto e che magari è un buon libro.
La domanda è: perchè non è prevista la possibilità di assegnare un punteggio negativo?
insomma detto in un altro modo
il giudizio positivo di A (mettiamo 6 punti) non ha lo stesso valore e peso del giudizio negativo di b (che al massimo non assegna punti se ho capito bene)
facciamo un esempio pratico
a assegna al libro x 6 punti
b. c e d assegnano zero punti al libro x sebbene lo giudicano molto negativamente
a assegna al libro y 2 punti
b e c assegna al libro y 2 punti
risultato: i due libri risultano primi in classifica ma mentre il libro x è stato giudicato un ottim olibro da una persona su 4
il libro y è stato giudicato sia pur non ottimamente da 4 persone.
se si usassero i principi statistici, il libro x non dovrebbe andare in classifica
Carmelo, non chiederlo a me, ma ai responsabili del premio.
Ai responsabili di un sistema di votazione assolutamente discutibile. Per troppe – diverse – ragioni.
Mi permetto, così, per gioco, diciamo per il gusto di giocare con la logica, un piccolo appunto … Al di là di quello che qualcuno può pensare, non m’importa fare polemica (preferisco dedicarla ad altro); è solo un seguito della precedente discussione … Senza scopo, davvero, solo per il gusto di ragionare in pubblico …
Direi, a questo punto, che anche questa classifica sta diventando una classifica “di quantità”; la “qualità” è solo presunta, o comunque è demandata non tanto alla bontà del libro in sé, quanto piuttosto al prestigio dei “grandi lettori”. Poteva essere diversamente? No, dal momento che si è scelto un nome così pregno di significato: la parola “classifica” presuppone una “graduatoria in ordine di merito”; se leggo la classifica così com’è pubblicata in alcuni siti o riviste, e quindi senza seguire le infinite discussioni che la riguardano o le auto-spiegazioni, è gioco-forza intendere che chi sta davanti vale più di chi sta dietro. In fondo, anche qui, fate le debite differenze, ciò che risalta è l’audience. Che è, certo, un audience di tipo diverso; ma potrebbe essere altrimenti? Non dipende, ogni audience, dai metodi di rilevamento e dai metodi di lettura dei dati? Ogni classifica è diversa dalle altre. In questo caso, come si legge negli intenti, l’ordinazione non avviene secondo i dati di vendita, il criterio è un altro; ma è pur sempre un criterio che punta a mettere davanti alle altre un’opera in base al gradimento: “vincitore” è colui che ottiene più voti. Il “valore” lo stabilisce, anche qui, esattamente come accade nei dati di vendita, la “quantità”. Questa è una contraddizione evidente. Il fatto che il libro di Ginsbourg (orrendamente borghese, diciamocelo) ottenga più voti di quello, poniamo, della Bendetti, non dice niente sulla sua qualità, o del perché sia qualitativamente superiore; dice solo che più “grandi lettori” lo hanno votato. E siamo davvero nel campo della “quantità”. Insomma, al di là di tutte le giustificazioni, è evidente che la “quantità” è la vera regola di questa classifica (ma, lo ripeto, il nome stesso presuppone ciò). Il “successo” di un’opera, in questo caso, non si misura sul numero di copie vendute, ma sul gradimento ottenuto presso una porzione di lettori considerati, dagli animatori della classifica, immagino per condizione, più capaci di scovare la qualità tra le proposte editoriali. La qualità è quindi, per l’appunto, presunta: e riguarda non il libro in sé, ma il “grande lettore” invitato a segnalarlo. Ho letto, in contemporanea, “Salviamo l’Italia” del Ginsbourg già citato e “La non violenza” di Losurdo. Il secondo non compare in classifica, il primo sì. È lecito affermare che il primo è un libro di qualità e il secondo no? E se non è lecito (sfido chiunque a dimostrarmi che quello di Losurdo non è un libro di qualità, politica e anche letteraria, sì), allora è la classifica che non ha senso, o meglio: la classifica non può, direi costitutivamente, affermare la “qualità”, ma soltanto una parte di “gusto” prevalente all’interno di una porzione, per altro limitata, di lettori. Si tratta di una cosa diversa, molto diversa.
Nevio Gàmbula
non può, direi costitutivamente, affermare la “qualità”, ma soltanto una parte di “gusto” prevalente all’interno di una porzione, per altro limitata, di lettori. Si tratta di una cosa diversa, molto diversa
Per altro limitata????, magari! sarebbe sintomo di qualità e responsabilità, invece sono 212 lettori :-))) tra poco fanno la Camera del Senato (che si autovota l’aumento dello stipendio) o il Televoto.
Carla Benedetti quando parla di classifica della quantità e non della qualità, dice che i giurati sono 100 e in via di aumento … oggi sono 212, quindi più dei testi letti :-))))). Tra poco in un testa a testa, gli autori dei libri votati possono stilare una classifica del giurato.
Un merito indiscutibile però la classifica delle qualità ce l’ha: in un mondo dove tutti scrivono (e non troppo bene) e nessuno o quasi legge, l’evento riesce a costringere 212 persone (scrittori, critici, editor ed editori) a leggere libri. O per lo meno a far finta di leggere perché, visto la maggior parte dei voti dati, in maniera scontata, ad amici e vicini di casa, non è neppure detto che abbiano letto davvero i libri.
P.S
Io losurdo proprio non lo avrei votato (soprattutto per la qualità letteraria), vedo che ognuno ha il suo vicino di casa da votare :-)))).
