La traduzione dei libri è un’azione politica
di Giuseppe Zucco
Così Jonathan Safran Foer, oggi:
I suoi libri più letti si basano sulla ricerca di qualcosa che manca: una persona, la soluzione di un mistero, la verità. Che cosa manca all’America di oggi?
Certamente stiamo ripudiando la nostra missione originale. Gli stati Uniti sono un Paese fondato dagli “altri” ed è stato sempre aperto agli “altri”. Questo nostro spirito ci ha contraddistinto nel mondo e ha alimentato la nostra idea di “essere eccezionali”, termine che non amo ma che a volte ha davvero rispecchiato la realtà. Oggi, però, vedo che stiamo tristemente scivolando verso un patriottismo che somiglia alla xenofobia. Si pensi alla letteratura, per esempio: oggi i titoli stranieri tradotti in America rappresentano solo il 3 per cento dei libri pubblicati. In Europa, invece, vengono tradotti molti più libri, dal 30 al 45 per cento del totale. Insomma, l’America sta rinunciando al “dialogo col mondo”.
[da un’intervista di Antonello Guerrera a Jonathan Safran Foer pubblicata su La Repubblica del 5/9/2012]
[…] [da un'intervista di Antonello Guerrera a Jonathan Safran Foer pubblicata su La Repubblica del 5/9/2012] "Oggi i titoli stranieri tradotti in America rappresentano solo il 3 per cento dei libri pubblicati. In Europa, invece, vengono tradotti molti più libri, dal 30 al 45 per cento del totale. Insomma, l’America sta rinunciando al “dialogo col mondo”. In realtà non è che in Italia si traducano tanti libri per 'dialogare con il mondo'. Si traducono tanti libri per comodità, per andare sul sicuro, per dover pagare a cottimo i traduttori e intascarsi il resto, perché così lo scouting l'ha già fatto qualcun altro in un altro paese, e poi perché politicamente siamo comunque un paese zona NATO, non ce lo dimentichiamo. […]
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