Anche le storie piccole fanno rumore. La scuolina di Santomoro

Anticipo subito ai lettori di Nazione Indiana che questo è un pezzo legato a una realtà locale, minuscola, quasi microscopica – la mia, sulle colline del comune di Pistoia, nella Valle delle Buri. Certamente scopro l’acqua calda, ma sto maturando sempre più in questi anni la convinzione che se artisti e intellettuali non torneranno a conoscere bene i loro territori,  a interagire e impegnarsi con essi,  una certa idea bellissima in cui molti di noi credono è destinata a scomparire. Quest’idea è la comunità accogliente. Favorirla, difenderla, raccontarla, immaginarla è un nostro dovere, perché ne siamo capaci, forse più di altri. Buon Anno a chi resiste, a chi lotta, a chi spera, a chi sa che “me stessa, me stesso” sono parole che si perdono in tanto altro per restare vive. Non sempre le storie piccole non fanno rumore. (F.M.)

Articolo già apparso su ReportPistoia a questo link:

http://www.reportpistoia.com/agora/item/54894-la-bella-fiaba-dello-scoiattolo-di-santomoro-che-rischia-di-essere-cancellata.html

Fotografi e collage di Chiara Vitali, una della tante anime attive de Lo Scoiattolo e di Santomoro.

di Francesca Matteoni

Non tutte le scuole sono uguali, alcune sono grandi, altre piccole, alcune si trovano in pianura e altre in collina o in montagna, alcune hanno vicino un torrente, altre delle strade antiche – alcune, infine, sono il fulcro di una comunità intera, che le protegge. Conosco molto bene uno di questi casi – è la Scuola dell’Infanzia Lo Scoiattolo a Santomoro, il paese dove sono tornata a vivere e dove è nato il mio compagno. Ho scelto da quando ero bambina di essere vicina ai piccoli e credo che sia proprio quando ho scoperto questa scuola, grazie a mia nipote Marta, che ho iniziato a comprendere e amare questo paese. Ci vuole pazienza, quanto scrivo non è un semplice appello ed è più di un articolo e io sento di dover dire a tutti la preziosità di questo luogo per far capire il rischio che stiamo correndo.  Allora era Natale proprio come ora. Dovevano consegnare i regali ai bambini e fu idea della maestra Laura di far apparire un’aiutante di Babbo Natale… fu deciso che fosse una fata (o mezza strega) con campanellini alle caviglie e quella fata ero io. Non era la prima volta che raccontavo fiabe ai ragazzi, ma era la prima volta che entravo lì dentro, di rosso vestita, mentre fuori fioccava un po’ di neve. Tornata a casa da mia suocera, mi raccontarono che quando Tiziano aveva cinque anni e sua sorella tre si prendevano per mano e andavano da soli alla scuolina, scendendo le scalette e attraversando la strada, vegliati da tutto il paese. Perché quando si arriva a quella scuola non si va semplicemente in un posto bello, da qualche parte sulle colline, ma si entra nel vivo di Santomoro e tutti hanno una parte – bambini, genitori, paesani, anziani. Come mai? Cosa succede lì? Lo Scoiattolo è una scuola comunale e in virtù di questo ospita attività speciali, dove il paese tutto, i bambini e il personale della scuola collaborano, si incontrano, condividono. Così a me capita di uscire e magari trovarmi sulla strada un gruppetto di ragazzini che tornano dalla nostra Bure d’inverno e in primavera, coi cestini pieni dei regali degli alberi e della terra: “Ciao Francesca, siamo stati in gita!” mi diceva due anni fa Giulio, che ora è in seconda elementare. Oppure vanno a trovare gli abitanti delle aie del paese guidati da Alberto, che non è un maestro e non lavora a scuola – è Alberto, abita a Santomoro, fa il volontario con la Croce Verde e molto altro. O vengono al Centro Sociale, struttura che ha un patto di territorio con il comune di Pistoia, per fare dei laboratori con artiste e amiche, per dipingere con la verdura, per scoprire i segreti dell’acquarello, per decorare con la lana una cancellata, per ascoltare una storia o fare dei sacchetti magici con le cose che hanno recuperato dal bosco. Li accompagnano le maestre e a volte ci segue perfino uno dei miei gatti, che ormai conoscono tutti. Poi ci sono le feste: la Sera dei Racconti a fine ottobre, quando sia la scuola che il Centro si animano e i bambini vanno in giro per il paese e poi arrivano da noi, a ricevere un libro misterioso nella nostra biblioteca. La pesca di beneficienza natalizia, che si svolge per tutta una giornata e vi sbagliereste pensando che riguardi solo le famiglie: dal paese arrivano i più anziani, coloro che andavano alla scuola negli anni Settanta, noi dal Centro Sociale – è, senza bisogno di dircelo, un momento importante per la nostra comunità, che esiste grazie ai bambini. Noi li guardiamo un po’ stupiti che abbiano già dei pensieri misteriosi, li guardiamo convinti che saranno migliori di noi e noi ci faremo da parte, li sosterremo. Sempre a Natale, arriva nella scuola il Postino a bordo di una vecchia lambretta e con la tuta da neve, perché scende, solo a Santomoro, direttamente dal Polo Nord. Un Postino molto strano che assomiglia tanto a Valentino di Montagnana, ma si sa che per le feste tutti diventano un po’ incantati. E ancora, la Caccia al Tesoro primaverile, un’iniziativa nata all’interno del calendario del Centro Sociale e che ha nelle maestre Antonella e Letizia un supporto fondamentale – si svolge la domenica, quando la scuola è chiusa, ma si cresce insieme ben oltre gli orari lavorativi, ed è per questo che lo Scoiattolo è una tappa della Caccia, che le maestre vestono a tema, trasformandosi, per esempio, in piratesse come è accaduto in quella bellissima giornata dello scorso aprile. Fanno molto di più, le maestre: ci consigliano, ci chiamano per darci idee, ci ispirano. Mi fermo e potrei continuare e so che se qualche paesano mi leggesse mentre scrivo di sicuro avrebbe da aggiungere la sua, magari dicendomi che io non c’ero quando è stato fatto questo o quello coi bambini. Anzi un’ultima storia la voglio raccontare: è accaduta quest’estate, quando al Centro Sociale è stata recapitata una lettera della vecchia maestra ora in pensione, quella Laura che mi aveva trasformato in fata, anni fa. Una lettera piena  di gratitudine che spero sempre saremo all’altezza di meritare. Scriveva, Laura, del suo sogno di una scuola che vive in tutto il paese e nella Valle. Ho detto l’ultima, ma non è vero: perché poi c’è la storia della maestra Antonella, anima e informatrice del duello poetico fra adulti tra Iano e Santomoro, essendo lei di Iano e insegnando qui da molti anni. C’è la nostra Liliana che non posso certo definire solo “collaboratrice scolastica” – è una custode, nel senso più alto del termine, una parte integrante dello Scoiattolo e di Santomoro. Sembra una fiaba, vero? Sì, ed è una fiaba reale, è nostra e di chi viene a trovarci. Ma è notizia di poche settimane fa la volontà del comune di statalizzare questa scuola, perché quando si palesa un bisogno vero o presunto di denaro la prima cosa che si taglia è la scuola, nonostante chiunque, di qualsiasi segno politico, voglia riempirsi la bocca col “bene dei bambini prima di tutto”. Il bene di questi bambini è avere questo Scoiattolo, così com’è e questa è una notizia sconvolgente, è la banalità del male che riduce tutto a numeri ed economie, considerando le comunità meno di niente, mentre noi siamo persone, capite? Siamo un paese. Statalizzando Lo Scoiattolo certo la scuola non chiuderà, ma tutto quanto vi ho raccontato andrà perduto: ci sono altre regole nella scuola statale, regole di cui non discuto la giustezza, ma che occorre sempre contestualizzare e mal si calano a Santomoro, perché ledono e addirittura distruggono qualcosa di molto bello che c’è e vogliamo preservare.  Il personale è il primo ad andarsene; poi seguono tutte le attività, che semplicemente non sono permesse. La scuola si chiude in sé e il paese resta fuori a guardare. Niente più Racconti, niente più Bure, niente più gite con Alberto, niente più laboratori al Centro Sociale, niente più Postino, niente più iniziative fuori dagli orari, niente più Natale insieme. La scuola diventa una come tante altre, senza legame con il suo territorio, già in lotta perché è una periferia, una di quelle non riportate nelle guide turistiche, una di quelle realtà ricche di storia, passione, personaggi che la poesia sa amare, ma non gli amministratori ciechi. Il paese diviene mutilato. E non una mutilazione da poco – ci levano il cuore. E questo noi non lo possiamo permettere, perché quei bambini sono i figli di tutti, qui, sono i bambini di una Valle e hanno, oltre le loro famiglie, amici, compagne d’avventura, sorelle e fratelli maggiori.  Noi combatteremo perché il bene non china la testa e non si lascia colpire in silenzio. Noi saremo, come in una fiaba da raccontare ancora ai bambini, il Giacomo di Cristallo di Gianni Rodari – ci faremo coraggio l’un l’altro perché quanto scritto fin qui è vero e forte e ci rende più uniti contro ogni potere scellerato.

