Notorietà del vuoto 1

8 spunti su Lucrezio

di Andrea Inglese

1.
Nec tamen undique corporea stipata tenentur
omnia natura; namque est in rebus inane.

(I, 329-330)

Nella cosa c’è il vuoto, il difetto, lo strappo.
C’è il tappo, lo scolo, il beccuccio, il forato.
C’è la porta, la finestra, l’uscita e l’entrata.
C’è il vano, la fessura, l’oblò, il cassetto.
C’è il buco del cesso, la crepa murale,
la falla nel sistema nervoso centrale.
C’è il baco di Palo Alto
nella rete telematica mondiale.

C’è quella cosa che fa male
anche nel bunker della merce:
la feritoia fatale, carnale,
una bocca da riempire
di voce da sputare.

Non basta stipare la stiva
di spesa, qualcosa, nell’angolo,
rimane da colmare,
qualcosa dentro
la maglia stretta dei tessuti
che sempre se ne scappa. Si comincia
a morire.

.

Nota

Questa serie di testi nasce da un’idea di Giancarlo Alfano, che ha coinvolto diversi altri poeti, sollecitando un attraversamento del De Rerum Natura (una riscrittura, un commento, una nuova traduzione). Io ho deciso di lavorare sul primo libro e sui versi che dimostrano la realtà del vuoto. Ho così scelto otto passaggi, alcuni nodali, altri secondari, del discorso di Lucrezio, utilizzandoli come inneschi, spunti, occasioni scatenanti.

[Da La fisica delle cose. Dieci riscritture da Lucrezio, a cura di G. Alfano, Perrone Editore, 2011]

14 COMMENTS

  1. solo due domande:

    1) come fa a esserci il vuoto nella cosa?
    (il vuoto è assenza di cose).

    2)cosa si intende per “cosa”?

    Tertiam naturam nullam esse rerum · Solidum esse!

  2. il vuoto- lo spazio- tra due cose
    il tempo- la fermata tra due stazioni-
    tra due lettere- il vuoto- è simbolisato
    con finestra- buco-strappo- fessuro- dentro-fuori
    nascita- tra la separazione e la soglia della luce
    il vuoto non si puo delineare- è lo sconosciuto
    il vuoto non puo essere l’eternità, pensare l’eternità come vuoto
    è la disperazione dell’uomo
    si scrive non per colmare il vuoto,
    marginare, imparare la traccia dopo la morte,
    sapere, conoscere, toccare il dopo, il fuori vita.

    Bella la tua traduzione, Andrea.

  3. Non scherziamo, qui non c’è traduzione di sorta.

    A Carla, il vuoto nella cosa ha due significati:
    uno accademico (e corrispondente a Lucrezio): la cosa – come la percepiamo – è costituita di piu’ piccole cose elementari che grazie al vuoto si aggregano e disgregano; senza il vuoto, interno alle cose cose che vediamo, queste rimarrebbero fisse e compatte per l’eternità
    uno più libero: il vuoto è dentro, già in atto, nel soggetto: come mancanza originaria e incolmabile (e aggiungici tutte le psicanalisi del caso)

  4. Grazie per la spiegazione Andrea
    se per cosa intendi l’ente, allora posso capire…
    (io vedevo la cosa come sostanza e forma ben delineate, piene).

    però quando scrivi:

    ‘qualcosa dentro
    la maglia stretta dei tessuti
    che sempre se ne scappa. Si comincia
    a morire.’

    questa “cosa vuota” sembra riferirsi anche alla persona.
    (scusami le psicanalisi del caso:-)

  5. Aleggia una aria di seriosità se si tira in ballo psicanalisi e spiegazioni. Le composizione poetiche hanno bisogno d’aria e di libera interpretazione!

  6. A me è piaciuto l’intervento di Inglese, l’ho trovato opportuno, e mi ha aperto una chiave di lettura diversa che mi ha aperto un mondo e a dato respiro alla poesia stessa, che ora puo’ vivere di vita propria…

    Non siamo mica tutti sapienti e avanti come te detec ^__-

  7. a carla,

    si, la mia lettura del vuoto lucreziano tende a farlo passare dall’universo della fisica e della cosmologia a quello, di noi moderni, dell’esistenza… il vuoto io lo filtro attraverso la figura moderna della coscienza individuale, che in lucrezio – mirabilmente – manca quasi del tutto

    ma se queste semplici constatazioni non pretendono più di tanto di indirizzare la lettura, nemmeno una riscrittura di lucrezio lascia aperta ogni lettura e interpretazione; troverei davvero sbagliata una lettura, ad esempio, spiritualistica o religiosa di questa riscrittura di lucrezio

  8. “Opinione il dolce, opinione l’amaro, opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il colore; verità gli atomi e il vuoto”

    Democrito l’ovvio.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.