dizionarietto dei tempi digitali
di Giacomo Sartori
algoritmo s. m.: deus ex machina dei tempi digitali, che viene convocato per risolvere problemi inestricabili o apportare assistenza. Gli algoritmi (il termine viene da al-Khuwārizmī, informatico del nono secolo) sono formule matematiche incomprensibili ai più, o comunque tenute nascoste, di qui la loro valenza esoterica. Nelle forme più perfezionate essi apprendono e si evolvono da soli, rafforzando la loro immagine sacra, e divenendo vere divinità salvifiche. Gli algoritmi controllano ormai vari settori della vita relazionale e pratica degli uomini contemporanei, come facevano gli dèi delle religioni politeiste. In prospettiva si prevede che diventino onnipresenti e onniscienti, coprendo l’intero spettro delle esigenze e afflati degli umani, sostituendosi eventualmente a essi.
ape s. f.: insetto domesticato in via di estinzione, portabandiera, grazie alla sua esposizione mediatica, degli insetti pronubi. Sinonimo di dedizione industriosa e di collaborazione di gruppo, con i suoi reiterati saccheggi di polline permette la riproduzione sessuale delle piante coltivate, e insomma la sopravvivenza del genere umano. Produce il miele, sostanza commestibile attaccaticcia, spalmabile su fette di pane e altre superfici eduli. L’ape è però molto sensibile a vari tipi di cosiddetti agrofarmaci (v. veleni), di qui le morie e il declino demografico (v. Antropocene). Nonostante gli afflati egualitari, le api sono rimaste monarchiche, con una regina sempre di genere femminile e una rigida organizzazione corporativa di stampo fascista. I potenziali re vengono meno dopo il primo rapporto sessuale, per l’evisceramento che chiude l’intrepido accoppiamento in volo (v. fuco).
baco s. m.: larva o verme che si pasce nella frutta, o anche nei computer e nei programmi informatici. Il baco ha un comportamento subdolo, restando inizialmente nascosto nel suo ospite, senza manifestarsi all’esterno. Alla lunga esso sabota però il buon funzionamento del frutto o del congegno informatico, spesso provocando una reazione stizzita del commensale o del fruitore informatico.
fratello s. m.: rivale o anche acerrimo nemico di genere maschile nato dagli stessi genitori nell’ambito di un medesimo nucleo familiare. I fratelli erano molto numerosi in passato, mentre nelle civilizzazioni contemporanee si sono rarefatti, e in certi casi sono a rischio di estinzione (v. figlio unico). In alcuni paesi essi sono proibiti (v. Cina). Al di fuori del contesto familiare il termine è usato, curiosamente, per significare la vicinanza relazionale e/o affettiva, o anche solo religiosa o civile (v. “Fratelli d’Italia L’Italia s’è desta”).
famiglia s. f.: inferno claustrofobico e campanilista che fin dall’epoca neolitica costituisce la forma organizzativa più comune per l’esistenza dell’individuo. All’interno della famiglia sbocciano affetti contrastanti, a volte struggenti, e le relazioni sessuali sono governate da regole tese a evitare l’incontro tra membri troppo vicini (v. incesto). La famiglia è più spesso senza fini di lucro, anche se l’aspetto economico è sempre rilevante. In alcuni casi gli intenti commerciali (v. famiglia Agnelli) o anche mafiosi (v. famiglia Badalamenti) sono espliciti. A partire dalla civilizzazione mesopotamica il ruolo preponderante è dato al padre, mentre la madre si accolla i compiti domestici e più ingrati (v. patriarcato e dominazione maschile). In passato la formazione in ciascuna famiglia non variava nel tempo, fatti salvi i decessi e le nascite, ma ora sono sempre più frequenti le sostituzioni, gli scambi interfamiliari e le aggiunte (v. famiglia allargata).
intelligenza artificiale (IA): forma di stupidità sempre più in auge nella civiltà contemporanea digitale, consistente nel non usare il cervello umano. Nell’intelligenza artificiale singole funzionalità, o anche l’intera esistenza (si veda bot), vengono delegate al discernimento di apposite apparecchiature elettroniche. La sfrenata ambizione dell’intelligenza artificiale, e dei suoi condottieri e adepti, di eguagliare o superare (v. transumanesimo) gli esseri umani, spesso basata sull’utilizzo di assurde moli di dati, si accompagna alla totale mancanza di buon senso, di senso dell’umorismo, di genuine capacità empatiche, di moralità e di rispetto per la vita privata altrui. A differenza di altre discipline (v. filosofia), le finalità dell’intelligenza artificiale sono sempre, in modo indiretto o diretto, l’arricchimento economico e lo sfruttamento monetario delle informazioni e delle conoscenze.
