Maîtresmorphoses
Lettera aperta 1
di
Roberto Saviano
Presidente Silvio Berlusconi, le scrivo dopo che in una conferenza stampa tenuta da lei a Palazzo Chigi sono stato accusato, anzi il mio libro è stato accusato di essere responsabile di “supporto promozionale alle cosche”. Non sono accuse nuove. Mi vengono rivolte da anni: si fermi un momento a pensare a cosa le sue parole significano. A quanti cronisti, operatori sociali, a quanti avvocati, giudici, magistrati, a quanti narratori, registi, ma anche a quanti cittadini che da anni, in certe parti d’Italia, trovano la forza di raccontare, di esporsi, di opporsi, pensi a quanti hanno rischiato e stanno tutt’ora rischiando, eppure vengono accusati di essere fiancheggiatori delle organizzazioni criminali per il solo volerne parlare. Perché per lei è meglio non dire.
è meglio la narrativa del silenzio. Del visto e taciuto. Del lasciar fare alle polizie ai tribunali come se le mafie fossero cosa loro. Affari loro. E le mafie vogliono esattamente che i loro affari siano cosa loro, Cosa nostra appunto è un’espressione ancor prima di divenire il nome di un’organizzazione.
Io credo che solo e unicamente la verità serva a dare dignità a un Paese. Il potere mafioso è determinato da chi racconta il crimine o da chi commette il crimine?
Il ruolo della ‘ndrangheta, della camorra, di Cosa nostra è determinato dal suo volume d’affari – cento miliardi di euro all’anno di profitto – un volume d’affari che supera di gran lunga le più granitiche aziende italiane. Questo può non esser detto? Lei stesso ha presentato un dato che parla del sequestro alle mafie per un valore pari a dieci miliardi di euro. Questo significa che sono gli scrittori ad inventare? Ad esagerare? A commettere crimine con la loro parola? Perché? Michele Greco il boss di Cosa Nostra morto in carcere al processo contro di lui si difese dicendo che “era tutta colpa de Il Padrino” se in Sicilia venivano istruiti processi contro la mafia. Nicola Schiavone, il padre dei boss Francesco Schiavone e Walter Schiavone, dinanzi alle telecamere ha ribadito che la camorra era nella testa di chi scriveva di camorra, che il fenomeno era solo legato al crimine di strada e che io stesso ero il vero camorrista che scriveva di queste storie quando raccontava che la camorra era impresa, cemento, rifiuti, politica.
Per i clan che in questi anni si sono visti raccontare, la parola ha rappresentato sempre un affronto perché rendeva di tutti informazioni e comportamenti che volevano restassero di pochi. Perché quando la parola rende cittadinanza universale a quelli che prima erano considerati argomenti particolari, lontani, per pochi, è in quell’istante che sta chiamando un intervento di tutti, un impegno di molti, una decisione che non riguarda più solo addetti ai lavori e cronisti di nera. Le ricordo le parole di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone pronunciate poco prima che lui stesso fosse ammazzato. “La lotta alla mafia è il primo problema da risolvere … non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolga tutti e specialmente le giovani generazioni le spinga a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale della indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone quando in un breve periodo di entusiasmo mi disse: la gente fa il tifo per noi. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale dà al lavoro dei giudici, significava soprattutto che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze”.
Il silenzio è ciò che vogliono. Vogliono che tutto si riduca a un problema tra guardie e ladri. Ma non è così. E’ mostrando, facendo vedere, che si ha la possibilità di avere un contrasto. Lo stesso Piano Caserta che il suo governo ha attuato è partito perché è stata accesa la luce sull’organizzazione dei casalesi prima nota solo agli addetti ai lavori e a chi subiva i suoi ricatti.
Eppure la sua non è un’accusa nuova. Anche molte personalità del centrosinistra campano, quando uscì il libro, dissero che avevo diffamato il rinascimento napoletano, che mi ero fatto pubblicità, che la mia era semplicemente un’insana voglia di apparire. Quando c’è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l’allarme? Guardando a chi ha pagato con la vita la lotta per la verità, trovo assurdo e sconfortante pensare che il silenzio sia l’unica strada raccomandabile. Eppure, Presidente, avrebbe potuto dire molte cose per dimostrare l’impegno antimafia degli italiani. Avrebbe potuto raccontare che l’Italia è il paese con la migliore legislazione antimafia del mondo. Avrebbe potuto ricordare di come noi italiani offriamo il know-how dell’antimafia a mezzo mondo. Le organizzazioni criminali in questa fase di crisi generalizzata si stanno infiltrando nei sistemi finanziari ed economici dell’occidente e oggi gli esperti italiani vengono chiamati a dare informazioni per aiutare i governi a combattere le organizzazioni criminali di ogni genealogia. E’ drammatico – e ne siamo consapevoli in molti – essere etichettati mafiosi ogni volta che un italiano supera i confini della sua terra. Certo che lo è. Ma non è con il silenzio che mostriamo di essere diversi e migliori.
