La parola si rivolta
Il centro sociale Cantiere di Milano organizza una serata, il 4 novembre (dalle 20,30), La parola si rivolta. “Un re-mix poetico, un viaggio performativo nella parola che produce rivolta! Dalla neoavanguardia alla web litterature passando per Re Nudo; dal punk all’hip hop, dal 68 al movimento dei movimenti, fino alle rivolte nel mediterraneo; dal linguaggio dalle sperimentazioni del gruppo 63 ai social network 2.0”
L’idea che vi proponiamo è quella di scrivere in cento parole la vostra idea di rivolta. Microstorie, microracconti storici o meno, visioni, desideri, tutto quello che volete: la vostra idea di rivolta in cento parole. Tutti i contributi verranno letti nel corso della serata. Io, il microracconto, lo metto qui di seguito, dopo il programma.
m.r.
Programma della serata:
dalle h. 20.30
presenta il Duka
con
Marco Borroni e Incastri metrici project – Reading “Flash da blackout”
Paolo Ciarchi – Musica dalla grande ondata rivoluzionaria e creativa del cantastorie, poliedrico attore, compagno di Ivan Della mea, dario Fo, Pietrangeli e tante altre voci degli anni settanta
Marco Philopat – Scrittore, Punk, legge “Costretti a sanguinare”
Vincenzo Costantino, in arte Cinasky – poesia e musica “Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare”
Pippo U net – Hip hop culture: la rivolta in America si fa con le rime
Marco Rovelli, scrittore, attore, professore – reading per Carlo Giuliani & “100 parole per la rivolta”, contest 2.0
The real social network – corto sulla rivolta di londra, realizzato grazie al crowd funding.
alle h. 23 DE ANDRE’ TRIBUTE CONCERT con QT8 Band (tribute band ufficiale)
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Sulla strada della Foce una banda di insorti aveva eretto la prima barricata, con due carri trainati da buoi, carichi di blocchi di marmo, messi di traverso. Era il 13 gennaio 1894. In Sicilia il fuoco era acceso, adesso doveva propagarsi. La banda che veniva da Ortonovo aveva una bandiera nera orlata di rosso, con scritto in caratteri d’oro: Fascio Operaio. Si sentiva dire, in giro: “questa sera non si fa l’amore perché dobbiamo andare a Carrara a fare la dimostrazione”. “Domani i soldi italiani non hanno più valore perché deve entrare un nuovo governo”. Era la rivoluzione.
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Dove si mandano i microracconti?
Il Cantiere di Milano è un pessimo esempio di centro sociale (tra l’altro…dobbiamo ancora chiamarlo-li così?); questa volta, stranamente, l’attività che propongono sembra decente…quasi interessante…
Qui, come commenti a questo thread.
La mia idea di rivolta è la gratuità. La gratuità estesa, capillare, incontrollabile, creativa (basata sul dono, sullo scambio e sul baratto, ma anche sull’autogestione alimentare ed energetica), applicata ad ogni aspetto dell’esistenza. Le… banche, la finanza, le corporations e le caste attraverso un sistema repressivo e vessatorio tengono in ostaggio le nostre vite, io non vedo altra strada, per la rivolta, che recidere questi lacci (debito pubblico e privato) coi quali noi schiavi siamo legati. Rivolta è autogestione totale e libera condivisione di merci, beni e servizi. Rivolta è mettere fine alla rapina delle banche e far vivere Horst.
Errata corrige: trattandosi di un mio copia incolla, ci sono tre puntini di sospensione di troppo, non è così Le… banche, ma Le banche.
Alla fine avevano spazzato via anche l’ultimo dei moicani, sapete quelli con la cresta e con i cani dietro. Non ricordo bene com’era successo: se gli avevano sparato mentre manifestava o l’avevano bruciato vivo su una panchina. So solo che in quel periodo c’era un grande infuriare di telegiornali e si vedeva che li pestavano tutti quanti a più non posso: gli strani e gli stranieri, i moicani con la zazzera e quelli con la testa rasata, i manifestanti tutti colorati e quelli tutti vestiti di nero, i mascherati, gli smascherati e compagnia cantante.
(scusate, è una variazione sul tema: la rivolta repressa)
Tu mi dicevi sempre che mi avresti chiamata, che di sicuro mi avresti richiamata ma non lo facevi mai e allora ti chiamavo io, il telefonino era stato inventato da poco e appena ti lasciavo, tanto ero innamorata, che subito avevo il bisogno di risentirti e ti chiamavo, ti chiamavo…un brutto giorno tu cambiasti il numero e io feci di tutto per averlo; mi arrivò in modo inatteso, sei mesi dopo, intanto tu chiamavi e non chiamavi ma non mi potevo lamentare…Successe che un tizio che non vedevo mai né rividi dopo s’era fidanzato con una tua segretaria ed ebbi il numero. Ti chiamai: ti arrabbiasti tanto, troppo per me, venni al tuo ristorante e ti scaraventai il mio telefonino sul tavolo…basta! Sono stufa delle tue nevrosi, se vuoi stare con me, stacci alla luce del sole!!!!Fu la fine, il buio, la desolazione, tu sparisti dalla circolazione…e io restai nella disperazione.
