L’osceno
Borghezio – il cognome è sufficiente a denotare un tipo umano, che si raccoglie nelle pieghe ventrali della sua brutalità – è stato condannato per aver picchiato un bambino marrocchino nel ’93. Lo scorso autunno la Cassazione ha reso definitiva la sua condanna a cinque mesi per aver incendiato un dormitorio di immigrati. Quando lo mettevo di fronte a questa realtà, il borghezio si limitava a ripetere: Non è vero. Come un bambino che pesta i piedi per terra, che nega ostinatamente l’evidenza, e che non potrà mai ammettere ciò che lo contraddice – il borghezio ripeteva, Non è vero. Lo ripeteva lì, a un centimetro da me, con quella sua manona sudata a un centimetro dalla mia faccia, che fremeva per schiaffeggiarmi. Era scattato dalla sedia diretto contro di me che gli stavo seduto di fronte, Stai zitto borghezio, gli avevo detto, anzi glielo avevo ripetuto, ché già durante la trasmissione lo avevo fatto. Stai zitto borghezio, smettila di parlare di immigrati delinquenti, qui l’unico delinquente sei te, sei stato condannato a cinque mesi per aver incendiato un dormitorio di immigrati e a settecentocinquantamila lire di multa per aver picchiato un bambino marocchino. Non avrei mai immaginato nella vita di incontrarmi faccia a faccia con borghezio. Non questo incontro così ravvicinato. Né di poter sostenere la sua vicinanza senza ribrezzo. E in effetti il ribrezzo c’era, ma una sorta di curiosità antropologica la controbilanciava. Mi ha fatto avere un ghigno di compassione sulle labbra. Per borghezio, sì, ma anche per il suo camerata di merende, il prosperini, ferocemente nazialleato, e un tal buscemi, assessore alla sicurezza, di forzaitalia, caricatura del forzaitaliota. Poi però il ghigno si è allentato e si è piegato in sdegno, e rovesciato in vomito.
Mi avevano telefonato dalla casa editrice, Ci ha chiamato un giornalista di Telelombardia, vorrebbe fare una trasmissione sull’immigrazione a partire dal tuo libro. Era un baraccone, invece, una fiera di fiere, una cagnara.
Inizio leggendo un brano del libro, quello di Abdelali, leggo del valium e del tavor che gli davano nel CPT per curare il suo tumore. E dico che lager significa campo, e il campo è il luogo dove il diritto è sospeso, dove è spezzata l’universalità del diritto, ché per gli immigrati vige un diritto speciale. Entra il borghezio, buona padania, dice. “Lo leggerò con attenzione perché deve essere tutelato in ogni situazione un trattamento umanitario”, così esordisce (ovvio, non è la persona che deve essere tutelata, questo è il primo di una lunga serie di lapsus linguae che espongono l’osceno). La decenza dura poco, però, il tempo di un enjambement: “In Europa non vi sono casi di trattamento disumano, anzi bisogna dare atto di sforzi incredibili per un’accoglienza umanitaria”.
Più avanti entra Buscemi, una giacca e cravatta forzaitaliota a me prima ignota, che dice di aver la delega ai “rifiuti”, oltre alla sicurezza. Lo dice per negare immediatamente che vi sia una qualche attinenza col tema della serata (“per amor del cielo!”), ma è un gioco tanto sporco quanto stupido. Questi sono rimasti a un’età mentale della prima infanzia, almeno questo dalla serata lo ricaverò.
Torna il borghezio. Questi non sono lager, ribadisce. E dice alcune verità: “E allora come definiamo Guantanamo?” (Lager, appunto, ha la stessa identica forma giuridica e concettuale). “Questi sono come il preteso scoop dell’Espresso, racconti fatti che non hanno portato a niente, non c’è stata nessuna condanna” (Vero anche questo, solo che l’ineffettualità non dice della falsità degli scoop ma delle complicità del sistema). “Emerge un pezzo di’Italia che sarebbe fuori dalla legge” (Bravo borghezio, vedi che se ti applichi puoi arrivarci anche te).
Dalla mia parte ci dovrebbe essere, oltre a Occhi di Rifondazione e all’avvocato Massarotto del Naga, anche la responsabile immigrazione della Cgil. Sono perplessa nel chiamarli lager, dice. Sono brutte prigioni. (Va bene, non sei obbligata a leggere il libro. Ma una riflessione sopra ce la potevi anche fare. Le prigioni appartengono al diritto penale. I CPT ne stanno fuori). Più volte nella serata mi chiederò da che parte stia – come quando provo a enunciare, tra le grida dei mostri, una modesta proposta, quella del visto per ricerca di lavoro, elaborata a suo tempo dalla Cgil nazionale: ma la responsabile locale della Cgil non la conosce, si sente messe a un angolo dai mostri e mi allontana da sé, Lui è uno scrittore, dice, l’Ulivo ha altre proposte. In che mani siamo. (E appena prima alla giacca e cravatta di buscemi avevo ricordato, Quando sento la parola cultura metto istintivamente la mano alla pistola – Vale anche per la compagna della Cgil).
Irrompe prosperini, Sono hotel a due stelle, dice, belle e comode casette, stanze belle e pulite, il personale della croce rossa a disposizione. Se poi chi ci va dentro è un animale, non è mica colpa nostra!
Animali e delinquenti sono gli immigrati per prosperini. E più avanti, durante una pausa pubblicitaria, aggiungerà: Bestiacce. Sono i fuori onda che rivelano la natura criminale di questi epigoni delle SS. Quando prosperini inneggia a Pinochet, che ha saputo mettere in riga i cileni. Quando – l’unica volta che ho avuto lo stomaco di rivolgergli la parola, e di chiedergli come faccia a vivere con quell’odio in corpo – mi risponde: L’odio e la vendetta sono i piaceri della vita. Quando spiega che lui, in qualsiasi situazione, sarebbe in grado di emergere, di comandare, e sarebbe in grado di trovare un lavoro: il killer. Anche lei troverebbe sempre un lavoro, dice al giornalista, lei potrebbe sempre fare la checca.
E’ nella sospensione dell’evidenza che si denuda, in battute esibizioniste, deliri di onnipotenza, cinici infantilismi, “l’anima” di questi “uomini”. Qui è l’osceno. Il vero osceno. E il punto più basso dell’osceno sta nella solidarietà della giacca e cravatta di buscemi con i suoi camerati di merende, con i loro ammiccamenti machisti e tribali (come le corna in una foto di scuola). Nelle loro bocche sudice perfino il Taj Mahal diventa materia per deridere i negri, prosperini e buscemi beffeggiano inascoltati un biologo somalo con una maglietta indiana.
Mentre si dipana la catena dell’osceno, i telespettatori vedono gli spot: Sex Unisex – il profumo che accende il desiderio. E’ questo che “si” sta dicendo: vi è concesso alimentare il desiderio, e chi fa la guardia al vostro privilegio sono questi cani da guardia inneggianti a Pinochet. Due sere dopo, alla presentazione milanese, Lorenzo Valera noterà che nei racconti di Lager Italiani ricorre il “desiderio” – ovvero ciò che ai negri non dev’essere concesso, essendo loro mere macchine produttive.
La catena dell’osceno porta i suoi fiori fecali in superficie, dove la cagnara impedisce, a un occhio poco attento, di cogliere l’immondo, il falso eretto ad assoluto. Ma talvolta ci si fa largo, a forza di parole appuntite. Come quando dico della mia visita al CPT di Lamezia, di tutte le persone che ho incontrato, per la gran parte gente che lavora in Italia da anni. E in che lingua ci hai parlato, dice il prosperini, in maruchìn? No, prosperini, ci ho parlato in italiano, questa è gente che sta in Italia da anni, e questo dimostra che tu non conosci la realtà. Vende ombre in forma di feticcio, il prosperini.
Come il borghezio, che dà sempre sulla voce, che se la prende con il falso buonismo, dall’alto del suo vero cattivismo. E come la giacca e la cravatta di buscemi, che mi grida contro, Ma dove vive lei, nel mondo della musica? Troppe sono le immondizie verbali che dovrei riportare, sono troppe e vorrei dimenticare. Ma ricordo. E tutte le immondizie sono concentrate in quella mano grassa e sudata di borghezio a un centimetro dalla mia faccia, Non parlare più di delinquenti, gli dico, Qui l’unico delinquente sei tu, che hai picchiato un bambino marocchino e hai dato fuoco a un dormitorio di migranti, Non è vero, grida isterico il borghezio, e la sua mano freme a un centimetro dalla faccia, e io gli dico Dai borghezio, dai che non vedo l’ora di farti avere un’altra condanna, e lui desiste, ci sono le telecamere, anche se questo è il fuori onda, anche se questo è il regno dell’osceno.
(Nella foto: Otto Dix – Die Skatspieler, 1920)
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La cosa più oscena dei CPT sono le reti di recinzione. Troppo alte cazzo. Per lanciare le noccioline ci vuole la fionda!
Giustissimo scrivere certi cognomi in minuscolo.
Borghezio è membro della Commissione per le LIBERTA’ CIVILI, la giustizia e gli affari interni, dice wikipedia.
[penso che questo post faccia un uso eccessivo (sbagliato e pannellesco) della parola “osceno”]
ieri la notizia dei raccoglitori di pomodori fatti schiavi in puglia.
un mese fa qualcuno scriveva di analoghi “campi di lavoro” in sicilia.
abbiamo un governo di centro-sinistra.
… se è per questo alcuni Cpt sono gestiti da cooperative rosse… ;(
Sono personaggi così. Il suo compare Calderoli aveva una tigre “in villa”, che faceva vedere agli amici. Poi la tigre, hanno scritto, si è magiata un cane, così “l’ha messa via” (ma dove? L’ha liberata sul Po?) e allora l’ha sostituita con due lupi.
E’ gente così, deputati, ministri, personaggi di questo calibro.
Davvero impressionante.
“Borghezio – il cognome è sufficiente a denotare un tipo umano”, ecc.
Nell’elenco del telefono (www.paginebianche.it) risultano nove Borghezio, tutti in provincia di Torino.
Secondo Gens (http://gens.labo.net) dovrebbe essercene un altro in Liguria.
Tutti questi Borghezio appartengono a un unico “tipo umano, che si raccoglie nelle pieghe ventrali della sua brutalità”?
Non ho alcuna intenzione di difendere il sig. Borghezio, quello e solo quello di cui qui si parla. E so riconoscere un espediente retorico quando mi ci imbatto.
Domando: quali vantaggi porta l’impiego di questa retorica? Quali svantaggi?