Diffondendo il valore della responsabilità, del coraggio del dire, del valore della denuncia, della forza dell’accusa, possiamo cambiare le cose.
Accusare chi racconta il potere della criminalità organizzata di fare cattiva pubblicità al paese non è un modo per migliorare l’immagine italiana quanto piuttosto per isolare chi lo fa. Raccontare è il modo per innescare il cambiamento. Questa è l’unica strada per dimostrare che siamo il paese di Giovanni Falcone, di Don Peppe Diana, e non il paese di Totò Riina e di Schiavone Sandokan. Credo che nella battaglia antimafia non ci sia una destra o una sinistra con cui stare. Credo semplicemente che ci sia un movimento culturale e morale al quale aspirare. Io continuerò a parlare a tutti, qualunque sarà il credo politico, anche e soprattutto ai suoi elettori, Presidente: molti di loro, credo, saranno rimasti sbigottiti ed indignati dalle sue parole. Chiedo ai suoi elettori, chiedo agli elettori del Pdl di aiutarla a smentire le sue parole. E’ l’unico modo per ridare la giusta direzione alla lotta alla mafia. Chiederei di porgere le sue scuse non a me – che ormai ci sono abituato – ma ai parenti delle vittime di tutti coloro che sono caduti raccontando. Io sono un autore che ha pubblicato i suoi libri per Mondadori e Einaudi, entrambe case editrici di proprietà della sua famiglia. Ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della Mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così. E non so se lo sarà per tutti gli autori che si sono occupati di mafie esponendo loro stessi e che Mondadori e Einaudi in questi anni hanno pubblicato. La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall’accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, “comprati”. E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E’ da loro che voglio risposte.
Una cosa è certa: io, come molti altri, continueremo a raccontare. Userò la parola come un modo per condividere, per aggiustare il mondo, per capire. Sono nato, caro Presidente, in una terra meravigliosa e purtroppo devastata, la cui bellezza però continua a darmi forza per sognare la possibilità di una Italia diversa. Una Italia che può cambiare solo se il sud può cambiare. Lo giuro Presidente, anche a nome degli italiani che considerano i propri morti tutti coloro che sono caduti combattendo le organizzazioni criminali, che non ci sarà giorno in cui taceremo. Questo lo prometto. A voce alta.
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Dopo la lettera aperta dello scrittore, seguìta agli attacchi del presidente del Consiglio, Marina Berlusconi scrive al nostro giornale. Perché è presidente del Gruppo Mondadori. E perché “il diritto di esprimere il proprio pensiero, di approvare o dissentire, non può valere per alcuni e non per altri” ( da Repubblica)
di Marina Berlusconi
GENTILE direttore, la lettera di Roberto Saviano sulla Repubblica di ieri, in replica ad alcuni giudizi di mio padre sul “supporto promozionale” che serie tv come “La piovra” e libri come “Gomorra” fornirebbero alle mafie, mi impone una risposta. Innanzitutto perché mi ha profondamente colpito la reazione di Saviano di fronte a quella che era né più né meno che una critica. Una critica che può anche non essere condivisa, ma che, come tutte le opinioni, è più che legittima. E quando dico “tutte le opinioni” intendo davvero tutte, comprese quelle, piaccia o non piaccia, del presidente del Consiglio.
Voglio anticipare subito che è una critica con la quale concordo. Credo che nessuno si sogni nemmeno lontanamente di pensare che sulle mafie si debba tacere. Al contrario. Sappiamo tutti quanto abbia pesato e pesi l’omertà nella lotta alla criminalità organizzata e quanto sia importante rompere il muro del silenzio. Ma certo una pubblicistica a senso unico non è il sostegno più efficace per l’immagine del nostro Paese. Saviano scrive che l’Italia ha la migliore legislazione antimafia del mondo, ma da cittadina italiana penso che tutti dovremmo essere fieri anche del fatto che il governo guidato da mio padre ha ottenuto sul fronte della lotta alle mafie risultati clamorosi, forse mai raggiunti prima. E questo non lo dico io, lo dicono i fatti, gli arresti, i sequestri di patrimoni sporchi. “Quando c’è un incendio si lascia fuggire chi ha appiccato le fiamme e si dà la colpa a chi ha dato l’allarme”? si chiede retoricamente Saviano su Repubblica. A me pare che il governo non solo non lasci fuggire nessuno, ma si applichi anzi ad un’altra attività non secondaria: quella di spegnerle, le fiamme. Parlare di più anche di questi successi sicuramente aiuterebbe a cancellare quella assurda equazione che troppo spesso viene applicata all’estero: Italia uguale mafia.