Io abolirei, per legge, ogni classifica. Alla fin fine mi sto facendo l’opinione che la classifica commerciale sia la più onesta, anche perchè uno, snobbisticamente, può NON tenerne conto, senza dover sempre vittimizzarsi che il proprio vicino geniale non sia stato votato ;-). i denari e la genialità (e anche il riconoscimento maggioritario) raramente si accompagnano.
Il significante ha le sue idèe
i concetti utili in ordine :
le connessioni ontologiche
il Caso
le occasioni
le convenzioni
e l’aggancio dell’interesse
che ingegnerizza l’azione.
Georgia dice: “visto la maggior parte dei voti dati, in maniera scontata, ad amici e vicini di casa, non è neppure detto che abbiano letto davvero i libri.”
Ma perché questa malizia fustigatrice? :-))) Io tutti i libri che ho votato li ho letti, tutti, uno per uno, alcuni anche riletti. :-))))
Perché :-)))) questa :-)))) visione :-)))) malata :-)))) delle :-)))) cose? :-))))
Perché :-)))) questa :-)))) ossessione :-)))) dietrologica? :-))))
E sopratutto: perché :-)))) questo :-)))) tuo:-)))) tic :-)))) nervoso :-)))) e :-)))) vagamente :-)))) inquietante :-)))) delle :-)))) emoticon?:-))))
:-)))))))))))))))
gli emoticon servono ad addolcire l’aggressività di rete e la malizia fustigatrice, visto che la non-presenza non serve certo a sdrammatizzare la critica, anzi.
Detto questo non direi che sia una visione malata delle cose, la mia, ma solo conseguenza di una mancanza di regole … nel senso che se davvero (e questo appare dalla discussione, altrimenti io non lo avrei mai saputo) ognuno può votare anche se stesso e i suoi vicini, e lo può fare anonimamente e senza spiegazioni pubbliche, è chiaro che poi il messaggio che arriva non possa essere sano e chiaro, o no?
Sarebbe come se un politico ci accusasse al momento di avere una visone malata (direbbe lui, realista dico io) dei politici eletti con la legge porcata.
Berlusconi ci chiede fiducia sul fatto che lui inviti 30 gnocche per giocarci a briscola (e ci accusa di avere una idea malata sulla sua buona Fede), sul fatto che frequenti putin e gheddafi sono per conoscere il mondo, di essere sceso in politica per il bene del paese, di frequentare minorenni perchè ama stare fra i giovani come un missionario, di manovrare le tv solo per amore verso il prossimo ecc. … e ci accusa di dietrologia malata da comunisti se ci permettiamo di dubitarne.
Ora esagerazioni a parte e fatte le debite differenze (e ci vorrebbe un emoticon ma te lo risparmio), non è a me che devi chiedere fiducia sulla parola, non devi pretendere un atteggiamento sano da parte mia, ma semmai che ogni classifica (se come tale viene presentata) debba offrire un minimo di garanzie e di regole certe da condividere.
Ora a me delle classifiche sinceramente non interessa nulla (figuriamoci di quelle che si autodefiniscono di qualità) ma visto che la discussione è stata aperta, ed è pubblica, dico la mia pure io …
Non ti innervosire per gli emoticon e prenditi una camomilla :-&
geo
Io dei libri in classifica leggerò senz’altro andrea bajani di cui ricordo il meraviglioso ,Se consideri le colpe, Serena Vitale l’ho già letto, Berardinelli non ancora, ma lo farò.
Riguardo a Losurdo sono d’accordo con le considerazione di NeGa, ma forse i giurati non lo conoscono nemmeno, mentre è impossibile non conoscere il professore del ceto medio riflessivo presente in ogni dove.
Ma :-)))) io :-)))) sono :-)))) calmissimo :-)))) infatti :-)))) reputo :-)))) che :-)))) tutte :-)))) queste :-)))) emoticon :-)))) addolciscano :-)))) la :-)))) mia :-)))) aggressività:-))))
Ogni sistema è certamente perfettibile, così come ogni classifica non può esaurire o sintetizzare una realtà così vasta e variegata come quella del mondo editoriale… più che di classifica, io parlerei infatti di bussola… per questo, a parer mio, potrebbe essere un’idea quella di dividere il progetto in due sezioni: la “grande” editoria da una parte e la “piccola” dall’altra. Insomma, avere dei lettori che s’impegnino a seguire e votare le nuove uscite degli editori meno visibili sarebbe un gran bel lavoro…
@sebaste
Se posso dire la mia da editore, e non avendo presente l’intera lista – quindi non avendo idea se vi siano o meno editori e quanti ve ne siano, anche se intuisco pochissimi o persino nessuno – trovo giusta la scelta di escludere gli editori. Non che essi (noi) non siano capaci di leggere, o di giudizi indipendenti, ma mi pare comunque un segnale importante per lo meno problematizzarne la presenza in uno strumento come questo.
gianni visivamente fai la tua porca figura …così emoticonamente ondeggiante
Se non lo riformate, questo Dedalus, magari chiamandolo Bloom, diventerà sempre più la classifica dei libri che garbano a nojaltri che semo mejo de vojaltri. insomma, diventerà una classifica sempre più sottoposta a sospetti comportamenti cooptazionevoli che tanto somigliano all’Italiuccia quantitatevole che parreste contestare.
