Post in translation: Jiří Karásek ze Lvovic

Il romanzo di Manfred Macmillen
di Jiří Karásek ze Lvovic
Traduzione e saggio introduttivo di
Růžena Hálová
 – Perché Praga mi attrae? dissi, sorpreso dalle sue domande inattese. Esistono certe condizioni psichiche, per le quali abbiamo necessariamente bisogno di un ambiente corrispondente. Non comprendo la lingua che a Praga la gente parla. Non so nulla sul presente di quella città. Tutto quello che cerco lì è il passato. Quando voglio provare la sensazione che avrebbero i morti, posti nelle cattedrali dentro casse di cristallo, quando voglio guardare la vita come attraverso il vetro della propria bara, vado a Praga. La sua aria è opprimente e pesante per la tragicità di tutto quello che lì è accaduto. Vedo il Castello, Malá Strana, la piazza della Città Vecchia e sento che solo il Passato è presente a Praga. Non devo sapere niente neanche sulla storia. Quando vi arrivo, vengo a sapere, come se guardassi tutto con i miei occhi, di ogni cosa accaduta. Non devo sapere nulla sulle esecuzioni capitali dopo la battaglia della Montagna Bianca. Il piede stesso si ferma sul piccolo quadrato di terra, lì dove guardano le case antiche, come se tuttora dalle loro pareti rimbalzasse cupo un rimbombo di tamburi velati di nero. A Praga è tutto finito e giunto al culmine. È indifferente chi viva adesso lì, come è indifferente chi abiti un vecchio palazzo malandato quando i suoi proprietari sono morti. Cammino per Praga volentieri di notte: ecco, è come avvertire ogni respiro della sua anima. Nei rari istanti di un’improvvisa chiarezza mi sembra che la gloriosa città morta si risvegli e di nuovo s’immerga nello specchio triste, scuro, della sua fatale vanità.

Note di traduzione

di Růžena Hálová

 

Il Romanzo di Manfred Macmillen, pubblicato a Praga nel 1907, è la prima parte della trilogia Romanzi di tre maghi di Jiří Karásek ze Lvovic. Appartiene al mondo della letteratura fantastica fin de siècle. Alla sua uscita, rappresentò un anacronismo, un tentativo di ridare nuova vita al romanzo gotico nella modernità di inizio Novecento. A proposito del racconto fantastico dell’Ottocento Italo Calvino, nell’Introduzione ai Racconti fantastici dell’Ottocento (1983), scrive che il soprannaturale appare al lettore di oggi “carico di senso, come l’insorgere dell’inconscio, del represso, del dimenticato, dell’allontanato dalla nostra attenzione razionale (…) Ci dice più cose sull’interiorità dell’individuo e sulla simbologia collettiva”. Nel romanzo di Jiří Karásek tutto questo è già nelle intenzioni dell’autore. Il tema principale di questo libro è il rapporto tra la realtà del mondo che abitiamo e la realtà del mondo del pensiero che abita in noi, l’oscillazione di livelli di realtà inconciliabili.

Subito, dalle prime pagine, si alza lo spettro di una Praga misteriosa, il suo fantasma pallido si fa avanti dalle lontananze scure e fatali avvolto negli onirici veli dell’irrealtà. Una città del passato, dei sogni e del mistero è percepita come un’entità che domina chiunque vi posi il piede, che incanta con la sua bellezza fatale e con il mistero della morte Praga raffigura uno spazio destinato alla ricerca dell’identità messa in dubbio o persa da uno dei protagonisti, il conte Manfred Macmillen. Da lui stesso è paragonata ad un monastero: “Quando era triste, quando voleva stare da solo, diceva di ritirarsi nel ‘monastero’, e partiva, non rivelandolo a nessuno, per Praga”.

Il conte Manfred Macmillen, dandy dal carattere ambiguo e dalla nazionalità indefinita, è un personaggio caratterizzato da una non ostentata eleganza e da una sottile ironia. Compone il proprio mondo di ambienti selezionati come se fossero delle quinte, in un’atmosfera che è in armonia con la sua vita, e a tal fine sceglie anche le persone di cui si circonda. Frequenta luoghi antichi, misteriosi e solitari; fuori da questi spazi si maschera con la noia e l’indifferenza.

Dietro le apparenze nasconde nella sua anima la passione di una vita movimentata quanto solitaria, il cui ritratto Manfred svela dinanzi al suo amico Francis, invitandolo a unirsi a lui, a entrare nel suo mondo. Un mondo che, attraverso lo sguardo di Francis, aprirà al lettore-spettatore uno spazio in cui si fondono la cornice del mondo reale e il molteplice ritratto del mondo interiore, rendendo la veridicità e la finzione delle sue immagini ancora più incerte. La maschera dandy di Manfred, o meglio il dubbio di Francis se essa sia una parte, e quanto consapevolmente giocata da Manfred, o se essa faccia parte della vita stessa di Manfred, trasforma il suo racconto in una finzione continua a cui allude anche il nome dell’opera stessa. Il tormento di Manfred per un suo misterioso doppio, un diario che si rivela identico al testo di un’opera teatrale, l’ossessione per la figura di Cagliostro in cui Manfred coglie la menzogna elevata a elemento fondamentale dello stile e la trasformazione degli altri in elemento adatto alla creazione di una propria realtà: tutto questo sviluppa simultaneamente con la narrazione esoterica la linea del gioco di vivere proprio del dandy.

Una fusione di finzione e vita reale il cui abisso è svelato da un finale aperto e incerto, quando dalla materia stessa della vita prende forma un’opera d’arte tutta incentrata sulla finzione. L’essenza di questo romanzo potrebbe essere racchiusa nell’ultima frase, dalla venatura autoironica, dell’introduzione del romanzo scritta dallo stesso Jiří Karásek : “Un buono stilista, se s’ingegna, raggiunge sempre l’incomprensibilità desiderata”.

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francesco forlani
Vive a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman e Il reportage, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano. Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, con cui sono uscite le due antologie Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Corrispondente e reporter, ora è direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Con Andrea Inglese, Giuseppe Schillaci e Giacomo Sartori, ha fondato Le Cartel, il cui manifesto è stato pubblicato su La Revue Littéraire (Léo Scheer, novembre 2016). Conduttore radiofonico insieme a Marco Fedele del programma Cocina Clandestina, su radio GRP, come autore si definisce prepostumo. Opere pubblicate Métromorphoses, Ed. Nicolas Philippe, Parigi 2002 (diritti disponibili per l’Italia) Autoreverse, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli 2008 (due edizioni) Blu di Prussia, Edizioni La Camera Verde, Roma Chiunque cerca chiunque, pubblicato in proprio, 2011 Il peso del Ciao, L’Arcolaio, Forlì 2012 Parigi, senza passare dal via, Laterza, Roma-Bari 2013 (due edizioni) Note per un libretto delle assenze, Edizioni Quintadicopertina La classe, Edizioni Quintadicopertina Rosso maniero, Edizioni Quintadicopertina, 2014 Il manifesto del comunista dandy, Edizioni Miraggi, Torino 2015 (riedizione) Peli, nella collana diretta dal filosofo Lucio Saviani per Fefé Editore, Roma 2017