Mos Maiorum: connotazioni ideologiche di un’operazione di polizia

di Filippo Furri

Mentre il panico da contagio invade per l’ennesima volta un occidente vittima dei suoi anticorpi e della speculazione farmaceutica, e il virus Ebola non ha ancora raggiunto le 5000 vittime, un centesimo di quelle prodotte ogni anno dall’influenza ; mentre la corte d’appello di Palermo assolve i due comandanti dei pescherecci tunisini che nel 2007 sono finiti sotto processo per aver tratto in salvo 44 naufraghi nel canale di Sicilia, perché salvare vite umane non può (e non deve) essere considerato un reato ; mentre Renzi annuncia, sempre con un piglio propagandistico, uno « ius soli temperato » che permetta ai figli di stranieri in Italia di acquisire la cittadinanza a patto che portino a termine almeno un ciclo scolastico ; mentre Lega Nord e Casa Pound si ritrovano in piazza Duomo per sbandierare i soliti propositi xenofobi ed invocare la sospensione di Schengen, a braccetto con le altre destre europee ; mentre tutto questo, sul territorio dei 26 paesi membri dell’Unione Europea è in atto, dal 13 al 26 ottobre, un’operazione di polizia in grande stile, battezzata Mos Maiorum e destinata a « raccogliere informazioni sui flussi migratori nei Paesi dell’U.E., con particolare riguardo alla pressione nei singoli Stati Membri, alle principali rotte utilizzate dai trafficanti di esseri umani, le principali mete di questi ultimi, i paesi di origine e transito, i luoghi di rintraccio e i mezzi di trasporto utilizzati.

A tal riguardo, ad ogni Paese comunitario verrà richiesto, come per le precedenti attività, di monitorare i controlli che verranno effettuati, nell’ambito dei normali servizi, nel periodo suindicato, anche lungo i confini interni ». L’intenzione dichiarata di intervenire contro i « trafficanti di esseri umani » dissimula una malcelata operazione poliziesca fatta di controlli e schedature, di arresti e procedimenti di espulsione.

Le retate si susseguono in tutte le città europee e prendono di mira le stazioni ed in generale gli spazi di transito, ed i quartieri ad alto tasso di immigrazione. Non si tratta di una novità, perché i controlli nei confronti dei migranti sono ormai di routine sul territorio dell’UE come alle sue frontiere: la collaborazione europea in materia di sicurezza è prassi consolidata, dalla creazione dell’agenzia Frontex alla costituzione di Eurosur o all’operazione Aerodromos dello scorso anno.
Quello che stupisce di questa ennesima operazione, promossa dall’Italia (alla presidenza del Consiglio dell’UE per il secondo semestre 2014) e supportata da Frontex è insieme più banale e più allarmante : il nome. Come per « Mare nostrum », inaugurata il 18 ottobre 2013 in seguito ai drammatici naufragi di Lampedusa ed in procinto di concludersi, lo scopo pubblicizzato ed allineato con la retorica dell’umanitario, quello di « salvare vite umane in pericolo » o quello di « contrastare il traffico di esseri umani », nasconde – e nemmeno tanto – il fondamento ideologico e la natura egemonica di queste « missioni ».

È invitabile considerarle insieme, Mare Nostrum e Mos Maiorum, perché il riferimento alla lingua latina, che poteva sembrare accidentale in un primo caso, diventa significativo nella ripetizione : sono indizi (non ancora una prova) di un riferimento nemmeno troppo temperato ad una tradizione romana, repubblicana ed imperiale, tanto cara al regime fascista ed ai nuovi postfascismi. E si completano, perché se Mare Nostrum era un esplicito riferimento alla prospettiva egemonica romana sul mar Mediterraneo che enfatizzava la supremazia romana-italiana-europea sugli altri territori e sugli altri popoli che si affacciano sul bacino (politica estera), Mos Maiorum (il costume degli antenati) invoca ed evoca una dimensione identitaria e conservatrice che sembra un abbozzo di politica interna condivisa : si tratta del nucleo della morale tradizionale della società patriarcale, che contempla senso civico, pietas, valore militare asuterità dei comportamenti e rispetto delle leggi.

Come dire, se Mare Nostrum traduceva la presunzione italiana ed europea di arrogarsi il diritto (mascherato da dovere) di controllare e pattugliare il Mediterraneo, di proteggere le frontiere dell’Unione, di sorvegliare e gestire la circolazione delle persone, delle merci e delle imbarcazioni, come di influenzare le politiche e le economie dei paesi che ci si affacciano, Mos Maiorum senza molti giri di parole fa riferimento ad una presunta e fittizia identità culturale, fondata sulla condivisione di un set di principi morali e politici ed alla base del principio di cittadinanza.

Se il migrante non ha diritto di barcamenarsi nei nostri mari, e tantomeno di raggiungere liberamente le nostre coste, obbligandoci per di più ad intervenire per salvargli la vita, è fuor di questione che possa muoversi liberamente sul nostro territorio, delinquendo e rubando lavoro, contagiando ed infrangendo le leggi, mettendo in pericolo l’integrità morale e politica (perché accennare all’economico sarebbe più scomodo) del popolo europeo, dei cittadini legittimi e sovrani abitanti, che come è ben noto da secoli vivono in pace ed armonia, rispettosi delle tradizioni e delle leggi.

Mare Nostrum e Mos Maiorum, due nomi evocativi in latino, un riferimento culturale preciso e condiviso. La domanda a questo punto è d’obbligo : chi li sceglie, ‘sti nomi ? Abbiamo di fronte uno staff di latinisti nostalgici del ventennio o un enigmista alla Bartezzaghi ? Si tratta di un grossolano ammiccamento o lo spudorato riferimento ad un orizzonte ideologico reazionario e conservatore ? Per qualcuno la risposta è evidente, per altri dovremmo attendere forse il nome della prossima missione per essere proprio sicuri.

2 COMMENTS

  1. Si tratta di una factio paucorum che scaccia il latino dalle scuole, ma lo usa per ammantare di patina classicheggiante la propria malafede e la propria inettitudine.

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.