RIFORMATELO, che il popolo chiede riforme… potreste per esempio farlo diventare un segnalatoio, indicando chi vota chi e perché. e allafineallafine, se classifica deve proprio essere, sarà la classifica dei libri più letti dal prestigioso parterre dei qualitatevoli, ai quali, però, dovrebbe essere data anche la possibilità del giudizio più o meno negativo.
Credo anche che Flavio Santi dovrebbe essere imitato da tutti i congiurati.
Infine, come Giorgio di Costanzo trovo anche io incredibile che Franco Cordelli, assaiassai polemico in passato con questa classifica, si trovi per la seconda volta di seguito al secondo posto.
@ Giorgio Di Costanzo
Il libro Franco Cordelli è stato votato, tra gli altri da me, perché è un gran romanzo, importante come il resto e l’insieme della sua opera nel panorama del secondo novecento letterario italiano. Che lo si pesi a lettori, ironizzando sul maggior numero di recensioni che di acquirenti, la dice lunga sulla necessità che esista una classifica come questa di pordenone legge. E poi, per inciso, il numero e il valore di quei recensori, che sono molti, se non lo sapesse Di Costanzo, e, insomma, non trascurabili (vatti a dare una scorsa alla sua bibliografia critica) vorrà pur dire qualcosa. Ma lo so, la vera ironia è qualità rara almeno quanto quella facile è merce scadente.
@ Giorgio Di Costanzo
Se poi ho capito male le tue parole, attribuendogli un senso che non hanno, me ne scuso sin d’ora incolpando la febbre che ho da tre giorni per la mia suscettibilità. Grazie
Caro Stefano Gallerani,
nulla di personale contro Franco Cordelli, anzi una sconfinata simpatia. Ma ritengo ridondante, eccessiva l’attenzione che Andreotti-De Melis, responsabili di Alias” (mi auguro che vengano sostituiti prima di sabato prossimo) delle 2 pagine 2, con interventi di Raffaele Manica, Daniele Giglioli e Stefano Gallerani su “il manifesto” del 23 ottobre 2010) e l’intera pag. III del “Foglio”, equamente distribuita tra Siti e Cordelli (Alfonso Berardinelli, 27 novembre 2010) dedicano all’ennesima avventura diaristica, metaletteraria del simpatico Cordelli. Seguo con attenzione il lavoro di Cordelli fin dai tempi del quaderno procidano (Garzanti, 1973, pp. 223, lire 2.800) e della mappa dei “nuovi” poeti (con Berardinelli, Lerici, 1975, pp. 307, lire 4.500), le recensioni su “Paese sera”, perfino su lavori teatrali immaginari, proseguendo poi con i giochi di otto serie di otto poesie ciascuna, in otto capitoli o sessantaquattro posie componibili in otto poemetti, etc. (“F.C.”: Fuoco celeste o Franco Cordelli?, Guanda, 1976, pp. 103, lire 2.000) oppure, “Il poeta postumo – manie pettegolezzi rancori”, (Lerici, 1978, pp. 108 + pp. 87 di foto di Agnese De Donato e Giorgio Piredda, lire 5.000) e le avventure dell’ex pugile attorniato da Celeste, Costanza, Candida e da Cucchiaroni, Carapellese, i fratelli Cairoli e Castagliola delle “F. in C.”, ‘Le forze in campo”, Garzanti, pp. 193, lire 5.500 e mi fermo qui… Conosco abbastanza bene la sterminata bibliografia critica su F.C. e anche le raccolte di articoli e saggi (“Lontano dal romanzo”, “La democrazia magica”, etc. etc.) una volta inviai per posta a Cordelli come segno di amicizia, nei primi anni Ottanta, con equivoco risolto telefonicamente, centinaia e centinaia e centinaia di ritagli stampa originali… ) ma non riesco a comprendere cosa significhi tutto questo. Lo ignoro. Oppure, per esempio, il povero PierVittorio Tondelli, idolatrato da uno stuolo impressionante (una vera e propria macchina da guerra) di studiosi, biografi, recensori, annotatori e catalogatori perfino degli scontrini fiscali, dei biglietti aerei, forse perfino delle mance e dei preservativi usati), esegeti, fans, simpatizzanti è più importante e degno di attenzione della mia amica Anna Maria Ortese? Giusto per ricordarla nel tredicesimo anniversario della “partenza”, Rapallo, 9 marzo 1998…
Con affetto,
gdc
Allora Giorgio di Costanzo ricorderà una misera stroncatura di Cordelli ad “Alonso e i visionari” dell’infinita Ortese.
SEVERINI?
L’indignazione di Marco Lodoli e di Linnio Accorroni è più che legittima; nasce dalla constatazione di una fondamentale ingiustizia.
Commentando la classifica Dedalus di Dicembre 2009, in cui Gilberto Severini aveva avuto un voto (mi sembra, o due), rilevavo come positivo il fatto che almeno un critico si era ricordato di lui. Due mesi dopo, nulla di nuovo.
E’ molto triste che tanti lettori forti e accreditati lo ignorino. Ma è il destino di chi si è tenuto rigorosamente ai margini di ogni cosa, facendo della marginalità il centro della propria scrittura: non si capisce la narrativa italiana degli ultimi trent’anni se si ignora un autore come Severini. Si continua a non comprenderla anteponendo ai narratori i professori à la page.