Personalmente, la penso così. E questo, è ovvio, poco importa. Ma sono anche presidente del gruppo Mondadori, che Saviano tira ampiamente in ballo. E lo fa in un modo su cui non posso tacere. La Mondadori fa capo alla mia famiglia da vent’anni. In questi venti anni abbiamo sempre assicurato, com’è giusto e doveroso, secondo il nostro modo di intendere il ruolo dell’editore, il più assoluto rispetto delle opinioni di tutti gli autori e della loro libertà d’espressione. A cominciare, in una collaborazione che mi è parsa reciprocamente proficua, da Roberto Saviano. Il quale ce ne dà atto, scrivendo di aver sempre pensato che la Mondadori “avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse”. Salvo poi aggiungere che dopo le parole di mio padre “non so se sarà più così”. E perché? Che cosa è cambiato? Silvio Berlusconi non può permettersi di criticare un’opera edita dalla Mondadori, la quale naturalmente continua ad avere la più totale e piena libertà di fare le scelte editoriali che ritiene più opportune? Questo non è forse un bell’esempio di dialettica democratica? Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura. Ma in questo modo è lui stesso ad applicare una censura, non riconoscendo al presidente del Consiglio il diritto di criticare. E forse sottovaluta, e non di poco, l’autonomia di pensiero e di azione di quanti lavorano in Mondadori. Un’azienda nella quale ognuno, a cominciare dagli azionisti e dall’editore, la pensa come vuole. Un’azienda nella quale le scelte non sono guidate da valutazioni politiche ma da criteri esclusivamente editoriali e professionali.
Il gruppo Mondadori ha garantito a Saviano e a tutti gli altri suoi autori la massima libertà di espressione. Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo. Perché, da editori liberali quali siamo, consideriamo la libertà il valore supremo. Ma allo stesso tempo riteniamo che il diritto di esprimere il proprio pensiero, di approvare o di dissentire, non possa valere per alcuni e non per altri. Rivendico quindi anche per me questa libertà. Quando sentirò di dover formulare una critica, nemmeno io starò zitta. Mi pare un po’ eccessivo prometterlo o addirittura giurarlo. Ma ci tengo a dirlo. E, sempre che mi sia consentito, anch’io, come Saviano, ad alta voce.
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Roberto Saviano replica sempre su Repubblica alla lettera di Marina Berlusconi dopo gli attacchi del presidente del Consiglio. “Dal capo del governo non una critica ma parola finalizzate a intimidire chiunque scriva di mafie e capitali mafiosi”
Roberto Saviano
Ho LETTO la lettera del presidente della Mondadori Marina Berlusconi e colgo occasione per precisare alcune questioni. Il capo del governo Berlusconi non ha espresso parole di critica. Critica significa entrare nel merito di una valutazione, di un dato, di una riflessione. Nelle sue parole c’era una condanna non ad una analisi o a un dato ma allo stesso atto di scrivere sulla mafia. Il rischio di quelle parole, ribadisco, è che ci sia un generico e preoccupante tentativo di far passare l’idea che chiunque scriva di mafia fiancheggi la mafia. Come se si dicesse che i libri di oncologia diffondono il cancro. Facendo così si avvantaggia solo la morte.
Non capisco a cosa si riferisce quando la presidente Berlusconi dice: “Sappiamo tutti quanto abbia pesato e pesi l’omertà nella lotta alla criminalità organizzata… ma certo una pubblicistica a senso unico non è il sostegno più efficace per l’immagine del nostro Paese”. In Gomorra sono raccontate anche le storie di coloro che hanno resistito alle mafie, un intero capitolo dedicato a Don Peppe Diana, c’è il racconto di una Italia che resiste e contrasta l’impero della criminalità. Quale sarebbe il senso unico? Ho anche più volte detto e scritto, che l’azione antimafia del governo c’è stata ed è stata importante, ricordando però al contempo che siamo ben lontani dall’annientare le organizzazioni, siamo solo all’inizio poiché le strutture economiche e politiche dei clan che continuano ad essere intatte.
Ecco perché alla luce di quanto scrivo ho trovato le parole del capo del governo finalizzate a intimidire chiunque scriva di mafie e di capitali mafiosi. Ho io stesso visto e conosciuto la libertà della casa editrice Mondadori. Ci mancherebbe che uno scrittore non fosse libero nella sua professione. Una libertà esiste però solo se viene difesa, raccolta, costruita nell’agire quotidiano da tutti coloro che lavorano e vivono in una azienda. Ed è infatti proprio a questi che mi sono rivolto ed è da loro che mi aspetto come ho già scritto una presa di posizione in merito alla possibilità di continuare a scrivere liberamente nonostante queste dichiarazioni.
Non può che stupire però che un editore non critichi ma bensì attacchi lo stesso prodotto che manda sul mercato, e lo attacchi su un terreno così sensibile e decisivo come quello della cultura della lotta alla criminalità organizzata. Sono molte le persone in Italia che per il loro impegno nel raccontare pagano un prezzo altissimo non è possibile liquidarle considerando la loro azione “promotrice” del potere mafioso. Una dichiarazione del genere annienta ogni capacità di resistenza e coraggio. E questo da intellettuale non è possibile ignorarlo e da cittadino non posso ascrivere una dichiarazione del genere alla dialettica democratica. È solo una dichiarazione pericolosa che andrebbe immediatamente rettificata
NOTE- a cui segue replica di Marina Berlusconi e controreplica🡅
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Il mio nome è Saviano.
