Idiozia d’arte & d’integralismo

Idiozia di Andrea Inglese

Non sono uno che ogni due minuti punta il dito sull’integralismo e si dispera per la fragilità della cultura occidentale. Cerco, con spirito non pregiudiziale, di portare uno sguardo il più possibile equilibrato sugli avvenimenti. I demoni, però, sono demoni, e come tali, ad un certo punto, vanno giudicati. L’integralismo è essenzialmente demoniaco, ossia va considerato come una forma di possessione, e quindi di riduzione, d’impoverimento, della natura complessa e multiforme dell’uomo. L’integralista religioso è un uomo posseduto, ossia un uomo monodimensionale, ossessivo, deficiente.

Ogni religione coltiva un lato idiota dell’essere umano. La beatitudine evangelica dei “poveri di spirito” è certo da considerarsi come una sorta di leva, di perno finalizzato al rovesciamento dei valori e delle gerarchie sociali. La povertà di spirito funge, nel migliore dei casi, come acido corrosivo delle finte grandezze morali, che sono in realtà forme di predominio e privilegio materiale. Tutto ciò lo sappiamo. Ma la povertà di spirito è anche quella che ogni chiesa predilige nel popolo, perché rende quest’ultimo docile, spaurito, di fronte alla grandezza delle verità ultime, che solo le gerarchie religiose sono in grado di maneggiare. Vi è un nucleo idiota, ottenuto tramite semplificazione feroce e imbecille della realtà, che il pensiero religioso addita ai credenti, come tesoro inestimabile. Questa idiozia è ciò che fornisce la terribile forza del fanatismo: quella impermeabilità assoluta nei confronti della sensatezza, ossia del pensiero in movimento, incarnato, paradossale. Si dirà che non c’è moltissimo da difendere nella cultura occidentale. Io comincerei col difendere la sensatezza contro l’imbecillità. E ricorderei che l’imbecillità, se non viene utilizzata in forma minoritaria dagli artisti, come arnese scassinatore di dogmi e certezze collettive, è l’anticamera del fascismo. L’imbecillità di uno può aiutare l’intelligenza di molti, ma l’imbecillità di molti non fa che spazzare via l’intelligenza di uno.

In Corsica, ad Ajaccio, affascinante cittadina di mare sulla costa occidentale, vi è un museo notevolissimo: in un grande palazzo ottocentesco, con opere importanti, allestito con cura e intelligenza. Quest’estate vi ho passato un pomeriggio intero. È il museo Fesch, nato dalla collezione di Joseph Fesch, cardinale e zio di Napoleone. Attualmente, per la sua collezione di pittura italiana, è considerato in Francia il secondo museo per importanza dopo il Louvre. Vi ho scoperto dei magnifici dipinti di Luca Giordano, Francesco Providoni, Francesco Guarino, Salvatore Rosa, Giovanni Angelo Cannini, Angelo Caroselli, per non parlare di Veronese, Bellini, Tiziano, o Poussin e Antoon Van Dyck. Insomma, un museo di cui non solo gli abitanti di Ajaccio dovrebbero andar fieri, ma anche la Corsica tutta.

Adoro i musei, in quanto sono luoghi paradossali: gli unici, ad esempio, in cui un ateista come me può trovarsi a dialogare con angeli e santi. Nel caso specifico, il museo di Fesch è risultato particolarmente accogliente, e ho potuto soggiornarvi per ore, sedendo su delle poltroncine rosse situate in mezzo alle  sale e contemplando i magnifici giochi d’ombra, prodotti dalle persiane semichiuse e dagli orli di luce incandescente del golfo. Oltre a me, parecchi turisti avevano rinunciato alla camminata sul porto, per indugiare nella penombra dei corridoi, soffermandosi su certi granchioni scomposti e riversi, nella natura morta di Francesco Boselli. E in mezzo, dunque, a dipinti rinascimentali e seicenteschi, spiccavano delle grandi riproduzioni fotografiche, a colori caldi, potenti, di Andres Serrano, artista newyorchese. Di lui non sapevo nulla, e ho potuto quindi contemplare le sue opere senza filtri concettuali e critici. Ho scattato anche foto delle sale, dove le fotografie di Serrano – dettagli di salme d’obitorio – dialogavano armoniosamente con la tenebrosità di alcuni dipinti caravaggeschi del XVII secolo. Raramente ho potuto constatare un connubio così pertinente ed efficace tra arte contemporanea e pittura antica, all’interno di uno spazio museale.

museo Flesch

Un articolo del quotidiano “Libération” (7 settembre) riportava la notizia di una chiusura forzata del Museo Fesch di Ajaccio, nella giornata di sabato 6, ottenuta da un gruppetto di integralisti cattolici che protestavano contro la mostra temporanea di Andres Serrano. Ho scoperto così che una delle fotografie appese nel museo s’intitola Piss Christ e presenta un crocefisso immerso in un boccale d’urina, prodotta – pare – dall’artista stesso. La giustificazione che Serrano dà del suo lavoro è tutt’altro che blasfema, e si rifà a quella fascinazione per l’urina, lo sperma, la saliva, il sangue, che è propria in realtà di una corrente del cattolicesimo, particolarmente attratta dal supplizio di Cristo e dalla mortificazione della carne. Piss Christ è un po’ la quadratura del cerchio: come scandalizzare i cattolici integralisti, pur radicandosi nella tradizione cattolica.