Posso garantire io! Ne conosco altri due a Torino. Uno è stato condannato a 6 mesi per aver fatto lo sgambetto a una zingara mentre traversava la strada col neonato in braccio e l’altro aveva sabotato i freni a una macchina con la quale quattro marocchini si sono schiantati mentre scendevano da Pracatinat in Val Chisone. Quattro anni con patteggiamento
@Baldrus, premesso che non ho alcuna intenzione di difendere Borghezio e neppure Calderoli, ma che differenza ci trovi tra chi espone una Tigre e chi si fa la barca milionaria con la politica e senza rischiare nulla di suo? Io quasi nessuna.
Esercizio retorico il mio? Certo che sì: retorico e inutile, come sottolineava Giulio.
Per il resto spero che, dovesse ripetere atti come quelli per cui è stato condannato, lo ricondannino e questa volta, essendo recidivo, senza alcun beneficio di legge.
@TR: interessante la tua teoria: siamo alla ‘lombrosità’ del cognome :-)
Buona notte. Trespolo.
Ops, ho fatto casino: il commento precedente voleva essere indirizzato a Marco Rovelli. Chiedo umilmente venia.
Buona notte. Trespolo.
La lombrosità del cognome? Potrebbe essere studiata attentamente, come ipotesi. Sicuramente sono da sempre convinto che le persone con lo stesso nome si somiglino.
Che belle “presenzine”…Interessante, davvero interessante. Il piatto si fa ricco…
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Baldrus, il vero problema, al di là o al di qua della tigre, è che questi loschi figuri, con tutto il loro carico fognario, abbiano retto il paese per cinque anni.
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Rovelli, ma come hai fatto a capitare, e a resistere, in quella latrina?
Borghezio è uno squallido personaggio, d’accordo. E ancor più squallidi tutti coloro che gli hanno dato voto e fiducia. Ma perchè non limitarsi ad esporre i fatti (e ce n’è: tipo l’andare a disinfettare i sedili dei treni su cui erano sedute persone… di colore -come “coloratamente” si dice).
Mi chiedo però: perchè così tanta retorica? Alla fine il pacchetto è più importante del contenuto -o si voleva questo?
Trespolo, il fatto è che esistono i diritti degli animali, degli animali selvaggi, non addomesticabili, che dovrebbero essere lasciati nei loro territori e non esibiti come pupazzi. Questo denota il livello di sciattezza di certi personaggi.
Ugolino: appunto.
Un fatto nuovo di questi ultimi anni, possiamo forse dire dal dopoguerra, è che sono saltati certi processi di mediazione – o di trasfigurazione – tra “il popolo” e i suoi rappresentanti. Una certa brutalità, una certa violenza, insomma tratti di subcultura diffusa erano per così dire “ripuliti” negli eletti del popolo, i deputati, i senatori, i personaggi pubblici. Anche nei periodi bui di reazione democristiana si manteneva per così dire un decoro, e un riferimento al diritto, alla legge, all’educazione e ai principi della Costituzione. Fatta salva l’eterna dicotomia tra il dire e l’agire anche il più torbido senatore reazionario si poneva e parlava come un uomo di diritto. Oggi è in parte saltato questo processo di filtratura. Un certo tipo di personaggio padano che, davanti al bar, invoca il lanciafiamme per bruciare gli immigrati, che rinchiuderebbe i “culattoni” in un’isola recintata, che lancerebbe la bomba atomica su tutti paesi arabi, così si risolverebbe il problema (e non è necessariamente leghista, è un modulo di pensiero de-evoluto che comprende anche tipologie di sinistra) oggi ha trovato un’espressione diretta, brutale, non mediata né ripulita nei vari Borghezio, Calderoli ecc (quei borghezio e Calderoli lì, non gli omonimi, in questo ha ragione Mozzi). Quei personaggi vengono direttamente dalla palude, hanno ancora il fango sulla pelle. E’ un aspetto nuovo della nostra politica, e forse ha un precedente nel fascismo, per quanto i gerarchi coi cappellini neri e le mani sui fianchi a imitare il Predappiofesso fossero più che altro delle parodie, delle maschere carnevalesche. Oggi, invece, fanno sul serio.
Ogni tanto faccio confusione con le firme: sono gli alter ego che svalvolano.
Trespolo per una volta ha ragione: la barca milionaria di Previti, quella specie di amerigo vespucci che è il suo “Barbarossa” lo abbiamo pagato anche noi italiani. Abbiamo dato soldi a una persona poi condannata per comprare una barca faraonica. Previti ce lo ha portato Berlusconi. Berlusconi ce lo hanno portato gli italiani che hanno votato. Chiediamo a loro un risarcimento!
“… e proprio allora successe una cosa orribile, perchè l’uomo calpesto senza remore quel corpicino lasciando sul selciato la bambina che era tutto un urlo.”
(da lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde) di R.L.Stevenson
Oscar Classici Mondadori
p.s:
superfamiglia: hominoidae
sottospecie2: homo borghezianens borghezianens?
se si. m’era sfuggito
un saluto
paola
ebbene sì: borghezio è anch’esso un ominide ( ..in parte antropomorfo)!
Due righe @ baldrus.
La tua è un’ottima notazione.
Lo sdoganamento in politica del linguaggio pro-politico che fino a qualche anno fa si poteva ascoltare magari in autobus, o in treno e che oggi senti nelle aule del Parlamento e nei dibattiti in tv, comincia probabilmente con lo sdoganamento del “sentire basso” che opera la televisione commerciale (in tutto il mondo) intorno alla metà degli anni Ottanta.
O almeno questa è la lettura ora prevalente.
I Borghezio – ma anche Berlusconi non scherza: almeno Borghezio ha una naturalezza plebea che non maschera la ferocia, mentre Berlusconi pensa esattamente le stesse cose, ma le porge in modo più ambiguo e liceale – nascerebbero da lì.
In fondo è solo una questione di linguaggio.
Le cose che oggi dice Borghezio, pubblicamente, per esempio un Almirante – vero fascista fucilatore repubblichino – non avrebbe avuto il coraggio di dirle, ma probabilmente le pensava e sicuramente, in alcune circostanze, le aveva fatte.
Ma i valori borghesi che, almeno in superficie, vestivano il dire e l’agire politico fino agli anni Ottanta, gli impedivano di esternare come, forse avrebbe voluto, il suo pensiero direttamente (c’era anche una legge ad impedirlo).
Mi domando se davvero il percorso che ci ha portato ad avere un partito apertamente razzista al governo passi davvero per la tv commerciale.
errata porridge: invece di “pro-politico”, leggi “pre-politico”.
Baldrus: pienamente d’accordo sul tuo commento. Permettimi però un (mio) piccolo rilievo, visto che il “tema” è stato sollevato.
Io non vedo nessuna “ambiguità”, né di ordine retorico né di ordine semantico, nell’incipit del testo di Rovelli: “Borghezio – il cognome è sufficiente a denotare un tipo umano, che si raccoglie nelle pieghe ventrali della sua brutalità – è stato condannato per aver picchiato un bambino marocchino nel ’93”. Cosa c’entrano i Borghezio inclusi nelle pagine bianche? Hanno tutti picchiato un bambino e incendiato un dormitorio per immigrati?
Spostare l’attenzione su quel distinguo (è sempre un “mio” parere, sia ben chiaro), finisce per distogliere l’attenzione dalla sostanza dello scritto: la pericolosità sociale, culturale, etica, politica di quegli “individui”. Pericolosità accentuata dal fatto che: non sono isolati, ma rappresentano nei modi più volgari e bestiali un humus che profondamente si agita nelle viscere del paese; purtroppo, come ben dici, non si tratta di “maschere” (ferma restando anche la pericolosità di “quelle” maschere); e, dulcisi in fundo, interagiscono con quella sinistrina frufrù con velleità e pruriti di visibilità televisiva, che finisce per legittimarli, in qualche modo, visto che ne fa, anche se per poche ore, degli interlocutori privilegiati (atteggiamento che Rovelli, giustamente, stigmatizza, senza risparmiare dosi di sarcasmo: anzi, frenandosi, secondo me, forse per non scendere al loro livello).
p.s.
Leggo solo ora il testo di tashtego. Mediterò.
p.s.
“dulcisi in fundo” mi sembra bellissimo… un vero artificio retorico, altro che refuso.
@ Tash
La televisione commerciale (e il suo manovratore) ha contribuito a far emergere, leggittimandolo, un tessuto e un sentire preesistenti. A volte ci si dimentica che, storicamente, il fascismo, come modello e come prassi, è nato qui.
non credo sia solo “colpa” della tv commerciale: c’è anche un problema di informazione/insegnamento; purtroppo molti in Italia non sanno neanche che prima è venuto il fascismo qui e poi in Spagna e Hitler in Germania; non sanno che anche in Italia abbiamo deportato persone nei Lager.
Poi c’è il problema della non applicazione delle leggi sul partito fascista: ai comizi del Berlusca o di Fini c’è gente che saluta romanamente e inneggia al Duce in piena libertà.
Borghezio (e compagnia) andrebbero schiaffati nei cpt per un po’.
Non affermo certo che il fascismo, il razzismo e tutto l’armamentario del sentire di destra l’abbia inventato la televisione commerciale.
È una cosa che esiste da sempre, e che dal dopoguerra agli anni Ottanta è stata tenuta a bada dalla cultura civile.
La televisione non l’ha inventata, l’ha sdoganata, come una cosa della quale non ci si deve vergognare, anzi.
La televisione plebea ospita e implementa il pensiero plebeo nella sua volgarità & violenza naturale, priva ormai del velo censorio che gli imponeva la cultura della classe dirigente, non consentendole l’accesso ai media.
Oggi che l’accesso “dal basso” è libero, anzi è incoraggiato a scapito di ogni altra modalità di comunicazione, il discorso plebeo di Borghezio può servire a fondare solide carriere politiche.
Io, per esempio, qualche dubbio sulla buona fede razzista di Borghezio ce l’ho.
In fondo il suo è un mestiere che rende.
@ tashtego: concordo con quello che dici sul ruolo della tv.
Per quanto riguarda Borghezio può pure essere che lui ci marci per il proprio tornaconto, ma poi c’è un bel nugolo di ignoranti che gli va dietro pensando che se ne parla lui (oltre a quanto già detto del tv) è legittimo/legale.
Certo non è bello, sano, civile che siamo arrivati a questo punto: il problema è uscirne.
temo che il peggio debba ancora venire.
Non dimentichiamoci che l’osceno lo portiamo dentro tutti; ciò che conta è se e come gli facciamo fronte in rapporto alla realtà in cui viviamo.
I vari borghezio e prosperini hanno la personalità controllata dall’osceno, da istinti umani primordiali rafforzati da un certo culturame; in loro l’osceno è sovraesposto senza grandi inibizioni.
