Vir y One

di Eugenio Lucrezi

 

Te, qui pontifex es, do al tuo Signore. Vado dai tuoi vicari, y sin embargo… non mi trattengo dal dirti la mia cosa. In principio era il verbo, è stato scritto a inizio del gran book; e dunque, pater sancte, il Grande One è una Grande Parola, una sequenza di segnali, di simboli, che decodificata, e tradotta di poi, è già miracolo en la palabra detta e nell’aminoacido, e presto, poi, per successive aggregazioni di semplici unità, nell’inrearsi in entità più vaste chiamate frasi, dette proteine, poemi, speechs and tales, cuerpos y membra. Nell’un caso, nell’altro, desta sempre stupore il gran passaggio da potenza ad atto, come qui, sul bel pianeta, ebbe a descriverlo, in antico tempo, Aristotel, il prence dei filosofi, e con lui di concerto altri sapienti, in many worlds e in molte altre galassie. Tanto stupore è intatto pure presso di noi, che siamo avanti di millenni rispetto a voi, che pur non siete indietro. Ma tant’è: ci si abitua, e son d’accordo con te, col vostro canone, se dici che la creazione è niente meno che un portento mirabile. Sant’uomo, sono con te, se pur tanto diverso. Di tanta meraviglia sono piene l’alte sfere dei cieli e gli universi. E non v’è dunque dubbio che la fede che tu professi, insieme a molte genti, sia nell’intimo seme veritiera. Salvo che tu non sai quel che teniamo saldamente per certo e in evidenza noi molti che, da lungi convenuti, insieme a te siam qui en este mundo. Che, come abbiamo detto, molto è caro a quanti, insieme ai tanti che qui siamo, amano il gran complesso dei viventi. In principio era il verbo, è stato scritto. Il verbo e la codifica. Valente padre e pastore santo, Vir illustre, dimmi, se sai, in che modo avrebbe fatto, quest’Uno ubiquo, eterno e pervasivo, a impregnare di sé tutto il creato, disseminando sempre un solo verbo? La parola di dio non proferisce altri discorsi di quei che in sé s’inverano. Proferisce se stessa et se traducit, moltiplicando il già moltiplicato. E la prima bestemmia che lo adira è che si guardi in alto invece che nel buio concentrato di sua verba, che dettando in continuo mai ripetono e mai sanno tacere perché giudicano che l’insulto secondo è l’ineffabile. Tutto es escrito e tutto viene detto. Francisco, close your eyes! Tutta la sabbia che tu ed io abbiamo calpestato ti accompagna al cospetto di Colui che non è immune, al pari dell’esercito delle creature tutte, da quell’ente sporadico qui todos, plurivoco, tenet, dai procarioti ai vertebrati. Creatore ultrafiltrabile si volle, colui che statuisce la materia essere il forte in cui governa el alma. Virione, virus, verbo, Vir y One. Così vive in eterno, trasmigrando tra mundo y mundo, e tutto trascrivendo. Usa l’enzima trascrittasi inversa, s’indova in ogni dove, everywhere. Codice che si replica, ha in spregio la carne, destinata a putrefarsi: la salta, quale orpello e vil vettore del puro verbo nel quale sa consistere. Endogeno or esogeno, a capriccio, vive nei cromosomi o morde i somi di voi viventi da milioni… cosa dico? miliardi dei periodi a vortice che fanno gli universi da che sono. Vir y One è terribile: c’è scritto nel testamento antico, quello che soltanto conosceva il tuo Signore. Eccolo, al fine. Corri e t’inginocchia. Il padre gli sta dentro e lo ha condotto in mezzo alle creature quas dilige. Tu t’inginocchia. Io vado. Torno allí.

2 COMMENTS

  1. La filosofia, quella vera, e la poesia, volteggiano negli stessi spazi sconfinati della visione. L”infinità dei mondi era per Cusano, per Bruno, una chiara immagine che non abbisognava di controprove – era l’evidenza del pensiero che “finge” mondi, senza bisogno di esperimenti. In principio era il virus. Perché no? è così chiaro il dettato dello Spirito Poetico dell’Universo….

    • è a giorni in libreria “Trivio”, rivista di letteratura e critica diretta da Antonio Pietropaoli, edita da Oedipus, che presenta stavolta, tra l’altro, una proposta di canone poetico napoletano avanzata da Ferdinando Tricarico, con testi di Martini, Baino, Frasca, Ioni, Marmo, De Falco, Gallo. In altra sezione della rivista prende parola, nello scritto intitolato “Un incontro famoso”, lo Spirito Poetico dell’Universo che qui, in “Vir y One”, continua a proferire.

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andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.