Sonata per pianoforte e vento n. 1
di Alessio Mosca
Sappiamo che la loro promiscuità era tale che il concetto di paternità e maternità non esisteva.
I bambini assumevano il cognome dalla canzone che i genitori ascoltavano durante il concepimento e non appena venuti al mondo erano assegnati alla comunità cui erano destinati.
Lì venivano cresciuti fino alla maturità sessuale, dopodiché erano considerati adulti.
Jörg Alba-chiara, Amina Wake-me-up-before-you-go-go, Vasiliy Rhapsody-in-blue.
Già dalla fecondazione la canzone determinava lo sviluppo e la personalità del bambino, funzionava come un segno zodiacale e per tutta la vita avrebbe influenzato la sua sfera emozionale e comportamentale. La musicologia aveva sostituito la psicologia, i melomani erano i nuovi astrologi.
I figli dei canti gregoriani avevano più tendenza alla psicopatia, i glam-rock mostravano labilità e spiccata empatia, i funky-house presentavano tratti narcisistici. Questo generalmente.
Pare che talvolta i figli di Rachmaninov sognassero di un pianeta dove il vento era una forma di vita. L’aria calda saliva mentre la fredda si abbassava generando una brezza che soffiava tirando su la polvere della landa. Durante il suo tragitto la brezza scaldava nuova aria aiutata dall’attrito e dal calore di una stella che non era altro che il loro sole. La rotazione del pianeta dava l’ultima spinta, così, nel torpore della scia di un vento che moriva, l’aria tornava a salire e un nuovo soffio nasceva, figlio della terra, della stella, delle pressioni atmosferiche ma soprattutto della brezza iniziale da cui aveva ereditato il respiro e la consistenza.
A volte due venti si incontravano e le loro correnti si deviavano leggermente cambiando direzione, si evolvevano.
Altre volte si fondevano in un’unica raffica e il vento che ne nasceva era diverso e uguale a entrambi e anche questo era un modo di fare l’amore.
Spero di leggere altri nuovi brani come questo. Sa di nuovi mondi, di immaginario aperto, spalancato. Complimenti ad Alessio e grazie a Davide che l’ha postato.
Ti ringrazio Mariasole.