Non si può arrestare l’umanità

di Michele Monina

Riace è un messaggio pericoloso perché dimostra che l’accoglienza è possibile”. Questo diceva poche settimane fa Domenico Lucano, sindaco della cittadina calabrese, balzato agli onori delle cronache come modello vincente di integrazione.

Da questa mattina Riace non è più pericolosa. Alle prime luci dell’alba, infatti, per Lucano sono scattati gli arresti domiciliari, con una accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Cadono invece le più pesanti accuse di concussione, malversazione e truffa ai danni dello Stato.

La notizia è presto rimbalzata sui social, complice l’ennesimo infelice tweet del Ministro dell’Interno Salvini che nel deridere il sindaco di Riace ha approfittato ancora una volta per attaccare i “buonisti”. L’indagine che ha portato all’arresto è stata coordinata dalla Procura di Locri e ha per oggetto la gestione dei finanziamenti erogati proprio dal ministero dell’interno, oltre che dal Comune di Riace e dalla Prefettura di Reggio Calabria, finanziamenti destinati ai richiedenti asilo e si rifugiati.

Stando all’accusa, Lucano e la moglie Tesfahun Lemlem, cui è stato disposto il divieto di dimora con Lucano, avrebbe messo in piedi un vero e proprio sistema illegale atto a accogliere cittadini clandestini, attraverso espedienti criminosi quali matrimoni di comodo tra cittadini e immigrate.

Negli atti della procura di Locri Lucano viene descritto come “spregiudicato”, anche se lo stesso Gip Luigi D’Alessio sottolinea come la gestione sia stata disordinata, ma in assenza di illeciti e senza che nessuno abbia intascato un euro.

Questi i fatti.

In sostanza il sindaco di Riace e la moglie vengono accusati di aver organizzato uno o più matrimoni di comodo tra cittadini italiani e ragazze straniere al fine di far prendere loro la cittadinanza italiana e di poter quindi rimanere in Italia. L’indagine era partita in tutt’altra maniera, e verteva inizialmente sull’uso non idoneo degli strumenti quali i bonus e le borse lavoro, laddove si ipotizzava che venissero usati per ovviare ai ritardi nell’erogazione dei fondi, ma questa ipotesi è presto caduta, lasciando però in evidenza alcune incongruenze che hanno portato a un’altra accusa, quella attuale.

Ma questo non è un semplice arresto di un amministratore, come ahinoi negli ultimi decenni se ne sono visti tanti.

Lucano ha dato vita, nel corso degli anni, a un modello di integrazione funzionante, una eccellenza si direbbe, che non a caso prende il nome proprio dal comune che per anni ha guidato, il modello Riace. E il suo tempestivo arresto, con annesso giubilo da parte di Salvini, sembra una sorta di matteottizzazione in chiave non violenta (sempre che arrestare qualcuno non sia di per sé atto violento). A Riace, infatti, cittadina che nel corso degli ultimi anni è rinata anche e soprattutto per una integrazione virtuosa tra la cittadinanza autoctona e i migranti, si è instaurata una filiera funzionante, che dimostra come sia possibile una idea di integrazione, idea decisamente lontana da quella espressa da Salvini e dalla Lega. Qui i migranti hanno in comodato d’uso gratuito le case sfitte dei riacesi. I soldi destinati agli affitti vengono girati a cooperative di cui fanno parte sia i locali che i migranti, dove vengono insegnati lavori a questi ultimi, con la possibilità di avere un piccolo stipendio da rimettere in circolo nella comunità.

I Bonus vengono invece utilizzati per gli acquisti di prima necessità e le spese inerenti alla gestione quotidiana, il tutto in un circolo virtuoso che evidentemente è stato visto e indicato a lungo come una crepa nel quadro di guerra tra poveri dipinto da chi ci governa.

Questa cosa dell’azzittire l’opposizione, minacciare Saviano di togliergli la scorta, minacciare i giornalisti di chiudere l’albo, più in generale fare la voce grossa, al limite dell’abuso di potere è una china dalla quale sembra sia difficile uscire. Avere per nemici chi in venti anni ha fatto rifiorire una zona morta, dimostrando come la convivenza e l’integrazione non solo sia possibile, ma porti grandi benefici sia agli italiani che ai migranti, dimostra solo come si stia provando, purtroppo con successo, a dividere per comandare, usando metodi non troppo diversi da quelli che un tempo portavano all’eliminazione fisica dei propri avversari, Giacomo Matteotti evocato poco fa ne è esempio fulgido.

Di fronte a tutto questo, credo, non ci si può limitare a alzare le spalle rassegnati, né a lasciarsi andare a desolanti lamentazioni nei social.

Il modello Riace, studiato e ripreso anche all’estero come nostra eccellenza, non deve essere lasciato naufragare, Domenico Lucano non può essere lasciato solo. L’umanità, intesa come capacità di empatizzare con l’altro, di accoglierlo, di cercare e trovare una soluzione di convivenza possibile non è arrestabile, fisicamente e metaforicamente.


(pubblicato ieri su Notizie.it)

1 COMMENT

  1. Oltretutto Riace balzó agli onori della stampa, prima nazionale e poi internazionale. per il ritrovamento in mare di quegli ineffabili bronzi della Grecia classica. Cavalli Sforza ha inequivocabilmente dimostrato che proveniamo (DNA) dall’Africa. Notizia di oggi é che vi é un 17% di cali nelle nascite in Italia, un dato allarmante. 1+1? I bronzi della Grecia + i migranti da dove tutti proveniamo. In questo caso il 2 dell’1+1 andrebbe alevato al quadrato. Ma per il Salvini leghista e l’interpretazione delle leggi (per la quale interpretazione italica si puó dire di tutto e il contrario di tutto) il sindaco di Riace é agli arresti domiciliari.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Nel 2011 il romanzo noir I materiali del killer ha vinto il Premio Scerbanenco. Nel 2018 il romanzo storico Come sugli alberi le foglie ha vinto il Premio Bergamo. Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.