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In fuga dalla scuola e verso il mondo

di Emiliano Caprio

 

 

Leggere un libro sulla scuola, all’inizio, desta un minimo di scetticismo. Il tema ha un suo valore in termini di puro marketing editoriale, di libri sulla scuola ne vengono sfornati continuamente, più o meno tutti molto simile fra di loro. Un po’ di paternalismo nel raccontare il mondo dei giovani, un po’ di folklore, qualche aneddoto divertente; la ricetta è piuttosto semplice e ben sperimentata. Molto più difficile è invece incentrare un romanzo sulla figura di un adolescente cercando di non renderlo una caricatura o una macchietta o, peggio, l’epigono dei “giovani d’oggi”. Costruire un personaggio che, anche se è un adolescente e fa delle cose da adolescenti – andare male a scuola, innamorarsi, scappare di casa – sia anche qualche cosa di più; un personaggio unico, che ha qualcosa da dire e che racconta la sua storia, non il discorsetto sociologico su come cambiano le generazioni e su quanto fanno tenerezza gli adolescenti.

Il pregio del libro di Simone Consorti, In fuga dalla scuola e verso il mondo (Hacca, 2009), uscito recentemente per le edizioni Hacca è proprio questo; prendere la storia di un ragazzo che va male a scuola, si innamora e scappa di casa e scegliere di costruirci attorno un romanzo in cui il parlare di scuola e di adolescenza non è che l’ambientazione, il pretesto. Il punto è la costruzione di un personaggio che si scontra con il mondo perché, evidentemente, il mondo che si trova intorno non è credibile, è un mondo grottesco in cui tutti non fanno che recitare la parte che gli è stata assegnata. In primis, ovviamente, i professori o gli adulti, ma anche i suoi stessi compagni. E il risultato naturale per Valerio, il protagonista del romanzo, è la fuga.

Valerio afferma che uno dei quattro romanzi che ha letto in vita sua è Tom Sawyer. Alcune delle pagine di ambientazione scolastica potrebbero trovarsi anche nel Giovane Holden, che del libro di Twain è, a sua volta, una riscrittura. Ma il primo riferimento che mi è venuto in mente è quello di Antoine Doinel, il protagonista dei 400 colpi di François Truffaut. A ricordare Truffaut ci sono molte cose nel libro: lo stesso sguardo verso l’adolescenza partecipato ma non paternalistico, lo stesso spirito radicalmente libertario del protagonista, e la stessa tonalità emotiva, fra malinconia e sarcasmo. Con la differenza che, a differenza di Antoine, Valerio vede dell’autorità più che l’aspetto repressivo l’aspetto ridicolo e grottesco, le mille nevrosi che agitano i personaggi che si muovono nella scuola intorno a lui, le mille preoccupazioni dei professori, le loro piccole meschinità e ipocrisie. Così Valerio, ascoltando un professore che non fa che ripetere ai suoi studenti che sono tutti uguali, nota che anche loro si vestono tutti con la stessa giacca e gli stessi pantaloni. Osserva la professoressa che si gratifica dell’ammirazione del bidello. Ovunque, esercita i suoi sensi per cogliere l’aspetto ridicolo delle cose, la vuotezza dei personaggi che gli stanno accanto o, semplicemente, l’inutilità delle loro azioni.

E’ proprio questo tipo di sguardo verso il mondo che costituisce il pregio maggiore del libro di Consorti. E questo tipo di sguardo funziona grazie soprattutto alla scelta di far raccontare la storia in prima persona dal protagonista stesso, con una lingua semplice e lineare ma non per questo poco efficace o piatta. Nello scegliere il registro stilistico, Consorti non cerca di imitare il linguaggio dei giovani, né di sostituire la sua voce a quella di un adolescente. Cerca piuttosto di approssimarsi alla tonalità emotiva della lingua di un adolescente, di immaginare il modo in cui Valerio racconterebbe la sua storia e poi tradurla in un tipo di scrittura veloce e lineare, ma anche molto curata e piena di invenzioni linguistiche.

1 COMMENT

  1. ho letto il libro di simone consorti, trovandolo autentico e pieno di invenzioni. un libro notevole per come e’ scritto, intriso di rabbia e nostalgia, con un finale sospeso e sentimentale.

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Marco Rovelli nasce nel 1969 a Massa. Scrive e canta. Come scrittore, dopo il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, ha pubblicato Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifesto e l'Unità, sulla quale tiene una rubrica settimanale. Fa parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli. Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash, dal 2001 al 2006 fa parte (come cantante e autore di canzoni) dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio, gruppo che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De Luca, Maurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti. In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni Ovadia, Mohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone.