Orazio, Odi, I, 9
di Raffaele Di Stasio *
Horatii Carmina I,9
Vides ut alta stet nive candidum
Soracte, nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
flumina constiterint acuto.
Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.
Permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras fuge quaerere et
quem fors dierum cumque dabit lucro
adpone, nec dulcis amores
sperne, puer, neque tu choreas,
donec virenti canities abest
morosa. Nunc et Campus et areae
lenesque sub noctem susurri
composita repetantur hora,
nunc et latentis proditor intumo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.
Orazio, ode I,9
Tu guarda come svetta il Soratte chiaro
di neve alta, quasi non regge il peso
la selva stanca, e osserva i corsi
d’acqua rappresi nel gelo acuto.
Ma sciogli il freddo dando vigore al fuoco
con altra legna, senza timore poi
il vino puro di quattr’anni
versa dall’anfora, mio Taliarco.
Il resto lascia tutto agli dèi, che appena
sul mare grosso placano i venti forti
tra loro in lotta, non stormisce
più il cipresso né l’orno vecchio.
Al tuo domani non ci pensare, segna
qualunque giorno voglia donarti il caso
a tuo guadagno e non sprezzare,
tu che sei giovane, amori e danze,
finché capelli bianchi e malanni stanno
da te lontani. Ora più spesso invece
la sera scendi al Campo, in piazza,
corri ai sussurri di chi ti aspetta,
ritorna al caro riso con cui si svela
la tua ragazza ferma nel buio fitto,
al pegno tolto dal suo braccio,
dalle sue dita che stringe piano.
* Pubblico qui una traduzione di Orazio del latinista e poeta Raffaele di Stasio, uno studioso collaboratore della rivista Kainòs, per cui cfr: http://www.kainos-portale.com/index.php?option=com_content&view=article&id=170:ma-sai-cosa-vuol-dire-vivere-in-italia&catid=57:percorsi&Itemid=101
si versiamo il vino ora che è arrivata la primavera e non pensiamo al tempo che fugge.
Lo sanno tutti, ma come con ricordare che questa è l’ode di Paddy Leigh Fermor e del generale tedesco Heinrich Kreipe?
https://filelleni.wordpress.com/2011/08/06/sir-patrick-paddy-michael-leigh-fermor/