Ugo Mulas, Danimarca 61

di Dario Borso

“Ho sempre avuto, prima istintivamente poi consapevolmente, una tendenza a riprendere quelle cose che sono banali” 1. Se a ʻcose banaliʼ sostituiamo ʻvita quotidianaʼ, otteniamo il profilo essenziale di Ugo Mulas da giovane: fotoreporter.

Cominciò nel 1954 con la vita degli artisti al Bar Jamaica e quella degli immigrati nelle periferie milanesi, e proseguì metodicamente profittando delle occasioni lavorative ossia delle riviste che gli offrivano nuove, malpagate opportunità 2. Tra queste “L’Illustrazione Italiana”, mensile diretto da Livio Garzanti, costituì l’ancoraggio più sicuro e continuo: un centinaio abbondante di servizi a partire dal 1955 fino all’anno di chiusura 1962.
In tale contesto, i reportage sui Paesi esteri sono un capitolo a sé, emblematico del modo di operare di Mulas davanti a realtà sconosciute; e ciò soprattutto verso la fine della collaborazione col mensile, quando più consapevole si era fatto il suo approccio. Così, tra il 1959 e il 1960, Mulas accompagnò nelle due Germanie Giorgio Zampa, accademico fiorentino che volentieri si prestava al giornalismo 3.

La coppia funzionò particolarmente bene, tant’è che nel giugno 1961 venne spedita in Danimarca 4. Il risultato furono due servizi apparsi sui numeri di luglio e agosto de “L’Illustrazione Italiana”: Appuntamento con Karen Blixen, resoconto di un pomeriggio in casa dell’illustre scrittrice che qui riportiamo 5, e Danimarca serena.
Nel secondo servizio il testo di Zampa, che spaziava dall’arrivo in aereo all’incontro finale col primo ministro socialdemocratico, era attento a illustrare la specificità del modo di vita danese, il suo equilibrio, in un momento in cui l’Italia avviava un miracolo economico che ne avrebbe accresciuto invece gli squilibri (tra Nord e Sud, città e campagna, capitale e lavoro). E dentro questa cornice si allineavano nel servizio i vari episodi partendo da Copenaghen: Tivoli, il parco giochi più antico d’Europa; una visita alla Permanente con le ultime novità esposte di artigianato e design; l’incontro con gli architetti più significativi di quella stagione; varie incursioni nella campagna del Seeland tra fattorie e Università Popolari, luoghi di continuo aggiornamento tecnico e culturale; la visita al Nobel per la fisica Niels Bohr nella residenza che i birrai Carlsberg da un secolo ormai assegnavano ai vari campioni danesi dell’intelletto 6 – dove magia è frutto non dell’alea, ma di una predisposizione dello sguardo e della mente ad accogliere l’esperienza inquadrandola. Una fenomenologia dunque come viatico, con le sue brevi soste e le sue quattro scansioni: la vita, il lavoro, l’arte, il genio.
Questo l’itinerario compiuto dai due reporter, i quali pur nell’unità d’intenti seppero durante quella settimana mantenere la propria autonomia, o non seppero resistere alla propria vocazione più intima: Zampa si recò infatti da solo a Odense, città natale di Hans Christian Andersen e sede del museo a lui dedicato 7; Mulas, anche se il compagno non ne scrisse, fotografò per conto suo il Louisiana Museum of Modern Art di Fredensborg 8.

La fotografia del Louisiana Museum, riprodotta grazie alla gentile concessione dell’archivio Ugo Mulas, accompagna la nota introduttiva del volume “Danimarca 61” uscito in questi giorni in edizione bilingue presso Humboldtbooks.

NOTE
  1. A. C. Quintavalle, Conversazioni con Ugo Mulas, Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma, Parma 1973, p.19.🡅
  2. Sulla vicenda biografica di Mulas (1928-1973), cfr. E. Grazioli, Ugo Mulas, Bruno Mondadori, Milano 2010.🡅
  3. Laureatosi in scienze politiche all’Istituto Alfieri di Firenze, Zampa (1921-2008) v’insegnò fino alla pensione Lingua e cultura tedesca. Traduttore di Mann, Rilke, Kafka e Musil, dal 1952 era collaboratore letterario e inviato speciale del “Corriere della sera”.🡅
  4. Antonia Mulas ha definito Zampa “un grande personaggio, ma insopportabile, col quale Ugo riuscì a creare un rapporto professionale tale che li portò a costruire dei servizi straordinari come quelli sulla Germania e la Blixen. Mi ricordo l’entusiasmo quando è tornato da quest’ultimo servizio”, cfr. D. Pacchiana, Ugo Mulas e “L’Illustrazione Italiana”, Tesi del corso di laurea magistrale in Lettere, Università degli studi di Milano, a.a. 2009-2010, p. 283.🡅
  5. Sulla vicenda biografica della Blixen (1885-1962), cfr. B. Berni, Vedere la cicogna. Introduzione a Karen Blixen, Biblioteca del Vascello, Roma 1996.🡅
  6. Bohr, coetaneo della Blixen, sarebbe morto come lei nel 1962.).

    Ora, se Zampa si dimostrò addirittura puntiglioso nel rilevare i dettagli atti a dar conto di una diversa mentalità collettiva, Mulas vi si calò con una naturalezza tale da rinnovare il “miracolo delle immagini che creano se stesse” ((C. Quintavalle, op. cit., p.47.🡅

  7. Zampa scrisse della sua gita a Odense in Ripudiava Pollicino, apparso sul numero di gennaio 1962 de “L’Illustrazione Italiana”; nel 1982 introdusse la Guida alla Danimarca del Touring Club Italiano rievocando il reportage del 1961.🡅
  8. Mulas dal 1962 concentrò il suo lavoro sul mondo dell’arte contemporanea, con risultati che lo resero presto noto in tutto il mondo.🡅

1 COMMENT

  1. Grazie a Dario e a Helena per questo ricordo. La nota a margine sul rapporto tra Zampa e Mulas, quel ” grande personaggio, ma insopportabile” dice anche molto su come si possa collaborare unendo due diverse modalità di trascrizione del mondo, anche quando è in gioco una certa distanza che sfiora l’insopportabilità caratteriale. Talvolta, per compagni di lavoro e di creazione, si cercano anime gemelle, corrispondenti in cui fondersi in un due che diventa uno. Questo però rischia di schiacciare la singolarità e l’autonomia. Lavorare insieme mantenendo la propria soggettività, come riporta questo esempio, credo sia una sfida forse più difficile da portare avanti, ma anche più produttiva.

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