Disforia patria – tre inediti con comento

di Daniele Ventre

* Comento di Sunrose

 

e adesso andremo ad illustrare meglio
l’esserci semiempirico in campeggio
d’Einblick d’inneres Auge malimpeggio
che versus vi sinistra il verso sveglio
al raddrizzo diaframmi riposteggio
singolari ermeneutiche allo speglio
Schmidt pas plus e stur men, truppe man, veglio
Ciccillo in via di palafitte e aleggio
alla petite promenade anglé
per tue cosmogonie di crudité
orgasmica dal sax al sex tenorio
fino alle lasse narrative hélas
las yes man heil heidegger hapax pas
del nostro bicefalico illusorio

 

 

 

1

inutile rivendicare
il cerchio delle egemonie
le passate filosofie
con le loro solite tare

disutile e futile il gioco
di chi non s’appaga di poco
però raccomanda il rigore
a chi negli stenti ci muore

poco seria la filastrocca
lasciata a dileggio sul muro
cadenzata con metro impuro
e un fischio storto a fil di bocca

e dire agli amanti delusi
che non era lo specchio giusto
stillando per gocce di fusto
diossine per terre d’abusi

recitare in vuoto di scena
la commedia della pietà
o cantare per velleità
la rivoluzione e la piena

e già che Azazel e il suo capro
emigrano verso l’azzurro
la forza e il lavoro e il sussurro
da serrande che non riapro

in fondo non viene che il fuoco
a giudicare il tempo fioco
e i conti in pareggio e l’algore
d’uno schianto senza rumore

che infine ripigli a cantare
le solite filosofie
la storia delle egemonie
per cadenze d’ossa e di bare

2

Essere non compresi ha in sé un vantaggio,
quello di poter essere compreso,
ma non farmi quel broncio un po’ sorpreso
se questo non mi dà gran che coraggio.

Essere disattesi all’atterraggio
è cosa che mi lascia al quanto teso,
e certo suscitare un malinteso
su nodi di momento è poco saggio.

E però sembra che l’incomprensione
domini nella forma dell’imbuto
fra un bel sogno di mostri e la ragione.

E la disattenzione a viso muto
per cori a bocche chiuse ci compone
sulle labbra la smorfia di un rifiuto.

3

Eppure dopo lungo ordine d’echi
non rimane che al fondo ombra di feccia
sgorgo di spurgo globulo di treccia
sedimentata al senso degli sprechi.

E tu lamenterai quanto si imprechi
forma e sospiro in solfa pecoreccia
se livida la critica libeccia
per golfi d’ombre acciottolii di spechi.

In fondo il senso delle reprimende
trova alimento nel rodio mediocre
con i suoi battimenti in risonanza.

Goditi in fine le mie troppe mende
dal margine sfrenando in ignoranza
il tuo commento idiota in macchie d’ocre

 

articoli correlati

L’ora stabilita di Francesco Filia

di Daniele Ventre Al di là della prima impressione a caldo, non si può avere un adeguato confronto con un’opera...

Rischio d’assenza

di Corrado Aiello Rischio l’enfasi La porosità impervia del reale La calma e la chiarezza di uno sguardo Che non cede Rischio l’attimo La rapsodia...

Kurdistan

di Daniele Ventre A tempo dato aprivano origini. Sul tetto a raso i nibbi planavano. Ci si attendeva. Un tempo d’ira batte alla...

Ipazia, Tahirih, Shaima, Hevrin e le altre

di Daniele Ventre Le culture figlie della rivoluzione neolitica e del patriarcato si contraddistinguono, fra l'altro, per quella peculiare sottospecie...

IL JOKER *

di Sonia Caporossi La tendenza al male presente in ogni uomo è il pervertimento del fondamento soggettivo dell’uso della libertà, che consiste...

Raffaela Fazio, L’ultimo quarto del giorno

Nota di lettura di Giorgio Galli Non è facile parlare della poesia di Raffaela Fazio, perché è una poesia intimamente...
daniele ventre
daniele ventre
Daniele Ventre (Napoli, 19 maggio 1974) insegna lingue classiche nei licei ed è autore di una traduzione isometra dell'Iliade, pubblicata nel 2010 per i tipi della casa editrice Mesogea (Messina).