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Da “Di fronte al pubblico”

di Martina Evans

Traduzione di Daniela Sandid

IL RAGAZZO DI DURRAS

Sì, è così, i Tans prendevano i bambini
e tu sai bene perché, no?
Cercavano informazioni.
Ora ti dirò qualcosa in segreto
e qui in giro non troverai nessuno
che te ne parli. No, non aprirebbero bocca.
Nei dintorni di Durras fu preso un ragazzetto.
L’avevano mandato fuori dalla casa.
Direi che aveva appena dodici o tredici anni,
non di più, l’avevano mandato alla bottega per delle commissioni.
E i Tans lo presero, gli dettero un passaggio fino alla bottega.
Se disse qualcosa o meno nessuno l’ha mai saputo.
Chiedermelo non serve a nulla
e qui in giro non troverai nessuno che te ne parli.
Quella notte fu attaccata una casa sicura dell’IRA, e comunque
un autocarro carico di Ragazzi fu portato alla caserma di Bandon.
Be’, mica volevi essere arrestato dal Reggimento Essex
nossignore, le unghie strappate e una morte lenta al fuoco della caserma –
quelli avevano un debole per l’attizzatoio rosso rovente, gli Essex.
Il ragazzo gli ha fatto una soffiata? Nessuno lo sa.
Qui in giro non troverai nessuno che oggi te ne parli.
E sono passati settant’anni.
No, dal paese venne una folla intera per il ragazzo.
I genitori non poterono salvarlo, fu legato al cavallo
di un carro e trascinato, sì la stessa identica cosa che i Tans
avevano fatto a quel prete nei dintorni di Dunmanway, fu trascinato
fino a Dromore prima che si fermassero.
Io direi che sono almeno quaranta miglia.
E non ti scordare che da me non hai sentito nulla.

*

THE BOY FROM DURRAS

Yes, that’s right, the Tans picked up children
and you know why of course, don’t you?
They were looking for information.
I’ll tell you something now on the quiet
and you’ll get no one round here
to talk about it. No, they wouldn’t open their mouths.
There was a young fellow picked up outside Durras.
He was sent down from the house.
I’d say only about twelve or thirteen,
not much more, set down to the shop to get the messages.
And the Tans picked him up, gave him a lift to the shop.
Whether he said something or not was never known.
There’s no point in asking me
and you won’t get anyone round here to talk about it.
There was an IRA safe house raided that night, anyway
a truck load of the Boys taken to Bandon Barracks.
Well, you wouldn’t want to be arrested by the Essex Regiment
no sir, fingernails pulled off and a slow death by the barracks fire –
they were very fond of the red hot poker, the Essex were.
Did the boy give them a tip-off? No one knows.
You’ll get no one round here to talk about it today.
And it’s seventy years on.
No, a crowd from the village came for the boy.
The parents couldn’t save him, he was tied to a horse
and cart and dragged, yes the very same the Tans
done to that priest outside Dunmanway, he was dragged
as far as Dromore before they stopped.
I’d say that’s a distance of about forty mile.
And don’t forget that you never heard this from me.

* * *

RAPPRESAGLIA

Mai fidarsi di un Palatinato né di un Bastardo –
e il Vecchio Fritz era entrambe le cose.
Quando i Ragazzi andarono dal Vecchio Fritz
a pretendere i loro fucili in nome della Repubblica Irlandese –
ve le do io le munizioni fa il Vecchio Fritz,
spianando il fucile fuori della finestra.
Freddò Joe Bennett con un colpo.
Bang. Nemmeno fosse un cane.
Avvolsero il corpo in un lenzuolo
e lo buttarono in un fosso a due miglia da dove abitava
perché i Tans erano già sulla strada di casa sua.
I Bennett ammazzarono un maiale, facendo finta di nulla –
se avessero trovato un cadavere i Tans
li avrebbero ridotti in cenere.
La signora Bennett se ne stava lì a riempire salsicce
mentre il corpo del figlio diciassettenne giaceva in un fosso.
Nemmeno fosse un cane.
Quei tipi che giravano intorno alla casa
infilando dappertutto le loro baionette.
E il Vecchio Fritz? Be’ lui non usciva di casa
per paura dei Ragazzi, due anni interi a farsi
portare tutto e tutti che ridevano
di quella sua grossa testa dietro le finestre.
Ovviamente lo presero,
non doveva forse uscire di casa per il funerale della sorella?
Tutti i signorotti raccolti laggiù nel cimitero di Askeaton.
Bang. Nemmeno fosse un cane.
Quattro cavalli neri con i pennacchi che vanno da una parte
e il carro funebre che va dall’altra.

