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Ha vinto Berlusconi

di Christian Raimo

L’altroieri sera ho visto in tv un programma che definire orrendo è sbagliato perché suona come un’indignazione civile. Ho visto “Alice” con Anna La Rosa, Tremonti e Bertinotti. E’ un programma semplicemente sciattissimo, indegno di una prima ma anche di una terza serata in una rete nazionale, ma tant’è. Anna La Rosa è una donna incapace di fare il mestiere per cui è pagata. Non è un giudizio di merito, è un dato di fatto. Anche io se fossi pagato per fare il programmatore di computer sarei incapace. Ci sono parametri che servono a valutare la professionalità di quello che si fa. Fare il giornalista politico è un mestiere, per cui serve conoscere la storia d’Italia, non balbettare, prepararsi le domande, riuscire a dialogare con il pubblico e non dire per esempio “Questa cosa non l’ho capita”, “Questo mi sembra un discorso difficile per chi ci sente da casa”. Aho, ma mi stai prendendo per il culo?

Sono serio, nella puntata di “Alice”, più che in ogni altra apparizione esondante di Berlusconi ha stravinto Berlusconi. Ha vinto Berlusconi se Anna La Rosa conduce un programma televisivo. Ha vinto Berlusconi se una ragazzina truccata da Hallo Spank, sedicente astrologa, detta a Bertinotti l’oroscopo che a lei è stato suggerito dal suo pupazzo Pallocchietto venuto giù dal pianeto Lollo e Bertinotti la ringrazia. Ha vinto Berlusconi se una donna di 36 anni, impiegata in un’agenzia di moda chiede a Bertinotti qual è il segreto del suo stile casual-chic e Bertinotti si lascia toccare la giacca da Anna La Rosa per certificare il fatto che sia di lana grezza e non di cashmere. Ha vinto Berlusconi perché si è parlato ancora e ancora, su indicazione di una riciclata di ferro come Maria Giovanna Maglie (un essere viscido ma almeno pensante che accanto ad Anna La Rosa faceva una figura da gigante del giornalismo), dei giudici che dovrebbero indagare sui Ds per la Unipol, cioè del niente. Ha vinto Berlusconi perché rispetto ai dati discordanti che Tremonti e Bertinotti citavano in materia economica, Anna La Rosa brandiva la sua totale impreparazione se non il suo disinteresse. Ha vinto Berlusconi perché si parlava con toni pacati e ogni contrasto veniva stemperato in battutine, strette di mano un minuto dopo, in nome dell’essere persone perbene, mentre da settimane lui solo può urlare e vomitare merda sugli altri all’impazzata. Ha vinto Berlusconi perché Tremonti diceva di sé che la cosa migliore che ha fatto negli ultimi anni è stato scrivere un libro. Ha vinto Berlusconi perché si poteva dire qualunque cosa in queste due ore, senza che niente venisse sottoposto a un vaglio critico.

La professionalità è un fardello, l’approfondimento è un peso, l’impegno è una minaccia, la verità è un peccato, la storia è un gioco, questo ci ha insegnato e ci continua a insegnare Berlusconi. Questo al di là di come andranno le elezioni, è il modo in cui ha stravinto.

114 COMMENTS

  1. Qualche giorno fa a “Confronti”, sempre su rai due, G. Moncalvo ha condotto il programma con una pistola (giocattolo, ma molto realistica) tra le mani… mi sono sentito violentato.

  2. Anch’io ho visto il programma di Moncalvo in cui ha maneggiato per alcuni minuti una pistola smontando il caricatore e fingendo di puntarla contro un ospite. Poi ha detto che era un giocattolo, ma quei minuti sono stati vergognosi nei confronti del telespettatore.

  3. “La professionalità è un fardello, l’approfondimento è un peso, l’impegno è una minaccia, la verità è un peccato, la storia è un gioco, questo ci ha insegnato e ci continua a insegnare Berlusconi. Questo al di là di come andranno le elezioni, è il modo in cui ha stravinto.”
    E pensare che La Rosa è laureata in filosofia;
    Pare inoltre che l’abolizione dell’insegnamento nelle scuole della dottrine evoluzionistiche, Darwin principalmente, abbia dato accoglimento alle richieste del ministro Moratti…Quindi ci si chiede, ma cosa insegnano ai bambini? la scienza no, perchè è pericolosamente formatrice di pensiero critico, anzi corroborante e falsificazionista, la storia? ben che meno perchè apportatrice di apologie e faziosità, la storia di gesu’ cristo nella religione di stato invece si….(sarebbe sufficente inserirlo in un percorso letterario,) le fiabe? Uhm cenerentola contiene dei riferimenti al feticismo del piede…biancaneve e i sette nani per carità…pericolosamente filopornografica,speriamo almeno che prima o poi insegnino ai bambini a difendere quel povero lupo cattivo dai vizi raccapricianti di capuccetto rosso e dalla petulante presenza della nonna.

  4. ma dai, puntare un’arma contro borghezio, magari si configura come reato, ma non è mica disdicevole!
    piuttosto, è la scelta dell’arma che mi delude: con quelli lì basta lo spruzzino.

  5. si avrebbe vinto berlusconi se gli italiani guardassero ancora la televisione :-)
    ma non la guarda più nessuno, ricordo che dopo il tonfo alle regionale berlusconi per andare in televisione ed ESSERE VISTO, perchè era diventato ormai invisibile perchè tutti cambiavano subito canale, è dovuto andare all’unica trasmissione ancora civile, Ballarò, e nell’unico canale dove ci fosse un tasso di sinistra e di razionalità ancora al 5%.
    Ormai alla televisione non si guardano neppure più i telegiornali che sono informativamente sordomuti, figuriamoci se si guarda alice bertinotti (il cantante folk più invitato in tv) e tremonti :-))))))))).
    Ad ogni modo anche a fare paradossi, mi resta molto difficile vedere la razzista scatenata Maria Giovanna Maglie come un essere pensante :-)
    Penso che in questi giorni, come da copione, sarà tutta presa dalla distribuzione e circolazione coatta delle scadentissime illustrazioni marziali danesi (è il suo genere preferito) ;-)
    georgia

  6. Ottimo.
    Terribile il Bertinotti, casual chic, sempre nei salotti “buoni” della tivu a far la “persona perbene” (bravo Raimo) invece di urlare, d’incazzarsi pesante come ci aspettaremmo da lui. Perché dagli altri io non mi aspetto pià niente di giustamente sporco e cattivo, a parte un po’ di sarcasmo dalemiano.

  7. …e il siparietto del chi butti dalla torre, ripreso ieri da Blob? Ritmo, c…., ritmo!
    Cinque minuti davanti a quella cosa. Ma non ho cambiato. Volete mettere la soddisfazione della La Rosa che balbettava davanti a un Bertinotti che le diceva “No questo gioco non mi piace, non l’ho mai fatto”. E la regia che la boicottava mandando altri personaggi rispetto a quelli che la presentatrice mandava? Esilarante…purtroppo.

  8. ottimo pezzo. ho visto anch’io il programma di anna larosa e ho avuto le stesse impressioni.

  9. Quel programma è veramente mostruoso…ho provato a vederlo anch’io, perchè le alternative erano Don Matteo 5 e Grande Fratello e “avevo voglia di guardare la tv”, ma non ce l’ho fatta…lei è proprio incapace, è una cosa indescrivibile…che sia raccomandata è risaputo…fino al 2001 chi la conosceva?
    L’informazione televisiva in Italia va sempre peggio…che il tg4 non fosse un tg si sapeva, che studio aperto non fosse un telegiornale l’avevamo intuito (avete notato che quasi ogni giorno leggono i comunicati del comitato di vigilanza per i minori, che dicono che sono state trasmesse immagini troppo forti a mezzogiorno? Dico, evitare di trasmetterle no, eh?), ma che adesso, da quando c’è Rossella, anche il tg5 sia diventato (prima rasentava quasi la decenza) un telegiornale inguardabile (5 minuti per politica interna, politica estera e informazione varia e 35 minuti per servizi imbecilli…il cagnolino è stato ritrovato, è iniziata la settimana della moda, a Milano c’è la fiera della Bellezza, a Poggibonsi c’è il festival dell’uva, guardiamo insieme l’imitazione della cinese del grande fratello, pubblicità varie camuffate da servizi televisivi…eccetera eccetera), questo proprio è assurdo! E poi al tg5 c’è una trovata allucinante: finiscono di dare le notizie, non hanno più niente da dirti, ma non ti salutano…ti dicono che c’è “una breve pausa”, ti fanno sorbire 20 minuti di pubblicità, poi torna la linea in studio e ti senti dire: “non ci sono aggiornamenti, arrivederci”. EH? Mi hai fatto vedere tutte le pubblicità esistenti e non avevi neanche una notizia da darmi?
    Ok…mi sono sfogata…scusate…

  10. Il lucido (sempre) intervento del compagno Raimo ha fatto tutti noi riflettere (ma dai?) sullo stato delle cose, portando avanti una matura (ovvio) riflessione critica (esistono quelle acritiche?) sempre tesa ad una efficace (il mondo bisogna cambiarlo no?) analisi del reale che non ha paura di guardare in faccia la verità (bum).