@Beppe Sebaste:
trovo pericolosa l’idea di estromettere i critici dalla classifica di qualità. Una poesia e una narrativa senza critica non vanno da nessuna parte, o comunque, non vanno molto lontano.
Forse troverei più sensata una giuria di soli critici, possibilmente non coinvolti con l’editoria (in qualità di consulenti, responsabili di collane), ed escluderei gli editor, per inevitabili conflitti di interesse. Ma mi rendo conto che il tutto sarebbe molto difficile, perchè le attività spesso interagiscono, inevitabilmente e, a volte, felicemente.
POESIA:
nei commenti neppure un accenno: rilevante la presenza di due neodialettali tra i più votati: Franzin con l’urgenza della sua sua scrittura e Vallerugo, due autori che in altri tempi avremmo letto da Einaudi o giù di lì.
E’ rilevante ormai il fatto che piccoli e medi editori abbiano colmato il gap editoriale dei grandi editori: l’opera omnia di Mesa, ad esempio, presso un piccolissimo editore, raggiunge ugualmente lettori e critici, e si impone come una delle esperienze più rilevanti della poesia in atto. La poesia, esclusa dal banchetto delle majors, è più viva che mai.
@ Giorgio Di Costanzo
Non è mia abitudine chiedere credenziali, ma rifiutarle sarebbe scortesia. Dunque, i motivi dell’interesse – meglio, dell’attenzione – che non ti spighi – trovi ridondondante etc. – ritengo che già li potresti trovare nei primi due terzi del tuo commento, che non completo tanto per non indulgere nella pedanteria. Quanto all’ultimo terzo, non mi interessa aprire un capitolo niente affatto oscuro come quello di Tondelli, ma riguardo alla Ortese, è notizia che ti anticipo perché proprio di oggi – fatalmente -: il Caffé Illustrato la celebrerà con un dossier nel prossimo numero con un saggio anche del sottoscritto.
p.s. dissento decisamente dall’augurio su De Melis e e Andreotti, che spero restino questo e molti altri sabato ancora al timone di Alias, perché condivido in tutto e per tutto quello che fanno.
grazie
“Ma noi anarchistes non siamo del loro parere perchè l’arte non è una cosa seria dico sul serio e se segnaliamo un delitto per dire informa erudita ventilatore, è solo per farvi piacere miei cari ascoltatori, vi amo tanto ve lo giuro e vi adoro.”
Ecco, contraddicendomi, ma che c…. ne sa la coerenza delle mie complicazioni, m’ingegno a chiarire che il
@lodo\li Severini m’ha messo una fregola furibonda di leggerlo perchè
@manuel cohen <>.
E questo mi spiace. Perché Palazzeschi ha faticato parecchio a essere preso sul serio col suo Perelà; quindi vuol dire che <>. E mica si divertono poi tanto ‘stì cazzo di professori à la page, li vedo sempre plumbei, che abbiano capito pure loro che <>.?
Sicché, propongo che per la prossima votazione, Severini raccolga tutti i voti e sia catapultato al primo posto (a prescindere).
Il vostro adorante situazionista.
p.s.
<>
I pompieri e i vigili urbani: troppi vigili a voler dirigire il traffico libertario di pordenonelegge-dedalus…etc… però ho adorato le proposte convinte, serie, educate (più donne, che uomini, ma anche uomini). Proposte che non si capacitano che i flussi imponderabili di una votazione che vede 200 e più amabili squinternati prestare il loro parere è salute, persuasione, assoluto, quality, dharma, areté. Fanculo piero pieri.
Ero ieri piero pieri.
riscritto perché…
“Ma noi anarchistes non siamo del loro parere perchè l’arte non è una cosa seria dico sul serio e se segnaliamo un delitto per dire informa erudita ventilatore, è solo per farvi piacere miei cari ascoltatori, vi amo tanto ve lo giuro e vi adoro.”
Ecco, contraddicendomi, ma che c…. ne sa la coerenza delle mie complicazioni, m’ingegno a chiarire che il
@lodo\li Severini m’ha messo una fregola furibonda di leggerlo perchè
@manuel cohen
non si capisce la narrativa degli ultimi trenta anni se si ignora Severini, preferendo professori à la page (à la carte)
e questo mi spiace. Perché Palazzeschi ha faticato parecchio a essere preso sul serio col suo Perelà; quindi vuol dire che “che ci son professori oggidì \ a tutte le porte”. E mica si divertono poi tanto ‘stì cazzo di professori à la page, li vedo sempre plumbei, che abbiano capito pure loro che “àn tutte le cose la polizia, anche la poesia”?
Sicché, propongo che per la prossima votazione, Severini raccolga tutti i voti e sia catapultato al primo posto (a prescindere).
Il vostro adorante situazionista.
p.s.
“gli uomini ànno orrore delle fiamme,
gli uomini seri,
per questo ànno inventato i pompieri”.
I pompieri e anche i vigili urbani: troppi vigili a voler dirigire il traffico libertario di pordenonelegge-dedalus… però ho adorato le proposte convinte, serie, educate (più donne, che uomini, ma anche uomini). Proposte fatte perchè non ci si capacita che i flussi imponderabili di una votazione fatta da 200 e più amabili squinternati è salute, persuasione, assoluto, quality, dharma, areté. Fanculo piero pieri.
Già dimenticavo, ero ieri piero pieri.
