Le cose cambieranno
Eravamo immersi, da anni, e così in tanti, che ci sembrava fosse normale starcene lì accucciati, in mezzo a chiazze di calce, cherosene, plastica carbonizzata, pensando al cibo, a come procurarselo, con chi andarne in cerca, e come estrarlo, macerarlo, triturarlo, cucinarlo. L’ultima scena, di quel lungo pensamento, era tagliata a mezzo: nessuno aveva bisogno di evocare il cibo nella sua ultima fase, quando dal recipiente passava in bocca, finalmente assunto, assurto, ingurgitato. A chi bastava una stuoia, a chi la gommapiuma sempre più sottile, a chi il cartone pressato, a chi il giaciglio di stoffe bisunte. Così si stava: capo reclinato, abbracciando ginocchia, spalle alla parete, o bocconi, e mentre le mani giochicchiavano tra loro, e si gettavano intorno sguardi ostili e allarmati, la mente faceva calma il suo lungo giro, evocava grandi distanze, per poi bruciarle in poche immagini, e finalmente lasciava apparire gli alberi da frutta, le resine da raccogliere sul tronco, le carote violacee nella terra vetrosa. E dentro una concatenazione paziente di pensieri ognuno si vedeva al lavoro con precisione, mai solitario, ma in piccolo gruppo, ben coordinato agli altri ed efficace, malgrado la naturale diffidenza.
Molti risiedevano nelle grandi ceste sfondate, con le labbra scagliose, i denti bruni, i bulbi giallognoli. Qualche volta, dai quei luridi pensatoi, qualcuno si tirava in piedi esasperato, e dopo essersi sgranchito con rabbia le gambe, si dedicava fanatico a dei traffici confusi, che non duravano mai più di mezz’ora. Dopo quell’esatto intervallo di tempo, se ne tornava indietro, per ricadere esausto, con la sua gamella appena riempita del solito porridge.
In genere, i commerci più violenti si concludevano con un nulla di fatto come se, invece di servire bisogni estremi e impellenti, si sprofondasse languidamente ogni volta nella sfera del cerimoniale.
Le cose sarebbero cambiate, e per davvero, questa almeno era una convinzione condivisa: da mattina a sera ce lo si ricordava con un misto peculiare di fanatismo e incredulità.
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[Foto dell’autore]
[…] https://www.nazioneindiana.com/2013/12/26/le-cose-cambieranno/ […]
Quello in alto è un elettroencefalogramma?
è il mio, of course, mich… C’hai azzeccato anche stavolta!
Bel testo Andrea. Grazie mille di averlo condiviso con noi!
Le cose cambiano con un cambio di Stile? Non deve essere tutto triste… Meglio la disperazione, come leggevo:
http://trentinolibero.it/cultura-e-spettacolo/arte-e-cultura/libri-e-letteratura/5831-come-evitare-il-suicidio.html