Succede a Macao
di Giorgio Mascitelli
Macao è un centro milanese indipendente per le arti, la cultura e la ricerca che da cinque anni in qua ha dato luogo a una delle più interessanti esperienze culturali del nostro paese; Macao ha infatti organizzato e ospitato in questi anni sia iniziative di base ( corsi, concerti, proiezioni, spettacoli, rassegne, riunioni di comitati cittadini) sia seminari ed eventi dove si elaborano riflessioni e ricerche sul senso della condizione culturale contemporanea. Appartiene dunque al novero di quelli che potremmo chiamare i laboratori della contemporaneità. Del resto basta entrare anche solo per poco tempo a Macao per rendersi conto che ci si trova in un luogo diverso rispetto a tempi, logiche e dinamiche degli stili di vita dominanti, nel quale la cultura segue vie diverse dalle forme istituzionali o industriali solite.
Oggi Macao è in pericolo: infatti la sua sede, che si trova in una tanto elegante quanto abbandonata e fatiscente prima dell’autogestione palazzina in stile liberty nella semiperiferia milanese, è stata messa in vendita dal comune di Milano, che la possiede tramite una sua società. Insomma Macao sta per essere cacciato da Macao e invece sarebbe meglio per tutti, giunta comunale di Milano compresa, che Macao restasse a Macao.
In questi anni il sindaco di Milano e la sua giunta hanno lodevolmente cercato di promuovere un’idea di città accogliente, internazionale, aperta, colta e creativa, un luogo dove si elaborano esperienze sociali e culturali inedite. Il rischio è quello che si tratti solo di una bella cartolina che serve a coprire una politica piuttosto tradizionale, funzionale alle logiche del mercato immobiliare e all’immagine turistica della città. Difendere Macao dalle bieche logiche del mercato immobiliare significherebbe invece realizzare concretamente quest’idea di città. Luoghi come Macao sono infatti fondamentali per sviluppare una pratica collettiva e diffusa di ricerca e creatività e rendono Milano effettivamente vicina a quelle città europee considerate a parole idealmente prossime.
Se Macao restasse a Macao, il tessuto culturale e sociale di Milano si arricchirebbe : oggi lo sviluppo di una città non dipende soltanto da quanti quattrini rende ogni singolo metro cubo costruito ma dalla circolazione delle idee. I quattrini oggi si spostano secondo logiche che non sono governabili ( o forse che non si vuole governare), le idee che si traducono in nuove forme di vita e in nuovi linguaggi sociali sono un patrimonio immateriale che resta nella disponibilità degli abitanti. Il mondo attuale, in cui la vera iperconnessione è quella dei soldi, ha reso problematico un uso pertinente della parola ‘lungimiranza’, eppure, se ha un senso usarla, è a proposito di quelle iniziative e di quelle politiche che favoriscono la circolazione delle idee, come fa Macao. I tempi sono bui e c’è bisogno di lungimiranza.
Se Macao non resterà a Macao, saremo tutti un po’ più poveri e sarà più facile, per rubare le parole al poeta, che l’azzurro s’incancrenisca. .