Ma in fondo non sono loro quelli più pericolosi: peggio è l’osceno che si maschera dietro belle parole, bella eloquenza, bella gentilezza, bei sorrisi in facce rifatte…
Lorenz
Tash, siamo d’accordo, stavo solo rafforzando, con una risposta, il senso, chiaro, di una tua precedente domanda, posta a conclusione del tuo discorso.
Non credo, comunque, che quello di borghezio sia un mestiere: si ricadrebbe nel discorso della “maschera” di cui parlava Baldrus: e in costui non vedo nessuna posa, solo la materializzazione di una sostanza naziomoxenofoba che è la dimensione esatta e la natura profonda di quegli esseri.
Mi trovi d’accordo anche su un altro punto: anch’io “temo che il peggio debba ancora venire”. Il che rende ineludibile la ricerca e l’approntamento di sistemi immunitari nuovi. A iniziare da una “nuova” disponibilità della cultura a ridefinirsi in vista di questa scopo.
Galbiati, mi sa che hai messo un bel ditino nella piaga. Ma anche lo scritto di Rovelli credo muovesse abbastanza in questa direzione.
Anche a volersi riferire ad “osceno” nel senso estensivo di “turpe, immondo, ripugnante” (Devoto) sono contrario all’uso improprio che spesso si fa di questa parola, perché anch’esso pre-politico al pari di ciò da cui prende le distanze.
Osceno è invece tutto ciò che si riferisce ad un’ostentazione sguaiata, scandalosa irriverente di materia sessuale.
Il giudizio su Borghezio deve innanzi tutto includere la domanda: cos’è Borghezio? E perché oggi esiste uno che fa i suoi discorsi?
Forse si scoprirà che B. rappresenta molta gente che, lungi dall’essere “oscena”, è sostanzialmente ignorante & impaurita, incapace di far fronte al nuovo che avanza, alle varie minacce che incombono su di noi e la nostra sopravvivenza economica e fisica, gente che è convinta che il resto del Paese le succhi il sangue, eccetera.
La violenza di B. corrisponde all’intensità di questa paura e la esprime nel modo più diretto e brutale.
Quelli come B. vivono di questa paura, se ne nutrono e quindi la coltivano con cura, la concimano con la violenza verbale, per tenerla sempre viva e rigogliosa.
Se scomparisse scomparirebbero con essa.
(dico cose ovvie, certamente)
@Baldrus, scrivi: “Anche nei periodi bui di reazione democristiana si manteneva per così dire un decoro, e un riferimento al diritto, alla legge, all’educazione e ai principi della Costituzione. Fatta salva l’eterna dicotomia tra il dire e l’agire anche il più torbido senatore reazionario si poneva e parlava come un uomo di diritto.”
Mi rifaccio al commento di Galbiati e, personalmente, mi preoccupano molto di più le persone (i politici visto che si parla di loro) che mascherano il loro odio dietro montagne di vernice bianca. I Borghezio, i Prosperini e compagnia cantando, sono talmente evidenti e lapalissiani nel loro agire assurdo, dal perdere per strada tutta la loro pericolosità.
Per quanto riguarda il diritto degli animali selvaggi a rimanere a casa loro mi trovi d’accordo, ma non mi dispiacerebbe se esistesse anche il diritto per impedire, limitare (?), l’arricchimento personale con l’attività politica.
Non trovo alcuna differenza fra i due comportamenti: nel primo caso un politico si compera una ‘bestia’, nel secondo caso si compera le’bestie’ (col voto) e poi si fa la barca.
Ovviamente senza distinzione di casacche: avrebbe valore per Previti, ma anche per D’Alema o Fassino. Che D’alema non è l’unico che si è fatto la barca, forse l’altro è solo più discreto.
Questa notizia potrebbe anche essere uno scoop; pare che, nella prima metà di giugno, fosse ormeggiata a Spezia proprio di fianco alla barca di uno che conosco bene; persino troppo oserei dire… :-)
Buona serata. Trespolo.
“…i b. e i p. sono talmente evidenti e lapalissiani nel loro agire assurdo, dal perdere per strada tutta la loro pericolosità”. ? .
Lasciare per strada un ragazzino sanguinante o le ceneri di un dormitorio, sarebbe una dismissione di pericolosità?
Chiaramente, a questo punto, aizzare all’odio razziale è un po’ come accudire i cuccioli del calderuolo…
???
Guarda Trespolo che io non sono per niente d’accordo con te, come ben sai e ci tengo a ribadirlo: io mi riferivo all’osceno di gente in doppio petto, era chiaro il riferimento al Berlusca e se vuoi aggiungici anche Fini: gente che ha scritto e/o votato la vergognosa legge Bossi-Fini. La cultura di base è sempre quella: si chiama razzismo e Borghezio (Lega) e Prosperini (ex Lega ora AN) non sono altro che l’osceno di Bossi Fini e Berlusconi sovraesposto (che non siano pericolosi lo dici tu: vorrei vedere se venissero a incendiarti la casa poi che ne penseresti).
Che poi tu possa considerare D’Alema al pari di Previti perchè ha commesso il crimine di avere la barca, be’ ti ricordo che Previti è condannato per corruzione di giudici ma evidentemente per te è più grave il possesso di una barca, eh già perhè se a possedere la barca è un ex comunista è notoriamente un crimine grave.
E’ chiaro che ogniqualvolta uno parla dei comportamenti di esponenti di Lega, AN o FI tu trovi sempre il modo di intervenire un po’ ironico un po’ serio per ricordare che son tutti uguali, anzi che chi li accusa e i comunisti sono i peggiori (che sian gli stessi?).
Vuoi mettere infatti fare una legge come la Bossi Fini? O bruciare dormitoi per extracomunitari? O farsi leggi per favorire le proprie aziende e per bloccare i processi a proprio carico?
E’ ovvio che al confronto del crimine dell’arricchimento di D’Alema son cose da nulla.
Rovelli scrive di Borghezio: “è stato condannato per aver picchiato un bambino marrocchino nel ’93”.
Rovelli, potresti gentilmente indicarmi la fonte di questa notizia e il tipo di verifica hai esperito sulla fonte?
Grazie.
(che)
@Paul Olden
borghezio non è un cognome, bensì un sostantivo maschile singolare: “borghezio. s.m. [f. borghezia] 1. razzista di limitata cultura ma illimitata presunzione, incapace di argomentare le proprie comunque incondivisibili convinzioni, la cui unica modalità di comunicazione è
l’aggressione verbale o, più spesso, fisica; per estens., chiunque preferisca menare che parlare, in particolare quando ha torto. es.: ‘metti giù il bastone, guarda che ha ragione lui: non fare il borghezio’ “.
Ma il mio dizionario non è granché. Pensate che per “berluscone” ha solo una definizione: “berluscone. s.m. [f. berluscona] 1. persona irriguardosa di qualsivoglia norma, che viola a proprio piacimento e poi pretende comunque di essere considerato nel giusto; per estens., chiunque non solo eserciti una prepotenza, ma che poi irride e colpevolizza chi l’ha subita. es: ‘l’ha investito sulle strisce pedonali e l’ha anche denunciato per danni, il gran berluscone’; a Roma: ‘quér bberluscòne, aò, vvo’ ffà quér cazzo che jje pare e ave’ ppuro raggione’ “.
Forse altri Indiani hanno dizionari migliori. Spero.
T.1996
Sì, Rovelli, confessalo!: le settecentocinquantamila lire di multa erano per divieto di sosta; e la sentenza della cassazione uno scherzo di castelli travestito da toga rossa, tanto per far prendere un coccolone al suo camerata di merende.
@ Turriga
Il tuo dizionario va già bene. Si potrebbe migliorare la voce “berluscone”, comunque: il campionario dei lemmi, dei commi e dei traslati è quasi smisurato.
Sono sempre più convinto che la linea di pensiero a cui si richiama Giulio Mozzi sia quella sofista-gesuita-democristiana.
Nel 1938 avrebbe detto: non tutti quelli nati a Predappio o a Branau sono poi cattivi…
Potrebbe spiegarmi cosa aggiunge e come dialoga con l’analisi di Rovelli?
Di fronte al razzismo, il problema è la retorica dell’antirazzismo?
Non è una forma retorica dire:
“Tutti questi Borghezio appartengono a un unico “tipo umano, che si raccoglie nelle pieghe ventrali della sua brutalità”?”
Quali sono le conseguenze di un suo uso?
Sono d’accordo con Galbiati quando afferma che l’osceno è in noi ecc. Sono i cosiddetti “istinti bassi”, quelli per cui il terribile Dio del Vecchio Testamento maledice la stirpe di Caino e il mondo intero. Quelli per cui l’Umanità, la Società, si è dotata degli intellettuali. Quelli a cui, da sempre, fanno riferimento le destre (egoismi, disprezzo per il diverso, indifferenza per le istituzioni ecc.) di cui sono espressione più o meno diretta.
Chi sono gli intellettuali? Sia secondo la concezione marxista, sia secondo quella liberale, l’intellettuale ha una funzione sia di rappresentanza, di delega, del popolo, sia di guida (in quella marxista c’è anche quella di lotta, cioè condurre le masse nella lotta, guidarle nei conflitti di classe). Per questo, Trespolo, anche il biù bieco senatore reazionario si comportava come un uomo di diritto: non era solo ipocrisia o vernice bianca, ma un rispetto del ruolo, l’intellettuale degasperiano ecc. Il ruolo dell’intellettuale che rappresenta e guida, un riferimento per lo Stato di Diritto, per la Democrazia, per il rispetto delle regole e degli altri era nella Società, era radicato, a destra e a sinistra.
Poi si agiva in certo modo, si facevano le leggi truffa e i codici Rocco, ma è un’altra storia.
Oggi, coi tempi moderni, è in atto una sistematice distruzione del ruolo dell’intellettuale. Questo ruolo viene polverizzato dall’avanzare della grande ristrutturazione capitalistica globale, dove la paura del domani, la mancanza di lavoro e di diritti, l’emigrazione selvaggia, la guerra ecc. hanno distrutto l’Ideale, e quindi l’intellettuale, che di quell’Ideale era al tempo stesso prodotto e soggetto. Da qui derivano i nuovi linguaggi, i nuovi stili, i nuovi osceni, e i Borghezio e i Calderoli, la lingua e gli atteggiamenti ferocemente plebei di cui parla Tashtego.
@ggiornamenti
Intanto, all’inizio di luglio, altri 3 morti tra i poveracci che cercavano di raggiungere Melilla. Ma lì Borghezio non c’è. Viva Zapatero, olè.