*

REPRISAL

Never trust a Palatine or a Bastard –
and Ould Fritz was both.
When the Boys went to Ould Fritz
demanding their guns in the name of the Irish Republic –
I’ll give you ammunition says Ould Fritz,
sticking his gun out of the window.
He shot Joe Bennett stone dead.
Bang. No more than he was a dog.
They wrapped his body in a sheet
put it in a ditch two miles from his home place
because the Tans were down to the house straight.
The Bennetts killed a pig, letting on nothing –
if the Tans found a corpse
they’d be burnt to the ground.
Mrs Bennett, standing there, stuffing sausages
her seventeen-year-old son’s body lying in a ditch.
No more than he was a dog.
Those fellas going round the house
sticking their bayonets into everything.
Ould Fritz? Well he didn’t leave his house
for fear of the Boys, two whole years getting
everything delivered and everyone laughing
at the big head of him inside the windows.
Of course they got him,
didn’t he have to leave the house for his sister’s funeral?
All the gentry assembled below in Askeaton Graveyard.
Bang. No more than he was a dog.
Four black horses with feathers going one way
and the hearse going the other.

* * *

OMAR KHADR

Esiste una prova video di Omar a dodici anni,
che collega esplosivi sistemati come torte
su una tovaglia, la sua faccia bruna
giovane e serena sotto il kufi bianco,
le dita piccole di ragazzo che avvolgono il cavo,
e i denti bianchi che mordono il filo
prima di essere catturato
a quindici anni, nella polvere di biscotto sbriciolato
all’uscita di un baraccamento afgano saltato in aria
sul suo petto ferite sparse
e rosse come papaveri in fiore.
Non gliele cureranno le ferite
finché non parla, per le torri gemelle
qualcuno deve cantare e il Canada
non lo estraderà, la sua famiglia un imbarazzo
nazionale, con la madre jihadica
e la sorella che parlano dal loro panno nero corvo
e ribadiscono quello che ogni ragazzo dovrebbe imparare –
nuotare, fare il cecchino, e cavalcare.
A Guantánamo, sono sevizie, tute
arancioni, interroganti che con calma lo registrano
che grida per avere sua madre.
Quando alla fine gli chiedono se vuole qualcosa
lui dice riviste di auto, album da colorare,
matite, e qualsiasi tipo di succo
purché sia davvero strano.

*

OMAR KHADR

There is video evidence of Omar at twelve,
wiring explosives laid out like cakes
on a tablecloth, his brown face
young and clear under his white kufi,
little boy fingers winding the wire,
white teeth biting the thread
before he was captured
at 15, in the broken-biscuit dust
of a blasted Afghan compound
exit wounds on his chest spreading
and red as blooming poppies.
They won’t treat his wounds
until he talks someone has to sing
for the twin towers and Canada won’t
extradite him, his family a national
embarrassment, Jihadic mother and
sister speaking out of raven black cloth,
ticking off what every boy should learn –
swimming, sniping, and horseback riding.
In Guantánamo, it’s stress positions, orange jump
suits, interrogators calmly recording him
crying out for his mother.
When he’s finally asked what he wants
he says car magazines, colouring books
and pencils, any kind of juice
as long as it is really weird.

* * *

LA MIA ULTIMA CONFESSIONE

Non era uno che ti saresti fermato a guardare –
peli arancioni spruzzati in una folta barba
sulla sua veste marrone e sparsi sulle dita
nei sandali di cuoio francescani –
ma a noi convittrici diceva
che eravamo angeli incompresi
e che le suore non capivano nemmeno lui.
Certo che dovevamo avere il permesso di bere il vino sacramentale
confessarci apertamente senza restrizioni
nella biblioteca.
Pensavo che fosse lo zio emancipato che non avevo mai avuto
così quando mi chiese di sedermi sulle sue ginocchia
fui sinceramente dispiaciuta di non poter obbedire.
Sono troppo pesante confessai.
Stai benissimo disse lui sommessamente.
Non so quante volte lo ripeté –
Ma stai benissimo, stai benissimo,
in nome di Dio
non ti sto dicendo che stai benissimo?
e alla fine arrivò a dirlo quasi urlando.
Io rimasi in ginocchio.
Perdonami padre perché ho peccato
è stato undici anni prima che me ne ricordassi –
e mi colpì
mentre camminavo per Charing Cross Road,
che una volta, per dieci minuti nel 1977
Dio possa aver vegliato su di me.