    Tanto per dirne una a caso: pare sia risibile che Tremonti abbia detto che la cosa migliore che ha fatto è stato scrivere un libro. Sarebbe possibile che qualcuno (Raimo?) spiegasse in cosa le tesi sostenute nel libro di Tremonti sono errate o l’approfondimento è un peso?

  11. Un giorno il mio amico, poeta anarchico, Sergio Falcone mi manda questo SMS: “Il vecchio mondo ha spesso il sopravvento perché chi lo vorrebbe trasformare non è abbastanza diverso.” Non so se la frase è sua o è una citazione, ma questo mi importa poco ai fini del ragionamento. Quella frase evidentemente gli appartiene, appartiene alla sua generazione, quella che è uscita sconfitta negli anni settanta e che, ripiegandosi malinconicamente su se stessa, ha poi eletto i suoi martiri. I vari Toni Negri, Oreste Scalzone e tutti quelli che, quando hanno visto che le cose si mettevano male, si sono parati il culo nei loro paradisi dorati e si sono ritagliati il loro spazio di teorici del “vero” pensiero rivoluzionario. Le speranze di un rinnovamento del pensiero di sinistra si sono risolte nel loro elitario e radicale bertinottismo ante litteram. Così siamo passati direttamente dal sovietismo dei tempi che furono alla dalemiana “sinistra di governo”, al tentativo di utilizzare gli stessi strumenti di potere del proprio opposto per arrivare a governare. Ma governare cosa? E, soprattutto, per arrivare a cosa? Questo la sinistra di governo lo ha dimenticato quando ne ha avuto le occasioni.
    La “nostra” storia è finita quel 13 giugno 1984, il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer.

    Così Walter Veltroni ricordava, in un suo discorso del 1999, quel giorno:

    ***
    …ho ancora negli occhi l’immagine di quella Piazza S. Giovanni, il 13 giugno di quindici anni fa. Risento la sensazione di quell’estate calda, di quel dolore grande e strano. Strano perché il dolore, quello vero e forte, è di solito un sentimento terribilmente riservato e personale. Invece, quel giorno, in quella Roma torrida, milioni di persone vivevano la stessa angoscia, lo stesso dolore. L’Italia, tutta l’Italia, fu triste, per qualche giorno. Emerse un sentimento collettivo, un’emozione condivisa. Qualcosa che viaggiò nell’aria e unì gli italiani. Vennero a Roma, molti con le bandiere della loro storia. Molti solo con la voglia di condividere, e così sperare di lenire, un dolore davvero grande. Enrico Berlinguer era il segretario del Pci. Un partito forte, stimato, ma anche legittimamente e aspramente combattuto. Un partito contro il quale si erano erte dighe, costruiti governi e maggioranze, persino talvolta alimentate trame inquietanti. Non era un partito, e neanche il suo segretario lo era, che potesse piacere a tutti. Era quindici anni fa. Era un altro mondo, diviso in blocchi, ferocemente segnato da ideologie pesanti. Era, da questo punto di vista, un mondo peggiore di questo. Ciò che voglio dire è che la “stranezza” di quel dolore era racchiusa proprio nel fatto che Berlinguer non era un uomo di “tutti”. Non era certo di quelli che si sottraevano alla durezza dello scontro politico, di quelli che non avevano avversari. Eppure quel giorno, a Roma, vennero tutti. Tutti gli resero omaggio, anche i suoi avversari più fieri.
    ***

    C’ero anch’io, ventiduenne, a Piazza San Giovanni quel giorno. E ha descritto bene Veltroni, le sensazioni che provammo in quella pesante giornata. In seguito, è stato suonato il si salvi chi può.
    Tutto quello che è successo negli ultimi vent’anni in questo paese è la logica conseguenza delle occasioni mancate della sinistra.

    Berlusconi non ha vinto, perché non è l’avversario. Lui è il convitato di pietra.

  12. mi sono letto libri di berlusconi fini e affini sulla politica italiana. tremonti non l’ho letto, ma non mettevo in ridicolo il fatto che dicesse: sono uno scrittore di libri, ma che, invece di mantenere un profilo di professionalità politica, da ministro dell’economia, spiegando lì in televisione – per il mezzo televisivo – tesi, dati, ribattendo sul punto alle domande di bertinotti (non di la rosa), invece di questo dicesse narcisticamente al pubblico dei giovani (leggi: i decerebrati) che stavano in studio, ho scritto un libro io che vi spiega l’Europa. Io se fossi un politico un ministro avrei la decenza di citare chiunque ma non me stesso per parlare a un pubblico giovanile da istruire, diciamo; per consigliare una lettura. anna la rosa appunto ha colto la palla al balzo e ha detto: giovani, scrivete dei libri. se avesse detto: sono bravo a fare la pasta e fagioli, ALR avrebbe esortato: “Gioventù! Ai legumi! Ai legumi!”. Che poi questi giovani – autocelebrati come cervelli imbelli nihilocritici – non siano neanche più delle scolaresche allo sbaraglio, per cui giustificati in qualche modo dalla loro impreparazione, ingenuità, spaesatezza, ma schiere di giovani di 36 anni (36 anni!) è un altro grandioso punto a favore di Berlusconi.

  13. @ maura, hai dimenticato il tg 1 di minum, il vuoto fatto telegiornale.
    E anche gli altri due non fanno proprio impazzire, il 3 diciamo che è il meno peggio, ma di informazione non si può ancora parlare.
    Ad ogni modo io da parecchio non li guardo che di sfuggita.

    @cristoforo
    sul funerale di berlingue certo, anche se io aggiungerei altri due funerali della fine degli anni settanta, quello di aldo moro e quello di guido rossa.
    Dopo quei fatti le occasioni sono state tutte per craxi e berlusconi, e non se le sono certo perse.
    Su berlusconi convitato di pietra temo tu abbia ragione e tremo di autentico terrore a dover vedere, in chiaro, prima o poi il vero avversario che tutti conosciamo bene.
    geo

  14. @Raimo sinceramente non capisco perché un economista/ministro non possa dire “leggetevi il mio libro lì spiego tutto molto bene”, soprattutto in una trasmissione televisiva dove non c’è tempo (leggi “volontà”) di approfondire e non mi sembra che la deficienza fosse degli ospiti. Cosa dovrebbe dunque trattenerlo? Bon ton editoriale? Modestia? (ma allora la prossima volta anche tu non scrivere un pezzo così maleducato e immodesto…). Ti prego, prova a spiegarmelo che non lo capisco.

    Ho visto anche io la trasmissione, mi è sembrata “stupidina” e a tratti piuttosto volgare, niente di più e niente di meno. Sinceramente a parte alcune sciatte trovate registiche (i “giovani” ecc.) non ci vedo molta differenza con una qualsiasi altra trasmissione di politica. Che mi ricordi, la politica in TV non ha mai approfondito più di così.
    Poi ci sono trasmissioni come Porta a Porta e quelle di Santoro ma quelle non sono (erano) trasmissioni di politica quella è politica tout court, fatta da alcuni giornalisti con i soldi del canone RAI.

    @Cristoforo Prodan
    Con rispetto parlando per l’uomo Berlinguer diciamo che il politico Berlinguer è morto al momento giusto. Al momento giusto per non dover affrontare ulteriormente la verità sul suo partito con grande (e rispettabile) dolore dei suoi iscritti e di quelli che sarebbero poi diventati i suoi mitografi.

  15. @ Georgia
    In effetti ho criticato solo i tg di mediaset, ma quelli della rai non sono certo migliori…a “L’incudine” Silvio ha avuto il coraggio di dire che il tg3 è spietato nei suoi confronti! Ma questa non è l’unica cavolata che dice…da Bonolis ha avuto il coraggio di dire bestialità anche sulla carriera universitaria della figlia (mia, mio malgrado, collega)! Se si mente su queste cose…

  16. In “How i won the war” John Lennon scendeva dal carro armato e diceva “Basta!”. Finito. Punto -li e subito.

    E se lasciassimo spento sto televisore? Nessuno va al cinema a vedere un film che non piace. Tutti lasciamo da parte un libro che non ci dice nulla. Spegnere. Punto. A forza di ascoltare ci si mitridatizza e si diventa prima o poi insensibili alle cazzate contro cui si vuole combattere -e li potrebbero cominciare i problemi… (Tanto quel che il Cavaliere ha da dire-ha “qualche cosa” da dire?- ormai lo sappiamo.