mamma s. f.: intermediario tradizionalmente indispensabile per la nascita dei bambini e dei cuccioli, anche se ora si cercano – con successo – delle alternative tecnologiche. Nella specie umana, più tardiva delle altre, la mamma è esiziale come puntello nutrizionale e linguistico, ma non solo, del neonato, con dinamiche spesso non facilmente riesumabili a posteriori (si veda psicanalisi). La sua centralità nella vita del procreato va in genere scemando, più spesso per strappi (adolescenza, accoppiamento stabile…). In talune etnie la progenie rimane morbosamente attaccata anche in età adulta (si veda madre ebrea, madre italiana…). In genere mamma è sinonimo di abnegata accoglienza e tolleranza (si veda Madonna, Pietà…), anche se qualche volta le mamme uccidono efferatamente i generati (si veda Medea, e di Sartori, il romanzo Rogo). Molte espressioni testimoniano il carattere non privo di ambiguità del vocabolo (ogne scarrafone è bbello a mamma soia, mamma mia!, quella zoccola di tua mamma…).
natura s. f.: fuorviante etichetta appioppata dagli umani al loro intorno geografico relativamente meno impattato, allorché la loro opera devastatrice è divenuta sistematica e scientifica. La natura rappresenta uno dei miti più incalliti delle società moderne e contemporanee, che preferiscono ammassarsi nelle città, anelando al contempo di esserne fuori, e distruggono ogni elemento vivente o non vivente attorno a sé, vagheggiando che tutto resti incontaminato. A mano a mano che la cosiddetta natura si riduce spazialmente e qualitativamente, essa acquista maggior valore agli occhi dell’uomo, permettendogli di esprimere i suoi sentimenti di nostalgia (v. ritorno alla natura e poesia bucolica), i suoi sensi di colpa (v. protezione della natura), la sua hybris assassina (v. natura morta), o anche solo l’interessato oblio della predazione in atto (v. le meraviglie della natura).
reti neurali: complesse reti informatiche che pescano nel mare delle informazioni, con beneficio dei pescatori digitali e degli ignari comuni mortali. Le reti neurali sono formate da neuroni artificiali e scimmiottano le reti di neuroni degli esseri viventi, compreso il cervello umano, ambendo a fare meglio e più in fretta. Esse si adattano e si evolvono autonomamente secondo necessità, capendo da sole quello che devono capire, a differenza dei bambini, spesso in completa autonomia. Tutto ciò per finalità non sempre nobili e elevate, quali mettere sotto gli occhi degli internauti pubblicità non volute e solo rozzamente pertinenti, aiutarli a trovare dei partner sessuali, a vincere le elezioni, o anche solo a rendere il neoliberalismo e lo sfascio sociale imperituri.
startup ‹stàat ḁp› s. ingl. (pl. start-ups ‹… ḁps›), usato in ital. al femm.: impresa economica destinata a fallire o, nel caso rarissimo in cui il fallimento fallisca, a essere fagocitata. Nella mitologia tecnodigitale dell’epoca neoliberale la startup simbolizza tuttavia la riuscita e l’arricchimento economico (si veda pia illusione). Ogni startup è popolata da giovani maschi di razza bianca in maglietta di cotone (v. t-shirt), meglio non nuova e moderatamente sgualcita, e le relazioni gerarchiche di tipo dittatoriale sono mascherate da una anarchia orizzontale di facciata. Nei paesi cosiddetti democratici le startup piacciono moltissimo ai dirigenti di tutti i partiti, che si battono per finanziarle e farle implodere nelle condizioni più consone.
parola s. f.: elemento fonetico di base del linguaggio con precisi significati, ritrovabili se necessario nei dizionari. Le parole si sono rilevate molto utili per facilitare l’interazione affettiva e fattiva tra gli esseri umani, rendendola fluida e efficace. Esse hanno poi permesso agli stessi di distinguersi una volta per tutte dagli animali, o insomma di avere un pretesto per ritenersi superiori. I significati di ogni parola possono affastellarsi (v. doppio senso) o anche essere deviati (v. poesia), o addirittura opposti (v. ironia), rispetto a quelli indicati nei vocabolari. Nell’utilizzo pragmatico le parole vengono più spesso usate per imbrogliare, sedurre, circuire, tradire, nascondere la verità (v. bugie), o insomma per ottenere vantaggi personali (v. immoralità), quindi esse non sono poi così innocue come potrebbe sembrare a prima vista. Da qualche migliaio di anni esse vengono anche scritte, nell’illusione di farle durare più a lungo nel tempo (v. verba volant, scripta manent).
sordità s. f.: incapacità di sentire i suoni, per difetti dell’apparato uditivo o più spesso per motivi psicologici, o anche solo di interesse. Nel linguaggio metaforico essa esprime quindi il rifiuto o l’incapacità, parziali o anche totali a ascoltare il prossimo (v. fare il sordo).
NdA: questo dizionarietto, che poi magari un giorno crescerà, non si sa mai, accompagna il mio romanzo “Baco”, come quei gabbiani che svolazzano sopra le navi che escono in mare aperto, e non si decidono a tornarsene sulla terra ferma
Molto godevole e arguto. Mi auguro cresca.
Perfetto!
aspetto con impazienza la versione completa del dizionario.