Sformato di merluzzo

[C’è questo gran cuoco, davvero un cuoco dai mille piani (un principe  dell’anarco-gastronomia), ma assolutamente discreto – pur avendo contaminato la nostra cucina tradizionale con la nouvellissime cuisine – ebbene costui mi ha distrattamente lasciato in casa, durante un pranzo, questa ricetta: la rendo pubblica per il piacere dei lettori nostri buongustai, che la sperimentino su fuochi & la innaffino con grappe, ne facciano materia orale e gustativa. a. i.]

di Nanni Balestrini

 

la mano sinistra si appoggia sul libro come una conchiglia non perdiamo l’occasione di vivere un’avventura fatta d’amore gioco e scoperta contempliamo la parte superiore delle dita le ombre proiettate sulla pagina in un programma ricco di eventi coinvolgenti e colpi di luce che giungono dall’alto e da sinistra i personaggi raccontati sono così vicini alla realtà di ognuno di noi che ne vediamo anche con perfetta raffigurazione prospettica la parte interna è difficile non coglierne ogni emozione ogni progetto la cavità del palmo della mano è dolcemente sollevata contro ogni disincanto e ogni speranza la fronte è illuminata da una luce che accarezza il viso in una narrazione fremente di passione le palpebre semi abbassate con la portata di un fiume in piena  lo sguardo intento alla lettura rompe gli argini e travolge il lettore del libro posto alla sua sinistra sul panno verde che ricopre il tavolo

 

mentre la mano destra è intenta a scrivere sul piano prospetticamente inclinato anzi a trascrivere su un foglio la scrittura un fraseggio di vinti di folli di bar l’altro lato ospita un grosso tegame imburrato posto in primo piano con uno stile vivace in cui il sorriso amaro leggermente sporgente rispetto al bordo del tavolo ha il sopravvento con un effetto ottico sullo sdegno per le ingiustizie sociali l’ombra del libro scivola lungo il bordo del tavolo con la portata di un fiume in piena e sfuma nell’accompagnarlo verso il basso racconta le imprese di chi ha fatto cose buone con una perfetta padronanza delle leggi ottiche e di chi ne ha fatte di malvage la democrazia in letteratura ha i suoi limiti la stessa canzone non è mai ripetuta tutti hanno il diritto di scrivere poesie e romanzi  perché la gente impari a distinguere il bene dal male e non si devono domandare soldi

 

questo significa che la critica ha il dovere complementare di bollire per cinque minuti il soffritto in acqua salata e di sospendere il giudizio approvando incondizionatamente il capitalismo che è rivoluzionario da quando esiste e si improvvisa continuamente come si deduce dai libri che ci vengono offerti in forme dissociate e provvisorie ma quali opzioni si offrono a uno scrittore quando sono i manager e i programmatori che insistono per contribuire alla costruzione del suo romanzo anche se raramente ci riescono non che vogliamo prendere posizione per cambiare il mondo e evitare che il carisma letterario si trasformi in carisma profetico ma non si può dissertare di impegno senza opportuni accorgimenti e specificazioni i nostri vocabolari faticano a mettersi d’accordo sul significato del termine in secondo luogo vanno esaminate le procedure comunicative che i polemisti letterati adottano

 

un’opera breve e sintetica unire i filetti di pesce e cuocere per quattro minuti condotta in modo oggettivo e razionale su un argomento scientifico filosofico politico letterario o di costume dopo una ricognizione delle migliori ricette dice molto degli autori in quanto autori niente complessità niente sfumature nessuna tonalità di grigio soltanto bianco o nero favorevoli o contrari amici o nemici continua a valere l’aspetto dell’esperienza vissuta o meglio della condivisione emotiva e territoriale senza di cui non sembra esserci possibilità di approfondimento si configura come lo spazio e il tempo dove avviene l’incontro partecipato con l’arte contemporanea per favorire l’accesso culinario attivo finalizzato alla conoscenza all’innovazione e alla formazione di un minore slancio profetico divinatorio sapienziale al quale supplisce un più robusto atteggiamento empirico di cui è il giornalismo militante a fornire la matrice

 

ma è anche questione di soldi non siamo troppo poetici ma due rondini non bastano a far primavera e neppure un romanzo che ci metta in contatto con i meccanismi della scrittura e con l’indole profonda dell’essere umano dove succede che il bene e il male si confondono in un’unica persona e il passato dei due innamorati scolarli e passarli al setaccio con le acciughe precedentemente pulite si scontra in un colpo di scena finale una storia incredibile da leggere tutta d’un fiato generalmente si attribuisce il disordine dei nostri costumi al trionfo dello spirito consumistico propalatore di avventure effimere ma in quella notte al sole i suoi occhi verdi avevano un luccichio incantevole e se fosse il contrario mi tolsi la giacca mi arrotolai le maniche ora i muri sono distrutti ma portiamo la prigione dentro di noi e sembrava felicissima di aver portato a casa quell’ora piacevole perché ai nostri giorni sembra così difficile viverne

 

le cose più belle non sempre nascono da materiali comunemente ritenuti preziosi fissate un ideale e avrete immediatamente generato milioni di esseri inadeguati incapaci di elevarsi al livello indicato che si considerano deboli la cultura non è una ciliegia sulla torta ma un elemento essenziale dell’industria  alimentare anche la qualità del merluzzo deve essere  all’altezza e mettersi alla prova il gusto non va spacciato per qualcosa di intellettualmente impegnato un’opera non è un fungo cresce se si trova in un sistema umano sociale e economico che sviluppa idee e quindi cultura questo libro si segnala soprattutto per la sobrietà direi il minimalismo con cui affronta una materia incandescente ogni anno muoiono nel mondo circa venti milioni di persone per fame non è mettendo in fila i fatti come fossero piccoli mattoni che ciò diventa causa di uno scandalo morale e segno di un fallimento politico

