I delitti efferati (1 prosa comoda)

di Andrea Inglese

 Certo, i giornali molto parlavano di delitti, e codesti delitti erano non solo in aumento, ma pareva aumentare di giorno in giorno la loro efferatezza, mentre le vittime perduravano vittime, ostinatamente sprovvedute e docili. Quanto alla polizia, quando uno ne ha bisogno davvero per ragioni securitarie, mancano poi gli effettivi per ragioni di bilancio. Quindi non c’era da stare allegri. Chi aveva un bambino o una bambina, se li godeva finché poteva, notte e giorno, tenendoli sempre svegli, per via del delitto incombente, sempre nell’aria, e per via del carnefice, che ogni volta risultava essere una persona educata e puntuale nei pagamenti. Nonostante, quindi, l’ira dei pediatri, i bambini giravano stravolti e imbambolati per le scuole materne, i genitori bloccavano il traffico, addormentandosi in auto ai semafori, e le mamme, che la strada aspra dell’emancipazione aveva portato infine a posti di comando, davano ordini alla cieca, combattendo i colpi di sonno con pastiglie eccitanti, e ritrovandosi a giornata lavorativa conclusa con gli occhi vitrei, colmi di visioni raccapriccianti.

I rapitori di bambini, intanto, a fronte dell’enorme imbroglio in cui si era trasformato l’agire sociale, inceppato costantemente dal potere nefasto dei genitori insonni, entravano nelle scuole elementari con maschere di Goebbels ed asce a tracolla, senza minimamente destare sospetto nel clima ovattato che vi regnava, e si servivano con grande cura nelle classi, di fronte a insegnanti con il capo ciondolante o posato sulla cattedra. Non è, poi, che questi rapitori fossero divenuti più crudeli di prima, e fossero riusciti a superare se stessi in efferatezza, semplicemente, a differenza di genitori e bambini, si godevano sonni di dodici ore, ed erano quindi baldanzosi ed efficaci nella realizzazione dei delitti. Di tanto in tanto, però, ai rapitori veniva guastata la festa. Gruppetti di persone, costituiti da coloro che avevano figli ormai grandi o da coppie sterili, libertini indomiti, scapoli e zitelle, si gettavano feroci e prestanti su qualche mostro presunto. Gli bastava vedere qualcuno con la maschera di Goebbels aggirarsi presso i giardinetti, per scatenare un linciaggio in stile sudista.

Così, i delitti dei giustizieri, legittimati dall’inefficienza globale delle istituzioni, gestite in modo troppo assonnato per ben funzionare, controbilanciavano i delitti dei mostri rapitori. Se dobbiamo, però, mettere nel conto anche i delitti involontari prodotti da automobilisti in sonno REM, farmacisti in trance, chirurghi appisolati in sala operatoria, il numero globale di delitti, volontari o no, legittimati o meno, cresceva smisuratamente. Per questo motivo, dopo un periodo storico alquanto buio, le mamme e i papà rinunciarono a godersi i bambini anche di notte. Sui giornali, si continuava ad annunciare un incremento di delitti sugli innocenti, e un acuirsi della loro efferatezza, ma globalmente l’età dei grandi e diffusi massacri sembrava ormai trascorsa. Le autostrade tornarono ad essere soprattutto luoghi di circolazione delle auto, e non grandi piattaforme per autoscontri mortali, così come negli ospedali si tornava a curare piuttosto che amputare e avvelenare. I rapitori di bambini lasciarono a casa maschere ed asce, e dovevano agire con maggiore sollecitudine e previdenza. I bambini ripresero a gettare per aria i giocattoli a disposizione delle scuole materne, e la loro motricità ritornò, con grande soddisfazioni dei pediatri, ai valori usuali: quelli che rendono sconcertati gli adulti adibiti alla loro cura.

17 COMMENTS

  1. Ma scusa Vincenzo, ma io vengo sul tuo blog a fare promozione dei mie libri? Pensa se questa bella trovata si generalizzasse: avanti, promozione ot a 360 gradi!

  2. Beh, Andrea, hai sempre la possibilità di cancellare il mio commento.
    Comunque, visto che ipotizzi la situazione opposta, ti dirò che io non me la sarei presa tanto. Ti chiedo in ogni caso scusa.

  3. Forse la migliore delle “distopie” di inglese, anche se quella sull’acqua piena di merda a Milano era all’altezza di questa.

