Una poesia d’aprile
di Fabrizio Bajec
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Stiamo arrivando
con i teloni le mani alzate
e una nuova costituzione
Stiamo arrivando
da ogni angolo di Paname-ville
sobborghi dalle campagne
con le casse le banderuole
Non temete o allora tremate
ma lasciateci una piazza
un aeroporto
Stiamo arrivando
ritazione era nell’aria
fra dubbi diffidenza e boria
da tempo vi abbiamo lasciati
seduti intorno al Monopoli
poiché il lavoro lo sapete
ci occupa Ma no
nessuna scusa
Lo occuperemo
dalle terre di Francia al Belgio
da Saragozza a Berlino
è un solo blocco di carne
e cellule grigie in aumento
per un voto una causa un sogno
Stiamo arrivando
dissotterriamo
la vecchia cooperazione
parole da voi occultate
che vi ripiombano addosso
Ci credevate assopiti
ricredetevi questa notte
in piedi non è un’occasione
è un movimento
dal megafono alla rete
rigettiamo le vostre leggi
magheggi fughe del capitale
Stiamo arrivando
organizzati
col bene pubblico disperso
nel vostro mondo Ma non qui
vedete come è piantato
su questa piazza e crescerà
finché tutto non sia rovesciato
°
(aprile 2016)
BELLA, CHE SIA TUTTO ROVESCIATO, TUTTO RIORGANIZZATO E VIVO.
Una rivoluzione che parte con una speranza… Aprile, come la primavera, predispone al cambiamento speranzoso e possibile… Ma è un’onda che arriva lentamente, stiamo arrivando… C’è tutto il tempo di sperare e organizzare i sogni.