Piss_Christ_by_Serrano_Andres_(1987)

L’arte, come ho detto, vuole la sua dose d’idiozia. E non si può negare che la trascrizione della seduta del senato statunitense dedicata alla discussione di Piss Christ vale, dal punto di vista della letteratura umoristica, forse di più della foto stessa di Serrano nell’ambito delle arti visive. L’idiozia degli integralisti, invece, piuttosto che sollevare discussioni paradossali, opera per soppressione immediata della libertà, per censura, occultamento, limitazione delle opportunità date alle persone di fare un’esperienza, elaborarla, trarne una valutazione. L’idiozia artistica apre, crea cortocircuiti intellettuali, moltiplica l’ambiguità. Quella portata collettivamente, e ammantata di autorità religiosa, prepara il mondo alla semplificazione crudele: delle idee, degli oggetti artistici, degli stili di vita e, in definitiva, degli esseri umani, che vanno mondati dalle protuberanze aberranti.

.

Ps

Qualcuno potrebbe obiettare che i veri integralisti sono quelli che tagliano le teste, non quelli “bonari” che fanno semplicemente chiudere un museo. Ma l’integralismo non è da confondere con una saga dell’orrore, che in qualche modo i media occidentali attualmente assecondano. Non esiste nessun privilegio integralista dell’orrore. Quando, ad esempio, un sofisticatissimo drone statunitense bombarda dei civili, come è accaduto in questi anni in Afghanistan, Yemen, Iraq, Libia, Somalia, Pakistan e Gaza, chi va a filmare i pezzi di corpi? Chi ha potuto vedere le oltre 2000 foto classificate di torture, che sono state prese nelle varie postazioni americane in Iraq ed Afghanistan, dopo il caso di Abu Ghraib? L’orrore non è privilegio né di chi vuole il Califfato né di chi decide l’uso dei droni, con il sostegno di un Congresso eletto democraticamente. Se differenza esiste, è da cercare però nelle radici di questo orrore. Nell’integralismo islamico, come in quello cattolico, vi è una vicenda specifica di idiozia da mettere a fuoco. Nell’orrore dei massacri e delle torture realizzate dagli Stati Uniti, ben più che la demenza gioca un ruolo determinante il cinismo, un cinismo freddo e dissimulatore, che può comodamente e profondamente abitare i centri del potere statale di una nazione moderna e democratica.

*

Immagini

1) Demone

2) Museo Fesch (interni)

2) Andres Serrano, Piss Christ, 1987

8 COMMENTS

  1. Sono d’accordo su tutto quanto leggo nell’articolo. L’integralista religioso è povero e umanamente, ahilui, deficiente e pensa che le complicazioni dello spirito, i relais dell’intelletto,gli arravogliamenti dei sensi, siano un fardello di cui liberarsi. nudi alla meta. esempio di integralista: Simone Weil. altro esempio: san francesco. altro: sant’ignazio. altro: bin laden. glii ebrei ortodossi abbigliati come galli cedroni che si aggirano per gerusalemme con le loro mogli orribilmente imparruccate di nylon e con gli occhi bassi non sono meno odiosi dei muslim che portano in giro le loro mogli mummificate nei neri sudari. ogni religione monoteista non può che essere integralista. un papa che predica il rispetto della libertà religiosa o predica pro domo sua – cristiani massacrati in siria o in iraq -e basta o è l’anticristo. anche l’artista può non essere integralista nell’idion di un qualche linguaggio, suo o di molti, mai di tutti. ma l’idiozia artistica, appunto, non chiude, apre, etc etc

  2. nella fretta, sbaglio decisivo nel mio commento del 16, nell’ultima frase, che avrebbe dovuto suonare: etc

  3. nella fretta, sbaglio decisivo nel mio commento del 16, che avrebbe dovuto suonare, nell’ultima frase:
    …anche l’artista NON può non essere integralista nell’idion di un qualche linguaggio, suo o di molti, mai di tutti…. etcoet.

  4. Be’, Andrea: sospetto che solo “radicandosi nella tradizione cattolica” sia possibile “scandalizzare gli integralisti”; perché solo affermando (in qualunque modo, quindi anche con mezzi artistici) che la “tradizione” non è quella che gli integralisti stessi riconoscono come tale, ma è altro (o almeno anche altro) li si mette realmente in pericolo.
    La “fascinazione per l’urina, lo sperma, la saliva, il sangue” è giustamente, come scrivi, “propria in realtà di una corrente del cattolicesimo, particolarmente attratta dal supplizio di Cristo e dalla mortificazione della carne”. E’ una corrente integralista?

