Verifica dei poteri 2.0
2. Cinque buoni motivi per una verifica
«Se le lotte permanenti tra i detentori di capitale specifico e coloro che ne sono ancora privi costituiscono il motore di una trasformazione continua dell’offerta di prodotti simbolici, è pur vero che esse possono portare a quelle trasformazioni profonde dei rapporti di forza simbolici che sono i ribaltamenti nella gerarchia dei generi, delle scuole o degli autori solo quando possono appoggiarsi su cambiamenti esterni favorevoli».[8] Quando scriveva queste parole, Bourdieu non poteva certo avere in mente Internet: eppure il web può a buon diritto essere annoverato tra i cambiamenti esterni che favoriscono una rinegoziazione dei rapporti di forza nel campo letterario. La rete fa esattamente questo: offre ai “nuovi entranti” dei tardi anni ’90 ciò di cui hanno maggiormente bisogno, un mezzo per scavalcare mediazioni che in quel momento sono in mano ad altri.
Il web ha poco da offrire agli scrittori già affermatisi negli anni ’90, come Tabucchi, Baricco o perfino Ammaniti (per non dire delle generazioni precedenti, gli Eco, Magris, Calasso…), ma diventa un catalizzatore di forze e figure “subalterne”, personaggi a vario titolo marginali (o che come tali si presentano) ai quali la rete appare per quello che allora era: una terra vergine in attesa di essere colonizzata. Basta passare in rassegna i nomi e le storie di coloro che, tra la fine del decennio e i primi anni del successivo, animano la discussione letteraria in rete (in fondo gli attori principali, i “nodi” attorno cui si raccolgono comunità, gruppi, esperienze, energie, non sono molti): il Luther Blissett Project (poi Wu Ming) emerge da contesti extraletterari legati ai centri sociali e ai movimenti; Valerio Evangelisti è un autore di genere (e che proprio in nome di una rivendicata minorità del genere muoverà le sue battaglie più spiccatamente letterarie); Giuseppe Genna, a sua volta scrittore di genere, sconta anche la sua vicinanza, reale o presunta, a posizioni politiche di destra; Scarpa, scrittore-critico avviatosi alla consacrazione con il gruppo dei Cannibali sotto le insegne del “pulp”, cerca un riconoscimento che lo liberi definitivamente da un’etichetta sentita ormai come limitante; sulle traiettorie eccentriche di una ricerca letteraria personale e molto caratterizzata si muovono sia Dario Voltolini, perseguendo una forma breve astraente e antinarrativa, e Giulio Mozzi, con i versi del Culto dei morti nell’Italia contemporanea; Antonio Moresco, l’autore delle Lettere a nessuno e del Paese della merda e del galateo, è forse quello che più di tutti ha insistito sulla propria figura di eterno outisder; Carla Benedetti, che pure è professore universitario, arriva dalla pressoché unanime stroncatura del suo Pasolini contro Calvino da parte dei colleghi. La scelta di farsi forti di questa vera o presunta marginalità è evidente fin dai nomi che scelgono per i loro siti, blog e rubriche: il fantomatico calciatore Luther Blissett, l’ambivalente locuzione cinese Wu Ming (che varrebbe tanto “cinque nomi” quanto “senza nome”), la donna-vampiro Carmilla, la batesoniana Società delle Menti, I Miserabili, la Nazione Indiana unita contro visi pallidi…
Eppure, in questi dieci anni, la militanza letteraria che si è prodotta in rete (o che dalla rete è stata ripresa) ha provocato nel campo letterario dei mutamenti oggettivi, dei quali è necessario prendere atto per almeno cinque buoni motivi: 1) gran parte del dibattito critico militante sulla letteratura contemporanea si è trasferito in Internet, o comunque trova nella rete diffusione e amplificazione; 2) la rete si è affermata come il luogo in cui più che in ogni altro si è disposti a mettere sotto osservazione e in discussione le istituzioni letterarie, dall’editoria alla critica; 3) il dibattito militante in rete – comunque lo si valuti e per quanto spesso piagato da una violenza dialettica fuori controllo – ha costituito di fatto una spinta potente al cambiamento; 4) attraverso la rete, che è prima di tutto luogo di incontro e aggregazione di esperienze ed energie, la discussione letteraria, pur con alti e bassi notevoli, si allarga a un pubblico che fino ad allora ne era rimasto ai margini; 5) i nuovi entranti nel campo letterario, coloro che intorno ai vent’anni si affacciano adesso alla scrittura, alla critica o al lavoro editoriale, già compiono – e compiranno in misura sempre crescente – una parte rilevante della loro socializzazione letteraria attraverso Internet.