Per Marco Lodoli: mi è sfuggita la “stroncatura” di Cordelli all’ultimo libro di Anna. Nel tardo 1978 aveva apprezzato, su “Paese sera”, una ristampa dell’Iguana” nella Bur. Sul Corsera qualche anno fa (facendomi incazzare non poco) hai messo il nome di Anna tra gli autori di “destra”…
Per Stefano Gallerani: Leggo “il manifesto” da sempre, tutti i giorni, numeri a 50 euro compresi. Mi ostino a prendere “Alias” per le recensioni di Emanuele Trevi e Francesca Borrelli.
Le credenziali? Sono un semplice lettore. Elsa Morante mi ha insegnato a detestare i poetessi e le professoresse e fin da ragazzino, quando uno scrittore mi entusiasmava prendevo un treno e li raggiungevo a casa. Nessuno mi ha sbattuto mai fuori. Così ho conosciuto e frequentato: Anna Maria Ortese, Amelia Rosselli, Dario Bellezza, Goffredo Fofi, Alfonso Berardinelli, Mariella Bettarini, Elio Pecora, Piergiorgio Bellocchio, Gino Scartaghiande, Luigi Di Ruscio, Franco Cavallo, Sandro Penna e Juan Rodolfo Wilcock negli ultimissimi scampoli di vita, Fabrizia Ramondino, Grazia Cherchi, Giovanna Bemporad, Patrizia Vicinelli, etc.
Anna esordisce nel 1934. Il 9 marzo 1998 conclude il suo viaggio. Soltanto nell’ottobre 2006 esce un numero speciale (il primo in assoluto) della rivista “Il Giannone” a lei dedicato, curato dall’amico comune Luca Clerici ed ora, come apprendo da te, “Il Caffè illustrato”. Se escludiamo un libretto veloce di Giancarlo Borri da Mursia (1988) e un mediocre e per certi versi pasticciato profilo bio-bibliografico di Monica Farnetti (Bruno Mondadori, 1988), un irrilevante raccontino di Gabriella Fiori (Bollati Boringhieri, 2002 e l’eccellente biografia di Luca Clerici (Mondadori, 2002) non resta altro. A Napoli, piccole sigle editoriali hanno pubblicato atti di un Convegno del maggio 2000 su “Paesaggio e Memoria in Anna Maria Ortese”e un ‘interpretazione discutibile su Anna Maria Ortese “scrittrice reazionaria”.
Cosa fare? Nulla! Attendere soltanto. Forse sarà il tempo a ridimensionare ciò che è irrilevante e a riconoscere ciò che è necessario.
@ Giorgio Di Costanzo
Sì, certo, il temp. Ma, intanto, e sebbene ti ringrazi per il ripasso biblio-critico su Ortese, perché continui a elencarmi nomi, incontri, conoscenze? Non dubito affatto né della tua serietà né della tua onestà. Semplicemente, su Cordelli, De Melis e Andreotti dissento.
Altro che Bloom. Il Canone italiano lo fa Giorgio, ogni volta che va a suonare alla porta di casa di uno scrittore. ;-)))
Sarà, ma il canone non lo fanno le classifiche, e neppure chi in maniera grossolana antepone la Ortese a tondelli. non sono affatto assimilabili nè confrontabili. Sono due esperienze ottime ma molto divaricate tra loro: continua la pessima abitudine italiota di affossare qualcuno per elevare qualcun altro… e il canone non lo dettano neppure i commentatori che ignorano clamorosamente che ai primi posti della poesia ci siano due neodialettali: due alieni, IDA VALLERUGO, una che sicuramente non scrive versi scialbi e buoni per tutte le stagioni, e FABIO FRANZIN su cui nessuno qui osa dire nulla: meglio snobbare le esperienze altre, le lingue altre della penisola che evidentemente per molti non sono trendy. E nessuno che abbia rimarcato che sebbene usciti presso due piccolissimi editori, si ritrovano proprio là, tra i migliori, sensa famiglie nè grandi editori, senza distribuzione, ma solo per via di un onesto passa parola… bravo Il manifesto a non dedicargli una recensione: quando si dice ‘scollamento dal paese reale’…
Perdonami, Manuel, ma è chiaro che non parli di noi di Naz Ind quando dici che da queste parti si snobbano autori come Franzin. Sono certo che non t’era sfuggito questo:
https://www.nazioneindiana.com/2011/01/10/fabio-franzin-co%e2%80%99e-man-monche-con-le-mani-mozzate/
Visito spesso le pagine di NI. Le scorro dall’alto e poi, quando il mio occhio intercetta un inizio di rissosità o di maleducazione, il dito sul mouse è rapido a cliccare sul pulsante che chiude il browser. Credo quindi di non essere mai riuscito a leggere più di dieci righe. Questa volta la tentazione di chiudere tutto è venuta dall’intervento di Marco Lodoli, dalla sua chiusa: “la giuria di Pordenone priva di intelligenza letteraria.”
Mi pare che ogni tanto (vale a dire spesso) lo spirito di Maria De Filippi o di qualche partecipante ai reality del pomeriggio televisivo si impossessi di intellettuali che, come Lodoli, dovrebbero sfuggire alla logica dell’insulto e della prevaricazione.
Per Lodoli la classifica è ridicola perché il libro che piace a lui è ultimo e quello che gli fa schifo è primo: infatti la classifica si chiama Pordenonelegge e non Lodolilegge. Dobbiamo quindi chiederci se la classifica Prodenonelegge abbia più legittimità della classifica Lodolilegge. Secondo me no; secondo me, cento giurati, duecento giurati o anche mille giurati, se presi tutti insieme, non sono più titolati di una sola persona a giudicare il valore di un libro. Una classifica che misuri la qualità assoluta è una sorta di contraddizione in termini. Le classifiche di vendita registrano grandezze misurabili, ma la qualità non si misura.