  5. a Giulio,
    nel momento in cui si ha una tradizione che presenta ambiguità e diverse correnti, siamo già fuori da ogni semplificazione integralista. La corrente cattolica attratta dal supplizio di Cristo non credo sia di per sé integralista, né considero integralista ogni religione, monoteistica o meno che sia. Qui cercato di riflettere su di un aspetto antropologico dell’integralismo, che è una certa forma di idiozia, che viene però additata in un contesto storico e culturale di supreme verità religiose. L’idiozia è una leva ambigua antropologicamente. L’arte ne fa un certo uso, la religione un altro. I rischi di farne un uso integralista sono ovviamente molto più alti in un contesto religioso (dove predomina la questione del Libro Sacro, e della Verità rivelata).
    Che alcuni signori, ad esempio, prendano il Corano e ne traggano come uno dei valori supremi, quello del suicidio per amore di dio, è una forma di deviazione, qualcosa di simile a un’eresia, e anche una forma di idiozia, nel senso che ho cercato di esprimere sopra. Un’interpretazione di una tradizione, di un pensiero religioso nel senso di un impoverimento estremo del suo messaggio, impoverimento che ricade sull’uomo stesso che lo predica.

  6. Posto che per “tradizione cattolica” si intende una cosa ben diversa dalle pratiche che può fare un qualsiasi gruppo che si definisce cattolico,
    Da quando la “fascinazione per l’urina” sarebbe parte della “tradizione cattolica”?
    E, per curiosità, quale sarebbe la corrente del cattolicesimo attratta dall’urina, dallo sperma e dalla saliva (il sangue, si sa, ha tutt’altro significato)?

    Io non ho niente in contrario ad opere d’arte che mettono crocifissi nell’urina, ma penso che l’opera d’arte non vada considerata in base alla spiegazione che ne dà l’autore, poiché come si sa, una volta forgiata, non è più sua, e ciò che evoca in chi la “fruisce”, che sia godimento indifferenza disgusto, è legittimo quanto quel che voleva trasmettere l’autore.

    Detto questo: poiché come si sa per il cristianesimo Gesù è Dio incarnato, e il crocifisso è il suo simbolo, dato che ormai va di moda per gli artisti pisciarci sopra o lordarlo con oggetti che rimandano alle feci, io mi auguro che ben presto ci siano anche Corani e Torah (ossia ciò che più si avvicina a Dio per le due “religioni del libro”: la sua parola) pisciati e smerdati. Cosa accadrebbe in questo scenario? Io penso che rischieremmo nel primo caso atti di violenza e fatwe (si dice così?) dall’estero nell’indifferenza quasi generale qui in Europa (magari qualche corteo in Francia), mentre nel secondo caso avremmo tutte le comunità ebraiche (e gran parte degli atei e dei cattolici) a definire antisemita l’autore dell’opera d’arte, tutti i media e i politici a parlarne indignati e a minacciare iniziative o leggi a protezione della cultura ebraica, e nessuno, ma proprio nessuno, che parlerebbe di integralismo ebraico (che non a caso manca totalmente anche in questo articolo). Qualcuno, poi, cattolico di destra, o semplicemente di destra, ricorderebbe che esiste anche l’anticattolicesimo, nella derisione generale di chi è di sinistra.

    I fanatismi sono una brutta cosa, ma bisognerebbe vederli tutti, e non solo gli integralismi religiosi, ma anche quelli atei e ideologici.

  7. Sono d’accordo con Lorenzo Galbiati, che rilancia sull’inattacabilità di ebraismo e islam.
    D’altra parte credo che lo stesso nodo del cristianesimo, lo scandalo per eccellenza della Croce, stimoli una continua ricerca, nei differenti ambiti artistici (penso a tante performance degli ultimi decenni), sulla dimensione organica, linfatica del sacro: tra provocazione, ora necessaria ora gratuita, e idiozia (necessariamente integralista), irrispettosa del pensiero e della fede, che sempre esisterà e sempre andrà denunciata.

Comments are closed.

articoli correlati

Storia con cane

di Andrea Inglese Entrano distruggendo cose e, sul più bello, tra la nevrastenia di tutti, vittime sdraiate e carnefici in...

“Neuropa” reloaded

. Dall'INTRODUZIONE di Andrea Inglese Per comprendere l’intensità, la ricchezza e l’oltranzismo narrativi che caratterizzano Neuropa possiamo comodamente rifarci al concetto di...

Storia con crocefissione

di Andrea Inglese Prima molta penombra, e un movimento di telecamera esitante, come a tastoni, tra sagome più nere e...

Storia con maiali

di Andrea Inglese C’è un gran tramestio di maiali, entrano, si guardano intorno, si vede, ma proprio si vede che...

Difficoltà di una poesia politica, ossia di una poesia non consolatoria

di Andrea Inglese Questo articolo è apparso sul n° 22 della rivista digitale L'Ulisse, numero dedicato a lirica e società,...

Franco Cordelli, il critico militante come recensore

di Andrea Inglese   Quando nel 1997 esce La democrazia magica. Il narratore, il romanziere, lo scrittore, Franco Cordelli ha già...
andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.