Arte della fuga. Contrapunctus I
di Fabio Donalisio
fuga,
gente in fuga nel mondo
moribondo; quasi
quasi fuggire e
mi nascondo
**
pianificare la fuga, dettagliarla;
conoscerne i segreti e poi
non farla
**
primo non restare, non guardare
non subire; resistere tenace
al tentativo di capire
**
non spendere parola, né
tantomeno l’arte, che di fuggire
non s’impara mai si viene
messi a parte
**
infinite controllate variazioni
dello stesso, semplice angolo
convesso del mondo che conosci
e che non sai; più di questo
non è dato, mai; abbastanza
da perderci la vita: soggetti
di una fuga di portata inaudita
**
rovescia disossa riporta la cosa
a prima del montaggio prima
dell’idea stessa di intervento
del pensiero del possesso
di ogni parte – importante – del vento:
basi minerali assuefatte
all’attinenza degli uguali:
sali
**
non capire le cose non bastare
alla gente rendersi sempre
non pertinenti
**
impertinente riprodursi dell’uguale
in barba al pervicace pensiero
originale; al limite combinatoria
cui è impassibile parlare
**
la gente vuole. sempre, qualcosa; e
quasi sempre senza la coscienza;
semplicemente, della gente,
tocca farne senza (e mica
duole
**
proteste clandestine nei nervi
della faccia – per me lo stato è solo
stato di minaccia – uscite dalle orecchie
fatte assi spaginate da catasta;
e basta
**
mondo moribondo esperto di clamori
scegliere di esisterne, semplicemente,
fuori
**
notula: niente oscurità né sottigliezza
o tanto meno leggiadria: deserto scabro
e bianco detto etimologia;
non vi si trattiene potete andare
via: a ritrovavi ossa dopo morte
(per sete) sarà scialba gioia.
mia