  17. assumo questo principio critico quando scrivo questi pezzi, che è un principio foucaultiano-wittgensteinano per me.
    non posso parlare fuori dal linguaggio, non posso non essere compromesso col potere. non posso essere anche io vittima/complice della deriva antropologica narcisistica rappresentata da berlusconi.
    ma proprio per questo opero dei distinguo e rivendico la mia ignoranza: non sono tenuto a leggere i libri di tremonti, perché io posso essere l’ultimo degli ignoranti che guarda la televisione. e pretendo da un ministro che mi citi le sue idee politiche di riferimento e non mi faccia lo spot del suo libro, come pretendo da la rosa che sappia svolgere il suo compito di mediatrice culturale, così come pretendo dal capo dell’opposizione più radicale che si contrapponga non solo nei contenuti ma anche nella retorica a chi ha sfasciato questo paese.

    si è lasciata la retorica della radicalità a donchisciotti da strapazzo come di pietro, o a vegliardi testoni come pannella. dall’altra parte chi governa si permette di usare la carta straccia della peggiore volgarità come linguaggio politico possibile, da calderoli a la russa a berlusconi alla mussolini. io posso approssimare, essere un qualunquista volgarotto, un ministro o un giornalista televisivo no.

  18. ma perché si invoca l’astensione dal video? anche scarpa su “primo amore” fa una critica simile a quella di d.f.wallace nel saggio sulla televisione del 1990 quando diceva la televisione parla solo di se stessa, vediamo quanto è reazionaria la sua ironia e la sua capacità autocritica. se io la sera sono stanco e voglio informarmi e pago un canone e stipendio i miei parlamentari, gradirei una risposta adeguata alle mie esigenze. come cita tullio de mauro nel suo ultimo libro in italia un terzo delle persone è analfabeta, o semianalfabeta o analfabeta di ritorno. che gli diciamo a queste persone? spegni la televisione? guarda un bel documentario sul satellite in inglese?

  19. Bene, ripulita la tua argomentazione dagli “ha vinto Berlusconi” (e la “sinistra” no?) e dagli schizzetti di fango che per prassi uno scrittore di sinistra deve necessariamente buttare addosso ai suoi avversari per farsi applaudire ed essere in pace con la propria coscienza – varrà anche per te la “critica del linguaggio”? – posso dire che mi ritrovo molto d’accordo con quello che hai scritto negli ultimi commenti.

    Ma veniamo allora alla questione vera: mi sai citare un programma televisivo che parli di politica e che risponda alle caratteristiche da te desiderate? E’ veramente possibile?
    La TV svolge il suo ruolo primario: intrattenere. Un lungo discorso su complicate questioni economiche, per quanto mediato, non intrattiene. L’uomo politico e la ballerina o due uomini politici che litigano (e magari si picchiano) si.

    A chi chiediamo troppo? Al “mediatore culturale” che deve tradurre complessi meccanismi economici, sociali, culturali (e financo religiosi!) in un linguaggio comprensibile ad un possibile fruitore di un Dizionario di Base del De Mauro? o forse chiediamo troppo allo “spettatore ignorante” che forse per quanto ignorante dovrebbe studiare un po’ di più…
    A questo si aggiunge che molte questioni dibattute sono effettivamente così complicate che difficilmente anche il più preparato dei mediatori culturali potrebbe fare luce.

    E’ inutile nasconderlo, non siamo un paese abituato al libero dibattito di idee. Per noi dibattere vuol dire fare un po’ quello che anche tu hai fatto nel post originario: prima di tutto ribadire “stilisticamente” la propria appartenenza politica (per quanto aspecifica questa possa essere), poi in secondo luogo viene l’oggetto del discorso, poi se proprio qualcuno rompe i coglioni (come me) e l’interlocutore ha una disponibilità non comune (come te) magari si riesce anche a discutere. In TV ci avrebbero già accannato.

  20. è chiaro poi che chi ha bisogno di essere “intrattenuto” ne ha bisogno perché è solo e ha paura (prima di tutto della propria solitudine).
    Ma questa è tutta un’altra questione e, ti prego, non mischiamola con cazzate tipo “il berlusconismo”.

  21. Rimpiango autori come Ugo Gregoretti o Nanni Loy.
    Cosi come ricordo che negli anni 60-70 la tv di Stato svolse la funzione di divulgare ad una popolazione poco piu’ che analfabeta affacciata ai primi agi economici, i classici letterari attraverso la loro rappresentazione drammaturgica e alla diffusione della lingua.
    Mi riferisco agli sceneggiati storici come i Promessi sposi, o quelli echeggianti alla guerra delle due rose( la freccia nera) etc etc, che troveri preferibili alle attuali trasmissioni d’intrattenimento.

  22. a me qui mi piasce “il golpista”, ma non dirò il perché se no il mastro di porta mi banna.

    io, per es., guardo la tv perché è la realtà.
    ma non solo.
    anche perché dice la verità.
    snobbare la tv (ieri sera a cena da nuovo amico che si preoccupava di additare il suo troppo piccolo televisore e di dire più volte “io non la guardo mai, mai”) è come snobbare realtà e verità, significa non voler più *vedere* cosa succede nel paese e fuori.
    non perché *veramente* succeda quello che vediamo in tv, ma perché occorre sapere dove sta la verità ufficiale per eventualmente lavorare a costruirsi la propria.
    tutti qui sanno che *farsi la verità* è il pù duro dei lavori.
    persino “il golpista” può arrivare a capirlo, questo.
    insomma è la tv che mi dice chi è davvero bertinotti, dicendomi cosa lui vuole essere, o diventare, per me.
    dicendomi della sua voglia di usare la scorciatoia della suadenza televisiva e il suo essere in questo meno “comunista” di condoleeza, per dire.
    siamo circondati, lo si ammetta.

  23. Ciao Christian, ho letto il pezzo come si dà un morso sul collo di un cane pelosissimo. Ho la bocca tutta impastata e goffamente impiastricciata di pelume. E’ forse l’effetto di una verità dura dura da masticare… ti saluto immerso in un barattolo di pece.

  24. Leggo solo ora: bell’articolo, come è stato giustamente fatto rilevare.
    In margine: a. la prosa e g. montecalvo non solo sono vergognosi, ma sono anche osceni nella loro ignoranza e nel loro servilismo: ma ancora più vergognoso, osceno, ignorante e servo è chi li ha voluti dove sono, insieme a quel pezzo d’itaglietta che nel loro nulla si specchia.

  25. Dirò una cosa assai più banale ma forse meno prevedibile del mio solito: son d’accordo con Christian e con Tash.
    E sì, ho visto e da Bertinotti (che non son “dei suoi” si sa, ma) mi aspetterei molto di più.
    Tremonti…?!?[ ]

  26. qui fanno tutti i radicali contro la televisione psicotica (a prop., se proprio lo voleva fare, Scarpa avrebbe dovuto stroncare Blob, non i tre dementi della Gialappa), e ieri sul giornale ho letto degli hikikomori = i rannicchiati in se stessi, che è gente sul pc, non alla tv. Senza regole chiare e condivise, blog = reality show, o no?

    come si guarda, non cosa si guarda: questo è il problema, o no?

  27. Bell’articolo. Ha vinto Berlusconi perché nessuno si è accorto, a suo tempo, che in Italia ci fosse qualcuno con tre canali televisivi, una squadra di calcio, giornali e riviste e case editrici e. Ha vinto Berlusconi perché nessuno l’ha ritenuto un pericolo. Ha vinto Berlusconi perché i ragazzi guardano Amici credendo di vedere tutte persone con talento. Ha vinto Berlusconi perché pure Giuffrida ha pubblicato il suo diario. Mah.

  28. Ah, dimenticavo, M.G. Taglie: hai proprio ragione Georgia: riesce assai difficile, praticamente impossibile, considerarla un essere pensante.

    A. La Prosa laureata in filosofia? Ecco dov’è che ho sbagliato nella mia vita! Ditemi che non è vero, per cortesia! Deve essere proprio ridotta ai minimissimi termini l’università in Italia. Ma ormai una laurea, come un posto da commentatore (?!?) in televisione, non si nega proprio a nessuno.

    “Come si guarda, non cosa si guarda”? Peccato che, di fronte a questi zerbini di regime, la pupilla che osserva e l’oggetto della visione rischiano di rovesciarsi l’una nell’altro, senza nessuna possibilità di ritorno alla distinzione originaria. Ma forse mi sbaglio, sarà una nuova declinazione dell’espressione “visione del mondo”: e non me n’ero neanche accorto. Cosa non mi sono perso a preferire la lettura di un libro alle delizie intellettuali dispensate da questi vuoti a perdere. Che occasione sprecata!

