La vergine Maria
Di seguito, un racconto sul sesso, le aspettative e le prime volte.
“Dal tuo terrazzo si vede casa mia” di Elvis Malaj, edito da Racconti Edizioni.
di Elvis Malaj
Maria aveva trascorso l’intera mattinata chiusa in camera, e dopo una lunga ricerca su internet aveva scoperto di essere ancora vergine.
L’una era passata da un pezzo quando girò la chiave per aprire la porta; chiamò subito Giuseppe, il suo ragazzo. Il giorno prima avevano litigato. A Giuseppe, Maria piaceva molto. Le mandava un sacco di messaggini sul cellulare, a volte qualche poesia. Quella mattina le aveva scritto solo: «Ciao, che fai? :)» – e solo perché se non le avesse scritto, la cosa sarebbe sembrata grave. Lei però non aveva risposto.
«Ti ho pensato tutto il giorno» fu una delle prime cose che le disse Giuseppe al telefono.
Maria prese il telefono e tornò in camera sua, non voleva che gli altri l’ascoltassero.
Il giorno, dopo essere stati da un’amica, erano andati da lei. Maria aveva detto alla madre che andavano in camera a studiare, ma poi si erano messi sul letto a guardare la tv. I compiti per le vacanze non li aveva nemmeno cominciati, faceva troppo caldo per studiare, e sul terzo canale trasmettevano un documentario sulle isole del Pacifico. Avevano deciso che, prima o poi, ci sarebbero andati loro due da soli.
Da un certo punto e in avanti, Maria non era più riuscita a seguire il documentario. Aveva poggiato la testa sul petto di Giuseppe, la mano sull’addome e nell’arco di cinque secondi a lui si erano riempiti i pantaloni.
Con un po’ di vergogna, Giuseppe aveva abbassato la maglietta per nascondere il gonfiore, ma si vedeva comunque.
Succedeva ogni volta che restavano da soli. Lei era stata chiara: gli aveva spiegato che l’avrebbe fatto solo quando si sarebbe sentita pronta e che più le metteva pressione più peggiorava le cose, e così Giuseppe s’era messo l’animo in pace. Sesso niente, ma il gonfiore ai pantaloni non era riuscito a farlo sparire. Magliette lunghe, pantaloni larghi, strane posizioni, ma niente, il rigonfiamento si presentava puntuale.
A Maria dava fastidio dover sempre fare attenzione a dove lo toccava o a cosa diceva. Una volta le era bastato dire «vado a fare pipì» che quando era tornata l’aveva trovato che armeggiava nei pantaloni, cercando di incastrarlo in modo che non si vedesse.
Di solito Maria faceva finta di niente, il giorno prima, invece, la sua attenzione era rimasta lì per tutta la durata del documentario.
«Cosa si prova a fare sesso?» gli aveva chiesto, e in un attimo il respiro nel petto di Giuseppe aveva cambiato frequenza, e lui si era tirato su, poggiando i gomiti sul cuscino.
«Non lo so, non l’ho mai fatto neanch’io» aveva risposto, ed era rimasto con gli occhi su di lei in attesa di scoprire quale sarebbe stato il suo destino.
Quasi tutte le amiche di Maria l’avevano già fatto e quando ne parlavano, lo facevano sembrare chissà cosa.
Poco prima la sua amica li aveva mandati via perché voleva scopare con il suo ragazzo in camera dei suoi. Maria l’aveva capito subito. È probabile che in quel momento lo stessero ancora facendo. Quando andava su YouPorn era colpita dalle strane facce delle donne mentre lo facevano. Socchiudevano lentamente gli occhi, la bocca si muoveva lentamente restringendosi e dilatandosi. Gemevano come se non avessero pace. Cosa provavano? A vederle in quello stato, il sesso sembrava una cosa orrenda.
«Vuoi che lo facciamo?» le aveva chiesto Giuseppe all’improvviso.
«No. Ti ho già spiegato mille volte come stanno le cose. Non mi mettere pressione che è peggio.»
Lui aveva fatto cenno che aveva capito ed era tornato a poggiarsi con la schiena sul cuscino.
«Aspetto tutto il tempo che vuoi.»
Nonostante il rigonfiamento nei pantaloni fosse aumentato, Giuseppe si era mostrato comprensivo.
Il documentario sulle isole tropicali era finito e Maria passava da un canale all’altro in modo automatico. Sull’otto c’era un bel film che nessuno dei due aveva notato. Erano persi in ben altri pensieri.
«Voglio fare una prova» aveva detto Maria. «Però non andiamo fino in fondo; è solo una prova», che fosse una prova l’aveva sottolineato due volte, in più gli aveva spiegato per filo e per segno cosa avrebbero fatto, in modo che non ci fossero equivoci.
Giuseppe si era alzato in ginocchio e si era tolto la maglietta.