Ho avuto la fortuna di ascoltare Roberto Saviano nella trasmissione su RAI 3, quando ero ancora in Italia. Un’emozione pura nasce nel cuore, quando si vede un giovane scrittore, gridare la sua passione per la terra natale. Si parla della mafia, ma anche dell’umanità. Per me, Roberto Saviano rappresenta il senso della letteratura: scrivere nella solitudine per raggiungere il cuore dell’umanità e fare vibrare in noi il desiderio di bellezza. La parola contro la Camorra mi ha svelato come si muore l’infanzia in tempo di guerra. Vedere bambini di fronte alla morte mi fa male. La parola è cosi forte, che ho scritto in un quaderno una poesia per i bambini del sud. Faccio questo esempio per dire come una parola puo svegliare un altro desiderio di parlare, di scrivere, di testimoniare.
Oplà.
E così Saviano ancora una volta cade nel gioco di Berlusconi.
“Ho anche più volte detto e scritto, che l’azione antimafia del governo c’è stata ed è stata importante, ricordando però al contempo che siamo ben lontani dall’annientare le organizzazioni, siamo solo all’inizio poiché le strutture economiche e politiche dei clan che continuano ad essere intatte.”
Bravo Saviano. Ridillo, e riscrivilo, e continueranno a chiederti di dirlo e scriverlo. E alzeranno ancora la posta in gioco. Infatti già adesso ti chiedono di parlare di più dei “successi”, dei “risultati clamorosi” ottenuti da qesto governo. Hai già detto che Maroni è il miglior ministro antimafia, hai già lodato la destra missina per la sua (presunta) azione antimafia assimilandola (ahimé) a quella di Borsellino, ora dici che l’azione del governo è stata importante e anche che “siamo solo all’inizio”. Fantastico, così hai pure decretato che questo governo ha iniziato l’azione antimafia nel nostro paese.
Aspetto con ansia altre lodi sull’operato del governo contro la mafia.
Così anche Saviano sarà sempre più strumento interno di propaganda governativa, ancora più pericoloso perché chi si oppone a questo governo si farà scrupolo a criticarlo o a contraddirlo per quello che dice.
E, mi raccomando, nessun ragionamento sulla (sotto)cultura dell’illegalità, del non rispetto delle regole, sulla cioè (sotto)cultura mafiosa che diffonde questo governo nel paese con le sue leggi e i comportamenti dei suoi membri, limitiamoci soltanto a giudicarlo (in modo peraltro discutibile) sulle sue azioni di tipo repressivo.
E limitiamoci a fare qualche critica, di fatto trascurabile, a quello che potrebbe fare in più il governo e al fatto che non si deve limitare la libertà di espressione ovvero la libertà di pubblicare per Mondadori – s’intende, avute le conferme richieste, che arriveranno com’è inevitabile: chi può rispondergli che in Mondadori non può più scrivere liberamente?
L’importante è che non scriva nulla su B. e la mafia, o sul suo governo, se non per lodarlo.
16 aprile, nel processo d’appello a dell’Utri, condannato in primo grado a 9 anni, per concorso esterno in associazione mafiosa, il sostituto procuratore generale chiede 11 anni di carcere – stesso giorno Berlusconi parla di “supporto promozionale alla mafia”.
a lorenzo,
ci conosciamo e ci stimiamo, ma davvero non riesco a capire che cosa ottunde menti come la tua in circostanze come queste? ma puoi fare uno sforzo per uscire dalla logica astratta delle buone posizione per metterti nei panni di una persona che vive sotto scorta perché ha nuociuto ai clan e che adesso si trova a rispondere agli attacchi di silvio berlusconi, attacchi a cui risponde pubblicamente? puoi immaginare in quanto individuo singolo, non protetto dal ruolo politico, dalla solidarietà del partito, da alleanze con imprese e forze economiche, puoi immaginare di essere sotto un duplice attacco che tiviene da QUEL capo del governo e dalle cosche camorriste dall’altro. Puoi immaginare che se QUEL capo del governo vuole ti lancia addosso i suoi mastini da ogni televisione e quotidiano e settimanale del paese per farti a pezzi? Puoi comprendere la differenza che c’è tra una discussione via rete tra te e me, e Roberto Saviano – nient’altro in fondo che uno giovane scrittore di successo – che risponde agli attacchi del capo del governo italiano? Puoi almeno immaginarti un minuto che ci vuole un notevole coraggio per farlo, e una notevole lucidità per farlo bene, senza che il giorno dopo sul 80% della stampa del paese tu sia fatto a pezzi?
Ora che ci penso: questa accusa di diffondere una “cattiva immagine dell’Italia” non è nuovissima. Venne adoperata a suo tempo anche dai più ottusi detrattori del Neo-realismo cinematografico italiano, con i suoi film ambientati fra le classi disagiate e lavoratrici, le sue trame che riflettevano la frustrazione, la povertà, la disperazione delle loro condizioni di vita. Tutto così poco glamorous per chi ci guardava dall’estero…
il commento di andrea inglese: è perfetto.
io sto con Saviano,sempre
c.