Inoltre, la classifica di Pordenonelegge risente di un vizio metodologico di fondo: non circoscrive il numero dei testi partecipanti. In un qualsiasi premio letterario i giurati, di norma, leggono tutti i testi in gara. Qui non avviene questo, semplicemente perché i libri in gara sono tutti quelli pubblicati in un certo arco di tempo, cioè migliaia di titoli. Se i titoli in gara fossero stati 44 Lodoli potrebbe dire con ragione che quello di Severini è ultimo (e di qui a dimostrare che la giuria non ha intelligenza letteraria c’è ancora una certa distanza), ma i libri in gara, lo ripeto, erano alcune migliaia, dunque Severini si colloca ai piani alti, anzi altissimi della classifica. Ed è vero che il giudizio dei giurati è influenzato da mille variabili non strettamente letterarie, è vero che gli scrittori si conoscono tra loro e si guardano con maggiore o minore simpatia, è vero che non c’è nessuna garanzia di obiettività. Abolire allora le classifiche di Pordenonelegge? Secondo me no, secondo me è sufficiente prenderle per quello che sono, è sufficiente non prenderle come oracoli o come testi sacri, ma (e questo è stato più volte ricordato nel dibattito) come occasioni di scoperta. Il libro di Severini mi era completamente sfuggito; vorrà dire che questa sarà un’occasione per leggerlo. Ma questo è possibile solo perché io credo che il giudizio di Lodoli abbia lo stesso valore di quello di tutti gli altri giurati (me compreso) messi insieme, altrimenti direi che un libro che non è al primo, o al secondo o al terzo posto delle giurie di qualità non è degno di essere letto. Io ho 46 anni e 8 romanzi alle spalle (alcuni dei quali hanno anche galleggiato a mezz’acqua nelle vituperate top ten delle vendite) e credo di aver smesso di soffrire (o almeno così mi dico quando voglio essere razionale) per le classifiche, sia per quelle che mi riguardano, sia per quelle che non mi riguardano e tu Lodoli, che alle spalle hai più anni e più romanzi di me, cerchi ancora nelle classifiche, di qualunque tipo, la luce che rischiari il cammino della letteratura? Prendiamo le classifiche per quello che sono, giochiamoci e scherziamoci sopra, ma, santo cielo, la vita è altrove.
Ciao, Alessandro, è sempre un piacere leggerti.
Di certo Lodoli ha fatto il peggior servizio al libro di Severini: al posto di incuriosire, l’ha reso antipatico. Peccato.
E tuttavia, se c’è un commento, in tutti i thread in coda alle classifiche che ho seguito finora, che ne affossa il senso è questo di Perissinotto:
«cento giurati, duecento giurati o anche mille giurati, se presi tutti insieme, non sono più titolati di una sola persona a giudicare il valore di un libro.»
«Una classifica che misuri la qualità assoluta è una sorta di contraddizione in termini. … la qualità non si misura»
«la classifica di Pordenonelegge risente di un vizio metodologico di fondo: non circoscrive il numero dei testi partecipanti.»
«è vero che il giudizio dei giurati è influenzato da mille variabili non strettamente letterarie, è vero che gli scrittori si conoscono tra loro e si guardano con maggiore o minore simpatia, è vero che non c’è nessuna garanzia di obiettività»
Ma davvero quando Lodoli dice che la giuria di Pordenone è priva di intelligenza letteraria è più negativo (a me non pareva insultante, se non altro perché si riferiva a un’intelligenza generica, non a una persona in particolare) di Perissinotto?
cmq, @Biondillo, quello che dici vale forse per te, me mi ha incuriosita, l’ho preso questo pomeriggio e la prima impressione è di dispiacere per non averne avuto notizia prima e di soddisfazione per averlo tra le mani. In questo senso le classifiche hanno avuto una loro funzione.
Mi toccherà dire che non conosco Lodoli? meglio di sì, non conosco Lodoli.
Bene, allora, Alcor. meglio così. Se un libro viene acquistato è solo una bella notizia.
non ho motivo di dubitare alle lodevoli intenzioni di chi ha organizzato questo “non so davvero come definirlo” che ha l’indubbio merito di far emergere le opere che godono dei privilegi che le case editrici riservano ai best seller o comunque ei libri che ritengano possano vedere un mucchio di copie (marketing, passaggi televisivi, etc etc).
Quindi il fatto che venga data visibilità a libri che altrimenti sarebbero sconosciuti ai più è un merito di per se.
Se fossi tra gli organizzatori stabilirei le seguenti regole:
ogni giurato avrebbe la possibilità di dare due giudizi:
positivo / negativo
verrebbero pubblicate tre liste:
la lista dei libri piu’ letti dai giurati
la lista dei libri che hanno avuto il maggior numero di giudizipositivi (ovviamente senza classifica)
la lista dei libri che hanno avuto il maggipor numero di giudizi negativi
(ovviamente senza classifica)
in tal modo potrebbe succedere che un libro “controverso”
abbia il maggior numero di lettori e venga compreso nelle altre due liste.
Di lodoli ho letto un libro meraviglioso diciamo piu’ di dieci anni fa.
