Antonio Moresco, 21 preghierine per una nuova vita

21-preghierine-per-una-nuova-vita-ed-speciale-ebook-d435di: Francesca Fiorletta

Esce per le edizioni Nottetempo, con una tiratura limitata e numerata di 230 copie, nella collana di poesia digitale poeti.com, questo libro di Antonio Moresco che è davvero un piccolo gioiello: 21 preghierine per una nuova vita, illustrate da Giuliano della Casa.
Di lui dice il nostro autore, nella Nota introduttiva:
“Giuliano è un pittore che dipinge con la sapienza di un maestro antico e con lo scatto e l’ingenuità di un bambino. Nelle sue immagini c’è sempre qualcosa che sorprende e che spiazza ed è per me una gioia vedere cosa riesce a combinare ogni volta con un pennello e un po’ d’acqua sporca.”
E poi aggiunge:
“Siamo molto diversi l’uno dall’altro ed è forse proprio per questo che ogni tanto ci viene voglia di incrociare le nostre strade”.
Io non lo so quanto sia effettiva, questa diversità che Moresco sente, perché a leggere i 21 testi che compongono il libro, si ha esattamente l’impressione di trovarsi davanti alla sapienza calma di un maestro antico che, quando vuole, sa far presto a lanciarsi in certi notevoli scatti di pretesa ingenuità bambinesca, tanto commovente quanto affilata.
I 21 animali, perciò, oggetto delle così definite “preghierine”, sono scelti e calibrati con un criterio sapido, delicato e tutt’altro che di maniera: queste vivaci bestioline si trovano a fungere da perfetto contraltare dell’autore stesso e, sostanzialmente, del suo rapporto sempre travagliato con la scrittura, così come dell’intera vita quotidiana che tutti, bene o male, ci troviamo a dover affrontare, più o meno – appunto – a muso duro.
E allora, chi non ha mai sognato di assomigliare a una puzzola, per far fuggire a gambe levate quei soggetti indesiderati che troppo si avvicinano, infestando i malevoli avventori con un fetore nauseabondo e urticante, e però egoisticamente salvifico?
Chi non ha desiderato mai di poter vivere serenamente nelle profondità degli abissi, circondato dalla pace e dal silenzio marino, e di poter fluttuare senza limiti di creatività e coraggio, sorretto solo dall’istinto atavico per la sopravvivenza, come fanno i cari pesci?
Insomma, dall’illustre Esopo ai giorni nostri, il regno animale è specchio perfetto per le malinconie degli umani, ma anche per le loro proiezioni più acute, per la pratica vivace della loro più viscerale (auto)ironia.
E Antonio Moresco, particolarmente, in questo libro, si dimostra davvero un eccellente antico maestro bambino, giocando con la metrica, quasi come con l’esperienza stessa della vita.
Eccone alcuni esempi, e buona lettura.

 

farfallesco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Farfalla

Oh, farfallina, farfallina che ti posi sui fiori…
Ma… Dove sei finita? Accidenti, non ho fatto
in tempo a cominciare la mia preghierina e sei già
volata via!

 

lombrichesco2

 

 

 

 

 

Lombrico

Oh, lombrico, meglio conosciuto come verme,
vermiciattolo, corpicino cieco, senza mani, senza
piedi, senza orecchie, senza pisello, senza mutan-
de, senza orologio, che ti allunghi sempre di piú
quando piove, che ti sposti al buio inghiottendo
ed espellendo la terra, che non si capisce se sei tu
che ti muovi dentro la terra o se è la terra che si
muove dentro di te. Ma cosa fai lí, allo scoperto?
Cosa ti è saltato in mente di formare con il tuo
corpo la parola che ti nomina e ti condanna? Sta’
attento perché, anche se tu non lo vedi, vicino a
te c’è un picchio che ti sta osservando e che vor-
rebbe catturarti con il becco e mangiarti! E poi
c’è anche una mosca che ti ronza intorno con la
scusa di fare il puntino sulla i. Io non lo so se tu
con il tuo corpo puoi scrivere solo quella parola
che ti definisce o se ne puoi anche scrivere altre.
Ma, se ne puoi anche scrivere altre, allora scri-
vi che sei un’altra cosa, una cintura, un filo del-
la luce, un laccio da scarpe, cosí il picchio pensa
che sei una roba che non si può mangiare e vola
via. E poi insegna anche a me a scrivere che sono
un’altra cosa, cosí la smetteranno di beccarmi, di
ferirmi, di farmi a pezzi.

 

moschesco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mosche

Oh, mosche, moschine, mosche fastidiose, schi-
fose, coi vostri occhi composti tutti pieni di spec-
chietti e di prismi, con le vostre antenne, la vostra
boccuccia che succhia e che punge e le alucce
trasparenti e piene di nervi, che vi posate su tut-
to, che mangiate tutto, anche la cacca, che ficcate
le vostre larve nei frutti, dentro il formaggio, che
diffondete nel mondo quelle altre bestioline piú
piccole ancora, amebe, germi, batteri, che cavolo
di preghierina posso rivolgere a degli animaletti
schifosi come voi? Mi viene in mente solo questa:
Forza, venite qui che vi schiaccio con la paletta!
No, invece, la preghierina giusta è quest’altra:
Oh, mosche, moschine, ma come fate a scom-
parire cosí durante l’inverno, quando sulla terra è
tutto freddo, gelato, e anche le pozzanghere sono
gelate, e anche le vostre larve sono gelate, e poi
di colpo, in piena estate, ad apparire di nuovo
come sbucate dal nulla? Insegnate anche a me a
scomparire e apparire, a non esserci e a esserci, a
morire e a risorgere.

9 COMMENTS

  1. Antonio Moresco è per la prima volta pubblicato in Francia.
    (credo)
    Ho una bellezza a casa: la petite lumière tradotto da Laurent Lombard.
    Una felicità fragile.
    Per il momento ritardo la lettura: ho troppo lavoro alla scuola.

  2. Antonio Moresco scrivea proposito de la petite lumière: è una piccola meteorite che si è staccata dei Canti del Caos.

    Vive ormai della sua propia vita; questo lo scrivo.

    Queste poesi che proponi sono la vita furtiva.Bellissime.

    • grazie per quest’attenzione, veronique!
      a proposito di “vita furtiva”, allora, in un’altra Preghierina, quella al Coniglio, Moresco dice così:

      Oh, coniglio, coniglietto dalle orecchie piú corte
      degli altri conigli, che te ne stai fermo, acquatta-
      to, con l’occhio sbarrato, il musetto che pulsa, i
      baffi frementi. Quante volte, da bambino e poi
      da ragazzo, ho visto conigli in croce contro il por-
      tone, in campagna, le zampette con i loro stivali
      di pelliccia, il resto del corpicino da cui era sta-
      ta strappata via la pelle come un guanto. E poi i
      pezzi nel pentolone, e poi sulla tavola nei giorni
      di festa. Chissà perché Giuliano ti ha fatto con le
      orecchie cosí corte? Forse perché cosí non ti pos-
      sono prendere per le orecchie e mettere in croce
      contro il portone. Ma che coniglio sei, se hai le
      orecchie corte? E che preghierina si può fare a un
      coniglio dalle orecchie corte?
      Questa qui:
      Oh, coniglio dalle orecchie corte, insegna a
      questo scrittore dalle orecchie lunghe a non farsi
      prendere e a non farsi mettere in croce contro il
      portone, insegnagli a scomparire prima del tem-
      po, insegnagli a sottrarsi alla croce, al pentolone,
      alla tavola imbandita e all’altare.

      furtivo e spiazzante, sì.
      :)

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