In questo tentativo di storicizzare e mappare lo spazio letterario del web dovremo necessariamente lasciare in ombra alcuni aspetti che, non solo in Italia, sono stati e sono tuttora oggetto di discussione: ad esempio l’enorme produzione letteraria (o, meglio, di scritture) in rete, l’uso di identità anonime o pseudonime, l’immenso sottobosco di sedicenti scrittori e autentici paranoici che infestano gli spazi dei commenti nei blog letterari (dove il fermento di ambizioni sbagliate e risentimenti personali trovano a volte un fin troppo agevole canale di espressione), o certi abbagli di chi vede nella rete, e in generale nell’innovazione tecnologica di per sé, un positivo superamento di ogni mediazione editoriale e critica. Ci siamo concentrati sulla militanza letteraria, più che sulla vera e propria critica, perché da quest’ultimo punto di vista la rete ha prodotto poco. Infine, pur trovando suggestiva l’ipotesi che Internet, allargando indiscriminatamente l’agorà critica, possa in prospettiva erodere il principio della consacrazione letteraria fino a scalzarlo, ci è parso più importante, oggi, tentare di mettere in luce le lotte, le prese di posizione e le nuove strutture attraverso cui i processi di accumulazione di capitale simbolico specifico ancora si riproducono, adesso allargati anche alla rete.
(segue alla pagina successiva)
[8] Bourdieu, Le regole dell’arte, cit., p. 192.
A proposito della postilla nr.2 vorrei segnalare il libro di S.Halimi, allievo di Bordieu, “Il grande balzo all’indietro” edito in Italia da Fazi. Halimi è ora vice-direttore di Lediplò, LemondeDiplomatique. Libro splendido e autore molto acuto.
Avendo vissuto tutto il periodo in questione su molti dei luoghi riportati e avendone visti nascere/morire tanti altri, devo dire che l’articolo e’ tutto sommato obiettivo, ma molto limitato alla sola punta dell’iceberg e davvero a spanne nelle conclusioni sui meriti/demeriti conseguenti.
Anzitutto io contesto che i luoghi citati nell’articolo abbiano rappresentato il meglio, qualitativamente parlando, emerso in questi 13 anni sul web italico, a parte forse la “societa’ delle menti” di clarence (by Genna and friends) di fine anni ’90 che davvero foro’ la cappa generazionale e consenti’ il primo reale contatto fra outsider ed insider senza davvero alcun filtro all’ingresso.
Mancano esperienze partite dal basso quali i newsgroup di meta’ anni ’90 (it.arti.scrivere, it.arti.poesia); mancano i siti seminativi della fine anni ’90 (almeno bookcafe, arpanet, pseudolo, fernandel, il bollettino vibrisse spedito via mail); mancano esperienze degli anni 2000 (penso almeno a sguardomobile, il compagno segreto, zibaldoni, la dimora del tempo sospeso, il magazine triestino fucine mute e anche al mio fu nabanassar).