  29. Ancora con Scarpa, Yara? Ma è proprio un chiodo fisso, allora. Mi sa che per liberarti della tua ossessione, ti resta una sola cosa da fare: sfidarlo a duello! :-)

  30. Mag, un paio d’ore fa ti avrei risposto: tutto, è una parte importante (da vari punti di vista) della mia vita. Dopo la rivelazione che A. La Prosa è laureata (?) in filosofia, la risposta è: niente: ho rimosso tutto. Ora per me Schopenhauer al massimo può essere il centravanti del Rapid di Vienna; Platone e Plotino una coppia in cerca di Pacs; Marx il nome di una strada; Kant un palco all’opera; Kierkegaard un deodorante; Buttiglino quello stronzo che era prima; Nietzsche un ristorante esotico… (continua tu, perché mi viene veramente da ridere). E, inoltre, l’unico titolo di studio valido che mi riconosco è il certificato di battesimo: così almeno so con chi prendermela. ;-)

  31. C’è sempre lo sbattezzo.
    Cmq, sai bene che gli esami di filosofia si possono dare mnemonicamente come si farebbero quelli di economia e commercio, o….pensare che un’appello sia anche in realtà una fusione esperienziale con qualcosa che non hai incontrato prima, con qualcosa che ti cambierà.
    C’era un tempo in cui pensavo di dovere riscrivere tutti i testi “sacri” poi mi sono resa conto che non è cosi che si fà.
    Leggendo dispense di un docente che ha scritto 12 anni fà, è stato strabiliante notare come certe letture portino alle stesse conclusioni….basta lasciarsi fecondare.
    La Rosa è sterile, o meglio secondo me, si è sterillizata di recente, perchè fino a 5 anni fà non era cosi, piu’ grassoccia, puntuale e acuta….deve essersi infilata in un giro di veline e penserà di passare alle cronache calcistiche,si dice che sia la consulente politica di Briatore…..http://www.telegiornaliste.com/annalarosa07.jpg

  32. Mag, “deve essersi infilata”, e basta: grassa o magra, le stimmate del periodo in cui allietava gli ameni teatrini della compagnia “benito psìpsì -esuli con piscina vista mare” sono praticamente indelebili: il marchio di fabbrica la dice tutta sul presente e sul futuro. Comunque potresti pensare a una tesi di laurea in materia, magari in latino, il titolo è già pronto: “Oratio de hominis indignitate”: una sorta di excursus sullo stato della “cultura” italiana del terzo millennio tra omogeneizzazione e tensione all’omologazione: praticamente un percorso da Montecalvo a La Prosa, visti come indicatori (ai minimi termini, comunque) di una ben comune e diffusa ansia di lecchinaggio, paraculismo e ossequio ai potenti.
    Buon lavoro. Se ti va, la prefazione la scrivo io: così sei sicura di non arrivare nemmeno alla discussione della tesi. :-)

  33. FM dice: “Ancora con Scarpa, Yara? … Mi sa che per liberarti della tua ossessione, ti resta una sola cosa da fare: sfidarlo a duello!”
    Io di Scarpa avevo letto 2 libri che mi erano piaciuti, e 1 meno. Poi su Ubicue.splinder.com ho letto un estratto di “Bloggers, siete peggio di Liala!”, sono risalita a NI e sono intervenuta criticamente. Tutto qui.
    A un certo punto interviene Scarpa: quel post “è un dei miei interventi più lucidi … Quando Yara potrà dimostrare di aver prodotto qualcosa di pari livello, forse prenderò in considerazione i suoi giudizietti sommari.”
    Io, che traduco dal portoghese, gli do gli estremi di un mio lavoretto di pari livello, e Scarpa scompare.
    Nel contesto, “prenderò in considerazione” non può significare “considererò in privato”, poiché questo Scarpa l’ha già fatto al momento di leggere le mie poche righe: può significare solo “considererò in pubblico”, e cioè qui su NI.
    Però lui dice “forse”. Questo è un avverbio di malcostume: se è insicuro o non si degna, nemmeno scrive quella frase, e se è sicuro toglie il “forse”.
    La faccio lunga, quando la faccenda è anche troppo chiara. Non so dove abbia trascorso l’infanzia Scarpa. Nelle strade della mia città (che è 1O volte Milano) di fronte a una scena del genere la compagnia avrebbe capito subito: uno sbruffone ha sfidato una ragazzina, poi quando questa ha mostrato di fare sul serio, quell’altro si è nascosto dietro il ditino del “forse” e se l’è data. Insomma, avrei fatto un figurone (invece qui FM dice, per fortuna benevolmente, che lo dovrei sfidare io…).

  34. di “Bloggers, siete peggio di Liala!”???? (perchè non hanno letto la sottoscritta).
    @FM
    io la tesi l’ho in mente da anni, che puo’ essere anche un libro ossia una tesi sperimentale sulla nozione di confine in tutte le sue declinazioni: teoretiche, estetiche, neurologiche, teologiche, morali e politiche.
    Adesso non copiate l’idea che ce l’ho in creative commons.
    Pero’ come tutte le cose che prima dico, difficile che poi le faccia.
    Come quando sei innamorato…mai dirlo prima, porta sfiga!
    Ah, la Rosa è una “bettina”?….allora della compagnia di Sandra Milo…si sono infilatissime…..Pero’ per fare carriera è meglio ritoccarsi la carrozzeria piuttosto che la testa. Meglio sbattersi con Bettino che con Heidegger…vedi, la Rosa ha da insegnarmi molte cose.

  35. Si, il meccanismo è quello, io parlo, e vengo ripodotta in maniera valorizzante dagli autorevoli.
    Ovviamente non invento nulla, se non un’idea di connessione di senso già esistente nella memoria storica.
    la prossima volta parlo dei miei orgasmi..vediamo se riescono a riprodurre anche quelli….(il papa mica farà un enciclica su quello spero)

  36. tash, ma quanto sei prezioso quando fai così!
    grazie alla tua segnalazione, sono arrivato al .pdf completo di Ontologia, sul sito swif.it – che non conoscevo, per cui il ringraziamento è doppio.

  37. Teoria e pratica dei confini mi sembra un argomento bellissimo!
    (Studio semiotica e teoria letteraria, anzi mi son laureato in lettere con un prof di Estetica relatore, e una tesi su “Il problema del linguaggio poetico nel Formalismo russo”: dove si dice anche, un po’, di Yurij Lotman e della sua idea di confine in un’opera letteraria. Il discorso è però troppo più vasto, questo lo so peggio di voi.)
    Bravi Tash e Mag: questi sono i “bloggers”, altro che cazzi!

  38. In ogni caso, nel frattempo, ciopè da dieci anni, anzichè studiare l’accademismo del confine, lo pratico nella vita reale.
    per questo sono in rete, come luogo di confine relazionale, e per questo indago i borderline mentali e i confini della legalità……
    Piu’ che uno studio, il confine è diventato uno stile di vita:-)
    ecco a cosa serve la filosofia incarnata.

  39. E certo, appunto: teoria e “pratica”, del confine. Certo che il confine è uno stile di vita!
    (Nel frattempo, Magda, se hai bisogno di qualcosa, soprattutto testi, non far complimenti. Così, io te lo dico, perché no.)

  40. magda, magda, magda…

    per colpa tua mi è entrato in testa ‘sto refrain che mo’ ti rimpallo, così ti impari:
    ‘keep on pushing me baby/don’t you know you drive me crazy/you just keep on pushing my love over the borderline’
    (Madonna)

  41. la sede di roma, mag.
    l’incontro fu multi-disciplinare e molto vivace: tutti intorno a un grande tavolo, informalmente.
    dopo le due introduzioni di varzi (con slides) e di eco, ciascuno interveniva per il suo.

  42. bello, state attenti cosa dice stasera umberto eco a “che tempo che fa” poi ditemelo….(vedo se mi difende)
    in quanto alla Litizzetto va da se chi rappresenta.
    Io pero’ avevo in mente qualcosa di meno accademico, di piu’ innovativo…pero’ non ve lo dico….:-)
    raimo devo pubblicare una roba un po’ lunga su silvio che qui cade a fagiolo….posso?

  43. il pezzo di Raimo è in realtà un pretesto per pubblicare questa splendida foto, dove si dimostra che il popolo o la gente ordinaria o la moltitudine possiede la retorica, non solo il potere; e che cinque canali televisivi non possono annichilire la realtà non televisiva…

    Le ultime righe di Raimo sono sacrosante; solo non credo – come anche altri hanno detto – che abbia vinto solo Berlusconi; con lui ha vinto la società dello spettacolo, che ha inglobato in sé il “discorso politico”, lasciando che l'”agire politico” fosse nelle mani del solo potere economico.

