Indypendentemente: Remy Gastambide
Su Repubblica di oggi, Vittorio Zucconi intitola il suo articolo: Vietnam, ultima missione, i reduci americani a caccia dei figli perduti. A quarantanni di distanza dagli accordi di pace di Parigi del 17 gennaio 1973 che di fatto posero fine all’intervento americano, va detto. Remy Gastambide, che presenteremo a Torino il 26 settembre prossimo, ha un’altra storia da raccontarci. effeffe
Gli amerasiatici del Vietnam
Bui Doi- Polvere di Vita
di Remy Gastambide
traduzione di Chiara Lasagni
Mi chiamo Rémy Gastambide. Sono nato in Vietnam, durante la guerra, da una relazione tra un soldato afroamericano e una donna vietnamita, entrambi a me sconosciuti. Gli Amerasiatici sono i figli illegittimi nati durante la guerra americana in Vietnam (1965-1975). Chiamati dai Vietnamiti “bambini misti” (Con Lai) o, più comunemente, “polvere di vita” (Bui Doi)*, e dimenticati dai loro padri americani (se questi non erano già morti…),conducono un’esistenza assai dura, come paria della società vietnamita. Le loro madri vietnamite, per coloro che ne hanno ancora una, sovente si vergognano nei confronti dei propri compatrioti, capita che siano prese per “ragazze facili” o per ex-prostitute.
Gli illegittimi che hanno avuto la sfortuna di nascere neri soffrono ancora di più. Così come i loro padri di colore nelle forze armate statunitensi, essi sono vittime dell’odio razziale. Tutti sperano un giorno di poter andare negli Stati Uniti e di raggiungere quel padre da loro idealizzato: un sogno utopico di una vita migliore in questo paese che è stato così crudele nei confronti dei loro antenati d’Africa. Ma il paese dei sogni può diventare per loro un vero incubo.
Sono ritornato in Vietnam per la prima volta nel 1991. Ho potuto constatare il discredito di cui questi bambini, divenuti giovani adulti, sono fatti oggetto. Sento l’amarezza, la rabbia di questa indicibile angoscia. E capisco la loro “vergogna di vivere”. Ho voluto condurre questo saggio di ritratti fotografici nel quadro di uno spirito di compassione. Questo lavoro rappresenta la mia lotta contro l’oblio e il dolore; mi aiuta nella ricerca delle mie radici. Io mi sento il portavoce di questi Amerasiatici che mi vedono come “uno di loro”.
Noi Amerasiatici apparteniamo alla storia di questa guerra a causa della quale noi siamo nati. Noi siamo i veri perdenti di una guerra che né gli Americani né i Vietnamiti sono riusciti a vincere. Noi siamo divenuti una razza dentro la razza vietnamita, un gruppo etnico distinto ma senza coesione, un prolungamento di quel famoso melting-pot americano disperso nel sud-est asiatico.
* “Polvere di vita”: malgrado l’aspetto poetico di questa metafora, il suo impiego nel linguaggio parlato traduce il disprezzo e l’esclusione.
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