In sostanza, il dilemma che si inizia a porre a chi scrive di rete col piglio storiografico di chi traccia un bilancio e’ semplice: considerare i siti “mediani” come e’ stato effettivamente fatto, che convogliano e raccolgono l’attenzione -oltre che dei pochi del mestiere che mano mano si sono avvicinati al mezzo- del pubblico di rete di massa, costituito in larga parte da outsider (oggi si direbbe precari del settore umanistico) e persone piu’ o meno dignitose di varia estrazione e curiosita’ (insegnanti, sindacalisti, ex musicisti, ingegneri, preti, casalinghe); oppure considerare i siti che hanno prodotto (e in alcuni casi ancora producono) contributi letterari al livello -quando non notevolmente superiori- di quelli che fino a 15 anni fa finivano qualche volta in terza pagina.
Tirando al massimo la questione e forte della mia esperienza sul campo, l’impressione e’ che questo articolo si limiti alle bollicine recenti del minimo ritorno mediatico, della minima pubblicita’ derivata dall’apertura al Dilettante (come qui nei commenti) e alle classifiche di gradimento, propria del web 2.0. Ma un occhio 2.0 giocoforza perde tutta la specificita’ del fu 1.0 che -ahi ahi, i bei tempi che furono- aveva tutto un altro spessore.
E’ anche vero che dei pionieri resta un ricordo spesso mitizzato, ma la differenza tra il fu 1.0 e questo 2.0 (presto 3.0 interattivo su smartphone e altre diavolerie del genere)
Una panoramica piacevole da ripercorrere.
L’excursus storico della letteratura sul web presentato è piacevole e interessante. Spero voglia essere il primo capitolo di una lunga e più approfondita storia, altrimenti mi vedrei costretto a quotare in toto Il fuGiusco: sarebbe limitante certamente impreciso limitare il racconto della svolta della letteratura nel web rifacendosi esclusivamente a quei luoghi che hanno ricevuto maggior impatto “mediatico”, riproducendo in tal modo un meccanismo che offline già sappiamo tutti come funziona. E siccome mi pare che si è tutti d’accordo sul fatto che la quantità non è sintomo di qualità, mi aspetto che vecchie e nuovissime esperienze e progetti vengano presi in considerazione, come anche un elevato numero di “riviste” online. Voglio anche sperare che la poesia rientri nel discorso storico sulla letteratura nel web e che i siti elencati dal Giusco trovino il loro spazio.
Luigi B.
Molto interessante, aspetto con curiosità anche il seguito.
P.s.: per dovere di cronaca, mi pare che nel saggio si menzioni anche vibrisse bollettino via mail e Zibaldoni.
Articolo molto interessante, che come fa notare GiusCo non prende in considerazione usenet, ma è abbastanza chiaro negli obiettivi che si pone.
Le gif animate di http://iwdrm.tumblr.com sono meravigliose.
A Domenico, le note a pié pagina hanno i link rotti, occorre usare la sintassi corretta su wordpress spiegata qui http://elvery.net/drzax/wordpress-footnotes-plugin
La scelta di pubblicazione a pagine è molto interessante, ma il nostro tema grafico non mette i link in evidenza (le pagine successive sono elencate sotto gli articoli correlati) e, soprattutto, il feed RSS offre solo la prima delle pagine.
La lettura forse ne risente, forse no, questo è il numero di pagine visualizzate per ogni pagina dell’articolo:
(aggiornamento 29/3: ho aggiornato il conteggio delle visite)
verifica-dei-poteri-2-0/index.php
519794verifica-dei-poteri-2-0/2/index.php
96144verifica-dei-poteri-2-0/3/index.php
82110verifica-dei-poteri-2-0/4/index.php
7893verifica-dei-poteri-2-0/5/index.php
6594verifica-dei-poteri-2-0/6/index.php
65116sembra che ci sia una grossa perdita di lettori (>80%) tra la prima e la seconda pagina.
Scrivo qui queste note casalinghe a Domenico per comodità e faccio ancora i complimenti.
Un saggio necessario e molto interessante: inconsciamente lo attendevo da tempo perché mette ordine tra luoghi usati per istinto ma mai adeguatamente metabolizzati.
[…] collaudare le ipotesi avanzate in Verifica dei poteri 2.0 abbiamo inviato l’articolo a diversi scrittori e critici (alcuni direttamente coinvolti nel web, […]
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