News Town #2

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[Continua la ricognizione su l’Aquila, città di frontiera, cominciata qui e continuata qui.]

 

di Alessandro Chiappanuvoli

 

Cominciai a sentirne parlare da Mattia, uno dei fondatori, con cui vivevo insieme all’epoca. Mi disse che stavano cercando di mettere su un giornale, e aggiunse poco altro sullo stato dell’informazione in città, sulla necessità di fare qualcosa a riguardo. Io rincarai la dose sostenendo che i media locali fin dai primi giorni dopo il terremoto sono stati troppo passivi, decisamente poco critici su quanto avveniva. Dopo un anno e mezzo, quel proposito era online: NewsTown – le notizie dalla città che cambia, il nome del quotidiano, la pagina web a incidenza rossa, nera e grigia e il logo formato da una N e una T con un braccio di gru nel mezzo che sposta un pezzo della N.

Prima del 6 aprile 2009, tre o quattro erano le testate giornalistiche in città, nei mesi successivi invece sono proliferate, tra quotidiani online, redazioni televisive, free-press; senza contare i numerosi blog che, a diverso carattere, hanno provato a testimoniare. È stata un’onda, spinta dal desiderio di raccontare, dal bisogno di dare un senso a quel che accadeva, e mista al sano spirito d’iniziativa o al più becero opportunismo.

Roberto mi aspetta al tavolo del pub. Sorride, come sempre. Ha una storia da raccontarmi. Ordiniamo due birre e iniziamo a parlare.

Torniamo ai mesi dopo il terremoto, in collaborazione con Radio Popolare, Nello e Roberto realizzarono una serie di puntate radiofoniche, una sorta di microfono aperto per carpire gli umori della città. L’anno seguente fu la volta della trasmissione A24, offrire una chiave di lettura al resto del Paese era l’obiettivo, e in quell’occasione si unirono anche Mattia e Alessandro. L’esperienza finì nel 2011 ma l’idea di raccontare L’Aquila sotto un’altra luce restò in loro, come una specie di tarlo, dice Roberto.

Poi le loro strade si divisero per qualche tempo, continuando però a sentirsi, a coltivare il loro progetto. La svolta arrivò nel settembre 2012. Finita l’estate si rincontrarono all’Aquila nella difficile eppur favorevole condizione di non sapere cosa fare della loro vita. Iniziarono le riunioni, facciamo un giornale, si dissero, e però c’era da decidere che taglio dare, da quale pulpito far tuonare la loro voce. E c’era pure da fare il sito internet, trovare una sede e i fondi necessari. Vinsero un bando in collaborazione con l’Università dell’Aquila che gli dette un po’ di risorse e respiro; ne nacque il progetto parallelo, il periodico studentesco StudenTown – essere studenti nella città che cambia.

Il 13 marzo 2013 il sito è online. Tra i primi pezzi ad apparire ci sono un articolo sui debiti fuori bilancio del Comune e un’inchiesta sulle convenzioni urbanistiche non rispettate tra l’amministrazione locale e gli imprenditori. Delle irregolarità a favore di questi ultimi ovviamente, che diedero persino avvio all’azione della magistratura. Nei giorni successivi, poi, un articolo sulla biblioteca provinciale, un’inchiesta sull’ospedale regionale e lo sguardo sempre attento sull’intricato processo di ricostruzione, gli garantiscono l’immediato interesse dei lettori, nonché le furie di alcune lobby nostrane.

L’obiettivo ora diventa farsi conoscere e ottenere visualizzazioni, costruirsi una credibilità, imparare velocemente le insidie del mestiere e i risultati non tardano ad arrivare. È il dicembre 2013, un’altra loro inchiesta, pubblicata con tanto d’intercettazioni, mette in luce un sistema corruttivo annidato dentro le stanze del Comune stesso. La notizia ha una grande eco e attira di nuovo l’attenzione nazionale sulla città, persino il Sindaco è costretto a dimettersi, salvo poi fare passo indietro. E arrivarono puntali le prime querele e i primi maldestri tentativi d’imbonimento da parte del potere ma al contempo anche i primi lavori privati, ufficio stampa e organizzazione di eventi, commissionatigli come società, e arrivò la pubblicità deva di nota e arrivarono i primi dividendi.

A due anni dalla loro nascita, in città è chiaro a tutti ormai che loro sono i cani sciolti, quelli che non si accontentano di riportare la notiziola, ma verificano, criticano, che loro sono quelli che mordono più degli altri. Abbiamo ottenuto buoni risultati – dice Roberto – ma quel che crediamo sia importante è dare voce alla parte sana dell’Aquila, alle piccole realtà, tenere sempre alta l’attenzione sui processi sociali più delicati, salvaguardare il bene comune e poi stare tra le persone, tra la gente. In fondo, – continua buttando giù l’ennesimo sorso di birra – qui ci sono cose da dire e da indagare più che altrove, L’Aquila è un micro-mondo, stimolante, dove si può unire lavoro e passione.

Oggi godono della legittimazione che meritano, nessuno gli chiede più chi siete, che volete. Faticano sempre a far quadrare i conti, perché si sa che la vita di un giornale è dura senza avere alle spalle un editore e una vera struttura pubblicitaria, ma riescono comunque ad accumulare un cospicuo numero di visualizzazioni che fa del loro sito uno tra i più seguiti in città. La loro linea editoriale, libera e spregiudicata, più rivolta alla politica locale che alla cronaca, li rende un punto di riferimento non solo per i cittadini, ma spesso anche per l’opposizione di Destra che dalle loro inchieste prende spunto. Mi confida Roberto che qualche collega della carta stampata gli ha persino chiesto lavoro, ma le risorse sono quello che sono e non resta che la lusinga della domanda.

Da una rubrica apparsa su NewsTown sotto lo pseudonimo di Ford Perfect, qualche settimana fa, è nato persino il libro Praticamente innocua, una raccolta di articoli sulla memoria dei luoghi aquilani pubblicata poi da una nascente casa editrice cittadina, la Uau edizioni. Insomma, le cose sembrano andare per il verso giusto, tanto da farli sentire pronti a una svolta, al salto di qualità. Verrebbero ingrandire la redazione, strutturarsi sempre di più e aprirsi ad altre forme di comunicazione, come up per smartphone o, perché no, tornare magari al punto di partenza e mettere su una radio. Roberto, però, sulla questione non si vuole sbilanciarsi.

Ci lasciamo aggiornandoci su un paio di amici in comune e sulle prossime presentazioni di libri in città, non prima però di aver fumato una sigaretta insieme. Roberto è stanco, si vede, ma sorride, la storia che doveva raccontarti è finita, ma lui continua a sorridere.

 

1 COMMENT

  1. Per molti redattori delle testate nazionali sarebbe impossibile leggere questo post senza provocarsi un attacco di eritrofobia o farsi andare di traverso le tartine al caviale

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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.