Sottoscrivo Andrea. E abbraccio Roberto.
Saviano è una persona degnissima, che fa *onore* a questo paese.
Se Saviano passa da Mondadori a Einaudi, il risultato cambia?
non mi pare che Galbiati dica stronzate
il “caro Presidente” sponsorizza alla grande una denuncia come gomorra e poi si lagna
Roberto Saviano gli risponde e lo gratifica riconoscendo ad un Inquisito per mafia, a un Paranoico Delinquente legalizzato il buon lavoro fatto dal suo governo contro la mafia , cioè contro se stesso.
è paradossale!
queste non sono stronzate dettate da intenzioni malevole nei confronti di Roberto Saviano che si trova suo malgrado ad essere l’Eroe che ci mette in pace la coscienza, queste sono semplici osservazioni e non interpretazioni personali del testo di Saviano.
Esprimere forti perplessità sulle parole di Saviano, rimanere sbigottiti e confusi di fronte a certe dichiarazioni mi pare legittimo, di più, mi pare doveroso chiedere e pormi delle domande
Pure io condivido il sentimento di Andrea Inglese anche se non riesco proprio a mettermi nei panni di Roberto Saviano.
molti baci
la funambola
con Inglese parola per parola, nulla da aggiungere.
Caro Lorenzo e smettila dannazione, questa sinistra biliosa e invidiosa è quella che vuole Silvio. Ma ti rendi conto che fa più male dire che Maroni sta facendo bene (e poi spiegare dov’è il suo limite) piuttosto che dire che non è vero che combatte la mafia? Ma quando crescerete piccoli rosiconi? La gente vede i tg centinaia di mafiosi arrestati, bisogna dire che è un operato corretto ma poi aggiungere dove sta la magagna. e dannazione ma berlsconi vorrebbe mille galbiati in ogni condominio.
Scrivere della sottocultura mafiosa? e li sarebbe sembrato un rispondere ideologico. con l parola mafia bisogna anarci piano mio signore. lei favorisce la mafia con le sue leggi, certo ma devi farlo capire raccontando provando non affermando. Ma è tardi e lei signor galbiati è troppo radicalsocialista (ma che è na malattia? mica si prende scrivendole? :-))
per fortuna il mondo che saviano desidera non è radical socialista…
A funanbola pure tu. non sono interpretazioni ma pure fesserie. saviano non ha celebrato nessun operato del governo anzi ha dichiarato punto per punto le cose che non hanno funzionato in questa dichiarazione e ancor più l’attacco a cosentino il racconto del senator di girolamo saviano l’ha fatto molte volte che fate vi dimentcate? Signora rosica e maleola eccom. volevate voi essere i duri e puri rpima di accorgervi che duri e puri è come vi vogliono lor signori. e’ esponendosi, parlando, sporcandosi che siarriva al cuore delle cose. Quindi meno cazzate studiate cosa ha scritto saviano (la presa di posizione sua impedisce che cosentino venga candidato alla regione dopo un suo articolo, l’avete dimenticato???) e smettetela dannazione, ma quanto è possibile che la bile vi annacqui il cervello! pensare da ingenuotti (ma il precariato vi impedisce di prender zuccheri per il cervello?) che repubblica possa mai ospitare parole di elogio al governo? ma quanto siete infantili
Con Galbiati, parola per parola.
E Con il coraggio di Saviano, ogni secondo.
Sembra che Galbiati sia favorevole alla mafia come la mettete voi, e invece è il contrario.
Le parole di Saviano, oggi, dette fuori dal medium Mondadori avrebbero il doppio della potenza. Ma lascerebbe con la foglia di fico tanti intellettuali avversi a berlusconi che oggi stanno lì a prender la busta paga in mondadori o einaudi.
parlo di scrittori eh, non di operatori o lavoratori.
Quelli si, che potrebbero sabotare dal di dentro.
Gli scrittori invece…
Ansuini
“Sembra che Galbiati sia favorevole alla mafia come la mettete voi”
hai le traveggole?
Andrea,
saltando la tua prima domanda, che considero un tuo sfogo eccessivo a cui non bado viste appunto la stima reciproca e l’amicizia, mi chiedi se posso uscire “dalla logica astratta delle buone posizione [intenzioni, credo]” per mettermi nei panni di Saviano, attaccato dici tu da B.
Io non credo che B. abbia attaccato Saviano. Ha farneticato come suo solito tirando in ballo La piovra per via del caso Dell’Utri; l’aveva già fatto mesi fa, sempre in relazione a Dell’Utri, ora ha aggiunto Gomorra.
Dopo domani potrebbe vantarsi delle stesse cose di cui oggi accusa Saviano, ossia di aver fatto informazione sulla mafia – con le sue tv e le sue case editrici.
