Da “La sposa nera”
di Ilaria Seclì
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andando via dal tempio velatevi il capo,
slacciatevi le vesti e alle spalle gettate le ossa della grande madre
Ovidio, Metamorfosi, Libro I
la palude ha voce, annega
l’albero ammaestra la frusta
metallo di collana nel sangue
il pastore in fumi fiamminghi riparerà
nella casa i piedi e la pupilla nel paiolo.
la stalla pure c’è e dà silenzio
ingannatore. trittico del fieno
riposo dei rospi, angeli ribelli
morte certa all’avidità
curiosità di chi ne mangia, morte
certa. cervi storpi asini. il prestigiatore
coscienza dell’Ognitempo, da un respiro
ritornata strega, pozzo di chiostro
donna di denari, fiammiferaia.
Lei, tra i vicoli di Delft preparerà per te
una minestra.
partiamo per Narragonien
Sibilla
***
Il mondo fece credere inadatto il Principe di Perfezione. Bucò l’acqua della sua Sapienza Dolce per dividerla nei terreni paludosi e farne cibo per i molti.
Lei nel sonno di bambina, dita al pianoforte, silenzi e solitudini delle lunghe estati.
I codici aprivano. Preparavano i giorni senza calendario, novilunio taciturno.
Notti bianche e corte, la distanza delle stelle. I numeri dell’Acqua.
Calmo il suo tormento al mondo, così poco indaffarato e scalzo: pioggia di cuori, offerta sacra, prima negazione.
Altri anni e luoghi paralleli li sapevano gemelli, integri nello spazio delle larve, voci
morte. Lei non venuta al mondo, alga espansa, contorni incerti per l’ordine dei tempi. Lui incarnata volontà di ciò che è vivo nelle cose morte.
Ritornerà a me, ritornerà nel lago di Silenzio.
Non ho cantato che per la fresca e splendida mattina che tutto ha preceduto
***
Paul
Tieni, prendi. Tabacco da fiuto
fata verde, fino a che sarà buona
l’acqua della Senna. Licenzia
la bestia, andiamo oltre.
Tienila stretta questa tregua,
dai pace al respiro, ferma le foglie
impazzite, la ressa il getto nero.
Ammutolisci i numeri le sottrazioni
l’infamia. Taci. Uno due tre.
Taci. Dimentica il sonno indotto,
l’insulina, la vita cancellata e non
dalla gomma dei bambini. Vieni,
accucciati, fatti accarezzare.
Resta
***
La finestra non ha casa. La finestra
è verde. Hai detto: lascio polvere
e ruggine, anche loro hanno chiesto di te.
Verde veleno, inchiostro e miniature
mortai boccali medicamenti alambicchi.
O onesto speziale, il tuo veleno è rapido
come Ofelia prepara la sua culla
quel colore minerale dentro cui resterà
nel sempre di un Principio senza tregua
povero angelo, povera bambina.
Mani di uomo che fuma, donna acqua
e oro. La finestra non ha casa,
la finestra è verde, il legno mangiato.
Chissà cosa vedranno gli ospiti
quando apriranno il suo gancio
gli ospiti che apriranno la finestra.
Se vedranno la luce di tremenda maestà
trasparente come ambra. La finestra
non ha casa. La finestra è verde.
La casa splende
*
[Dal libro La sposa nera, I libri dell’Arca, Edizioni Joker, Novi Ligure, 2016]