*

MY LAST CONFESSION

He wasn’t what you’d want to look at –
orange hair sprayed in a thick beard
over his brown robes and in between the toes
of his Franciscan leather sandals –
but he told us boarders
that we were misunderstood angels
and that the nuns didn’t understand him either.
Of course we should be allowed to drink altar wine
confess openly away from restraints
in the library.
I thought he was the liberated uncle I never had
so when he asked me to sit on his lap
I was genuinely sorry that I couldn’t oblige.
I’m too heavy I confessed.
You’re grand he said softly.
No matter how often he repeated it –
You’re grand, you’re grand, you’re grand
in the name of God
aren’t I telling you you’re grand? –
and he was nearly shouting in the end.
I stayed on my knees.
Bless me father for I have sinned
it was eleven years before I remembered –
and it struck me
as I walked down Charing Cross Road,
that once, for ten minutes in 1977
God might have been watching over me.

* * *

CADERE

a Catherine Maxwell

Ho nove anni mentre piagnucolo
fuori della porta sul retro di Deane
i lucidi ciottoli dello scuro novembre piovigginoso
appaiono marroni alla luce del cortile
e Mamma è caduta di nuovo
rompendosi il gomito stavolta.
Sempre cadute, finire bocconi
trotterellando fino al prossimo incidente.
Non era sposata da molto quando Papà
le chiese se non fosse un po’ difettosa di gambe. –
Come se si fosse ritrovato con una cattiva puledra!
rideva lei. Ma lei stessa si spaventava
come adesso mi spavento io.
Novembre, mese di Ognissanti,
vado giù ogni attimo più spesso.
Nemmeno un attimo per piangerla o ricordarla
tranne quando il mio ginocchio sbatte
sul focolare di pietra, e ricorro barcollante
al balsamo di limone, o quando i miei tacchi consumati
mi fanno andare in ginocchioni
sulla Kingsway.
Un uomo con un anello d’oro
ad ogni dito mi aiuta a togliere
i miei fogli sparpagliati dal marciapiedi bagnato.
Vincendo l’impulso a farmi il segno della croce
ringrazio lui e tiro a dritto.

*

FALLING

for Catherine Maxwell

I am nine, half crying
outside Deane’s back door
the rainy dark November shiny
cobbles brown in the yard light
Mammy’s down again
cracked her elbow this time.
Always falling, getting to her feet
cantering to her next accident.
Not long married when Daddy
asked her if she wasn’t a bit false in the legs –
As if he’d been landed with a bad filly!
she laughed. But she frightened
herself too as I frighten myself now.
November, month of the Holy Souls,
down I go time after time.
No time to grieve or remember
her only when my knees slaps
on the stone herth, I stagger back
into the lemon balm, or my worn heels
bring me to my knees
on Kingsway.
A man with a gold ring
on every finger helps me to peel
my scattered papers from the wet pavement.
resisting the urge to bless myself
I thank him, walk away.

***

EROI DEL WEST

Stanno sotto John Wayne,
Henry Fonda, Warren Oates,
orecchie sottili e obbedienti, occhi grandi
affondati sotto morbide frange,
nitriscono trottano e galoppano
e cavalcano e si impennano
quando viene richiesto
attraversano il Rio Grande, rotolano sotto
gli Apache, cadono con le controfigure
giù dal ponte in Mucchio selvaggio,
resistono alle pistolettate, alle micce esplosive
ai messicani, alle impennate di Steve McQueen
ne I magnifici sette,
alla Guerra Civile in Shenandoah,
alla bellezza, il terrore e la bava,
all’odore di cavallo sudato
ai popcorn salati annaffiati con la Coca Cola.
Questi tipi conoscono il suono
di una Winchester 73
o di una Colt 45 altrettanto bene
che il suono scandito dai propri zoccoli
e continuano a galoppare
nuvole di polvere ora attraverso la Monument Valley.
Senza mai perdere l’equilibrio.

*

WESTERN HEROES

They sit under John Wayne,
Henry Fonda, Warren Oates,
thin obedient ears, large eyes
pooled under soft fringes,
they whinny and trot and gallop
and canter and rear
when it’s called for
swim the Rio Grande, roll under
Apaches, fall with the stunt riders
off the bridge in The Wild Bunch,
endure pistol shots, sizzling explosives,
Mexicans, the prancing of Steve McQueen
in The Magnificent Seven,
the Civil War in Shenandoah,
the beauty, the terror and foam,
smell of horse sweat
and salty popcorn washed down with Coke.
These fellows know the sound
of a Winchester 73
or a Colt 45 as well as they know
the sound of their own hoof beats
and they keep galloping
clouds of dust now across Monument Valley.
They never loose their balance.

*

Martina Evans, Di fronte al pubblico,Valigie Rosse, 2011 (premio internazionale di poesia “Piero Ciampi”).

7 COMMENTS

  1. Sono contento che tu mi abbia consigliato di leggerlo: uno dei migliori libri del mio 2011.

  2. ho pensato a Ken Loach, Alice Sebold, Bruno Traven, qualcosa di un mio viaggio del 2001. Cazzi miei, insomma.
    Direi che va bene…

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.