    Sulla TV: 1) Sono d’accordo con chi dice: la tele ha un peso, un ruolo e una funzione specifica che non posso ignorare, nell’analisi critica della realtà;

    2) cio’ non toglie che per una persona istruita e “informata” la tele sia oggettivamente disgustosa e invedibile; non vedo perché dovremmo “annacquare” questo sentimento, questi “affetti”, che la tele ci provoca;

    3) sono anche d’accordo che si debba pretendere, come dice Raimo, che alla tele si “approfondisca”, si “analizzi”, si diano “informazioni”, che insomma il “discorso” non venga semplicemente annichilito dal “non discorso” delle frasi fatte, della lingua-zombie, delle battute, ecc. Tutto cio’ è poi una questione di “forme” e “tempi” del programma, e non solo di contenuti; la rai in passato ha dimostrato di poter fare tv diversamente…

    4) la tv deve morire (è già in agonia, se è per questo), la tv come l’automobile, come il consumo d’intrattenimento a tonnellate, come i nostri consumi di energia; è questione di mutamento di abitudini e di ecologia globale, è una prospettiva di lunga durata, utopica per certi versi, per altri già in atto, perché per molti questo è già un evidenza, un abitudine, un fatto. E cio’ non è una questione di “radicalismo snob”, semplicemente il “presente” di alcuni sarà il “futuro” di altri. (Nell’ipotesi migliore.)

  44. Sono d’accordo con Inglese, col suo ultimo post. Aggiungo che nel nostro piccolissimo, noi web-addicted siamo già una comunità “resistente”, ma questo lo sapete e fate meglio di me. Dal mio punto di vista, negli ultimi cinque anni tanta gente interessante ha messo su una propria espressione webbica il più possibile non condizionata dalla società dello spettacolo che stravince sui media ufficiali. Nella mia porzione di internet girano pochi imbroglioncelli, cioè, e quelli che girano vengono identificati e isolati subito. E’ ancora possibile una qualità di vita soddisfacente.

    Sull’esito macroscopico del voto prossimo venturo (messaggio sintetico della foto) e sul non completo rimbecillimento degli italiani, guardiamo la Puglia: rampollo forzitaliota bello e presentabile contro un impresentabile cattocomunista, eppure… molte persone comuni che vivono una civile quotidianità sono stufe di questo circo e di Mangiafuoco, anche se non certamente di indole sinistroide.

  45. ad Andrea Inglese dico che il punto (4) assomiglia tragicamente (da pronunciare “à la” Fantozzi) alla necessaria agonia e morte del capitalismo a cui sarebbe seguit. Non c’è dubbio: il capitalismo ottocentesco (e anche novecentesco) è morto, ma il capitalismo è vivo, vegeto e lotta inseme a noi.

    Si da per scontato che poiché qualcosa si esaurisce nelle forme in cui l’abbiamo conosciuto debba per questo sparire tout court ed essere sostituito da ciò che desideriamo e che riteniamo giusto (e per fortuna non è così! mi verrebbe da dire in alcuni casi). Il problema è che non solo non si ha chiaro cosa debba venire ma neanche cosa si debba sostituire.
    Sempre le stesse ingenuità… provo quasi un senso di tenerezza…

  46. “alla necessaria agonia e morte del capitalismo a cui sarebbe seguit”. Mi scuso per la frase troncata (problemi di copia e incolla). Tanto (purtroppo) si capisce anche senza la seconda parte.

  47. GiusCo, mi sorge una piccola perplessità sull’ultima parte del tuo intervento: non posso fare a meno di chiedermi per chi hanno votato, alle ultime politiche, le “molte persone comuni che vivono una civile quitidianità” e che oggi “sono stufe”. Io ho l’impressione, ma posso anche sbagliarmi, che abbiano contribuito fortemente a creare il mito di “Mangiafuoco”, pur sapendo a chi stavano affidandosi – mani, piedi e culo compresi -, e oggi sono stufe, forse, solo perché il burattinaio non ha soddisfatto in pieno, o affatto, tutte le loro aspettative miracolistiche. Avevano per caso bisogno di cinque anni di sfascio e di devastazione di ogni residuo di democrazia, formale e materiale, per accorgersi a chi stavano regalando il loro futuro e quello dei loro figli? E’ il voto della stragrande maggioranza di loro a farmi paura, forse più del nano stesso: perché è sempre vendibile al miglior offerente alla prima congiuntura, favorevole o sfavorevole che sia.

  48. la televisione che sta morendo (sempre che ciò stia davvero succedendo) è quella generalista: i canali satellitari, la televisione via cavo, i palinstesti tematizzati, sono tutte formule vincenti e ancora poco sfruttate rispetto alle potenzialità (le quali includono ovviamente anche il web e la telefonia), compresa la tv di quartiere.
    si potrebbe aprire una sottoscrizione per fare la NITV – la quale poi manderà in heavy rotation i videoclip dei poeti e dei narratori dissidenti all over the world.

  49. certo kristian la TV che muore è quella generalista, quello che verrà fuori, sul piano del mercato, è ancora nebuloso, ma ancora una volta l’industria mediatica corre dietro alla nuda vita, fa proprie le istanze critiche avanzate contro la tv generalista e cerca di trarne i proprio vantaggi economici negoziando con le esigenze di controllo delle forze politiche, ecc.
    nel frattempo eistono le varie reti di media indipendenti che già realizzano nel presente quello che in passato poteva parere un’utopia

    al golpista: di gente che risponde come te ce ne sono sempre 100 per ognuno come me che ricorda che i giochi non sono conclusi e che – ci hai mai pensato? – il capitalismo è un fenomeno storico non l’eternità dello spirito santo – e la tenerezza che tu usi verso queste ingenuità purtroppo non la usano le forze dell’ordine quando gli “ingenui” si radunano a Seattle a Genova a Bamako

    ma in fondo tu stesso sai benissimo che se il mondo non andrà sempre nella direzione di chi vuole più giustizia, non è neppure andato sempre nella direzione di chi vuole più sfruttamento…

  50. @andrea inglese. Io dò per scontato che “il capitalismo” sia un fenomeno storico, solo che molto umilmente non mi è dato capire quanto ancora durerà, forse anche perché ancora nessuno mi ha saputo spiegare bene cosa è e forse perché il capitalismo stesso “non lo sa”. So anche che da parecchio tempo se ne prevede una apocalittica fine ma già è difficile fare predizioni in generale, figuriamoci su qualcosa che non si è ancora capito bene cosa sia (veramente una manciata di anni, suvvia…).

    Tu dai per scontato che gli esiti e le evoluzioni di un fenomeno storico saranno quelli si desiderano (confusamente) a Genova a Seattle e Bamako e che il tutto debba avvenire anche piuttosto in fretta (i segni! i segni premonitori!) altrimenti non ci potremo godere lo spettacolo! Auguri.

  51. Molti spazi sono più aperti di quanto non sembri, e viceversa: dipende molto da noi stessi. ad es. siamo sicuri che era meglio quando non c’era la televisione? la massaia a casa col marito in osteria era meno ipnotizzata di adesso? e il marito in osteria era meno balordo di uno Sgarbi?
    Se ci guardiamo dentro, penso che abbiamo tutti un confine mobile tra l’iniziativa e la passività: in fin dei conti si tratta sempre e solo di spostarlo in avanti, da soli e insieme.
    mag, ti parlo dall’alto di una laurea in filosofia! la mia tesi era su Kierkegaard e von Triers, e K era mag., così si scriveva allora per magister, un equivalente adesso dellla dottoressa di ricerca, che io non sono: quindi sei più su di me, e sii all’altezza! Ho letto Varzi sui confini, sembra bello ma alla fine resti con poco, io almeno. Preferisco Orazio che dice: Vengo da Venosa, tra la Puglia e la Lucania, e noi si ara sia di qua che di là che sul confine ( e lo diceva da compagno, per ribadire che lui non si fermava al confine della legge che vietava la satira, ma lo saltava e continuava a scrivere).

