“L’urna vuota del giorno che dicemmo:”

  testi e foto di Marilena Renda

(E’ uscito Ruggine, di Marilena Renda. Qui la postfazione dell’autrice al libro, che puo’ essere ordinato scrivendo a questo indirizzo. a.r.).

 

 

 

L’urna vuota del giorno che dicemmo:
è così per sempre, è un’ambra propulsiva
di ore meridiane, un castello di lucertole
che trascinano tra le zampe, tra le ombre,
i gridi, il guano delle rondini, particole

di carta e una fuga di acque marroni.
Sotto, una voce a cui non si crede più:
non vale la pena andare più lontano.
Entrare invece, se un pandemonio
accorda i nidi dell’orchestra, gli anelli

delle formiche, le pieghe della schiena
quando si torce per dire: riposi il tuo
peso sulle mie vertebre, sulle mie vene,
sui miei polsi, le clavicole, stanca il tuo
cane di ruggine sopra il mio stomaco,

stanca l’onda dei ruggiti, stacca la voce
dalla sua quinta di catrame, trasforma
la fuliggine delle mie ossa in sapone.
Vengano poi gli aratri della palude,
strappino loro i denti agli scorpioni.

*

Se porti la parola nella casa dell’ombra,
poggiala piano sulla soglia che accoglie.
Traduci cosa non più tua, affondi la foglia
in un ordine antico, in una lingua cieca,
siedi su una faglia che non sveglia il sangue.

Siamo nel buio, nel bosco, in questo passato
che è un masso erratico, un museo per insetti,
una casa malata. Un tempo erano amate le case
crepate, i morti che avevano il sonno negli alberi,
gli spacchi visibili fasciati dal tempo.

*

Costruiscono qualcosa, laggiù, in un luogo
non tracciato sulle mappe: una nave di specchi,
l’ombra di un campanile, un paradiso per i senza
riposo. Nella notte, c’è un respiro che conduce
fuori dal deserto, a casa nel vulcano,

nello spazio che separa ciò che è fragile
da ciò che muore, e lo seppellisce tra il rancore
che asciuga, tra le fotografie che non dicono
chi siamo, ma sciolgono un vento sottile
che acceca il futuro con un pugno di sabbia.

Questa è la casa, un passo di terra scura
inflitto nella sabbia di cui il sapore è scordato.
Quando gli assenti riapriranno gli occhi,
saranno appesi a una quinta di pece
per contrappasso alla noia dei sogni.

*

Perché le cose scompaiono, e non c’è strada
per trattenerle ancora un minuto sulla linea
del cielo presente. E questo fu imparato sulla via
delle rovine, nella direttrice imbastita dalla madre
il primo giorno che disse una parola e la terra

diventò un raschio di gomiti mai sollevati
dal suolo, un modo di consolare i fantasmi
che stridono i denti, che smettano alla fine
di ruggire attorno ai piedi di chi
cammina la terra che non trema.

 

10 COMMENTS

  1. l’enigma di versi nuovi. materici e profondi, un poema da leggere con attenzione. belli davvero, grazie marilena.

  2. Di quei versi che vien voglia di sapere a memoria, per poi potersi dire – colte a tradimento dagli echi: qual è questa bellezza che torna alla mente?
    Non vedo l’ora che le poste mi recapitino l’ordinata Ruggine…

    (E correggo di passaggio l’indirizzo da cui riceverlo: c’è un errore di dominio, è “info@dotcompress.it”, non .com, com’è scritto nel post)

Comments are closed.

articoli correlati

Maestri e Amici

di Franco Buffoni Dante e i suoi maestri Nel canto XV dell’Inferno due parrebbero essere i punti fermi relativamente al rapporto...

Edizioni volatili: Selected Love di Andrea Franzoni

  Nell'estate del 2019 le Favole dal secondo diluvio hanno inaugurato quella che sarebbe diventata una collana di scritture poetiche curata...

Ruben Stefano Boari: il disegno non dà tregua alla pagina

  Ruben Stefano Boari è nato nel 2009 a San Severino. Attualmente abita a Macerata, ma ha vissuto anche a...

Sergio Rotino: si inizia a bruciare la memoria

  Anselm Kiefer  I che dire la casa brucia deve bruciare perché piena di libri simile a un uovo piena fino a scoppiare...

Nei giorni ultimi negli ultimi tempi. Matteo Meschiari: Finisterre

  Per la Nino Aragno Editore, nella collana I domani (curata da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa e Laura Pugno), è uscito recentemente Finisterre,...

Soundscapes, di Vincenzo Bagnoli

(Di Soundscapes mi colpisce il controllo di un codice che ha campionato insieme il verso più classico della metrica...
Andrea Raos
Andrea Raos
andrea raos ha pubblicato discendere il fiume calmo, nel quinto quaderno italiano (milano, crocetti, 1996, a c. di franco buffoni), aspettami, dice. poesie 1992-2002 (roma, pieraldo, 2003), luna velata (marsiglia, cipM – les comptoirs de la nouvelle b.s., 2003), le api migratori (salerno, oèdipus – collana liquid, 2007), AAVV, prosa in prosa (firenze, le lettere, 2009), AAVV, la fisica delle cose. dieci riscritture da lucrezio (roma, giulio perrone editore, 2010), i cani dello chott el-jerid (milano, arcipelago, 2010) e le avventure dell'allegro leprotto e altre storie inospitali (osimo - an, arcipelago itaca, 2017). è presente nel volume àkusma. forme della poesia contemporanea (metauro, 2000). ha curato le antologie chijô no utagoe – il coro temporaneo (tokyo, shichôsha, 2001) e contemporary italian poetry (freeverse editions, 2013). con andrea inglese ha curato le antologie azioni poetiche. nouveaux poètes italiens, in «action poétique», (sett. 2004) e le macchine liriche. sei poeti francesi della contemporaneità, in «nuovi argomenti» (ott.-dic. 2005). sue poesie sono apparse in traduzione francese sulle riviste «le cahier du réfuge» (2002), «if» (2003), «action poétique» (2005), «exit» (2005) e "nioques" (2015); altre, in traduzioni inglese, in "the new review of literature" (vol. 5 no. 2 / spring 2008), "aufgabe" (no. 7, 2008), poetry international, free verse e la rubrica "in translation" della rivista "brooklyn rail". in volume ha tradotto joe ross, strati (con marco giovenale, la camera verde, 2007), ryoko sekiguchi, apparizione (la camera verde, 2009), giuliano mesa (con eric suchere, action poetique, 2010), stephen rodefer, dormendo con la luce accesa (nazione indiana / murene, 2010) e charles reznikoff, olocausto (benway series, 2014). in rivista ha tradotto, tra gli altri, yoshioka minoru, gherasim luca, liliane giraudon, valere novarina, danielle collobert, nanni balestrini, kathleen fraser, robert lax, peter gizzi, bob perelman, antoine volodine, franco fortini e murasaki shikibu.