«Che fai, perché ti spogli? T’ho detto che non lo facciamo.»
«Lo so, è che sento caldo» aveva risposto lui con un tono di scuse.
«Vuoi che la rimetta?»
«Sì, anzi no. Non fa niente.»
Maria occupava il centro del letto e lui, seguendo alla lettera le istruzioni, le si era messo sopra e si era abbassato i pantaloni.
«Vuoi che abbasso anche i tuoi?»
«Sì.»
Per prima cosa aveva fatto uscire il bottone dall’asola, poi aveva abbassato la zip e, mentre lei lo aiutava sollevandosi col sedere, glieli aveva sfilati.
«Mi raccomando, quando dico basta tu ti fermi.» «Farò solo quello che mi dirai tu.»
Giuseppe aveva deglutito, il cuore gli batteva a mille.
Aveva afferrato l’elastico degli slip e, per la prima volta in vita sua, aveva abbassato le mutandine a una ragazza.
«Ci sei?» le aveva chiesto.
«Sì, va bene, mettilo.»
Lui, lentamente, si era avvicinato.
«Vado?»
«Vai.»
Dopo un attimo era entrato. Per cautela, si era fermato subito, guardando Maria, per vedere cosa diceva. Lei aveva fatto cenno che andava bene e lui era entrato ancora un po’.
«Sì, vai.»
Muovendosi piano, aveva continuato fino a entrare quasi per metà.
«Io non sento niente» aveva detto Maria.
Che strano. Da come ne avevano parlato le sue amiche, a quel punto avrebbe dovuto vedere le stelle, invece, non sentiva niente. Niente. Si era preoccupata. Poi aveva alzato lo sguardo su Giuseppe e aveva visto che i suoi occhi erano chiusi e sul viso aveva delle contrazioni.
«Che stai facendo?» gli aveva chiesto.
Nessuna risposta.
Intuendo cosa stava per succedere, l’aveva spinto via. «Vai di là!» aveva detto indicando la parte della stanza vuota, ma a quel punto Giuseppe era già venuto.
«Ti ha dato di volta il cervello, mi vuoi mettere incinta?»
Lei si era alzata e si era abbottonata i pantaloni, sui quali era schizzato un po’ di sperma.
Giuseppe in un attimo se l’era risistemato nei pantaloni. «Scusami, pulisco tutto io» aveva detto.
«Dio! Che diavolo ti ha preso? Dovevi fare solo quello che ti dicevo. Guarda cos’hai combinato!» Con la mano aveva indicato il pavimento. «Vai in bagno a prendere lo straccio.»
Giuseppe era rimasto lì impalato, poi Maria, alzando lo sguardo, aveva capito perché. Era meglio che ci andasse lei. Ce l’aveva ancora duro come il marmo. Se la madre l’avesse visto circolare così per casa sarebbero stati guai.
Gli aveva portato lo straccio bagnato e lui si era messo a pulire. Quando ebbe finito erano ritornati a sedersi sul letto.
«Senti, posso dire ai miei amici che l’abbiamo fatto?» «Fatto cosa?»
«Sesso.»
«Noi non abbiamo fatto sesso» aveva risposto lei, e poi era diventata pensierosa.
L’avevano fatto? Penetrazione c’era stata. Lui era venuto. Dai discorsi che aveva sentito, quando si fa sesso non è necessario che venga pure la donna. Le donne vengono ogni tanto. È sufficiente che l’uomo raggiunga l’orgasmo.
Quindi l’avevano fatto e quella era stata la sua prima volta. È così che aveva perso la sua verginità. Aveva sempre aspettato per trovare l’occasione giusta, in modo che la sua prima volta fosse speciale e, invece, era andata così. Nel peggior modo possibile. Che errore!
«È tutta colpa tua. Vattene via!» aveva detto a Giuseppe, in lacrime. «Tra noi è finita, non ti voglio vedere mai più. Vattene!»
Poi si era chiusa in camera.
Quella mattina aveva fatto un’approfondita ricerca e aveva scoperto che, tecnicamente, una donna è vergine quando il suo imene è ancora intatto. Quando l’imene si lacera si ha un po’ di dolore e un leggero sanguinamento. Lei non aveva sentito dolore e, dopo essersi guardata bene davanti allo specchio, non aveva visto nessuna traccia di sangue.
«Praticamente, ieri, la verginità l’hai persa solo tu» gli disse quando fu sicura che la mamma non potesse sentirla. «Sono veramente contento. E ti prometto che la tua prima volta sarà come l’hai sognata.»
«Guarda che comunque ti ho lasciato, e non ritorniamo più insieme. Ti ho telefonato solo per fartelo sapere. Non mandarmi più messaggi. Ciao», e chiuse il telefono. Maria lo sapeva benissimo che la sua prima volta sarebbe stata speciale.
certo non invoglia a leggere il libro!
Bacchettone!