  52. Secondo me sbaglia chi si ostina a distinguere tra televisione e realtà.
    La televisione È la realtà e la televisione generalista ha ancora una lunga strada davanti a sé.
    Ancora per molto ci sarà un numero consistente di persone che vedrà solo quella.
    E casomai tutti si buttassero sul satellitare, il cavo, il digitale del cazzo, allora *quella* televisione diventerà perciò stesso generalista, perché è lì, in televisione (finché la televisione sarà un medium così potente) che si gioca la partita del consenso e, di conseguenza, anche il destino delle democrazie e della Democrazia tout court.
    Credo che, chiunque vinca, queste elezioni le avrà vinte Berlusconi perché da tempo ha imposto la sua cultura e le sue regole del gioco a tutto il paese, avversari compresi: basta guardare come fa ballare Bertinotti sulle punte al suo solo apparire, Bertinotti che anela a ricoprire il ruolo del “comunista” nelle sue messe in scena “politiche” e spera di acquisire visibilità e di beccare voti perché è simpatico al capo.
    Questo della berlusconizzazione è un discorso ormai condiviso da molti: non che sia solo Silvio l’artefice diretto di questa trasformazione, ma è la cultura di cui le sue televisioni sono vettore da vent’anni col successivo adeguamento di tutte le altre.
    I fassini e dalemini e walterini, con rutello e la tenera coppia bolognese autrice di “Insieme”, non vedevano l’ora di adeguarsi, non aspettavano altro che di smetterla con quei faticosi discorsi sul cosa fare e sul come farlo.
    Nessuno più chiede a nessuno di avere uno straccio di idea di società, perché anche se qualcuno ce l’avesse e provasse a dirla in tv, tempo due minuti e tutti avrebbero cambiato canale.
    Ma poi er discorzo, si sa, è complesso: bruciare tutto sarebbe più semplice.
    (grazie e auguri anche a te, Golpista)

  53. “Tu dai per scontato che gli esiti e le evoluzioni di un fenomeno storico saranno quelli si desiderano (confusamente) a Genova a Seattle e Bamako e che il tutto debba avvenire anche piuttosto in fretta (i segni! i segni premonitori!) altrimenti non ci potremo godere lo spettacolo! ”

    Golpista: è una satira divertente, e probabilmente qualcuno potrebbe riconoscersi. Io pero’ non do’ scontato proprio niente e trovo molto giuste le osservazioni di yara: “Se ci guardiamo dentro, penso che abbiamo tutti un confine mobile tra l’iniziativa e la passività: in fin dei conti si tratta sempre e solo di spostarlo in avanti, da soli e insieme.” So che esistono forme d’iniziativa che rimettono in gioco realtà date come acquisite, e lo fanno non solo per logica del desiderio, ma per logica del bisogno. Si cerca di cambiare quello che nel mondo ci fa più male. Gli esiti non solo non li conosciamo né tu né io, ma neppure coloro che cercano di controllare con le leggi, con i soldi, con le forze dell’ordine, con gli eserciti, con i sicari, con la tortura il mondo, indirizzandolo dove più gli fa comodo.

    Si va in Irak per vincere in un mese, e poi ci si resta alcuni anni, portando a casa carovane di soldati senza gambe o braccia, oltre alle bare, e ai morti che non contano, gli altri.

  54. “Credo che, chiunque vinca, queste elezioni le avrà vinte
    Berlusconi perché da tempo ha imposto la sua cultura e le sue regole del gioco a tutto il paese, avversari compresi.
    I fassini e dalemini e walterini, con rutello e la tenera coppia bolognese autrice di “Insieme”, non vedevano l’ora di adeguarsi, non aspettavano altro che di smetterla con quei faticosi discorsi sul cosa fare e sul come farlo. Nessuno più chiede a nessuno di avere uno straccio di idea di società, perché anche se qualcuno ce l’avesse e provasse a dirla in tv, tempo due minuti e tutti avrebbero cambiato canale.”
    !!!!!
    Cazzo, Tash, forse ultimamente sto male.

  55. Devo ringraziarti ancora, Andrea, anche per la tenacia con cui cerchi di far dialogare i muri di gomma: ma mi sa che, nelle menti luccicanti di certa gente, da degni rappresentanti di una civiltà superiore, i morti (gli altri: quelli che non contano) sono unicamente “effetti collaterali”. Così come mi sa che Genova è solo il capoluogo della Liguria, anche se i segni sulla faccia e sulla testa mi dicono che forse è qualcos’altro: insieme al ricordo di una carrozzina da disabile (nota arma strategica sovversiva) fatta rotolare sul lungomare insieme all’occupante; insieme alla fotografia indelebile degli occhi stravolti dal terrore di un gruppo di ragazzini accompagnati da una suora, sicuramente un’aderente alla quarta internazionale, come l’abito decisamente lasciava intendere. Ma di che cazzo di mondo blatera ‘sta gente, sprofondata nel grasso e nei fumi merdosi di un benessere costruito sulla connivente cecità col sopruso, la violenza, la sopraffazione, la negazione di libertà e di diritti, l’azzeramento di ogni spazio di democrazia? E fanno anche dell’ironia su chi “non ha capito niente” e spera, magari spera soltanto, in una società regolata non dalle leggi del profitto ma da un minimo senso di equità e di giustizia. Si vede che siamo in campagna elettorale, anche dal tenore di certi interventi che sfiorano il ridicolo nel loro tentativo revisionista di riscrivere la realtà, se non fossero tragicamente veri e finalizzati a creare nuovi adepti di chi sa quale futura divinità. ‘NCULO VAFFA, insieme al vostro padrone, miei cari adam smith da bocciofila etilica e il manganello stretto alla cintura.

  56. […] Leggo in Nazione indiana un articolo di Christian Raimo intitolato: Ha vinto Berlusconi. Non è di questo articolo che intendo parlare. Nei commenti Andrea Barbieri racconta di aver visto un programma televisivo nel corso del quale G. Moncalvo (il conduttore, presumo) “ha maneggiato per alcuni minuti una pistola smontando il caricatore e fingendo di puntarla contro un ospite. Poi ha detto che era un giocattolo”. Aggiunge Barbieri: “Quei minuti sono stati vergognosi nei confronti del telespettatore”. Una mezz’oretta dopo un’altra persona (nomignolo: kristian) scrive: “Ma dai, puntare un’arma contro Borghezio, magari si configura come reato, ma non è mica disdicevole! Piuttosto, è la scelta dell’arma che mi delude: con quelli lì basta lo spruzzino”. Un quarto d’ora dopo un’altra persona (nomignolo: tashtego) scrive: “Molto efficace, Christian, lucido, preciso. Vero. Concordo e diffondo”. Vi ricordo che il 18 dicembre 2005 il signor Mario Borghezio è stato picchiato da un gruppo di manifestanti (vedi il Corriere; vedi anche l’”informativa urgente” del ministro dell’Interno Pisanu), che gli hanno spaccato il naso e procurato un trauma cranico “distrattivo” (che non so cosa voglia dire). Tutto questo mi ha ricordato lo slogan: “Uccidere un fascista non è reato“. In una versione, se volete, soft: “Puntare un’arma contro un leghista non è disdicevole”.Lo so: si può certo dire che il sig. Kristian scherzava (io credo che scherzasse). Si può certo dire che il sig. Tashtego stava allo scherzo (e io credo che stesse allo scherzo). Si può dire che era uno scherzo pesante ma pur sempre uno scherzo (e io lo credo). Si può dire che il signor Mario Borghezio ha agite con gran clamore, e ripetutamente, violenze verbali e simboliche assai più gravi di quelle che ha ricevute (ma io mi rifiuterei di comparare violenze fisiche con violenze verbali e simboliche). Si può dire che il signor Mario Borghezio, con la sua azione politica, con le leggi che ha proposte, sostenute, approvate col suo voto, ha fatto ben di peggio di quanto gli è stato fatto il 18 dicembre 2005 (e questa è una comparazione più decente). Ma con simili argomenti non ho voglia di confrontarmi. (Confesso che, peraltro, proprio il tono di leggero scherzo della battuta di Kristian mi ha fatto tristezza. E ancor più tristezza mi fa il vedere simili dichiarazioni proferite anonimamente).  […]

  57. Non so perché, ma se fossi quel signore (nomignolo Tashtego) mi incazzerei di brutto, visto che il commento “incriminato” dal dott. Mozzi era indirizzato, se non sono deficiente è proprio così, all’articolo di Christian Raimo che qui si sta discutendo. Forse prima di scrivere, come diceva mio nonno, bisognerebbe leggere. E poi aggiungeva: per leggere, bisogna anche saperlo/volerlo fare.

  58. Magda, sarà perché ormai ne ho le palle piene del fariseismo perbenista criptofascista dilagante e, poiché non dileggio nessuno, inizio a non sopportare più in alcun modo l’ironia sulle cose in cui credo (Genova, con annessi e connessi, è una di queste). E basta anche con questi moralisti da predica domenicale che, se vogliono conquistarsi la loro fetta di paradiso facendo la loro buona azione quotidiana, potrebbero farlo in modi più utili alla convivenza civile: ad esempio, pubblicando reprimende contro i comizi del camerata borghezio e dei suoi accoliti nazistelli (ne hai mai ascoltato uno? sprigionano odio puro da ogni sillaba); oppure richiamando chi di dovere a far osservare le leggi sancite dalla costituzione, visto che l’apologia di fascismo e l’incitamento all’odio razziale dovrebbero essere perseguiti per legge. E invece ci si scaglia (ma con tanto garbo, però!) contro la battuta di chi, parlando ironicamente di “spruzzino” al posto delle armi, ha già chiaramente detto qual è il suo pensiero in merito al loro uso: cioè, per quello che vi leggo io, di sostanziale rifiuto. Ma tant’è, saranno i nuovi strumenti della critica e della filologia applicata: anche se non si sa bene (e proprio per questo si sa benissimo) perché sono sempre utilizzati in una sola direzione, il mantenito dello status quo, camuffato da buonismo che, sinceramente, mi dà la nausea.

