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Attraverso una terra di chi

di Azzurra D’Agostino

Attraverso una terra di chi

attraverso una terra di chi
passiamo noi, noi la schiera
del coro scrostato del dipinto,
i musi ottusi degli armenti
ammassati tra i marmi,
una trafittura nella scorza
della pietra – un graffio.

attraverso la terra di chi
e per quale terra passiamo,
se le crune si sono confuse
e non c’è né resistenza né resa
né attesa parola che durevole
si scagli a difesa dell’estraneo.

attraverso che terra e di chi
possiamo ora passare noi,
quelli che il cielo li accompagna
come una foglia che sfrigola
tra le dita e poi si lascia cadere
nell’ovunque, mentre gli uccelli
sono chiamati nella loro lingua
a ritorni impensabili, sull’abisso
rischioso del corpo che si fida.

attraverso quale mai terra di chi mai
passeremo verso un qualche rifugio
dove coltivare la vergogna
dei frutteti spopolati e di tutto
il trafugato che più non dura,
restando foglia cielo uccelli
e noi, a nessuno contemporanei,
cosa che spartisce un unico
destino – e poi sparisce.

***

Algoritmo

E mentre sulla nazione crolla
una pioggia sporca d’inverno
i rottami non si danno per vinti.

La periferia è un algoritmo
su cui ci sfianchiamo:
ma restano illogici i passaggi
pubblicitari da l’uno all’altro
dei manifesti. Qui siamo soli.
Qualcosa lascia presagire che
dovremmo forse essere altro,
un passaggio più lieve, un cenno.
Ma pure, ci siamo. e occupiamo
questo tempo marginale come
si può: parabole, asfalto,
un solco di sole nella nebbia.

4 COMMENTS

  1. Mi colpisce e mi appassiona la capacità di sguardo plurale, non programmatico, e di abitare lo spazio che hanno le parole di Azzurra D’Agostino, capacità che poi si traduce in versi memorabili. Era diventato difficile per la poesia essere davvero “contemporanea”, trovare un terreno d’incontro non solipsistico, superando gli scogli di un linguaggio dissestato, di un immaginario desertificato, dispiegando il proprio discorso sul paesaggio che condividiamo, sugli orizzonti in cui viviamo: “Ma pure, ci siamo. e occupiamo / questo tempo marginale come / si può: parabole, asfalto, / un solco di sole nella nebbia.”

  2. un tentativo di non distrarsi da quanto si può dire sia l’aria che un noi, oggi ch’è oggi, respira…potente tentativo, a tratti compiaciuto di star denunciando.

  3. “e noi, a nessuno contemporanei”

    notevole, sembra che la poesia sia tra gli ultimissimi luoghi (quanto necessari) in cui ancora si pensa al noi

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francesca matteoni
francesca matteonihttp://orso-polare.blogspot.com
Curo laboratori di poesia e fiabe per varie fasce d’età, insegno storia delle religioni e della magia presso alcune università americane di Firenze, conduco laboratori intuitivi sui tarocchi. Ho pubblicato questi libri di poesia: Artico (Crocetti 2005), Higgiugiuk la lappone nel X Quaderno Italiano di Poesia (Marcos y Marcos 2010), Tam Lin e altre poesie (Transeuropa 2010), Appunti dal parco (Vydia, 2012); Nel sonno. Una caduta, un processo, un viaggio per mare (Zona, 2014); Acquabuia (Aragno 2014). Dal sito Fiabe sono nati questi due progetti da me curati: Di là dal bosco (Le voci della luna, 2012) e ‘Sorgenti che sanno’. Acque, specchi, incantesimi (La Biblioteca dei Libri Perduti, 2016), libri ispirati al fiabesco con contributi di vari autori. Sono presente nell’antologia di poesia-terapia: Scacciapensieri (Millegru, 2015) e in Ninniamo ((Millegru 2017). Ho all’attivo pubblicazioni accademiche tra cui il libro Il famiglio della strega. Sangue e stregoneria nell’Inghilterra moderna (Aras 2014). Tutti gli altri (Tunué 2014) è il mio primo romanzo. Insieme ad Azzurra D’Agostino ho curato l’antologia Un ponte gettato sul mare. Un’esperienza di poesia nei centri psichiatrici, nata da un lavoro svolto nell’oristanese fra il dicembre 2015 e il settembre 2016. Abito in un borgo delle colline pistoiesi.