2 COMMENTS

    • Non è vero, esiste – esiste il potere di unirsi per qualcosa più grande e importante dei singoli interessi.

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francesca matteoni
francesca matteonihttp://orso-polare.blogspot.com
Curo laboratori di poesia e fiabe per varie fasce d’età, insegno storia delle religioni e della magia presso alcune università americane di Firenze, conduco laboratori intuitivi sui tarocchi. Ho pubblicato questi libri di poesia: Artico (Crocetti 2005), Higgiugiuk la lappone nel X Quaderno Italiano di Poesia (Marcos y Marcos 2010), Tam Lin e altre poesie (Transeuropa 2010), Appunti dal parco (Vydia, 2012); Nel sonno. Una caduta, un processo, un viaggio per mare (Zona, 2014); Acquabuia (Aragno 2014). Dal sito Fiabe sono nati questi due progetti da me curati: Di là dal bosco (Le voci della luna, 2012) e ‘Sorgenti che sanno’. Acque, specchi, incantesimi (La Biblioteca dei Libri Perduti, 2016), libri ispirati al fiabesco con contributi di vari autori. Sono presente nell’antologia di poesia-terapia: Scacciapensieri (Millegru, 2015) e in Ninniamo ((Millegru 2017). Ho all’attivo pubblicazioni accademiche tra cui il libro Il famiglio della strega. Sangue e stregoneria nell’Inghilterra moderna (Aras 2014). Tutti gli altri (Tunué 2014) è il mio primo romanzo. Insieme ad Azzurra D’Agostino ho curato l’antologia Un ponte gettato sul mare. Un’esperienza di poesia nei centri psichiatrici, nata da un lavoro svolto nell’oristanese fra il dicembre 2015 e il settembre 2016. Abito in un borgo delle colline pistoiesi.