 

è difficile dubitare se ne ricava una chiave di lettura mai banale sui temi del nostro tempo dato che non siamo responsabili solo di quello che facciamo ma anche delle nostre omissioni immaginiamo di passare davanti a uno stagno e vedere un bambino che sta per affogare il vostro non portare aiuto a sufficienza è una colpa gravissima potreste salvarlo senza difficoltà ma al prezzo di rovinare le vostre scarpe di lusso le notizie a questo proposito non sono confortanti salvare un bambino che sta affogando in uno stagno è più facile che ridurre la povertà globale ma qualcosa ne blocca la transizione da uno stato all’altro ciò che dobbiamo fare è frullarli con il brandy e limone cambiando la nostra etica pubblica o meglio ancora qualcosa che faccia vacillare il modello standard la descrizione delle particelle elementari e delle forze che le uniscono non si tratta di un obiettivo difficile

 

si è giunti a un segno che divora ciò di cui dovrebbe essere segno soprattutto in una scialba epoca di opinionisti tuttologi sproloquiatori chierici d’assalto la realtà sembra nascosta da simboli e bandiere il lettore che sulla base del sentito dire o del rifiuto di essere messo in crisi sulle sue convinzioni omettesse di leggere o giudicasse sommariamente questo libro farebbe un grave torto a se stesso qui il respiro è ampio e punta all’identificazione di un pensiero molto iridescente non sempre strettamente filosofico che oscilla tra due poli ineludibili il denaro si traffica ma dei soldi si può rimanere prigionieri e anche vittime è quindi necessario aggiungere il composto alla besciamella e procedere con cautela in queste pagine sempre evocando la definizione del sapiente che uso deve fare del denaro un uomo di frontiera che deve saper custodire i confini le distinzioni e le identità

 

ma come possiamo essere nel mondo e non fuori del mondo senza essere inghiottiti da cupidigie senza però ignorare le diversità la molteplicità la complessità delle tante terre dello spirito e della cultura esiste l’esplicito distacco dal denaro perché considerato polvere pietra sterco d’asino inutile come le mosche velenoso quanto un serpente e insidioso al pari del demonio il suo nome è offuscato lungo gli anni e talvolta è diventato il capro espiatorio di molte ingiustizie politiche le provenienze delle opere d’arte si dimenticano e diventano lettera morta in libri e carte via via confusi nella polvere le nature morte si alternano a ritratti dagli sguardi severi attraversati da una vena di malinconia formaggio noce moscata due uova incorporate e monili sparsi a terra segno del rifiuto dei beni terreni accettato con una forza di volontà che si traduce in un abbandono a un tempo fisico e spirituale

 

ma anche nei lavori narrativi che esplorano le illusioni le ombre e le crudeltà del presente abbiamo casi in cui sembra che dall’inferno ci si stia calando nei cieli di un ipotetico paradiso versate nel tergame imburrato e cosparso di pangrattato il risultato è sotto gli occhi di tutti il primo impatto è forte quelli che la pensano così di qui e quelli che la pensano cosà di là come se arrivati nella situazione perfetta inseguita lungo tutto l’arco della narrazione ci si rendesse conto che ormai tutto quello che c’era da raccontare è stato già fatto nella lunga fase di preparazione una scenografia semplice un po’ troppo scura e malinconica niente è cambiato anche se in mezzo è passata la bella stagione con i balli e le speranze che si riaccendono e si assopiscono con un nuovo e gelido inverno lo schermo si fa nero interrotto solo da strisce verticali bianche quando ci sono le azioni di guerra che trasmettono terrore sgomento senso di morte

 

la stazione degli strazianti addii dei ritorni della solitudine di cui però nell’andirivieni indistinto e senza pathos del finale non si avverte traccia diventa difficile trovare chi sia partito da così in basso nella vita di artista con uno sguardo deciso su nuovi linguaggi intersezioni di genere commistioni tra livelli diversi di fantasia scenica la storia è stupenda ma il tocco di grazia arriva alla fine non si tratta di un diario di spericolatezze con lieto fine alle prese con distonie e aritmie del movimento accennando così a armonie e disarmonie delle relazioni umane niente carta niente danni al paesaggio cuocete in forno caldo per quarantacinque minuti alla fine i commenti vengono per vivere un’avventura che ha trasmesso una storia sono pietre o sono nuvole per i presenti è quella di un pesce fuggito verso il mare libero sono vere oppure è un sogno entrambe le decisioni vengono tenute gelosamente segrete

 

è il risultato dell’incontro straordinario e suggestivo di verticalità e orizzontalità dove rimanendo sempre raffinati e eleganti ci siamo evoluti seguendo il gusto del tempo in cielo e in terra delle forze titaniche della natura non sappiamo chi è l’autore di questo libro volutamente strano e perverso un tempo boccone per i poveri che faceva bella mostra nei banchi ambulanti dei mercatini di provincia il successo è arrivato anche grazie a alcuni chef baschi che hanno diffuso le straordinarie qualità del merluzzo irridevano alla sensibilità alle virtù alla morale e alla religione cose minuscole in lontananza oppure sempre più grandi man mano che si avvicinano al proscenio ma non pochi erano destinati a perdersi e a consumarsi nei meandri della dissipazione e del vertiginoso odio per il loro tempo protagonisti di un mirabile gioco di prospettiva negato agli attori in carne e ossa

 

 

 

 

4 COMMENTS

  1. la differenza tra chi sa cucinare e chi no; alla fine il discrimine resta solo questo – in ogni campo.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.