mi chiamano mimì

 

di  Massimiliano Chiamenti

 

caro simone,
ti ricordi a parigi
quando giocavamo a fare i ventenni poeti
(e ora invece lecchi il culo ai preti)
e tutto un fremito di pompe e pompidou
e umbertone eco alla sorbonne
noi nella sala bianca e poi il giannizzero:
monsieur le professeur!
(e − zac − che tutti in piedi!)
e il negretto che ci disse
(con maglia a strisce
un po’ gaultier un po’ alla cadinot, e certo molto gide)
che ci disse, dicevo,
che in quel quartiere
erano tutti morti già
parce-que il y avait le cida le cida le cida!
eh già
tutti morti già
non come noi
teatranti mestieranti come zazie dans le metro
non come noi
sopravvissuti a quegli anni
ai nostri narcisismi
ai nostri egocentrismi
io tenevo sottobraccio
mon petite guide gay
per cercare le saune più maiale a les marais
io − almeno in questo −
sono rimasto lo stesso:
un poveraccio
innamorato della verità;
(e mentre te lo scrivo
il marocchino accanto a me
all’internet cafè di abdul
sulla san vitale
della bologna per me provinciale
parigi in minore
il marocchino, dicevo,
si fa una mezza sega
senza tante storie
se lo strofina e se lo ravana di gusto
alla postazione 11 dell’internet cafè
e intanto ascolta in cuffia aussi des chansonettes)_

 

*

 

PER MASSI: Sabato 17 Novembre, ore 18, Caffè Letterario Le Murate, Firenze

 

*

13 COMMENTS

  1. sì, dignani ha dato un sussulto anche a me: la delicatezza (non la netiquette) vuole che non si commentino con ironica nonchalance i testi di un poeta scomparso di recente e in modo così tragico

    va detto che questo è un tempo in cui appena muori la tua poesia smette di esistere, i tuoi libri vanno al macero (se non l’hanno già fatto), e gli inediti nell’immondizia – e in fondo io ho scelto di postare questa poesia (ce ne erano tante più provocatorie, più appassionate, e quelle disperate degli ultimi giorni) proprio per il suo modo di rendere intime leggerezza e materialità, il cantare e il godere… mi pareva un modo più bello di onorare la memoria di massimiliano chiamenti

    • grazie al mio non essermi accorto del lutto, l’anima che ci rimane di Massimiliano (gli Dei lo abbino in gloria)ha evitato un possibile deserto di commenti e non attenzione che freddo e triste incombeva.
      Questo misterioso esserci stati
      un lungo attimo
      poi perdersi.

    • spesso si smette di esistere anche prima di morire, anche solo appena si serve un po’ meno o si partecipa, o si può partecipare, un po’ meno, e credo che questo sia più triste dei tanti coccodrilli che servono più alla coscienza di chi resta che alla dignità di chi se ne va.
      Nevertheless, una parola viva, “eretta”, come quella di Chiamenti non potrà mai scomparire nella memoria sincera di chi lo incontra. Felice di averlo ri-letto.

  2. è una gran bella poesia ed è stata una gran bella vita ( non facile, terribile, ma bella, cioè buona, cioè piena di dignità, di passione di sensibilità.
    Non l’ho mai incontrato davvero, ma da sempre ne sento parlare. Dalla sua poesia. E’ fluida, si sposta di lato, narra, meglio di 100 romanzi. Sembra facile e ammiccante e invece è velenosa, come il cazzo eretto del marocchino all’Internet point. Come solitamente, credo, la vita.
    Ha ritmo fluido, di parola parlata.
    Non lasciamola morire. Re-Citiamola in molti.

    Lello

  3. Vorrei ringraziare molto Renata Morresi per aver postato questa poesia di Massi, che ci dà cifra del suo cantare delicato e disperato, sempre vissuto.
    Non lasciamo morire la poesia di Chiamenti, mettiamoci invece in ascolto di una voce che é stata sempre alla ricerca di interlocutori, che ha saputo dar voce e che di voci (e di corpi, di vite) si è nutrita.
    Dice bene Lello Voce: “Non lasciamola morire. Re-Citiamola in molti.”

    un saluto

    Martina

  4. Sabato 17 novembre al Caffè Letterario di Firenze, abbiamo ricordato la molteplicità delle voci di massimiliano Chiamenti, che come giustamente ha ricordato Marco Simonelli, era “un’orda”.
    Simone Giusti ha letto questa poesia.

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