I Corto Circuiti di Gigi Spina
Paradeigma
di
Gigi Spina
Quando ho visto per la prima volta C’era una volta in America di Sergio Leone (1984), ho subito pensato che il famoso sorriso finale di Noodles/Robert De Niro ammiccasse a una chiave di lettura profonda e non evidente, alla storia del giovane gangster raccontata come un sogno, un sogno lungo tutto il film e capace di fargli intravedere un futuro amaro e drammatico. All’inizio del film, infatti, Noodles, che ha appena ‘tradito’ gli amici, si rifugia in una oppieria, dove lo ritroveremo, circolarmente, alla fine del film. Nel mezzo, nel ‘lungo’ mezzo, lo rivediamo invecchiato, 35 anni dopo, ritornare sul luogo delle sue gesta criminali, ma anche, appena ragazzo, muovere i primi passi nella difficile realtà americana a ridosso della crisi del ‘29. Una esauriente voce di Wikipedia, 13 pagine di pdf, dà conto, appunto, della Teoria del sogno (p. 7), cui sembra abbia anche accennato lo stesso Leone in una lezione al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1988, un anno prima della morte.
Come si sa, l’esegesi di un film, come di ogni prodotto artistico, non può rispondere ad un’unica logica: autore, lettore e opera stessa intrecciano le proprie intentiones senza che si debba arrivare necessariamente a una vittoria definitiva dell’una sulle altre. Valgono, in fin dei conti, coerenza e, per così dire, limiti dell’interpretazione. Oltretutto, l’effetto di realtà creato dal cinema ha una sua forza indiscussa. Se, ad esempio, si chiedesse a qualcuno di raccontare la trama del film di Danny De Vito La guerra dei Roses (The war of the Roses, USA 1989), probabilmente la maggior parte degli interpellati risponderebbe che si tratta di una coppia che dopo 17 anni di matrimonio vuol divorziare e dà inizio ad un conflitto che arriva a conse¬guenze tragiche. Ora dovremmo dire, con più precisione, che la presunta trama è in realtà un esempio, un paradeigma che un avvocato divorzista racconta ad un suo cliente per metterlo di fronte ai problemi del divorzio. Questa è, infatti, la cornice con cui si apre e si chiude il film. Quello che vediamo per due ore sullo schermo è un fatto realmente avvenuto o è il racconto esemplare, il paradeigma che l’avvocato (si badi bene, interpretato dallo stesso regista) ha raccontato al suo cliente per avviarlo al suo personale processo di induzione, com’è proprio di ogni argomentazione basata sull’esempio? Come spettatori del film, la risposta è relativamente indifferente, come membri di una giuria popolare, invece, ci creerebbe qualche problema.
Ma torniamo al sogno di Noodles. Ho finito di leggere in questi giorni La montagna magica di Thomas Mann nella nuova traduzione di Renata Colorni e per le cure di Luca Crescenzi. (Milano 2010). Ebbene, il curatore mostra con grande evidenza, nella introduzione (pp. LXXXVII-XC), il valore che ha il Tuono che dà il titolo all’ultimo paragrafo del capitolo finale, il settimo: “un tuono che fa saltare la montagna magica” (p. 1059) e che fa ritrovare, divenuto ora un colpo di cannone, l’eroe del romanzo, Hans Castorp, su un campo di battaglia della prima guerra mondiale. Qui Mann lo lascia al suo destino. “Dove ci ha gettato il sogno?” si chiede Mann (p. 1064). E Crescenzi rintraccia precisi riferimenti di letture e scritture di Mann, fra cui, folgorante, una conferenza del 1942 su Giuseppe e i suoi fratelli: “Così, secondo la sua cronologia poetica, il colpo di tuono che segna lo scoppio della guerra del 1914 sta a epilogo della Montagna incantata [qui viene rispettato, trattandosi di citazione, il ‘vecchio’ titolo italiano], mentre in verità si collocava al suo inizio ed era all’origine di tutti i suoi sogni”.
Un tuono, un prolungato squillo del telefono: la magia della scrittura come quella delle immagini riesce a sovrapporre piani e dimensioni della realtà e dell’inconscio, lasciando allo spettatore la responsabilità, ma anche il ‘godimento’, del giudizio.
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avevo già sentito che chi fuma l’oppio riesce a entrare nella testa degli altri.E in questa chiave di lettura l’ipotesi di un noodles è riuscito a sognare un televisore acceso sopisce in me la sospensione dell’incredulità o sospensione del dubbio regalandomi l’estasi
http://ns.thcgroup.net/Music/Mp3/Everly%20Brothers%20-%20Bye%20Bye%20Love.mp3
Mi chiedo, di fronte a questo bell’articolo, se non si potrebbe estendere quest’argomentazione sulla gettatezza del sognatore in balia del suo sogno alla dinamica delle memorie proustiane.
In senso più lato, non si potrebbe allora intendere la narrazione in quanto memoria, e in quanto storia, come paradigma gettatore e progettatore?
l’altro ieri ho commentato mentre mi accingevo a cominciare un libro la cui lettura avevo rimandato troppo a lungo.Potete immaginare quale sia stata la mia reazione quando ho scoperto che con una buona dose di approssimazione deve essere stato la fonte segreta(almeno per quanto mi è dato di sapere)di Leone per costruire il film decostruzionista in questione:Se in una notte d’inverno un viaggiatore(e l’estasi fu)
http://www.gopop.gr/mp3/Soft%20Cell%20-%20Tainted%20Love.mp3