  59. Ma forse questi non sono argomenti…nel senso che Borghezio esiste politicamente?no.non capisco perchè si sono sporcati le mani a menarlo.
    Altro non so dire perchè non seguo volutamente questo dibattito.
    Fm,tu, una mente illuminata e un cuore nobile ha di meglio da fare. o no?

  60. @fm
    ho chiesto una rettifica che è arrivata alla velocità del fulmine.
    si può dissentire dal mozzi, ma non si può dire che non sia corretto.
    a lui quindi tutto il mio rispetto.
    quanto poi al problema del rapporto tra violenza verbale e violenza fattuale, bè ci sono molte cose da dire: il politically correct, se certamente aiuta la convivenza civile, non sempre aiuta il pensiero ad approfondire.

  61. Perseverare in un atteggiamento idealista o intellettualistico o pacifista con Berlusconi o Borghezio è come pretendere di convincere un cobra a non morsicarti o un branco di stupratori a non oltraggiare il tuo corpo la tua dignità quello in cui credi e quindi la tua stessa vita parlandogli. Non è tanto che non si può, è che non ha effetto. Chiaro che useremo l’arma del voto elettorale. Chiaro che ci comportiamo come il protagonista di Ferro 3, sottraendoci a un confronto che ci chiede di scendere a un livello infimo come quello che soltanto sanno concepire interlocutori come i suddetti. Ma di fatto siamo soggetti stuprati quando dobbiamo assistere all’esercizio di una violenza ideologica fatta pensiero e abuso, e questo avviene da anni ormai. Ci possiamo rompere il cazzo.
    Gesù Cristo era una vittima sacrificale, noi non mi risulta.
    Ci sono situazioni in cui si è in guerra. Noi siamo in guerra. L’Italia è in guerra. C’è stato un colpo di stato morale. Non è la televisione che è stata occupata dal regime berlusconiano, è la realtà. La storia. La dignità. La legislatura. Italiane.
    Tempo fa diedi del fascista a Raul Montanari perché inveiva contro Di Canio, e dopo contro Raimo, attingendo allo stesso astrattismo riflessivo cui attinge Mozzi, atteggiamento super partes e idealista che mi fece leggere la sua violenza verbale (di Raul) identica a quella contro cui si ribellava: sbagliai. Pochissimo tempo fa dissi pure che non sarei più venuta su NI. Sbagliavo, ma questo non è attinente al discorso.

  62. Ho rispetto per Mozzi ed è condivisibile, da un punto di vista ideologico e comportamentale, il suo “sdegno”. Ma mentre noi stiamo qui a farne una questione ideologica, quelli hanno distrutto – e continuano a farlo – tutto ciò in cui gente come noi, al di là delle preferenze partitiche o letterarie specifiche – crede.

  63. Grazie, fm. (Ho fatto autocritica in questi due giorni. Avevi ragione tu. I nemici veri non stanno qui.)
    Quanto sto facendo nel mio privato contro Berlusconi è tentare di convincere le persone che mi sono vicine – amici, familiari – che non vanno a votare perché “non credo più nella politica” ad andare e votare contro Berlusconi. Pure Prodi. Basta che sia contro Berlusconi.
    Ah, pare che il 24 esca Il caimano, il film di Nanni Moretti. Non c’è bisogno che ricordi chi sarebbe il caimano…

  64. Fm, questa passione sociale ti fà onore, abbiamo visto che le piazze servono come cartina tornasole del malumore collettivo, ma poi in parlamento non vengono considerate…mi riferisco alle recenti manifestazioni sui pacs, sulla 194, etc etc, che addirittuara attestano quanto diritti acquisiti 30 anni fà, ora non lo sono piu’.
    Temo che la piazza non serva piu’ se non ha corrispondenze, rappresentanze, potere contrattuale in parlamento.
    In questo caso, le manifestazioni andrebbero fatte direttamente li, studiati sistemi di boicottaggio efficaci, contestazioni “armate” di giudizio.
    Le guerre ormai andrebbero fatte a tavolino, e sottotraccia, perchè le altre diventano solo alimento massmediale.
    La piazza non ha piu’ il valore che aveva negli anni 70, putroppo.
    (i compagni si stanno muovendo)

  65. ma insultare così Belusconi (senza voler entrare nel merito) non presuppone un insulto a tutti quelli che l’hanno votato?
    A quanto mi risulta non ha marciato su Roma per ottenere la maggioranza in parlamento e andare al governo. Oppure sono stato vittima della censura del TG4?

  66. Riccardo, Berlusconi è (stato) votato da quattro categorie di persone. Le pensionate che guardano la tv tutto il giorno e che non hanno strumenti per considerare che i dati che presenta Berlusconi (le promesse, allora, le citazioni dei “risultati” ora) sono fiction; i singoli individui che utilizzano il voto elettorale come merce di scambio (“Quello ci aiuta e ti fa assumere lì, però dobbiamo dargli il voto…”); chi si sente rappresentato da Berlusconi (di solito sono ricchi e/o commercianti); chi non si sentiva più rappresentato da nessuno schieramento già esistente prima della discesa in campo di Berlusconi. Direi che quelli che votano Berlusconi perché si sentono rappresentati sono pochini, forse insufficienti a farlo vincere. Allora, come la seconda volta, come ora se accadesse (Dio non voglia).

  67. no riccardo, il voto in questo modo non è rappresentativo, nel senso che è voto fatto con strumenti antidemocratici come il plagio, l’abuso di potere massmediale, l’apologia di stili di vita falsi, il surrealismo e l’inganno della politica del “the dream com to”…..qui mica siamo in america.

  68. @ riccardo
    L’eletto non è l’elettore.
    Il giudizio politico si da sull’operato dell’eletto, non sulla decisione dell’elettore di votarlo.
    Io non giudico la gente che l’ha votato, pensionati o semplici teste di cazzo o brave persone de destra (se non fosse un ossimoro) che siano.
    Non do giudizi su qualcosa di inconoscibile.
    Li do sull’operato dell’eletto e dei suoi alleati.
    Su quello che stanno facendo al Paese di cui faccio parte, sul modo in cui stanno tentando di impadronirsene.
    A meno di non pensare che chi vota Berlusconi sia come lui, sia lui.
    Il che è vero, ma solo in piccola parte, credo.

  69. Sarà, comunque a me resta l’impressione che si dia per presupposta una stupidità endemica della popolazione italiana, copiaincollando dai vostri post: pensionati o semplici teste di cazzo o brave persone de destra (se non fosse un ossimoro)strumenti antidemocratici come il plagio, l’abuso di potere massmediale, l’apologia di stili di vita falsi, il surrealismo e l’inganno della politica del “the dream com to” Le pensionate che guardano la tv tutto il giorno e che non hanno strumenti per considerare che i dati che presenta Berlusconi ;
    Tutte cose in cui, francamente, non credo.

  70. Copincollamenti. Solo. Poi è un periodo che son pigro.

    Gemma dice1: Ho rispetto per Mozzi ed è condivisibile, da un punto di vista ideologico e comportamentale, il suo “sdegno”. Ma mentre noi stiamo qui a farne una questione ideologica, quelli hanno distrutto – e continuano a farlo – tutto ciò in cui gente come noi, al di là delle preferenze partitiche o letterarie specifiche – crede.
    (Mi associo.)

    Gemma dice2: Quanto sto facendo nel mio privato contro Berlusconi è tentare di convincere le persone che mi sono vicine – amici, familiari – che non vanno a votare perché “non credo più nella politica” ad andare e votare contro Berlusconi. Pure Prodi. Basta che sia contro Berlusconi.
    (Mi riassocio.)

    Riccardo dice: ma insultare così Belusconi (senza voler entrare nel merito) non presuppone un insulto a tutti quelli che l’hanno votato?
    E Tashtego risponde: L’eletto non è l’elettore.
    Il giudizio politico si da sull’operato dell’eletto, non sulla decisione dell’elettore di votarlo.
    Io non giudico la gente che l’ha votato, pensionati o semplici teste di cazzo o brave persone de destra (se non fosse un ossimoro) che siano.
    Non do giudizi su qualcosa di inconoscibile.
    (E qua mi associo con Tash.)

  71. (Però all’ultima ho scordato di aggiungere: ma perché, se insultiamo un po’ chi ha votato Berlusconi, è così male?!?)