Agli autori di qualità è concesso anche indignarsi sia pure in modo non del tutto fondato e coerente come ha fatto lui.
Non concordo che abbia fatto un cattivo servizio al libro di Severini
eh eh eh
che palle! delle opere che non godono dei privilegi volevo dire
Per Alcor. Forse hai ragione quando dici che il mio intervento affossa il senso delle classifiche, ma la mia intenzione era quello di ridefinirlo quel senso. Il mio era solo un invito a prendere la classifica di Pordenonelegge come uno scambio di consigli. Io non credo che Siti che è in testa si senta migliore di Severini che è al 42o posto, né Severini si sentirà da meno: semplicemente si noterà che le persone che hanno letto e amato Siti sono in numero maggio di quelle che hanno letto e amato Severini, il che è perfettamente spiegabile anche, e soprattutto, senza tirare in ballo il valore delle due opere. In sostanza, dico che sarebbe bello accantonare per un attimo la logica della gara: i libri non sono cavalli da corsa, ma poiché, non so come, mi è uscita questa metafora equina, mi piacerebbe considerarli cavalli da tiro, ognuno con un proprio carico da trainare per comune trasloco verso terre migliori. In questa prospettiva perdono di significato anche le piccole dispute su chi sia dentro e su chi sia fuori dal canone: possibile che non esistano criteri al di fuori di quello comparativo? Possibile che per dire che un libro ci ha conquistato, sedotto, sconvolto si debba affermare che un altro ci ha lasciato del tutto indifferenti? Le classifiche di vendita servono alle librerie e ai supermercati per rifornirsi, all’editoria per fare i propri investimenti e le proprie campagne acquisti, ma dicono assai poco circa il valore di un’opera: sono utili al funzionamento dell’industria culturale (e in questa mia affermazione non c’è ombra di disprezzo), tutto qui. Al di fuori della logica di mercato però, mi risulta difficile cogliere l’utilità di una comparazione. Mi pare però che Manuel Cohen nel suo intervento ci dica qualcosa di molto importante sul ruolo del critico. Ricordando il generale silenzio intorno a certe lingue locali riafferma che, specie in un’epoca di sovrabbondanza editoriale, non esiste per il critico ruolo più appagante che quello di far emergere ciò che le mode o le convenienze hanno voluto sommergere e questo, lo ripeto, preoccuparsi di indivuduare un migliore o un peggiore. Prendiamo Fabio Franzin e Fabio Pusterla (solo per restringere il confronto agli omonimi); se un mio studente mi chiede quali poeti leggere, io li consiglio entrambi, ma non so dire se uno sia migliore dell’altro: è grave? Credo di no. Se questo significa cancellare le classifiche, allora mettetemi pure tra i rottamatori (ma essendo tra gli ultimi arrivati in giuria sarebbe da parte mia un’imperdonabile mancanza di rispetto a chi da molto tempo lavora a questo progetto); io credo che sia semplicemente un invito a fare classifiche, ma a prenderle con più leggerezza, a prenderle come una possibilità tra le tante per parlare di letteratura.
io credo che sia semplicemente un invito a fare classifiche, ma a prenderle con più leggerezza, a prenderle come una possibilità tra le tante per parlare di letteratura.
prenderle come una possibilità (e per giunta leggera) per parlare di letteratura sarebbe una cosa molto positiva, ma allora perché fare delle classifiche che non possono che respingere più che invitare a una vera e disinteressata discussione?
Perchè fare classifiche con punteggi e non limitarsi a degli elenchi di autori?. La scelta naturalmete dovrebbe essere fatta con punteggi, ma questi dovrebbero rimanere privati fra i giurati e la lista dovrebbe essere postata on line senza alcun numerino, proprio perchè (in base ai criteri di questa classifica) il primo vale come l’ultimo. Questo potrebbe forse invitare ad una pacata discussione di letteratura …
Ma allora servirebbe a qualcosa postare la lista? interesserebbe ai giurati farla, agli autori parteciparvi, ai lettori discuterla? Alla fin fine penso proprio di no, perchè l’essere umano è competitivo e un eventuale punteggio alto suscita ammirazione, invidia o sdegno,. Uno basso tenerezza, compartecipazione, solidarietà e queste sembrano essere le uniche molle di una discussione … la giustizia totale invece assopisce e lascia indifferente … quindi fate i giurati, votate, votate e votate e poi postate, però lasciate poi anche che ognuno reagisca come vuole alla stupidità della vita letteraria di rete, visto che non ha la possibilità di reagire alla stupidità delle classifiche dei giornali ;-)
Lodoli (da eccellente scrittore che è) è stato geniale, ci ha segnalato uno scrittore (valido, molto valido) che aveva ricevuto un solo voto (che meraviglia) e ne ha fatto un best seller del thread (anch’io ho comprato il libro di Severini).
georgia
P.S
Continua a rimanermi la curiosità su chi abbia dato quell’unico voto a severini
@Perissinotto
ma sai, in fondo è proprio sulla ridefinizione che si è tanto discusso, è curioso – anche positivo – che lo faccia un giurato, quello che vorrei far notare, come ha fatto anche georgia, è che l’attenzione su un libro si attizza quando alla semplice posizione in classifica si aggiunge un parere, sia pure sintetico, una presa di posizione anche brusca e polemica, ed è l’assenza di una motivazione, nonché l’ignoranza di chi l’abbia votato, che lascia – almeno me- piuttosto tiepida nei confronti dell’elenco, alla fin fine.