Penso che, riguardo alla questione del cognome-Borghezio-che-è-tutto-un-programma, Rovelli/Rigoni abbiano torto e Mozzi abbia ragione.
Penso che l’intellettuale – anzi la “classe intellettuale” come insieme trasversale attestato su minimi comun denominatori di civiltà, ormai apparentemente acquisiti – esista ancora, ma che non conti più nulla.
La sua azione, da diretta che era – un insieme di voci capaci di parlare più o meno direttamente sia alle “masse” che alla politica, sia di “fare arte” in proprio – si è fatta indiretta, nascosta.
L’intellettuale parla tra le righe, indirettamente e tramite l’unico mezzo che gli è rimasto: la fiction come fiction e la fiction come informazione (penso che l’informazione sia ormai una forma di fiction).
Attraverso la fiction influenza pensiero e comportamenti, ma è a sua volta influenzato da chi gli dà il pane, non ha più status né spazio di manovra, la sua dignità è diminuita di molto e con essa il suo prestigio.
Allora Baldrus ha ragione, gli intellettuali, qualora avessero ancora qualcosa da dire, sono inascoltati e nella classica partita natura v/s cultura la “natura” sta avendo la meglio.
Quello che Baldrus chiama “ideale” e che io chiamerei “visione/proposta di un futuro” è scomparso dall’orizzonte politico, che si fatto più vicino e si è ristretto di molto: nessuno è più capace di indicare la via: è un fenomeno mondiale.
Il ripiegamento nell’immediato, nel qui-adesso-e-non-mi-rompete-il-cazzo, nel fanculo tutti, eccetera, è fatale.
Gli umani sono tipologici, gli individui non esistono se non come vagoni di uno stesso treno: dove sono finiti i macchinisti? (metaforona)
Scusate l’insistenza, ma in questo articolo di Rovelli viene riportata una notizia che mi lascia molto perplesso. Parlo della condanna a Borghezio per le percosse inflitte un bambino marocchino. Se provate a inserire su google le chiavi “borghezio + bambino marocchino” o “borghezio + bambino picchiato” vi compariranno decine di blog e siti (principalmente di sinistra o estrema sinistra) in cui viene riportata questa laconica frasetta: “Nel 1993 Borghezio prende una multa di 750.000 lire per aver picchiato un bambino marocchino”. La cosa strana è questa frase si ripete identica in tutti i siti, quasi si trattasse di un copiaincolla, senza che in nessuno di quei siti compaia alcun tipo approfondimento, dettaglio, ricostruzione della vicenda. A me questa cosa, ovvero il fatto che in rete non si riesca a trovare una fonte ufficiale della notizia e un dettagliato resconto della stessa, insospettisce alquanto e mi fa pensare a una bufala, a una notizia messa burlescamente in rete da qualcuno e poi ripresa da altri, in un vorticoso giro di passaparola, al solo fine di screditare una persona. Non sarebbe certo la prima volta che accade una cosa del genere. Per questo ho chiesto a Rovelli quali siano le sue fonti. Se abbia ricavato la notizia da fonti ufficiali oppure l’abbia semplicemente (semplicisticamente direi, data la portata infamante della vicenda) pescata dal mare magnum della rete.
Nell’articolo di Rovelli, Borghezio, accusato da Rovelli di essere stato condannato per aver picchiato un bambino, risponde: “Non è vero!”. Mi chiedo: perché non dovremmo credergli, almeno fino a prova contraria (prova che a tutt’ora manca)?
A me continua a tornare in mente Ingeborg Bachmann “Keine neue Welt ohne neue Sprache” (Nessun nuovo mondo senza una nuova lingua).
L’abbassamento del livello di espressione, la volgarità -che col volgo ha meno a che vedere che col tentativo piuttosto di rendere questo volgo un conglomerato di bisogni animali e materiali- ha prodotto il credere, o meglio il propagare che certe espressioni siano ciò che la gente, il “popolo” pensa.
L’esatto contrario è vero. La lingua usata dai Borghezio e affini (ma facciamo pure i nomi più grossi: i Bossi, i Berlusconi) è la lingua della pancia, è la lingua che rinuncia a mediazioni, è la lingua all’ingrosso e che per questo costa meno: il negro è di merda, l’ebreo è sporco e i cinesi mangiano o bolliscono i bambini (perchè cinesi o perchè comunisti?)
La lotta politica non esiste ormai più -almeno nel senso classico. Per questo credo che considerarli avversari politici sia deviante e riduttivo. Il berlusconismo infatti (con o senza Berlusconi) che ha nel leghismo il suo Minculpop, ha operato sopratutto a livello culturale (sic), assegnando al linguaggio, alle parole altri significati (il classico è l’appropriazione di: “Forza Italia”, grido da stadio rubato -che quasi richiama alla mente il vecchio marxiano “La proprietà privata è un furto”…): rendendole immediate sì, ma proprio per questo false perchè ad esse è venuta a mancare l’astrazione che ci pone di fronte alle cose; è un’abolizione dello specchio nel quale possiamo riconoscerci e differenziarci.
Se Borghezio & co. credano e pensino davvero le cose che dicono è in fondo secondario. Ma hanno trasformato la lingua (una lingua) in una merce e le hanno creato un mercato, un bisogno, fatto di cose semplici (da capire senza bisogno di perdere la vista sui libri), di ritorni alle radici (scomodando persino i Celti, dei quali ormai sa più qualsiasi benzinaio padano che uno studioso della materia…), di cose incontaminate (come le acque del Po nell’ampolla…), di schiettezza (dove l’insulto, venendo dal cuore, non “sarebbe” nemmeno offensivo…); diffondendo la necessità di un “noi” che respinga l’altro meno come alterità culturale che come virus. “Che va a fare mio figlio all’università –ascoltavo qualche mese fa da un leghista nel lecchese- rischiando di contaminarsi con cose che chi sa da dove vengono e lo renderanno solo disoccupato quando qui da noi in valle c’è tutto quello che serve per vivere felici –i monti, il lavoro in officina [in condizioni da prima rivoluzione industriale], e le sane ragazze nostrane?”
Gli intellettuali non contano più? Non lo so. Ma si sono immersi da qualche parte e fanno di tutto per non farsi sentire, Oppure sono divenuti clown nella TV commercial di turno.
“Dove sono finiti i macchinisti?”- chiede tashtego… Non so neppure questo, ma la loro “scomparsa” è stato il modo più semplice per togliere il cartello: “Non parlate al conducente che non deve essere distratto dalla manovra”… Sul Titanic si ballava mentre si affondava (cosí si tramanda): qui nemmeno il ballo è rimasto.
Caro Tashtego,
guarda che Mozzi sosteneva l’esatto contrario di quello che dici tu (con cui concordo abbastanza).
Forse sei stato tratto in inganno dalla mia citazione, ma se rileggi il suo post te ne accorgi
@mario
E’ un po’ come quando scrivono che il Generale Leso avrebbe ordinato le sevizie in Somalia. Ma aspettiamo riscontri più certi.
Eh sì, ragazzi, le prove, le prove… Ed è giusto così: voi magari siete scrittori, storici di professione e, quindi, la centralità del reperto documentale è imprescindibile. Bene. Ricordatevi, però, che a volte il sentire “popolare” (si può ancora far ricorso a questo reperto aggettivale antidiluviano?) anticipa qualunque sentenza e qualunque verità. Piazza Fontana e Piazza della Loggia dicono ancora qualcosa, in questo senso? State ancora aspettando i “documenti” comprovanti la verità “oggettiva” dei fatti di Genova 2001?
“E’ un po’ come quando scrivono che il generale leso avrebbe ordinato le sevizie in Somalia. Ma spettiamo riscontri più certi”…
…
…???
Sulla questione del nome non potrei che ripetere le cose scritte da rigoni e da Ugolino Conte. (E quanto all’insinuazione di tashtego che io sarei rigoni: non mi stupisce di trovare le tue consuete battute acide nei miei confronti, un po’ però mi stupisce che tu cada nell’insulto).
Vorrei solo rispondere a mario c.: borghezio, nel fuori onda (a proposito: tashtego, se solo pensassi all’etimo di “osceno” capiresti l’uso che ne ho fatto in questo resoconto) mi ha minacciato di querela perché gli ho detto “delinquente” (sempre fuori onda), non mi ha minacciato invece di diffamazione per aver detto – in trasmissione – delle sue due condanne. E comunque quando ripeteva Non è vero, lo diceva a proposito di quella più recente, di cui ricordo di aver letto sui giornali.
non insinuavo una matza, rovelli.
non so chi sia rigoni.
o messo la barra invece del trattino.
chiedo scusa.
non ricordo, ma posso sbagliare, di aver scritto battute acide nei tuoi confronti.
al massimo avrò buttato lì qualche obiezione.
@ugolino conte (ricopio e riscrivo un commento precedente)
Leggo sul sito di Indymedia che il Generale Leso, l’inventore delle MSU, sarebbe implicato nelle torture di cui furono accusati alcuni soldati italiani in Somalia. C’è una commissione parlamentare che ha stabilito che quelle torture, in qualche modo, ci sarebbero state, anche se poi, come succede nel Belpaese, i militari colpevoli (NOTA BENE: tre soldati dell’esercito) l’hanno sfangata e ce li siamo dimenticati. Pagina nera ma vera.
Dal sito di Indy, però, si intuisce qualcosa in più, che Leso sarebbe stato non dico l’artefice ma almeno il committente di quelle atrocità. Ma perché Leso avrebbe dovuto ‘lasciar correre’ sui comportamenti devianti della truppa? E perché avrebbe dovuto farlo con dei militari che, effettivamente, sul campo, nel ‘teatro delle operazioni’, non poteva dirigere né controllare? Leso, infatti, era un ufficiale dei Carabinieri. Invece i soldati incriminati appartenevano all’esercito. Qualcosa non torna in questa ricostruzione.
Al liceo, se avessi scritto una frase ambigua come quella di Indy, il professore di italiano mi avrebbe corretto il compito con un bel punto interrogativo. Come a dire, spiegati meglio, non è chiaro cosa vuoi dire.
Per caso è un modo di costruire il nemico?
Possiamo discutere se le MSU, la nascente gendarmeria europea, i nostri carabineiros d’esportazione (lo dice l’ONU), siano meglio o peggio della fanteria atlantica impegnata a Falluja. Ma trattare Leso come se fosse una specie di criminale di guerra mi sembra eccessivo. Chi lo conosce, e l’ha intervistato, mi parla di un uomo con le palle quadrate, e questo può dare fastidio a chi è allergico ai celerini. Ma anche di una persona in grado di ragionare con la sua testa, e capace di farsi rispettare in ‘scenari’ critici (vedi le bande criminali albanesi).