All’inizio sembrava la rivolta del pane, come avveniva in un passato remoto, nel senso che ormai quasi non ce n’era più. Eccetto che per i ricchi, gli ecclesiali e i leccaculo. La gente non ha pane, non mangia più e is puzza di fame. E, non ha la forza per una sana rivolta. Come al solito ‘o sazio nun crede ‘o riuno. Da rivolta mancata del pane, ora abbiamo la rivolta originale d’o cesso. La gente era rassegnata e si lasciava andare e poi morire d’inedia. Poi, è iniziato dal reparto più affollato dell’Ospedale Storico, nei vicoli dei Decumani. Per 32 pazienti un solo cesso funzionante, e per ambo i sessi, nè una sfaccimma di doccia, nè un bidè per sciacquarsi ‘a guallera, ‘o pesce e palle, ‘a pucchiacca e ‘o fetillo. Immaginatevi quelli cu l’emorroidi. Se non si mangia, niente pacchi o strunz’ ‘e merda da scaricare. Così, i pazienti sono scesi in piazza, portandosi l’unico cesso funzionante appresso. Adesso per le strade si vedono cortei che trasportano centinaia e migliaia di cessi pieni di merda, però secca. Si hanno notizie di nuove discariche originali nazionali a cielo aperto, però, soltanto per la merda: il Parlamento, tra la bouvette e il ristorante; le sedi dei nuovi ministeri della Padania e dulcis in fundo, ovvero la Cloaca Massima , la reggia di Arcore. E le sedi dei sindacati padronali. I poliziotti in assetto di guerra non fa che vomitare. Il vomito ha un bel colore. La rivolta della merda.
“Web literature”, con una sola T.
30 Giugno 1960. Al governo c’è Tambroni appoggiato dai fascisti. Il MSI è autorizzato a svolgere il congresso a Genova, medaglia d’oro della Resistenza. La città insorge, un corteo di centomila persone, dilagando dai vicoli del porto e dai quartieri industriali, invade il centro. Il congresso del MSI è revocato. Si sollevano altre città: Palermo, Catania, Roma, Torino, Milano, Reggio Emilia e Modena. Alla fine di luglio Tambroni è costretto alle dimissioni. “… Sapevi che già nel ’60 in piazza i camalli ad urlare difesero la Resistenza da chi la voleva schiacciare…” (“La canzone di Carlo” – Casa del Vento).
Pensieri Oziosi, a chi ha steso il comunicato sarà sfuggito un refuso, può capitare, no? Il tuo contributo sarebbe certamente stato più interessante se avessi scritto un centinaio di parole anche tu invece che queste sei…
la biologia dell’alfabeto ubriaco.
Rivoluzioni, rivolte, scontri e tumulti. La lotta per i diritti e l’aspirazione al cambiamento se ne stanno da secoli rintanati nelle ultime dieci lettere dell’alfabeto. Partiamo sempre dal fondo. E se rimettessimo in ordine i casetti? Se lassù in alto dove stanno le A e le B ci fosse qualcosa di buono? Qualcosa che ci siamo scordati che abbiamo lasciato da parte. Nella cantina della sintassi è rimasto custodito per secoli del buon vino. In molti l’hanno assaggiato. C’è chi si è preso una sbronza, chi ci ha perso la testa, chi è finito in coma etilico, chi si è fatto ammazzare dalla cirrosi. Sulle etichette sempre le stesse tre lettere R, S, T. Io propongo la lettera E. Evoluzione. Quella che spazza via l’Involuzione. Prendiamo la B di Biologia e ci facciamo spiegare che cosa significa. Con il termine Evoluzione si intende:”il progressivo ed ininterrotto accumularsi di modificazioni successive, fino a manifestare, in un arco di tempo sufficientemente ampio, significativi cambiamenti negli organismi viventi”. Ecco io comincerei da qui.
Tirammo giù a funi la statua. Le gambe restarono sul piedistallo; arti tranciati. La trascinammo in strada. Uomini, fucili, donne, i bambini felici come la statua mozza fosse la palla con cui giocare e finalmente. Sera, notte, voci, memorie, stanchezza. Letti d’amore, scantinati, otri, andai a caso, a respiro. Vidi il vecchio, quarantenne, accasciato contro un muro. Mi chinai. Festeggiare la fine, l’inizio… Gli mancavano le gambe. Tutti mutilati di qualcosa. Lo presi a spalle. Anni senza sonno, veglia. Volontà, incoscienza, arrivammo al piedistallo, alle gambe mozze di metallo. Riposammo ai suoi piedi. Aspettammo mattina, come tutte le notti prima.
