NUOVI INQUADERNATI 2.
YARI BERNASCONI
Una conversazione (frammento)
«Un giorno bombardarono le baracche dove stavamo.
Io ritornavo da un colloquio col mio vestito bello, l’unico,
e una giacchetta beige. Scarponcini puliti.
Cominciammo a scavare, a cercare nel fango
la nostra roba. Ma tutto era stato inghiottito.
Io sembravo un pulcino, tra le macerie: un punto bianco.
Alla fine, sporca e ricoperta di terra, chiamai mio padre.
Non avevamo ritrovato nulla. In quel momento
ci appartenevano soltanto le nostre ossa».
***
Per Dublino
C’è molta gente sul bus che ci porta a Dublino,
procediamo a rilento. Sfoglio un libro, lascio andare la testa
tra il finestrino e la seggiola. L’uomo davanti a me è alto,
robusto; le sue unghie sono lunghe e sporche; tossisce, dice qualcosa
sottovoce, in inglese. Forse bestemmia di un malanno, un’ansia.
La gente attorno si gira infastidita: guarda i prati,
fingendo compassione.
***
Connemara
Sembri rinascere tra i prati e queste strade dissestate,
tracciate da fessure che si iniettano
fin sotto terra. Le pecore sono pecore, i muri sono muri:
scendi dall’auto, guardi intorno e qualcosa di vecchio ritorna,
un’impressione, un’evidenza di sempre, un istinto.
Non te ne accorgi ma cammini, mi chiami per due volte,
vieni, che è bello, si sta bene. Nient’altro.
***
Trittico per un paesaggio
Questo paese di campane e di lago, così sofferente
del silenzio di chi vive, così schiacciato da questo monte
flaccido e lento: mi sembra di non averci mai vissuto,
ma di averlo attraversato distratto, poche volte, come si fa con la nebbia
o con la pioggia.
*
Siamo cambiati senza movimento: come ignari delle unghie più nere,
come grati dei sentieri battuti, le strade ripulite, i cortili sfangati.
Ci sono mai state macerie? S’è mai versata una goccia di sangue?
La guerra vera era noiosa: distante e prevedibile.
*
L’anziano che rallenta: la traiettoria di ottant’anni di silenzio.
Rade il muro di sasso con pazienza, tende lo sguardo e poi fissa i ciottoli
sul bordo della strada. Il borgo è immobile, la piazza una lama piatta
che scintilla. Il lago s’insacca tra alcuni rilievi. Sono morti
i vecchi platani, li hanno strappati anni fa. Ora che c’è il sole
si cercano altri spazi, ombre nuove.
Testi tratti da Non è vero che saremo perdonati, di prossima pubblicazione nell’XI Quaderno
***
Yari Bernasconi è nato in Ticino nel 1982 e vive a Friburgo (Svizzera), dove si è laureato in letteratura italiana e filologia romanza. È redattore responsabile dell’edizione italiana della rivista «Viceversa Letteratura». Nel 2009 ha pubblicato il poemetto Lettera da Dejevo (Alla chiara fonte).
Bei testi davvero. Puliti, forti, intelligenti. Complimenti!
condivido, grazie Franco, meraviglie.
molto belle.
Una scelta di vocaboli in cui mi ritrovo molto.
Mi piacciono.
E ancora: Connemara l’avrò letta ormai già dieci volte. Ha qualcosa di quelle poesie che poi restano per sempre nella mia memoria.
belle – in mio gusto soprattutto mi coglie “trittico per un paesaggio”. grazie
Bha…!
(Altro che Bha..)
Belle, belle davvero.
Grazie! A Franco e a tutti voi (per i commenti e per la lettura).
Mi piace moltissimo questo andamento prosastico così misurato
una narrazione poetica se posso permettermi (oserei con semitimido auto-j’ accuse) a tratti messa al riparo quasi difesa – paradossalmente – dalle sensazioni più intense che l’ autore percepisce interamente mettendole in luce solo in parte: eppure questa “paura” rende i versi rigidi e indeboliti nella portata – tagliati nella loro potenza evocativa ed è un mezzopeccato la si disperda senza osarla quella intuita o almeno che a me pare di intuire. sono testi che si compongono di una carrellata/cronaca di e fra macerie di vissuto con la consapevolezza matura – appunto – di non avervi mai o quasi mai partecipato con anima e corpo ma soprattutto carne . c’ è dell’ ansia celata di vivere qualcosa di necessario per gli “altri” – di fare qualcosa di partecipare e di sporcarsi le unghie – immagine tra l’ altro evocata più volte – ecco: di plasmare la propria vita – che galleggia intoccabile come dentro una bolla di sapone – sostituendo il sapone con l’ elemento più vero e tangibile della terra: terra dei campi e terra mondo. insomma sempre una bolla ma una bolla su cui pesare senza indecisioni e fare questo per mettere in gioco il suo spirito allenato all’ osservazione attenta e minuziosa ma che si risolve in una sorta di compenetrazione più cerebrale… addirittura sana proprio perché scientemente? afisica. e l’ autore pure sembra saperlo e rimproverarsi di questo tra le righe. questo almeno a mia lettura.
un saluto
paola
“siamo cambiati senza movimento”. e quanto.
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