  72. mi rendo conto di avere insultato gli elettori di berlusconi mentre dicevo di non essere autorizzato a farlo.
    com’è noto, il danno più grosso che ha fatto il berlusconismo sta nella deformazione di tutto il sistema, compreso il nostro modo di percepirci, compresa la nostra rabbia, la nostra disperazione nel vederci ridotti così.
    è questa stessa disperazione che ci fa insultare gli elettori di berlusconi, che magari prima erano elettori comunisti, o democristiani o socialisti, e in quanto tali non ci facevano schifo così tanto, ma in qualche caso solo un po’.
    e però anche prima devo ammettere di essere stato completamente estraneo a questo tipo di gente capace di cambiare idea così’ tanto, incapace di avere dentro di sè un perno che la tenga salda su certi principi, che le trasmetta la stessa fortissima sensazione di pericolo che ho provato io quando berlusconi è “sceso in campo”.
    la democrazia si basa sulla gente che cambia idea, cioè sulla gente che io, magari sbagliando, considero la peggiore: in fondo quello che oggi tutti noi speriamo è che chi ha votato berlusca 5 anni fa non lo rifaccia e cambi campo votando dall’altra parte.
    la democrazia, da un certo punto di vista, è governo dei peggiori.

  73. Parole sante.
    La democrazia come esercizio di voto si basa sulla gente che sembra cambiare idea ma in realtà può far così proprio perché un’idea vera non ce l’ha.
    La democrazia come “status” (già lo dicevo altrove) è solo dittatura delle maggioranze.

  74. Io sono un elettore di Silvio Berlusconi e lo voto perché mi rappresenta. E continuerò a farlo.

  75. più che idiote, le masse a certe condizioni sono indifese: non tollerano prevaricazioni rapide e palesi, ma consentono persuasioni lente e striscianti, “occulte”, che usino come veicolo privilegiato le emozioni.
    tutti siamo esposti a questo tipo di insinuazione subdola, che è capace di modificare le coscienze molto più efficacemente di un discorso diretto.
    sull’argomento c’è una vasta bibliografia, riccardo.

  76. Ne consegue che la democrazia non vale un fico, considerato che è il governo di selvaggi che si fanno infinocchiare dalle perline colorate. O tiro le somme troppo in fretta?

  77. Ora noi non siamo in regime di democrazia
    E non lo saremo fintanto che non chiederemo la nazionalizzazione dei beni sottratti indebitamente da chi ci ha governato da 50 anni.
    ci metto tutti i sistemi statali,parastatali e para….in generale.

  78. Riccardo, chi ha mai detto che la massa è beota? E’ solo che la massa non vota Berlusconi, non è mica un plebiscito quello che lo elegge. E poi non si sta parlando dell’ideologia politica berlusconiana, ma del fatto che questa sia finta, e messa pure malamente in scena e forzatamente al Parlamento. Guarda, all’università, non ricordo quanti anni fa, seguii un corso monografico dedicato al linguaggio “politico” di Berlusconi. Messaggi per ciò che lui pensa sia la massa, cioè una massa di scemi, messaggi fatti di allusioni e metafore calcistiche belliche e da film con Bombolo. Vorrei ricordare l’ultimo slogan. “Operazione verità”. Operazione verità!!!!!

  79. Riccardo, scusa se insisto: ma anche gli stessi ricchi e/o commercianti che votano Berlusconi sono i primi ad essere presi in giro, dal loro eletto. Così come i pensionati che credettero alla sua promessa di pensioni ricchissime.
    Berlusconi la prima cosa che ha distrutto è stata la denotazione linguistica. Niente significa più quanto significava prima del suo avvento. Ha fatto della menzogna verità. Il Presidente operaio. Ma ne vogliamo ancora parlare? Ma dai…

  80. Son d’accordo per l’ennesima volta con Gemma e con Tash (non fo apposta) ma resta anche che la democrazia davvero “non vale un fico”, come dice Riccardo.
    Cioè, come ha pensato Riccardo che io volessi dire.
    Indovinando.
    Naturalmente, è solo la mia idea: ma dev’esser tollerata:
    SIAMO IN DEMOCRAZIA!

  81. E però è vero anche come dice Magda che noi attualmente non siamo (nemmeno) in “regime” di democrazia.
    (Io ho aggiunto un nemmeno e due virgolette.)

  82. Ah, ultima:
    che “Silvio Berlusconi” sia un elettore di Silvio Berlusconi è almeno una buona notizia. Dà sicurezza, ecco, diciamo.
    Nottescusate.

  83. “… il pensiero politico ormai comprende generalmente “la tirannia della maggioranza” tra i mali da cui la società deve guardarsi.
    Come altre tirannie, quella della maggioranza fu dapprima – e volgarmente lo è ancora – considerata, e temuta, soprattutto in quanto conseguenza delle azioni della pubblica autorità. Ma le persone più riflessive compresero che, quando la società stessa è il tiranno – la società nel suo complesso, sui singoli individui che la compongono -, il suo esercizio della tirannia non si limita agli atti che può compiere per mano dei suoi funzionari politici. La società può eseguire, ed esegue, i propri ordini: e se gli ordini che emana sono sbagliati, o comunque riguardano campi in cui non dovrebbe interferire esercita una tirannide sociale più potente di molti tipi di oppressione politica, poichè, anche se generalmente non viene fatta rispettare con pene altrettanto severe, lascia meno vie di scampo, penetrando più profondamente nella vita quotidiana e rendendo schiava l’anima stessa. Quindi la protezione dalla tirannide del magistrato non è sufficiente: è necessario anche proteggersi dalla tirannia dell’opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre come norme di condotta e con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee e usanze a chi dissente, a ostacolare lo sviluppo – e a prevenire, se possibile, la formazione – di qualsiasi individualità discordante, e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello. Vi è un limite alla legittima interferenza dell’opinione collettiva sull’indipendenza individuale: e trovarlo, e difenderlo contro ogni abuso, è altrettanto indispensabile alla buona conduzione delle cose umane quanto la protezione dal dispotismo politico…”

  84. Farei appello a Hegel e al metodo duro per ripristinare la democrazia, pero’ bisognerebbe sapere che la democrazia è quel regime per cui governano gli eletti e non i migliori.
    quindi o si fanno coincidere le due categorie o si opta per una bella dittatura …diciamo un’oligarchia militare sul tipo di quella di Cuba.

  85. ho un concetto della forma di governo che è diacronico rispetto all’encicliche che diffondo….che appunto sono molto ormonali.
    in periodi di encicliche regolari, mi diletto con le forme democratiche e tolleranti, diversamente….guerra!!!!!!!!!!!!!!! :-)
    bloody mary…era irregolare nelle sue encicliche.

  86. Perché Wittgenstein non ha trovato il rimedio per la calvizie di Berlusconi?

    Raimo dice: “se io la sera sono stanco e voglio informarmi e pago un canone e stipendio i miei parlamentari, gradirei una risposta adeguata alle mie esigenze. come cita tullio de mauro nel suo ultimo libro in italia un terzo delle persone è analfabeta, o semianalfabeta o analfabeta di ritorno. che gli diciamo a queste persone? spegni la televisione? guarda un bel documentario sul satellite in inglese?”

    All’analfabeta che torna a casa la sera stanco dobbiamo far capire che la conoscenza vera – quella dell'”io so” pasoliniano – non deve cercarla solo nella televisione, ma nella ricostruzione di quello che si vuole nascondere e nell’immaginazione di quello che non viene detto o rappresentato. Non sarà la televisione, con il suo modello di comunicazione univoca, a spiegargli perché un ferroviere muore precipitando dalla finestra della questura di Milano durante un interrogatorio o perché un elettricista viene assassinato a sangue freddo dalla polizia nella metropolitana di Londra. Per trovare delle risposte dovrà cercarsi degli “intermediari culturali” o degli “intellettuali” che gli forniscano un diverso punto di osservazione del reale. E questo nessun canone televisivo o stipendio di parlamentare potrà mai garantirglielo.

  87. Ecco appunto.
    Tradotto in termini emotivi, servirebbe ricondursi a quella sensazione di estraneita’ che ci coglie rientrando in Italia dopo essere stati all’estero.
    Uno spaesamento, acutizzato nel preciso momento in cui accendiamo la tv italiana.
    Questa sommatoria di idiozie alimentanti un mercato surreale anziche’ ubriacarci ottundendoci l’intelligenza, dovrebbe suscitarci istantanea ribellione.
    legalizziamo le droche e proibiamo l-assunzione di sostanze telestupefacenti.

  88. E ancora:
    Non riesco a capire per quale arcano motivo chi e’ dotato di intelligenza sensibilita’ cultura e spirito critico, i cosidetti intellettuali dei miei stivali, anziche’ testimoniare virate e punti di vista internazionali, si sono messi il cervello in formalina distillata da berlusconi e poi hanno pure il coraggio di criticarlo.
    lo criticano in quanto guardiano, sviluppando nei suoi confronti sindrome di Stoccolma.
    basterebbe ascoltare i giornalisti stranieri e leggere i giornali straniere confrontandoli con i nostri.
    tra il corriere e novella 2000 non c’e’ alcuna differenza.

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