Archiviarlo tra i Goebbels della storia, come fanno gli Indy-boys, è improduttivo, inutile. Creare dei mostri non serve a capire come sono fatti gli uomini, le loro azioni, quello che fanno, perché decidono di comportarsi in un modo o nell’altro, nel bene o nel male. Voglio dire che una cosa è fare come Rovelli, che si muove, si dà da fare, intervista Borghezio, non lo molla, non se lo lascia scappare. Altra cosa è la propaganda sinistra e destrista, ma spero che su questo possiamo essere d’accordo tutti, o no?
@ugolino conte
al più presto, riparleremo anche di Genova.
Chi critica una voce di wikipedia dovrebbe indicare con precisione le sue osservazioni, documentare, proporre un miglioramento della voce, informarsi, discuterne. Tutte cose precisamente possibili su wikipedia e documentate passo passo nella cronologia e nella discussione di ogni singola voce, oltre che nelle linee generali nei capitoli sociali del progetto.
Altrimenti, torna ad esssere automaticamente una critica irrilevante.
Roberto, non so cosa “costruisce” Indymedia (magari lavora soltanto su una “ipotesi”, e tu, sulla scorta delle “tue” conoscenze, la traduci in “legge”, in dato oggettivo verificabile: “creare mostri”: ma è quello che pensi solo tu): piuttosto so cosa costruisce la “mia” coscienza, dopo quello che ho visto coi miei occhi e sperimentato sulla mia pelle nel corso di tutta la mia esistenza. Ecco perché non sono uno storico: perché so che la verità, l’unica, quella partorita dal “sentire” di intere generazioni, è sempre “subalterna” rispetto alle ricostruzioni della storiografia ufficiale: delle quali non me ne può fregare di meno: anche quando ricostruiscono in toto, arrivano, chi sa perché, sempre in ritardo perché si possa fare giustizia. Appartengo a una generazione che non ha mai avuto bisogno, fin dal primo momento, di sapere, ad esempio, chi, e perché, avesse messo le bombe in Piazza Fontana o in Piazza della Loggia. E la “subalternità”, che di fronte a tanta oggettività del dato è sempre stata costretta nel “silenzio”, io me la tengo stretta, come una seconda, o una prima, pelle. Perché il senso vero della storia, del dominio e dell’usurpazione, della negazione e dell’espropriazione di ogni diritto, ieri come oggi, è già tutto scritto in quel silenzio, per me. E’ quello che mi parla. Magari (io lo spero) è lo stesso che muove la ricerca “altra” di Rovelli e dei tanti o pochi come lui.
Aspetto “lumi” su Genova. Io c’ero, e anche il mio cranio. La verità è tutta negli occhi di chi ha assistito e subìto quella mattanza programmata, tutta in quei silenzi imposti: perché si è data voce, ufficiale (quella della storia?) solo a chi, magari, quell’orrore aveva contribuito a idearlo e a realizzarlo.
Borghezio è falso. è falso verso la gente che lo vota perchè dice cose che non sono sostenibili solo per avere il loro appoggio. è falso perché per avere l’appoggio di chi lo vota dice cose in cui non crede. è chiaro che Borghezio è un androide à la Philip Dick che sta facendo le veci del vero Borghezio. Morto con la fine della legislatura del governo Berlusconi.
Rovelli scrive: “E comunque quando ripeteva Non è vero, lo diceva a proposito di quella più recente, di cui ricordo di aver letto sui giornali.”
Benissimo. Il giornale è una fonte credibile infatti. Una notizia riportata su un quotidiano, in assenza di smentite da parte del direttore o dell’articolista o del diretto interessato, assume i connotati della veridicità, tanto più se riporta una sentenza del tribunale, vale a dire un atto ufficiale. Infatti non è a quella notizia (condanna passata in giudicato per aver incendiato un dormitorio) che mi riferivo. Ma all’altra che hai riportato nell’articolo, ben più grave e diffamante: quella secondo cui Borghezio nel ’93 avrebbe picchiato un bambino marocchino. Ti ho chiesto dove hai reperito la fonte, ma tu hai eluso la domanda giustificandoti con un ragionamento piuttosto bizantino, se mi permetti. Dire che la notizia è fondata solo perché Borghezio non ti ha minacciato di querela per averla data, mi sembra un assioma che non sta in piedi. Rinnovo quindi la mia domanda: da quale fonte hai ricavato quella notizia? Libro? Quotidiano? Atto amministrativo o parlamentare? Sentenza di tribunale? Altro? Scusami se insisto, ma visto che nel tuo articolo parli di oscenità, mi interessa capire da che parte sta davvero l’oscenità: se da quella di un uomo che ha picchiato un bambino di cinque anni (e sarebbe gravissimo) o da quella di un sistema di informazione che mette in circolo e si rimbalza notizie destituite di ogni fondamento al solo di infangare i propri antagonisti politici (e sarebbe altrettanto grave).
@ugolino
Su Genova non invento nulla. Basta scorrere le prime dieci pagine di Google per sapere quanti peli in culo aveva il commissario Basettoni. Con me non funziona la retorica della testa rotta, perché se il livello (retorico) dello scontro è questo allora potrei risponderti che in altri tempi c’era una guardia gambizzata per ogni testa spaccata. Oggi ci sono i pacifisti, le tute bianche e il blocco nero. O meglio, c’era il blocco nero, visto che di quei fanfaroni che si fanno belli sulla pelle altrui non c’è più traccia, mi resta una gustosa paginetta su wikipedia, che ti consiglio, mentre non mi risulta che i suddetti blocchisti siano stati visti sulla Piazza Rossa (ma tanto adesso qualcuno se ne uscirà dicendo che erano tutti nazisti in borghese). Mi limito a osservare che mentre facciamo il conto di quanti Canterini sono stati promossi, l’aria che tira è di un commiato senza precedenti e senza arrivederci: “Che fine abbiamo fatto?”, titola “Carta” parlando del Movimento. Smobilitiamo, noi che c’eravamo. Che non sia stata proprio Genova il canto del cigno.
In Italia, stando almeno a quello che sancisce la costituzione (e non mi sembra sia stata ancora abolita, o emendata in questo senso), chi incita pubblicamente all’odio razziale, in parole o in opere, e sventola, sempre pubblicamente, vessilli nazifascisti, facendone apologia, non può essere l’antagonista politico di nessuno: per il semplice motivo che dovrebbe stare in galera ed essere escluso da ogni carica pubblica, visto che col suo fare e col suo dire si pone fuori dal patto costitutivo e dai valori sui quali quel patto e quella comunità si reggono.
Detto questo, alcune argomentazioni di lana caprina, applicate a una ricognizione intorno alla natura e agli scopi del sesso degli angeli, servono unicamente a spostare l’asse del discorso dallo specifico del testo che si starebbe discutendo. Rispetto al quale, interrogarsi se il primo periodo è retorico o meno, se il termine osceno è usato in senso analogico, figurale o strumentale, se si trattasse proprio di una multa e chi fosse il vigile che l’aveva contestata, sono, questi sì, espedienti retorici, talmente retorici da denunciare immediatamente la natura e le finalità dell’utilizzo.
Buon proseguimento. Con un’avvertenza: se riguardate bene il testo, vi accorgerete che ci sono un paio di virgole fuori posto: non sono dei refusi, ma il segno, inequivocabilmente, di una ulteriore, persistente volontà, da parte dell’autore, di “infangare i propri antagonisti politici”. Sic!
Lorenzo Galbiati Says:
July 21st, 2006 at 16:37
http://www.CENTOMOVIMENTI.COM – 1 LUGLIO 2005
Fuoco ad un dormitorio di immigrati: Borghezio condannato
REDAZIONE
E’ stato condannato anche in terzo grado di Giudizio il parlamentare europeo della Lega Nord Mario Borghezio, giudicato ancora una volta colpevole per l’incendio scoppiato il primo luglio del 2000 in un accampamento di extracomunitari.
L’esponente del Carroccio, al termine di una manifestazione contro l’immigrazione clandestina a Torino, stava facendo una ronda in compagnia di altre sei camicie verdi (anche loro tutti condannati), quando si trovò a passare nei pressi del dormitorio di stranieri che si trovava sotto il ponte Principessa Clotilde. Scoppiò un incendio, che i Giudici hanno ritenuto doloso.
La Corte di Cassazione ha infatti punito il nostro rappresentante al Parlamento di Strasburgo con una condanna a due mesi e venti giorni, commutata in una multa di 3000 euro.
“Era una ronda antidroga sollecitata dalla gente del quartiere di Porta Palazzo – si giustificò tempo fa Borghezio nel corso di un’intervista – un rumeno che dormiva su un giaciglio di paglia, spaventato, si alzò all’improvviso. Il ragazzo che aveva in mano la torcia, spaventato anche lui, cadde all’indietro e la fiaccola finì sulla paglia. Mai più farò una ronda in cui non conosca personalmente tutti i partecipanti. Quel giovane con la fiaccola si è rivelato troppo emotivo. Comunque grazie al nostro intervento quel dormitorio incredibile è stato abbandonato e forse abbiamo salvato la vita a quei rumeni perché la successiva alluvione della Dora ha riempito di acqua e di fango quei buchi”.
Inutile dire che i Magistrati non hanno creduto ad una sola parola.
LEGGI ANCHE:
Borghezio incita alla violenza: “Bastoni contro gli immigrati”
Da http://www.centomovimenti.com/2005/luglio/01_borghezio.htm
E ANCORA, SU BORGHEZIO CONDANNATO:
“Nel 1993 è stato condannato a pagare una multa di 750.000 lire perchè accusato di aver picchiato un bambino marocchino”
Da http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Borghezio
Dal mio esilio romano telegraficamente confermo le cose dette dal Conte Ugolino: un paio di virgole nel testo sono fuori posto. Evidente provocazione razzista del Rovelli!!!
;-)
un vecchio proverbio lakota
se vuoi continuare a pisciare contro vento
chi mai potrebbe impedirtelo
nemmeno il vento stesso potrebbe
però non dargli dello stolto
se a ogni soffio che passa ti ripete
che le tue vesti puzzano più di un bisonte
lasciato a marcire al sole della prateria
Lorenzo Galbiati: Wikipedia non è una fonte. Wikipedia è una comunità virtuale in cui chiunque, dopo essersi registrato, può inserire delle “voci” che entrano a far parte di una sorta di enciclopedia mondiale. Chiunque, ripeto. Non sai quante bufale si trovano, su wikipedia. Guardacaso, il link che riporti, ospita un’articolo che non reca la firma di nessun autore. Anonimo. Clandestino.