Io credo che allarmarsi e spender tempo ogni santo giorno dal 1994 a oggi per le dichiarazioni ora illiberali ora razziste ora similmafiose ecc. di B. come fanno i politici i giornalisti gli intellettuali ecc. di sinistra sia fare il gioco di B. 16 anni sono qui a dimostrarlo.
Sarebbe opportuno, tra noi, fare una analisi di quali siano i meccanismi con i quali B. perpetua il suo potere; quali siano le cause del fallimento delle risposte date finora dal mondo politico e della cultura a questo regime; quali siano le risposte alternative da tentare per sconfiggere o quanto meno arginare nel presente la diffusione di questo potere.
Io le mie risposte alternative provo a darle. E per questo vengo criticato di astrattismo, utopia ecc., benché siano risposte che propongano comportamenti concreti e fattibili. Non vedo risposte alternative da parte tua. A meno che tu mi voglia dire che dopo questo botta e risposta di Saviano B. e il suo governo ne siano usciti indeboliti.
Peraltro, la mia logica astratta, suggerirebbe a Saviano di approfittare di questo caso per uscire da Mondadori, dichiarandolo e facendolo subito, senza neanche rispondere a Berlusconi, senza neanche polemizzare.
In alternativa, se proprio vuol restare in Mondadori (e qui non chiedermi di mettermi nei suoi panni perché aver trovato una redazione ottima a me non basterebbe per restarci), io fossi Saviano avrei detto che B. è stato frainteso, non vuole zittire nessuno tant’è vero che Gomorra l’ha pubblicato e distribuito lui e quindi sono sicuro che farà lo stesso con il mio prossimo libro sulle mafie e su cosa dovrebbe fare in più il governo, che finora ha svolto un’azione non sufficiente.
Questo non credo scatenerebbe contro Saviano, facendolo a pezzi, l’80% della stampa berlusconiana.
Nel caso si scatenasse un’azione contro di lui, io fossi in lui non risponderei. Nel caso Saviano venisse bandito da Mondadori, potrebbe dire che in Mondadori non si accettano critiche al governo, e troverebbe subito un altro editore, così come lo trovrebbe oggi, anzi, son già lì a far la fila.
Vedi qui
http://www.unita.it/news/97540/saviano_colpevole_di_far_pubblicit_alla_mafia
Né credo che quanto direi io sia un modo di parlare tipo quello tra me e te nei commenti di un blog.
Detto questo, permettimi ma non capisco perché Saviano, che gira con la scorta ed è minacciato di morte dalla camorra, debba anche preoccuparsi di quel che dicono i giornali di B. di lui. Cosa mi vuoi dire, che è ricattabile da B. e che quindi non può dir male del governo?
Dove andremmo a finire se ti seguo su questo tuo discorso? Finiremmo col dire che nessun personaggio pubblico fa bene a non parlar male del governo perchè finirebbe linciato mediaticamente. E’ questo che proponi?
A meno che tu mi voglia dire che il governo gli potrebbe togliere la scorta – ha il potere per farlo? Non so. Come ha fatto in passato con molti giudici, tra cui quelli che stavano processando B. E’ per questo che Saviano risponde così? Se il punto è quello, allora dovremmo essere noi i primi a dire che Saviano teme questo.
E con questo credo di averti risposto anche a tutte le altre domande.
Scusami Inglese. Il muro contro muro che si crea quando si parla di saviano mi fa sempre scaldare. Pare che suggerire a Saviano di uscire da mondadori sia una cosa esecrabile. Galbiati ha decisamente più misura di me nello spiegare le cose.
Ottava riga dal basso: al posto di “fa bene a non” ci dovrebbe essere “può”.
Eh già Alessandro, ci sono un po’ troppe sottoscrizioni qui… però pure tu… ;-)
Io non ho fatto una petizione contro Saviano, e credo neanche Andrea ne abbia fatta una contro di me.
In sintesi, secondo me Saviano rischia sempre più di essere annullato o smorzato nel suo “lavoro” di denuncia civile continuando a dialogare o collaborare con esponenti di questo governo o delle aziende di B.
E per ora basta, che è tardi .
