III, 784 – 805
Denique in aethere non arbor, non aequore in alto
nubes esse queunt nec pisces vivere in arvis
nec cruor in lignis neque saxis sucus inesse.
certum ac dispositumst ubi quicquid crescat et insit.
sic animi natura nequit sine corpore oriri
sola neque a nervis et sanguine longius esse.
[…]
quod quoniam nostro quoque constat corpore certum
dispositumque videtur ubi esse et crescere possit
sorsum anima atque animus, tanto magis infitiandum
totum posse extra corpus durare genique.
quare, corpus ubi interiit, periisse necessest
confiteare animam distractam in corpore toto.
quippe etenim mortale aeterno iungere et una
consentire putare et fungi mutua posse
desiperest […]
*
Né alberi in cielo né nel fondo del mare
nubi né pesci nei campi
né sangue nel legno né fluidi nei sassi:
ogni cosa sa già dove crescere, stare.
Senza corpo non può l’animo nascere
solo. Non fuori dei nervi e del sangue.
[…] quanto più certo e disposto
dove devono crescere, stare
animo e anima, tanto più da negare
che fuori del corpo sussistano, generino.
Per cui: quando il corpo scompare per forza
scompare anche l’anima.
Unire eterno a mortale,
pensare che possano insieme sentire, patirsi l’un l’altro,
è devianza.
*
tratto da AA.VV., La fisica delle cose. Dieci riscritture da Lucrezio, Roma, Giulio Perrone Editore, 2011, p. 115.
bellissimo, Andrea!
<3
ma guardalo, con i cuoricini! Non sei un indiano serio, Andrea Raos!
(però è vero, bellissimo)
peccato Andrea non abbia postato anche la prima delle sue due riscritture lucreziane, uno dei testi più imponenti (sic) che ho letto negli ultimi mesi, nonostante e anzi in forza di un’economia dei mezzi linguistici e sintattici radicale. due gioielli, ad ogni modo.
f.
essere, in devianza;
splendirosa traslazione questa di Andrea
già, pare che non si possa aggiungere altro. è tutto qui.
Bellissima traduzione.
La natura è specchio del cielo e della terra
con corrispondenza,
pesci con anima attraversano il fogliame mare
dell’ albero in cielo
l’anima del uomo è la nervatura della foglia
leggerti è la sola felicità oggi
di anima e di corpo,
con lo spazio di luce.
véronique
Da tempo volevo commentare. Ma dire che è bello mi sembrava riduttivo.
Fabio, ma davvero ti piace cosi’ tanto anche l’altro pezzo? Io a rileggerlo sono abbastanza pentito di averlo pubblicato, mi sembra poco piu’ (o forse anche meno) di un esercizio di riscaldamento.
Comunque, grazie a te e a tutti/e per avere apprezzato.
E un saluto anche ai pochi devianti che, nel 2012 in Italia, non credono l’anima mortale :)
“There are more things in heaven and earth, Horatio, Than are dreamt of in your philosophy.” Hamlet Act 1, scene 5….));
“patirsi l’un l’altro” – è tutto detto…
:)
r