Un saluto,
Antonio Coda
La rivoluzione, impegnata altrove, neanche oggi si trova a passare da queste parti.
La rivoluzione, impegnata altrove, neanche oggi si trova a passare da queste parti. Intanto bevo, bevo molto e lo stomaco mi si rivolta.
La rivolta è la possibilità del fiume oltre la necessità dell’acquario,è un sentiero d’acqua a volte magari solo immaginato,senza direzione nè frontiere,è diserzione, esodo,rifiuto costituente,uno spazio non cartografato,è il sasso che dorme sulla strada…la rivolta è il respiro oltre il cappio, è l’anarchia della lingua,è il dubbio,è una coperta di lana verde,il fuori, il contro,l’oltre…è un vento che soffia dal basso o che si placa fino al collasso…la rivolta è il disagio,la percezione del giogo,di quelle catene di lino profumato che più non vedi più strozzano bene…La Rivoluzione,fra questi passi di uomini e donne, fra questi giorni…spero ancora di conoscerla…
Rivoltarsi boicottando tutto il boicottabile e riciclando il riciclabile. Consumare poco e scegliere quello che a loro non va che scegliamo. I farmaci generici, i detersivi e i prodotti sfusi, le vacanze non organizzate e le spiagge libere, gli abiti usati o non firmati, l’acqua del rubinetto, la frutta e la verdura dell’orto, la bicicletta e l’autobus, i programmi televisivi intelligenti, i libri e le carrozzine e i giocattoli usati, le auto usate, le scuole e le strutture sanitarie pubbliche, i percorsi alternativi, di tipo stradale e di ogni altro tipo.
come contributo vi mando questa mia poesia, complimenti per l’iniziativa… lodevole
Come ombra
persa nella cenere del nulla
Io
poeta senza madre
sento la rabbia che ribolle
in questo effimero di feste e di festini
vissuto sulla pelle di innocenti
a me
poeta senza padre
avete raccontato la menzogna
d’una vita fatta di diritti
assicurati ai deboli e agli afflitti
a cui son negati anche i sorrisi
ora
il mio pensiero si fa sdegno
per restituir la voce ai senza voce
e luce a chi è costretto al buio
ora
io vi accuso
perché avete offeso le migliori menti
macchiando la bellezza e la purezza
per questo
io
poeta senza padre e senza madre
m’unisco ai miei compagni che son tanti
e come un’ombra ostile
m’insinuo nei sonni vostri
per incassar diritti e libertà
Paolina Carli, ottobre 2011
Venerdì scorso Repubblica titolava: “Licenziamenti facili, è rivolta”. Il giornale non è una sponda anarchica e quindi immagino che non fosse un suggerimento ma un timore. Però gli otto chilometri di popolo in coda a Roma per gli i-phone scontati allontanano il timore. Resta allora un’esigenza imprescindibile: che sia grande, condivisa, compresa e sostenuta una rivolta morale e culturale, per risollevare un paese dall’abisso in cui è caduto, e senza la quale non potrà uscire dal dramma che viviamo quotidianamente, sempre di più.
[…] che si preferisce, in massimo cento parole. Gli elaborati saranno letti nel corso della serata La parola si rivolta, il 4 novembre dalle 20,30 nello spazio reading curato da Marco Rovelli. Per leggere i primi […]
[…] Marco Rovelli, scrittore, attore, professore – reading per Carlo Giuliani & “100 parole per la rivolta”, contest 2.0 (partecipa al contest! scrivi cos’è per te la rivolta in 100 parole su Nazione Indiana!) […]
Un’idea di rivolta?… Vi addentai ruoli, additai un livore, nove urli additai… (rilevo un “additai”… rivelo un “additai”…) Daterai un livido? Lui radiando vite? Lui adirando veti? Valetudinario id! Interludiava odi, interludiava dio, arto individuale. Ondulavate, iridi, riondulavate, idi, diluviando reati, ravioli denudati divenuti ordalia… inaudito darveli! Radunatevi idoli, ovulanti ardeidi, da via Interludio a viale Dr. (H)oudini. Inedito adularvi. Altare individuo, talora individue. Urodeli andativi diradano uliveti, uditori e vandali. Lunedì radiativo, individuo talare, taluno dividerà i raduni diavoleti.
Solo per dirvi che ieri sera è andata bene, i testi sono stati letti e giustamente plauditi dal pubblico presente. Grazie a tutt*!!!
[…] Rovelli ha chiesto ai suoi lettori di scrivere in cento parole la nostra idea di rivolta, tutti i contributi verranno letti durante una iniziativa al centro sociale Cantiere di Milano il […]