Mi ripeto rispetto a un thread precedente – ma poi lascio, non voglio creare polemiche inutili – quando sono nate, queste classifiche, mi aspettavo che intorno ai libri nascesse una discussione, perché non appena se ne sviluppa almeno un accenno l’attenzione evidentemente si accende.
Dovrebbe nascere una discussione intorno a cosa?
:-)))
L’errore è chiamarla classifica di “qualità” parola che sottintende una oggettività che ovviamente non può esserci.
Per il resto, è una iniziativa meritoria, che ogni due mesi mette in luce molti libri che non avrebbero visibilità!
Molti commenti mi paiono in malafede (es. quelli dei “misteriosi” sostenitori del dott. Severini), e anzi se una classifica ha il potere di scatenare polemiche, è segno che a suo modo muove le acque… solo un ingenuo o una persona, per l’appunto, in malafede, può pensare che la classifica abbia una pretesa di oggettivita! Ci sono dei tizi, scrittori, critici, et alter, che dicono i libri che hanno letto/preferito in un dato periodo di tempo: bon mi pare un dato interessante, molto più di una classifica di vendita.
@ERGO.
ergo pensi male: per quanto mi riguarda nessuna malafede. seguo da sempre gli exit di P.L. e ne faccio buon uso. E nessun mistero nè gente misteriosa: immagino che ci siano ragioni amicali e anagrafiche che legano Lodoli a severini. per quanto mi riguarda, come fore anche per Accorroni, ci sono anche ragioni geografiche che hanno favorito la conoscenza dei lavori di severini: Partners è stato un cult. ma tutto passa. anche noi: ergo, anche te.
@Andrea Inglese. In relazione al libro di G. Bemporad, 20esimo in Classifica Poesia, l’editore (che mi ha chiesto di inoltrare la seguente richiesta) non è *Dedalus*, ma *Archivio Dedalus*, è possibile correggere?
Ho visto ieri notte su Rai 1 il “senza scrittori” di Cortellessa / Archibugi. La sensazione a pelle e’ che le persone nella filiera siano molto professionali, cercano di fare al meglio il loro lavoro con margini che mano mano si restringono. Buoni artigiani, direi, ma non di piu’, nonostante gli sfarzi asettici di Segrate (comunque un tristissimo open space) o del Sole 24 Ore.
Da qui l’inchiesta e da qui, mi pare, anche una migliore comprensione sul punto di partenza di questa classifica / sondaggio orientato. La categoria piu’ cialtrona mi e’ sembrata essere quella degli scrittori ma non non credo di scoprire alcunche’. Diciamo che un libro buono ogni tanto, da parte di qualcuno, monda la ridicolaggine di tutti, anche in questo colonnino di commenti.
Un po’ stupito ma sempre affascinato, noto che Alcor ha cambiato idea in quest’ultimo anno (non sto lì a riportare i link a commenti che dicevano cose molto diverse).
:-)
Provocazioni a parte, è un problema di definizioni. “Classifica” può andare, perché il termine “classifica” non rimanda necessariamente a una selezione secondo criteri equanimi. In questo caso le due variabili sono la notorietà del libro in ambito culturale e la “qualità” percepita dai membri della giuria. E’ ovvio che la prima non c’entra niente con la “qualità”. Il problema c’è, secondo me, quando entra nel discorso la parola “giuria”. E credo che molte reazioni un po’ scomposte e magari giustificate scattino al suono di questa parola “giuria”.
Una “giuria”, diversamente da una “classifica”, rimanda necessariamente a un processo rigoroso, scientifico e equanime di cui, previo giuramento, i giurati si fanno garanti. Anche secondo il senso comune, una giuria dev’esser garante che tutti i partecipanti al concorso (o al processo: perché ovviamente è una parola presa a prestito dalla giurisprudenza) siano posti nelle medesime condizioni per poter essere “giudicati”. La parola stride inevitabilmente con le procedure di compilazione di questa classifica.
Non a caso, il primo a introdurre la parola “giuria” in questa coda dei commenti è stato Marco Lodoli, contestandone la competenza e la professionalità, mentre il problema non è di competenza, ma di definizione; cioè non credo che la “giuria” di questa iniziativa non sia competente, ma semplicemente non può essere definita “giuria” senza destare incazzamenti e rimproveri, giustamente.
Detto questo, credo anch’io che sia una iniziativa utile e meritoria. Se solo le si togliesse di dosso quell’aura di competizione, di gara dei cavalli, come diceva qualcuno qui sopra, magari usando le parole giuste. Non perché le gare non vadano bene, per carità, ma perché nelle gare almeno in teoria i partecipanti hanno le stesse possibilità di vincere. Siano di cavalli, di automobili o di libri. Altrimenti qualcuno poi si arrabbia e se la prende con la giuria.
sono deliziata, @dm mi fa l’onore di seguire l’andamento delle mie opinioni, ma come disse W.C. «Fanatico è colui che non può cambiare idea…»
In ogni caso, non è che io sia diventata totalmente contraria, diciamo che mi aspettavo di più, come ho avuto l’occasione di dire a Cortellessa nella discussione sotto un post precedente.
Bello andare a PordenoneLegge, meglio che a Mantova secondo me. Più rilassante, sa più da libreria.
a andrea
correggo
Gentilissimo, grazie!
[…] Leggi la classifica intera su Nazione Indiana […]