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Da “Per l’odio che vi porto”

di Emanuele Canzaniello

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Carlos Monzón

Mi sono piaciuti il bianco e quel nero,
Lucido mantello di smalto sulla tua carne,
Foto splendida di Helmut.
Mi è piaciuto volar giù dall’albergo di Mar del Plata
Insieme alla mia donna, dopo averla strangolata
E ancora una volta non morire.
Mi è piaciuto il ring blu su cui non salivo,
La palestra che mi fa vivere.
Mi è piaciuto il caffè, il suo odore,
Le mappe incise nel colore del rame.
Questo è piaciuto a lui e a tanti altri.
Mi è piaciuto farmi meraviglia
Davanti all’arduo firmamento
Fatto a morsi e sfinimenti,
Per averlo un solo istante
Smaltato in parole dure
O contratto in poco ordine.

*

 

Una melodia insaziabile

Una melodia insaziabile
Esplode sferica o ci attende
In notturni esterni.
Rallentata, condensa
L’impasto di oscure dorature,
Nevi al ritorno dei cacciatori bruciano
La patina del mondo
Che ambisce all’incisione,
Alla mano di Rosso Fiorentino,
Al seno di Diana
Immersa in lavatoi pubblici
E vitrei vapori opalescenti.
Affogati i corpi nei suoi neri olandesi,
La visione si rapprende
Dentro lenti smerigliate.

*

 

Il prodigio è nella schiuma dei giorni

Il prodigio è nella schiuma dei giorni,
Nell’eucarestia dei tropici,
Tostata e amara,
Qahwa rossa e scura.
Le stille nere
Che ora attendo
A Maometto le servì l’arcangelo.
Non dirò lo Yemen,
E la liquida seta,
Né i semi che toccarono
Caraibi e Indonesia,
Né i seicento generi
E le tredicimila specie
Tra cui fiorisce la delizia trina e una.
Dirò il frastuono
Che precede e accompagna
Le gocce nere dei giorni,
L’eruzione dolce del primo caffè,
Morfina dell’attimo
Amicizia degli aromi.

*

 

14 maggio 1977

Eri dall’altra parte della strada,
Congegno ottico parziale,
In negativo l’omicida.
Ginocchia flesse, compatto e proteso
A mano armata,
Iconostasi di piombo.
Quella la tua foto ai margini
Della barricata, dopo lo scontro.
Lo confesso, riderei di te,
Ma ti è stato concesso l’irriducibile del tempo,
L’aplomb della storia
Trentasei anni dopo
Sul balcone
Di un settimo piano.
Sei caduto giù con tua moglie
Per fissare addobbi di Natale.

*

Sorveglianza

LHC

Dentro lenti opache
E fughe sacre al bosso e al tatto,
Tesaurizzava l’anamorfosi e l’ellissi
La grande vasca marinista,
L’astronomia del gran secolo
Fatta di piscine e scale,
Terrazze e incunaboli di Greenwich,
Quando in legno e specchi
Misuravi la volta
Azzurrata e profusa dal Tiepolo.
Ora, rovesci in materia che non è più materia
Lo specchio di Ginevra e la pianura,
Ora stabilisci qui su questa terra
Un punto esatto, alieno alle galassie,
Remoto al tempo quando il tempo è generato,
Il più caldo di tutto l’universo,
Riprodotto qui, in collisioni
Non registrate dalla mente
Né segnate in queste lettere.

*

Transizione occidentale

Una palpebra segnata in viola

Una palpebra segnata in viola
Da un ricamo chirurgico minimo
E già liturgico a pochi giorni dal Golgota.
Una donna porta su di sé
I punti di un’operazione a sfioro
Sull’estuario delle vene.
Transizioni più basse di una semicroma
Al volto sfondato e celebre,
L’angolo e la fronte, cavità regali
La corona incassata e la palpebra tumefatta
Rigonfio paramento e preludio al terzo atto.
Un trucco per il Venerdì santo
Riuscitissimo, più vero del vero.

*

 

Ho confessato anche quello che non ricordo

Ho confessato anche quello che non ricordo,
E che potrebbe non essere mai stato,
La memoria che sa di essere colpa
Prima di ogni atto.
Ricordalo quando vedrai cadere la tua casa,
Sorretta da questo terrore.
Il tavolo di volumi e solidi,
La tenda che ha conosciuto soli,
Tutto consegneremo al terrore di lei
Che non parli, che stia zitta, che non ricordi.

*

 

Nessuna parola più nulla

Nessuna parola più nulla
Della verità,
È falsa
E falsifica ogni cosa.
Per sopravvivere
Io so di non essere il mio Io
Che non sono il rumore della mente
Che non so i rumori della mente.
Solo chi conosce il terrore può capire,
Sente le prime e ultime cose
Sa la stanchezza di percepirsi ancora.
Sa che esistono estremità degli arti
Congelate dalla morsa del sangue
Raggelato e mosso dalla verità
Che falsifica ogni cosa
Polmoni e vene
Falsi, falsificati e nostri.

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andrea inglese
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Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ha pubblicato uno studio di teoria del romanzo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e la raccolta di saggi La confusione è ancella della menzogna per l’editore digitale Quintadicopertina (2012). Ha scritto saggi di teoria e critica letteraria, due libri di prose per La Camera Verde (Prati / Pelouses, 2007 e Quando Kubrick inventò la fantascienza, 2011) e sette libri di poesia, l’ultimo dei quali, Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, è apparso in edizione italiana (Italic Pequod, 2013), francese (NOUS, 2013) e inglese (Patrician Press, 2017). Nel 2016, ha pubblicato per Ponte alle Grazie il suo primo romanzo, Parigi è un desiderio (Premio Bridge 2017). Nella collana “Autoriale”, curata da Biagio Cepollaro, è uscita Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016 (Dot.Com Press, 2017). Ha curato l’antologia del poeta francese Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008 (Metauro, 2009). È uno dei membri fondatori del blog letterario Nazione Indiana. È nel comitato di redazione di alfabeta2. È il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.