  4. nell’incipit ci ho trovato un’eco (ma ribaltata) dei “delitti e storie sporche ereno scappati via per sempre da la terra d’Ausonia” di gaddiana memoria. rispetto alle altre prose inglesiane recenti, mi sembra che in questa ci sia quasi una rivincita del senso e, adesso la sparo grossa, anche di motivazioni vagamente autobiografiche.
    l.

  5. Mi permetto, con rispetto scrivendo, di dare un seguito ed una deviazione contigua di senso alla prosa comoda e saporita.

    Visto che non gli si dava più tanta importanza i rapitori, indignati, decisero di cessare ogni attività. Così crollarono gli ascolti, i comunicatori di delitti efferati rimasero disoccupati e l’opinione pubblica fu scontenta della perdita dello spasso d’intrattenimento e del brivido lungo la schiena quando si vedevano correre bimbi nei giardinetti.
    Fu deciso allora di assoldare sicari e bruti novelli per dare nuovo slancio all’economia ed al business degli orchi.
    Si registrò subito l’incremento di delitti preventivato nel piano strategico d’investimento e tutti furono soddisfatti, tranne i vecchi rapitori che si sentirono defraudati e ricominciarono a rapire: il fatturato triplicò.
    I pediatri furono messi a tacere e nessuno chiese il parere dei bimbi, tanto sapevano dire solo “no!”, forse erano sindacalizzati, oppure capricciosi.

  6. a vincenzo,
    non è che me la prendo, né ti casso, anche perché ci conosciamo ormai – almeno telematicamente – mi ha però sorpreso la candida faccia di tolla dell’OT autopromozionale

    a luigi
    il lato autobiografico… alludi forse a quella maschera di Goebbels che mi sono fatto spedire dai nazisti dell’Illinois?

    a jacopo,
    la distopia dell’acqua piena di merda a Milano m’incuriosisce – ma davvero non mi ricordo di aver mai scritto qualcosa sul tema

    a mario
    il business degli orchi – se crolla quello, giornalisti tutti a casa!

    a gianni,
    tu ne sai qualcosa, come babbo e criminologo latente

  7. Distopia o realismo, la cosa che mi colpisce di più di questo testo è l’aspetto narrativo, più accentuato rispetto ad altre prose brevi di A. Questo andamento narrativo mi fa quasi pensare ad una favola pulp, una favola dark, inquietante, malata e disfunzionale: una distorsione della realtà che però dice la verità.
    Tutto questo mi riporta a Russell Edson, per quanto poi il tono, il linguaggio e gli intenti siano completamente diversi.

    E poi, come spesso accade quando leggo testi di Andrea, mi imbatto in alcune frasi e immagini che mi si incollano al cervello. Frasi che si reggono in piedi da sole, che sconfinano per via di una certa universalità di significato e che, per questo motivo, potrebbero funzionare anche al di fuori del contesto in cui sono inserite o in altri contesti (magari tramite cut up):

    “vittime perduravano vittime, ostinatamente sprovvedute e docili”

    “i delitti involontari prodotti da automobilisti in sonno REM, farmacisti in trance, chirurghi appisolati in sala operatoria”

    “Chi aveva un bambino o una bambina, se li godeva finché poteva, notte e giorno, tenendoli sempre svegli, per via del delitto incombente, sempre nell’aria, e per via del carnefice, che ogni volta risultava essere una persona educata e puntuale nei pagamenti.”

    “Non è, poi, che questi rapitori fossero divenuti più crudeli di prima, e fossero riusciti a superare se stessi in efferatezza, semplicemente, a differenza di genitori e bambini, si godevano sonni di dodici ore, ed erano quindi baldanzosi ed efficaci nella realizzazione dei delitti. Di tanto in tanto, però, ai rapitori veniva guastata la festa.”

    ” le mamme, che la strada aspra dell’emancipazione aveva portato infine a posti di comando, davano ordini alla cieca, combattendo i colpi di sonno con pastiglie eccitanti, e ritrovandosi a giornata lavorativa conclusa con gli occhi vitrei, colmi di visioni raccapriccianti.”

  8. sinceramente io ho pensato al bimbo morto rimasto erroneamente agganciato allo sportello della macchina della madre di avantieri,a quello del giorno dopo.E a tutti gli altri dimenticati in macchina le scorse estati

  9. Vincenzo,
    se prometti di abbonarti a murene e di donare un abbonamento a una persona cara, vedrò di far intercedere San Pigolina dei Lattonieri, perché tu non sia condannato all’eterno strazio

  10. Stupendo. Non c’entra nulla tematicamente, ma il ritmo narrativo ricorda certe parti di Hilarotragoedia.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.