Ugolino Conte: se per te accusare qualcuno di aver picchiato un bambino è una questione di lana caprina, beh, che dire… niente, non dico niente, meglio così.
Ugolino scrive, alludendo a Borghezio: “Lasciare per strada un ragazzino sanguinante (…)”.
Potresti citarmi la fonte di questa notizia? Dove sta scritto che Borghezio ha lasciato per strada un bambino sanguinante? Dove l’hai letto?
Grazie.
sono incazzato
come mai il proverbio lakota postato alle h 01.33 del 22 luglio è finito alle h 17.33 del 21?
@mario
so bene cos’è wikipedia, preferivi un blog firmato? se cerchi su internet ne trovi a decine di siti che riportano la stessa cosa di wikipedia, ma nessuna è una fonte come vorresti tu. cmq, cos’è, un complotto per diffamare borghezio secondo te?
questo è ciò che offre internet, da quel che ho visto io.
francamente non capisco la tua fissazione su questo punto, vorresti obbligare Rovelli o chi per lui a riportarti gli atti di un tribunale?
cmq, io ci ho già speso abbastanza tempo su questa storia, che peraltro mi sembra assai meno grave di dar fuoco a un dormitorio dove ci stan persone a dormire.
Lorenz
Mario: se tu leggessi con attenzione quello che ho scritto, almeno con la stessa attenzione con cui io leggo quello che tu scrivi (e ti assicuro che ce ne vuole), e avessi, anche solo per pochi istanti, la bontà di deporre il manuale di diritto ad usum delphini che ti porti attaccato addosso, così come qualche altro si porta a spasso il manuale di retorica e stlistica, forse non lasceresti tracce così insensate, come quella di attribuirmi un’intenzione contro la quale ogni parola che ho postato è destinata.
Prova a rileggerti (io l’ho fatto): in ogni virgola che hai scritto non c’è nemmeno il sentore, mai, di voler tutelare i diritti di “quel” bambino: il tuo unico scopo è quello di difendere il borghezio con cavilli e cavillini, tipo “ma tu ce l’hai le prove”?, come se a te servissero le prove per emettere un giudizio, etico prima che politico, su chi spaccia odio e razzismo dalla mattina alla sera.
Sai cosa penso, vuoi proprio saperlo? Che la tua tattica è tipica di chi si aggrappa ad ogni appiglio, pur di non ammettere con se stesso che, col suo voto, per cinque anni almeno, si è reso comunque, nei fatti, complice di quel delirio xenofobo e nazista assurto alle più alte cariche dello stato.
Addio, signor mario, e continua a cercare pure la copia originale o la fotocopia della “contravvenzione”, vedrai che prima o poi salterà fuori. E i “marocchini”, i migranti, intanto? Effetti collaterali della storia: sepolti, non bastasse il resto, anche dai tuoi regolamenti di polizia municipale e dai trattati di retorica.
La notizia me l’ha data direttamente il betullo, il cui fumetto (“osceno”) in forma di quotidiano, a quanto sembra, è una fonte a cui attingono parecchie delle new entry commentanti (?) ultimamente. Il risultato? La ricerca, spasmodica, di un foglio che attesti una multa, diventa più importante e significativa dell’atto criminale, condannato in via definitiva dalla magistratura, di dar fuoco a un dormitorio.
Continuo a ripetermelo: ma chi me lo fa fare a rispondere ad “argomenti” del genere? E infatti, la storia finisce qui.
Caro Ugolino, mi spiace deluderti, ma io non sono leghista. Non stimo Borghezio e non l’ho mai votato. Ma credo che chiunque, Borghezio compreso, abbia il diritto di non essere infangato da allusioni, false notizie e accuse strumentali (si infanga già abbastanza da solo, che bisogno c’è di aggiungere altri carichi?). E questo non è garantismo. questa è democrazia (liberale). Per questo, dopo aver sottolineato alcune stranezze legate alla notizia riportata, relative al fatto che da nessuna parte in rete compare un resoconto dettagliato della vicenda o la citazione di una sentenza di tribunale o qualsiasi altra informazione utile a comprovare la veridicità dell’accaduto, per questo, dicevo, ho chiesto a Rovelli quale fosse la sua fonte e da dove ricavasse la certezza che quel fatto sia realmente accaduto. Non vedo cosa ci sia di male in questo. Vedo del male, invece, anzi della malizia, nel tuo attribuirmi simpatie politiche che non ho e nell’accusarmi di perseguire chissà quale sordido intento. Niente di tutto questo, caro Ugolino. Solo amore per la verità e antipatia, profonda antipatia, per chi, come hai fatto tu, ha romanzato (parlando di un ragazzino sanguinante lasciato per strada) su una vicenda che allo stato attuale delle cose, mancando qualsiasi riscontro oggettivo e ufficiale, va considerata, fino a prova contraria, niente più e niente meno di una leggenda metropolitana.
Ugolino, il dislivello morale e giuridico tra la violenza contro le cose e la violenza contro le persone è abnorme. Mi sembra persino banale dirlo, ma si vede che con te c’è bisogno anche delle banalità.
@ugolino
Su Genova non invento nulla. Basta scorrere le prime dieci pagine di Google per sapere quanti peli in culo aveva il commissario Basettoni.
Con me non funziona la retorica della testa rotta, perché se il livello (retorico) dello scontro è questo allora potrei risponderti che in altri tempi c’era una guardia gambizzata per ogni testa spaccata.
Oggi le cose vanno diversamente, ci sono i pacifisti, le tute bianche e il blocco nero. O meglio, c’era il Blocco Nero, di cui resta una gustosa paginetta su wikipedia, che ti consiglio vivamente, mentre non mi risulta che i suddetti blocchisti siano stati visti sulla Piazza Rossa (ma tanto adesso qualcuno se ne uscirà dicendo che erano tutti nazisti in borghese).
Al di là delle bande nere, mi limito a osservare che mentre facciamo il conto di quanti Canterini sono stati promossi, e ci scandalizziamo, e chiediamo la testa di De Gennaro (come minimo), l’aria che tira è di un commiato senza precedenti e senza arrivederci.
“Che fine abbiamo fatto?”, titola “Carta” parlando del Movimento. Smobilitiamo, noi che c’eravamo. Che non sia stata proprio Genova il canto del cigno.
Roberto, sarà il caldo, forse, ma mi meraviglia il fatto che anche tu legga di un intero commento quello che ti serve e decontestualizzi una frase trasformando il frammento nel senso di tutto il discorso. Lascialo fare agli altri, non è un esercizio di intelligenza. Su Genova non ho detto che tu “inventi”, ho detto che aspetto lumi: non mi sembra la stessa cosa, se permetti.
Poi, il mio cranio fa storia, non è retorica, e io, qui, non mi sto scontrando con nessuno. La vera storia di Genova possono scriverla solo coloro che c’erano, che hanno visto e subìto: se così fosse/fosse stato, tu oggi vedresti in galera gli esecutori e i mandanti politici di quella operazione “cilena”, altro che promozioni. Ecco perché ti parlavo della “subalternità” della storia dei vinti: e io con i vinti ci sto bene, è il mio mondo, e ti assicuro, in quel mondo non si smobilita mai, checché tu ne pensi, non si può, nemmeno volendolo, ne va della propria sopravvivenza e della sopravvivenza della memoria stessa.
“Che non sia stata proprio Genova il canto del cigno”.
Per non “cantare”, a Genova, prima o dopo che sia, basta riportare quelle esperienze all’interno della quotidianità che si vive, a iniziare dal lavoro che si fa, dagli ambienti che si frequentano, dalle pagine che, metaforicamente o concretamente, si cerca di strappare al nulla del bianco. C’è chi lo fa, e c’è chi rifluisce. E chi lo fa, lo fa anche a nome di coloro che rifluiscono, quelli che ballano una sola estate, forse solo per crearsi ricordi. Ma i ricordi sfumano. Solo la memoria resta. E mette radici.
p.s.
Non so se il blocco nero sia formato da nazisti in borghese. Quelli che ho visto all’opera a Genova, discutevano allegramente i loro piani con le forze dell’ordine, prima di tuffarsi nel corteo a provocare e ad alimentare incidenti, ad attirare cariche furiose su un corteo pacifico. Quelli erano nazisti.
@ugolino
quando ‘decontestualizzo’ è perché mi sento preso in giro fra le righe, solo questo. Anch’io conobbi, ahimè, le palettate in testa dell’antiscippo, più di una volta, ma allora ero più scapestrato.
Fatta chiarezza, il discorso resta: quali sono i rapporti tra subalternità/ guerra di posizione/ creazione del “senso comune”? Ottimo quello che dici sulla storia, anzi la memoria personale e quotidiana. Che è cosa diversa dal tenere il bordone ai malabarbeschi di turno.
Ma è ancora più divertente, e ci torno volentieri, fare rassegna sui blocchisti della domenica promotori del distro-shopping: “La distruzione della proprietà talvolta effettuata dai blocchi neri tende ad avere importanza simbolica: gli obiettivi comuni includono le costruzioni istituzionali, gli uffici delle società multinazionali, i negozi del sesso e di pornografia, le stazioni della benzina e le macchine fotografiche di video-sorveglianza”. Ci manca solo il divieto di far volare gli aquiloni, di ascoltare musica pop e bearsi davanti alla tv guardando la stangona di “Cultura Moderna”, ed ecco che il Ciocco-Blocco assurge a fortezza talebana. Sarà il riflusso, o qualche manina che si diverte a fare copia e incolla su Wikipedia?
http://it.wikipedia.org/wiki/Black_block
@conte
a proposito di “giustizia cilena”, se le parole hanno ancora un senso, non solo un suono, lo avremmo saputo tra circa quindici o vent’anni cos’era successo a Genova. Voglio dire che una cosa è essere sequestrati a volto coperto e successivamente gettati in mare da un aereo, altra cosa è riuscire a portare in aula le nostre prove, i nostri diritti. Che poi siano regolarmente calpestati non mi stupisce più di tanto. La securitate democratica, con le sue pietre ipocrite, i sassi messi lì apposta per lavarsi le mani e scaricare altrove le responsabilità, è fanciullesca rispetto alle vette squadristiche e all’ebrezza omicida di un Pinochet. Questo mi dà ancora qualche speranza.
@ Roberto
Visto che mi ci hai mandato (su wikipedia), ci sono andato. Ho letto solo poche righe, immaginando il resto. Sai cos’è che mi ha dato più fastidio, ma un fastidio enorme, viscerale? L’uso disinvolto della parola “anarchia”. Quelle grandissime teste di cazzo non sanno nemmeno che cosa sia: se ne tenessero alla larga e, se sono ancora capaci di farlo, provassero ad abbassare la testa in un ultimo sussulto di decenza e di rispetto. Dietro quella bandiera c’è una storia, e una memoria, che non sarà mai la loro, e della quale non si approprieranno mai. Giù le mani, please.