qualche considerazione sparsa, che mi è capitato di fare in precedenza qui e altrove. tutta questa querelle, intendo il dove e per chi scrivere, è partita dai pezzi di nori e scarpa usciti su “libero”, e poi si estesa al caso saviano-mondadori. ai tempi in cui ci si scandalizzò per nori e scarpa, furono in molti qui ad afffermare che in nessun caso bisognasse scrivere sulle pagine culturali di quei quotidiani, intendendo con ciò non solo quegli autori affermati, ma qualunque elzevirista free lance sfigato, che probabilmente o pubblicava lì o non pubblicava da nessun’altra parte. gli stessi che lo considerano riprovevole per chiunque, e che si dimostrano inflessibili in questo, adducendo l’argomento, in sé corretto, che si tratta di fogliacci della più becera propaganda nei quali la cultura viene usata come instrumentum regni (vedi le accuse a obama di roth nella falsa intervista di debenedetti su libero), fanno però eccezione con saviano-mondadori, sostenendo che si tratta di cosa ben diversa (monadori c’era da prima di berlusconi, è un editore generalista ecc). io penso il contrario, e credo che un atteggiamento nobile di sinistra consista proprio nel pretendere di più da chi può permetterselo e in una maggiore indulgenza verso chi non ha alternative, similmente alle tasse. auspicherei quindi che si giudicasse con minor severità l’elzevirista free lance sfigato che recensisce onestamente la letteratura contemporanea su “il giornale”, e che si facesse pressione su saviano affinchè traslochi al più presto da rizzoli, per dire il nome di un altro grosso editore che gli garantirebbe uguale visibilità, distribuzione, traduzioni all’estero, passaggi televisivi e diritti d’autore. sarebbe un bel segnale di presa di distanza che a roberto non costerebbe niente. fra l’altro, la mia impressione è che il recente scambio di lettere su “repubblica” con marina berlusconi vada proprio in questa direzione, cioè prepari una sua imminente uscita. magari sbaglierò, ma credo che ci stia pensando seriamente. per lo stesso motivo per cui secondo me bisogna essere intransigenti con i forti e indulgenti con i deboli, non mi sognerei mai di invitare helena o evelina, da quello che ho capito semplici seppur validissime collaboratrici a progetto dell’editore di segrate, a dimettersi da mondadori. per quanto riguarda invece la ventilata prospettiva di ritorsioni mediatiche dei media berlusconiani contro saviano nel momento in cui abbandonasse, non lo credo probabile, e non tanto per la bontà di questi media, che di recente sembrano essersi specializzati nel cecchinaggio, quanto piuttosto nell’aura particolare che protegge roberto, vera e propria icona della parte migliore del paese, contro la quale non conviene schierarsi. berlusconi è la quintessenza di ogni nequizia ma non è stupido e di comunicazione ci capisce, tant’è che si è sempre astenuto dall’attaccare figure molto popolari come un altro roberto, amatissimo dagli italiani e che non manca mai di criticarlo (parlo di benigni). per saviano infine, il pericolo di rimaner lì dentro è a mio avviso proprio quello di legittimare ed essere fagocitato da quello contro cui combatte, oltre a farlo ulteriormente arricchire. il pericolo insomma di far la fine delle t-shirt per gli occidentali con la scritta “free tibet” made in china. luca sofri nel suo blog sottolineava come in questi 3 giorni su “repubblica” gli interventi di berlusconi, la risposta di roberto, la replica di marina e la controrisposta di roberto avessero in comune sulla stessa pagina del giornale una sola cosa: la locandina con la pubblicità del libro “gomorra”. sia il libro che le magliette finiscono per coniugare due interessi apparentemente contrapposti, quello di favorire il business del carnefice-venditore e al contempo di mondare (forse per questo si chiama mondadori) la coscienza dell’ignaro compratore, riducendosi ad essere degli oggetti transizionali la cui sostanza è irrilevante, e in ogni caso subordinata alla loro centralità di feticcio, di certificato di buona condotta.
-suite-
a lorenzo
io continuo a non vedere interessante la proposta di un boicottaggio di mondadori da parte degli scrittori; la vedo poi addirittura negativa se questa proposta si concentra su Saviano, che è già impegnato in una lotta che gli ha condizionato la vita; non vedo nessuna opportunità politica nel cannoneggiare Saviano mentre è già cannoneggiato da silvio berlsuconi; ma non insisto perché non ci intenderemo su questo punto
insisto su un elemnto di falsificazione, che è quello di sostenere che Saviano non abbia criticato questo governo e silvio berlusconi: vatti a rivedere gli editoriali e gli appellli di repubblica di questi anni è guarda un po’ tu se saviano per timore non ha mai criticato il governo e ha dispensato elogi su di esso; il discorso che facevo io era un discorso sulle modalità delle critiche di saviano, discorso ripreso da Peter Parker
la funanmbola, perché non ci mette nome e cognome, e perché è in rete, su NI, può parlare tranquillamente di un Paranoico Delinquente legalizzato, lo puoi fare pubblicamente sotto forma di satira, e già ti linceranno mediaticamente, ma se lo fai senza nessune virgolette al discorso in una lettera aperta su repubblica – cosa che dubito ti lascerebbero fare – hai porto la pistola carica ai tuoi nemici
quindi non si parla di docilità al governo, ma di modalità di esercitare la critica ad esso per una figura esposta come saviano, che non è una figura particolarmente forte, per il semplice motivo che uno che vive sotto scorta per gravi minacce di camorra non è in una situazione di particolare forza; inoltre quando ciò accade ai magistrati, essi hanno almeno dietro di loro un’istituzione, la magistratura, e le parti migliori dello stato, di cui fanno parte; saviano ha dalla sua solo il favore dei lettori, ma la fama letteraria è un potere fragilissimo
a garufi
“auspicherei quindi che si giudicasse con minor severità l’elzevirista free lance sfigato”
Scarpa e Nori non sono elzeviristi free lance sfigati
Sono d’accordo con Andrea Inglese. Saviano è stato attaccato pubblicamente dal Presidente del Consiglio; in questo momento mi sembra che la cosa da fare immediatamente sia esprimergli solidarietà (ciò che faccio). Poi ci sarà tempo per usare l’episodio come argomento nella polemica-tormentone sulla “responsabilità dello scrittore”, o per riflettere sulla cinica tattica berlusconiana di sollevare polveroni mediatici in funzione diversiva per sviare l’attenzione da altri problemi.
