Dieci poesie
di Giovanni Turra
Da Con fatica dire fame, inedito.
Mandare a memoria la tua vita
Mandare a memoria la tua vita,
mandarla indietro,
com’è dell’orologio a parete
al cambio dell’ora.
Con tatto d’entomologo
ne sposti indietro l’elitre
delle lancette:
un volo di lancette sul quadrante,
tutta la tua vita in un botto.
E s’accampano di getto,
come usciti dall’armadio,
i tuoi morti tutti e due.
A mezzo busto dentro una cornice,
in un giorno di sole.
*
Riflettere quel poco
com’è dei sottoposti.
Darsi da fare invece, darci
dentro. Ne viene alla vita una lena
che piace. Tant’è:
si affinano i dolori,
la gioia giubila di più.
Come se mai al mondo
sogni fossero esistiti
e baci
e giardini fioriti.
*
Cannocchiale
‘Io torno sempre indietro.
Dirigo la mia lente qui davanti
in quel niente.’
È l’ora.
L’impiegata si scioglie una scarpa.
Un piede a sera che cos’è
se al collo si avviluppa
la nera cucitura di una calza.
L’elastico sbandito se n’è sceso
più giù del sottanino. Un ginocchio ammicca
˗ acceso globo, mica ˗
fronte liscia nel buio e senza appigli
al nostro sguardo muto.
*
Quando
una fiammata d’ultimo sole
la sagoma mi riporta
nera
della casa che ho di fronte
e mi stampa
sulla guancia l’ora esatta
“Il lavoro – mi dico –
è finalmente la tua vita.
La tua stanchezza la tua felicità”.
Una beatitudine sorda
da primo uomo sulla luna
allarga la mia vena.
*
L’annuario del telefono
Sfogliare l’annuario del telefono,
cercarvi famiglie scomparse da tempo,
gli amici, i personaggi famosi.
Trovarne i cognomi, non i nomi,
quasi che volessero a quel modo
tenerti lontano.
«Sono io», gratta il microfono spento
da giorni. «Sono tornata, sto bene.»
*
La spesa
Il futuro è appena più in là,
oltre la data di scadenza
del cartone delle uova
– quel giorno tatuato
in grassetto e nero.
Nessuna cosa nuova nei discount
poté mai avere inizio:
mutare forma la materia,
il latte cagliare,
gettare le patate i propri butti.
E finisce per stremarti
questo venir meno delle idee.
A capo chino sopra la vaschetta
del frigo, e genuflesso,
mentre disponi
nei suoi scomparti la tua spesa,
ecco ti scoppia nel cervello
un lampo senza aloni.
*
Il vizio
“… è stata rinvenuta infine,
nel bagno, dietro il paravento,
tutta l’obbrobriosa biancheria
di un’intera settimana.
Anche due cambi al giorno – cinturino
compreso d’orologio – per mondarsi
di un vizio solitario …”
Unicamente per dovere d’ufficio
rimestano nel cupo
brago di una vita. Proprio lui,
l’inquilino del piano di sotto,
anonimo, gentile,
colpevole in extremis
per legge di natura.
*
Toeletta #1
Lui pure nello specchio accanto a me:
mio padre, il mio
barbiere.
Ne spiccia un capillare,
e la coscienza s’apre.
Una rossa rosellina
sul mio labbro spiumato.
Io figgo gli occhi miei
negli occhi oscure fiaccole
di lui. Di faccia atterra
sopra la mia faccia,
incontrandomi al di là
del getto d’acqua. Mi sguarda.
E sana con un bacio la mia bocca.
*
Toeletta #2
L’implume che dal nido alza l’ala
e non s’attenta, e subito la cala
son io
e giungo infine all’atto.
Nottetempo o nel cuore d’una siesta
da me m’incido un solco
mortale e sconosciuto.
Ma a uno svolo improvviso di cortina
un gorgo d’acque e cielo
dal fondo del piancito…
Una donna ne vien su:
la permanente afro dei vent’anni
˗ mia madre nei cortei ˗
e lo sguardo mai domo di Giunone,
vaccino e cretinetti.
*
Con fatica dire fame
Issata sopra molle è la mia testa
e balla a ogni alzata di spalle
e crolla giù. E se faccio no col capo,
mi si rovescia l’occhio nell’occhiaia.
Non ho equilibrio come vedi
né sostegno alcuno. E calzo
spaiati due trentotto, entrambi
destri. E non posso portar pesi.
Neppure la sportina con il miglio
e la foglia di lattuga.
E quando con fatica dico fame,
mi accennano con gridi dalla strada,
non mi lasciano frinire.
‘ la bibbia parla dei coccodrilli come delle “palpebre dell’alba” ‘(cfr il Robbins su Half Asleep in Frog Pajamas).E magari oggi sappiamo pure perché
http://www.youtube.com/watch?v=WsARUH_t8Ao
SPLENDIDE POESIE SPLENDIDI VERSI! QUI IL NOVECENTO DICE GRAZIE
O Stefano, grazie!
Belle sì.
mb-
Toeletta #1, riferimento dantesco, checked! Xxx
Versi come intarsi del Lotto. Davvero notevoli.
molto belle le poesie di Turra
però, che classe