@Galbiati: mi fa piacere sapere che non sei d’accordo con me e scoprire che sei invece d’accordo sul fatto che, con la politica, gente QUALUNQUE (leggi D’Alema e Fassino, ma la lista potrebbe continuare e comprendere tranquillamente molti nomi di entrambi gli schieramenti) e senza rischiare nulla, sia in grado di arricchirsi.
Fa piacere saperlo e fa piacere sapere che l’obiettività si ferma davanti alle bandiere del colore giusto.
Trovo ipocrita questo atteggiamento che giustifica colpe ‘minori’ (??) utilizzando la via più semplice: ‘quello dell’altra bandiera ha fatto di peggio.’
Fintanto che questo atteggiamento non cambierà, e non cambierà nel mondo ‘intellettuale’, ben poco riusciremo a cavarne e continueremo a litigare aggrappati alle nostre bandiere senza mai riuscire a capire cosa veramente sia la questione morale.
E’ il mondo ‘intellettuale’ che deve dare inizio e portare a compimento la mai risolta ‘questione morale’ e la ‘questione morale’ non è fatta solo di tigri o di due personaggi folkloristici con un livello di influenza inesistente. Sarebbe come dire che la politica del centrosinistra è decisa da Casarini e Caruso: una barzelletta. Esattamente come è una barzelletta addossare la politica del centrodestra a Borghezio e Prosperini.
Non è immolando questi politici macchietta (comodi per qualunque discussione inconcludente da bar) che si arriverà a una migliore classe politica, ma facendo in modo che la politica non diventi una scorciatoia, per chi non ha altre vie, per arricchirsi e crearsi una posizione sociale senza ALCUN rischio.
Se poi non sei d’accordo, beh, che dirti: buon pro ti faccia e continua a immolarti con la lotta alle lucciole.
Buon fine settimana. Trespolo.
PS: c’è un’altra cosa che non riesco a capire: la necessità di classificare sempre e comunque le persone con le quali si discute e partire da lì, dalla classificazione, per esprimere qualunque giudizio di merito. Sembra quasi che sia ritenuto pericoloso condividere alcunché se espresso da una persona che, secondo le nostre classificazioni, appartiene al fronte avversario. Questo è un errore madornale che qualunque ‘intellettuale’ dovrebbe imparare a evitare. Delle due l’una: o qui di intellettuali non ce ne sono ed è tutta una finta, oppure non esiste obiettività e si giudica lo schieramente (presunto o reale) e non l’idea. Triste.
@Baldrus, se gli istinti bassi fossero solo di provenienza destra, non avremmo avuto e non avremmo le discriminazioni nei confronti dei ‘diversi’ che sono state perpetrate negli ex Stati comunisti e/o negli attuali pochi rimasti. Non mi pare solo una prerogativa della destra, ma tant’è…
Mi piace il discorso che fai sull’intellettuale, ma io non stavo parlando degli intellettuali: i politici non sono intellettuali. Questa è la differenza che io metto come sottintesa (sbagliando forse) e che condiziona il mio ragionamento. Il politico, per me, è un mestierante che, grazie a soldi, appoggi, etc… etc… è finito a fare un lavoro che dovrebbe essere a favore della comunità e che, invece, è quasi esclusivamente svolto a suo favore ignorando completamente le necessità della comunità.
Il bello è che questa improduttività politica non ha più bandiera: si fanno i cazzi loro i politici di destra tanto quanto i politici di sinistra senza distinzione alcuna.
Se poi vogliamo spaccare il capello in quattro e distinguere fra chi ti incula (scusa il termine, ma almeno ci capiamo senza sottintesi) urlando e chi ti incula sottovoce beh, mi pare un puro esercizio retorico senza alcun senso.
Ho torto? Può anche essere, ma può anche essere che abbia ragione (magari solo un pezzettino) e, non so a te, ma a me girano i coglioni nei confronti di Borghezio e company, ma mi girano anche quando vedo una mezza sega come Fassino che ormeggia la barca acquistata con i soldi miei: non con i suoi, che sarebbe un’altra storia.
Mi girano i coglioni anche quando Fassino chiama Consorte per sapere se ‘Allora siamo proprietari di una banca?’ e, come prima azione di Visco una volta al governo, ci si muove per trasferire in blocco tutti i responsabili della Guardia di Finanza di Milano che, guarda caso, sono responsabili delle inchieste su Unipol, RCS, Antonveneta, BPI.
Mi girano anche i coglioni quando, stravolto dopo 6 ore di volo e 4 di macchina, arrivo in albergo e mi tocca cedere il posto al politico di turno che arriva spintonando davanti alla reception con la sua scorta.
Mi girano per talmente tanti motivi che mi pare assurdo stare qui a discutere, a spaccare il capello in quattro su questioni di lana caprina e discorsi da bar che non porteranno da nessuna parte se non quella, una volta finito il proprio intervento, di avere la certezza di essere più belli, più buoni, più meglio (lo che non si dice ma lo dico lo stesso) di chi indossa un colore diverso.
Buon fine settimana. Trespolo.
Mozzi, finiscila di impaludarti in simili cavilli. Padova è già abbastanza palude così com’è…e non solo per l’afa e l’umidità, c’è ben altro che stagna in questa città, come in tutto il Veneto. Non si fa che sudare qui, e non vedo l’ora di tornare in apuania, dove evidentemente – e lo dico senza alcuno spirito di campanilismo, perchè anche l’apuania è assai paludosa – in spiriti come quelli di Marco risuona ancora una radice ultima di umanità. Non esiste discorso privo di retorica, e del resto per denunciarne la presenza se ne deve fare un uso ancor più denso, proprio come fai tu: al di là di questo, è l’essenziale che si deve riconoscere nelle parole di Marco, non l’accidentale…
sestoempirico
insomma, trespolo, ammettilo: è tutto un magna-magna, non è vero?
Viva Wittgenstein.
la questione non è chi sono borghezio, calderoli ed altri cialtroni simili che, meschini noi, ci ritroviamo a mantenere, ma chi rappresentano, quale cultura
……..borghezio….calderoli……..er pecora……….
Per non parlare poi di quegli altri insediati nei consigli regionali, comunali, faccendieri di quart’ordine, cravattari
VIVA LA CULTURA VIVA LA FRATELLANZA VIVA LA LIBERTA.
VIVA LA CULTURA
Sono d’accordo, e consiglio vivamente a tutti una buona lettura, qui più che buona, ottima:
Ludwig Wittgenstein, Della certezza. L’analisi filosofica del senso comune. Einaudi paperbacks 88, Torino 1978
Piccolo florilegio alla luce del quale rileggere ognuno il proprio commento:
” 2 Dal fatto che a me – o a tutti – sembri così, non segue che sia così. Però si può benissimo chiedere se di questo sia possibile dubitare sensatamente.”
“3 Se per esempio un tizio dice: ‘Io non so se qui ci sia una mano’, gli si potrebbe replicare: ‘Guarda un po’ meglio’, – Questa possibilità del convincersi fa parte del gioco linguistico. E’ uno dei suoi tratti essenziali.”
Oppure:
“439 Anche l’enunciato: ‘So che dietro questa porta c’è un corridoio, e che poi c’è la scala che conduce al pianterreno’ suona così convincente soltanto perché ciascuno suppone che io lo sappia.”
Questo modo di ragionare vi appartiene? O lo trovate una sofisticheria? E se vi appartiene lo sfruttate a ragion vedura per ottenere un effetto retorico? E se è così, contribuite alla diffusione di un linguaggio pulito? O partecipate a vostra volta consapevolmente alla manipolazione delle teste altrui? E se è così, vi chiedo: il fine giustifica i mezzi? Ripulire il linguaggio equivale a ripulire per quanto poco il mondo ed evitare che alla fine vinca il caos.
@a.b.
guarda che Trespolo parlava della barca di D’Alema, e ha ragione, i politici non possono andare in barca, perché non si sa mai da chi si corre il rischio di essere ospitati, e non possono possederla perchè se anche la possiedono con altri la loro quota l’abbiamo pagata noi cittadini. Anch’io ho dovuto sganciargli qualche euro. E come Wittgenstein mi insegna, l’ho detto, qualcuno ha voluto crederci, dunque è diventato vero.
@Temperanza: non parlavo della barca di D’Alema, ma proprio di quella di Fassino. E’ ormeggiata al porto di Spezia, dove è facile incrociarlo quando è libero da impegni. E’ ormeggiata di fianco alla barca di una persona che conosco molto bene e, ‘sta stronza di persona, ha pure aiutato Fassino a trovare il posto fisso: che non ce n’erano più!
Sì, pure lui si è fatto la barca: al peggio non c’è limite.
Buon fine settimana. Trespolo.
Tashtego: la tua battuta non è per niente divertente, sempre che volesse essere una battuta.
Buon fine settimana. Trespolo.
Ma perché Fassino non può avere una barca? Cosa c’è di immorale? Di barche ce ne sono di tutti i tipi, vecchie, in socia, in leasing, da molti miliardi e da quattro lire. Lo stipendio di un deputato lo permette ampiamente. Se invece di una barca avesse una macchina, magari più cara, ti farebbe meno impressione?
Al di là delle tue posizioni politiche, che da quel che ho visto sono ortogonali alle mie, qui c’è qualcos’altro in gioco.
Un fatto simbolico.
Io, pensa un po’, vorrei comprarmi un cavallo, potrei cavarmela con tremila euro, pagandolo persino a rate, e tenerlo a mezza fida in un posto di campagna. Se fossi una parlamentare e qualcuno che la pensa come te mi vedesse galoppare tra i campi di cosa potrebbe accusarmi? Di aver rubato ai cittadini per fare una vita di lussi?
E se invece mi vedesse in libreria non andrebbe a guardare lo scontrino e non farebbe neppure caso a quante volte ci vado, eppure i libri costano molto di più e sono un vizio peggiore.
Fai due conti, e vedrai che puoi andare a dormire tranquillo.
@Temperanza: mi infastidisce che i nostri politici si arricchiscano giocando con i nostri soldi. Purtroppo i due conti li ho fatti, fare conti è il mio mestiere e so quanto costano le barche di un certo tipo; che ne ho una pure io e non sarei mai riuscito a pagarla anche con uno stipendio da 20.000 euro al mese. Più o meno quello che intasca un parlamentare italiano al netto…
No, non ci sto alla storiella del politico che può permettersi il lusso, almeno non oltre certi limiti e poi gioca a fare la verginella. Questa gente si straccia da anni le vesti del conflitto di interessi, ma quando non riguarda loro, quando non sono loro direttamente coinvolti.
La pantomima dei trasferimenti della GdF a Milano mi ha fatto VOMITARE. A te no?
E non si tratta di un cavallo da 3000 euro e, se hai qualche conoscenza e sai dove macellano i cavalli (lo so che pare barbaro ma si macellano pure i cavalli), puoi prenderne di buoni e a peso: anche meno di 1000 euro.
Ma questa gente non si comporta così: no. Camicie da 200 euro, abiti sartoriali, prebende e vantaggi costruiti sul nulla e partendo dal nulla: il mestiere di inculare la gente.
Questo è il punto e l’altro punto è che non se ne vanno mai: tutti. E le facce rimangono sempre le stesse e più fingono onestà e peggio sono: che si sistema la moglie, l’amico, il parente e tutta la trafila. Questo è ciò che gli interessa.
Non fosse così non ci sarebbe mai stata la storia della GdF a Milano (ora rientrata sottotraccia).
E torno all’argomento del post: questi sono i problemi dei quali discutere e da far emergere, non le cazzate da bar alla Borghezio e Prosperini o Caruso e Casarini che fa lo stesso. Sono solo parafulmini questi ‘signori’, così com’è un parafulmine lo scandalo del calcio, la testata di zidane, etc… etc…
Vuoi fare il politico? Censimento di tutti i beni (familiari e conoscenti compresi) e dichiarazione dei redditi pubblica assieme alla lista dei beni acquisiti durante l’attività politica. Se non quadra (e spesso non quadra) si va a vedere perché.
Temperanza, non vorrei sembrare esagerato, ma ho una certa dimestichezza con il lusso e, anche se può apparire importante per un normale cittadino, uno stipendio da 20.000 euro al mese non ti consente ‘certi’ lussi. A meno che tu non fossi già ricco di tuo, oppure un ottimo speculatore finanziario (anche fortunato aggiungo), oppure che ne so…
Per chiudere: peggio ancora se il lusso te lo costruisci in comproprietà con altri. Sarà lusso di tasca propria? Non ci sarebbe nulla di male. Potrebbe anche essere il contrario. Da dove viene? E’ corretto il prezzo pagato? Se sì va bene, se è no perché un prezzo basso?
No, non mi convincerai mai che sia giusto che un politico cresciuto dal nulla possa permettersi il lusso e arricchirsi, senza alcun rischio, alle spalle di chi lo vota. “Allora siamo proprietari di una banca?”; basta molto meno, in altri paesi, per veder evaporare carriere politiche: basta un viaggio da 8.000 euro regalato.
Buon fine settimana. Trespolo.
PS: ma non ti pare di smentirti da sola nei tuoi due commenti?
@Temperanza, un’ultima cosa. Non ho mai capito perché, ma in Italia succede una cosa strana: più diventi importante, più si allarga il tuo raggio di influenza, meno sei controllato.
Hai mai sentito di un politico che, a fronte di controlli di routine, abbia ricevuto un accertamento da parte del fisco?
No. Quelli si fanno ai cittadini. E loro cosa sono? Argonauti?
Buon fine settimana. Trespolo.
@ Trespolo
I miei commenti sono 3. E no, non si smentiscono.
Barbieri credeva che tu parlassi della barca di Previti, io di quella di D’Alema, Barbieri ti dà più credito di quanto te ne dia io.
A meno che non mi sbagli clamorosamente il tuo spirito critico si applica con passione prevalente a politici di sinistra e infatti ho immaginato che la barca di cui parlavi non fosse di un politico di forza italia e consimili.
Dal mio punto di vista è curioso difendere Fassino o D’Alema perché ho poche illusioni sul potere, ma questo moralismo a senso unico è un po’ imbarazzante, ai miei occhi.
Con il lusso ho una certa dimestichezza anch’io, e pure con quella cosa un poco più sostanziosa che è la ricchezza, e dunque conosco la differenza tra guadagnare un paio di milioni di euro l’anno e 300 mila. E so anche cosa significa guadagnarne 1000, che non si può chiamare povertà, ma di questi tempi ci va vicino. Come vedi ho un’esperienza piuttosto variegata. E ti assicuro che con ventimila euro lordi al mese una barca te la compri e la mantieni.
Quello che non mi piace del tuo commento è che parli per sentito dire, non sai se è sua, non sai se la possiede da solo, non sai quanto l’ha pagata, sai solo che è ormeggiata vicino alla barca di uno che conosci, insomma, sei uno dei tanti che guarda.
Se ne dicono tante, io ne sento tante, non contribuisco a mettere in giro neppure le molte che sento sui politici di destra, finché non ho qualche pezza d’appoggio le considero chiacchiere.
@Temperanza: non mi pare di aver scritto indirizzando a destra o a sinistra “Vuoi fare il politico? Censimento di tutti i beni (familiari e conoscenti compresi) e dichiarazione dei redditi pubblica assieme alla lista dei beni acquisiti durante l’attività politica. Se non quadra (e spesso non quadra) si va a vedere perché.”
Questo è ciò che vorrei, senza distinzioni. Poi, e ti do ragione, mi dà molto più fastidio un politico di sinistra che si arricchisce di un politico di destra; sicuramente è un problema mio, ma pareggiando i controlli continua a rimanere un problema mio non sostanziale.
Per il resto hai ragione: a parlar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina. E la sostanza non cambia: “Allora siamo proprietari di una banca?” :-)
Buona notte. Trespolo.
PS: con uno stipendio netto da 20.000 euro al mese non comperi una barca che vale almeno 2 milioni di euro; se sei avvezza alla ricchezza vera, come scrivi, lo sai bene almeno tanto quanto lo so io e saprai anche che mantenere una barca simile costa MOLTO più che comperarla. La mia, tanto per giocare con i numeri, costa molto di più e il giorno in cui un politico mezza sega (senza distinzioni fra destra e sinistra sia chiaro) dovesse riuscire a permettersene una che costa di più, la venderei.
Cioè Fassino avrebbe una barca che vale almeno due milioni di euro?
Credevo che parlassimo sul serio, sono un po’ tonta e ogni tanto non mi accorgo delle battute.
Ah, a proposito, sei la prima persona che conosco che abbia una barca da più di due milioni di euro e non abbia uno straccio di cameriere che gli prepari la cena. Assumilo, Trespolo, te lo consiglio vivamente, con il tuo reddito non si può avere solo l’equipaggio, ci deve essere anche il personale di casa:-)
@ Trespolo
Scusa, sono andata a dare un’occhiata al tuo blog. Non conosco neppure nessuno con una barca da più di due milioni di euro che vada in treno e per di più pensi a farsi dare il rimborso.
Sei un umorista, Trespolo, non c’è dubbio. O un sognatore. Non so che mestiere tu faccia, ma non ci siamo, TUTTI quelli che conosco io che guadagnano tanto da potersi permettere una barca del genere hanno anche l’autista, se non altro per ragioni di sicurezza e per poter lavorare in viaggio. Come forse sai “time is money” e se si guida personalmente lo si perde.
E le case (sono curiosa, sono andata a vedere anche i tuoi problemi di casa) gliele mette a posto l’architetto e soprattutto NON le puliscono di persona. E’ vero che conosco un banchiere che per un certo periodo si è stirato le camicie da solo, ma era un’emergenza e un impulso giovanilistico.
Mi sembri un personaggio di Graham Greene, di quelli che fingono di essere una spia:–))
Certo che con una fantasia come la tua ogni cosa che dici avrà ai miei occhi le stimmate della balla.
Trespolo! ma hai un divano dell’ Ikea!
Sono affascinata, sei un travet, per questo parli tanto dei soldi degli altri.
Beh, che dire, mi stai diventando simpatico, le persone con una fantasia esagerata mi divertono anche se sono di destra!
@Temperanza, mi hanno molto divertito le tue ultime risposte. Ironiche, giocate sul personale, piene di quella ‘sana’ abitudine che richiede, una volta esauriti gli argomenti, di screditare l’interlocutore per troncare la discussione.
Comunque, e come puoi ben supporre, pure io e con la fantasia che mi contraddistingue, mi sono fatto un’idea sul tuo conto, e questa idea mi aveva consigliato di evitare discussioni sterili, almeno con te.
Ma che ci vuoi fare, c’è chi vive con soldi propri e può permettersi di fare ciò che vuole e chi invece, gioca a fare la snob di sinistra con i soldi degli altri; magari quelli del paparino o di qualcun altro. Purtroppo sempre ai margini, magari in salotti buoni, sicuramente con una discreta formazione culturale e l’abitudine di guardare sempre e chiunque dall’alto verso il basso.
La solita insoddisfatta che si aggrappa a quattro idee altrui per apparire meno depressa e persino interessante a volte.
Questa è l’idea che mi sono fatto leggendo i tuoi commenti che distribuiscono sempre, a piene mani, lezioni di vita non vissuta. Ne ho incontrate tante di donne come te, troppe.
Meglio troncare qui e, dovessi mai passare dalle parti del lago di garda, nella zona di desenzano, guardati le ville che affacciano sul lago; in una delle più belle potresti trovarci uno piccolo, brutto e cicciottello, anche un po’ brizzolato, che litiga con un trattorino honda nel tentativo di tagliare l’erba del giardino.
Non avere dubbi: quello piccolo brutto e cicciottello sono sicuramente io. Tutti gli altri vicini sono come li immagini tu: alti, biondi, occhi azzurri, intelligenti e molto, molto charmant :-)
Buona domenica. Trespolo.
temp lascia stare: probabilmente i commenti di trespolo glieli scrive il maggiordomo, oppure un altro dipendente specializzato solo a scrivere commenti sui blog. un po’ come il cuoco michele che in cucina guardava santoro… :-)
oh, ragazzi, cambiando argomento, non fatemi leggere i 94 msg precedenti e ditemelo direttamente: chi è qui l’o-sceno del villaggio?
(e non dite che sono io, eh!)
@Biscardi, i tuoi commenti invece te li scrivi da solo… e si vede :-)
Buona domenica. Trespolo.
@Biscardi
Volevo solo vedere cosa c’era sotto quel “buona serata Trespolo”:–)
Un uomo messo a nudo, e in soli cinque o sei commenti, pensavo che tenesse la palla di più:–))))
@Temperanza, e tu cosa porti sotto, temperante Miss Lezioni di Vita?
No, questa volta devo aver sbagliato. Mi sa che il Miss non è adatto. Ma non è importante, né determinante. Però sotto sotto sicuramente qualcosa porti…
Buona notte. Trespolo.