Un saluto alla mitica laFu
“Pare che suggerire a Saviano di uscire da mondadori sia una cosa esecrabile”. Ansuini
No, non è esecrabile chiedere di uscire da mondadori, è esecrabile dire, come ha fatto galbiati , che saviano è un’ottima spalla del governo berlusconi, mettendo , di fatto, su medesimo piano politico il cavaliere e lo scrittore. Mi pare sia cosa assai diversa dal suggerire di uscire dalla casa editrice in questione.
maria
Mi sembra ( punto di vista di una straniera) che un presidente del consiglio dovrebbe esprimere la sua solidarità a uno scrittore minacciato.
Robero Saviano è l’onore dell’Italia come tutti che lottano contro la criminalità, l’ingiustizia.
io credo che la sinistra italiana sia ammalata di moralismo fine a se stesso.
Un po’ di moralismo c’è sempre stato, ma almeno era accompagnato da una solida organizzazione e da una raffinata politica, oggi è rimasto solo il moralismo e siccome è solitario, è naturale che sia decuplicato e salga sempre in cattedra a dire (col ditino teso) cosa debba fare l’altro.
La mia totale solidarietà a saviano vada, o resti, dove vuole, una casa editrice (come un giornale del resto) non è fatta solo dai vertici, ma anche da tutte le strutture, e soprattutto persone, intermedie. La rizzoli NON è meglio della mondadori.
Ultimamente (non certo in questo ultimo scambio di lettere) io ho sentito dire da roberto saviano (in politica e in geopolitica) cose che io non condividevo, sarebbe stato interessante poter parlare e criticare cose serie, invece no, bisogna sempre stare lì inchiodati a berlusconi, a parlare di berlusconi … che poi tutto sommato sono proprio i suoi critici più duri ad averlo voluto, visto che tutto vogliono fuorchè una alleanza che sconfigga berlusconi (lo strapotere di berlusconi inizia proprio dalla prima caduta del governo prodi) e tutto sommato hanno sempre fatto di più per far cadere prodi che per far cadere berlusconi … per non parlare di chi non alza neppure il culo per votare e fa così apparire vincitori in percentuale partiti che hanno pure perso voti come la lega.
A loro duri e puri non va bene nessuno a sinistra, candidassero gesu cristo, loro lo guarderebbero spocchiosi camminare sull’acqua e direbbero: “bello sforzo si bagna le suole!” (suole a spese del contribuente naturalmente ;-)
Il nostro è un paese di preti e non di politici. Anzi un tempo i politici migliori rischiavano di essere i preti … oggi, spariti pure quelli, ci sono rimasti solo i preti con il ditino teso alla luna … e il guaio è che tutti (compreso l’indicante) stanno lì come beoti a guardare la luna.
mi sembra ( punto di vista di una straniera) che un presidente del consiglio dovrebbe esprimere la sua solidarità a uno scrittore minacciato
Sì certo, mi sembrerebbe il minimo per un presidente del consiglio, ma si da il caso che berlusconi sia un presidente ad personam e non del popolo italiano … preso atto di questo, tutto va conseguentemente a puttana, come in effetti sta andando ;-).
Roberto saviano è un onore per l’italia, sia per il contenuto del libro che per la forma del libro, ma il popolo italiano sta riavviandosi verso una forma di analfabetismo (dopo vent’anni di pessima televisione incontrastata) quindi nulla di strano che saviano si trovi attaccato (anche se in modo diverso) da destra e da sinistra, agli italiani non piace chi gli fa onore … basta guardare per quale presidente impazzino ;-).
A proposito ma la foto di marina berlusconi che gira in questi giorni non vi sembra la foto di un’aliena?
Andrea,
tu continui a criticare le mie proposte ma non proponi nulla di alternativo allo strapotere di Berlusconi, anche perché a leggerti sembra che tutto quello che fa o dice Saviano sia inevitabile.
Invece, sarebbe del tutto naturale uscire da Mondadori (che è altra cosa dal boicottarlo: si può uscire anche senza fare appelli e mettersi alla testa di quell’opera di boicottaggio che a te pare tanto senza senso) ossia scegliersi un editore che non ti cannoneggia, come dici tu. Niente di più semplice e fattibile per Saviano.
E non comporterebbe nessun linciaggio mediatico, specie dopo queste uscite di Berlusconi.
Sei tu che dovresti rispondere alla domanda sul perchè Saviano non lo fa neanche adesso. In quale altro paese civile un autore antimafia si ostinerebbe a pubblicare per una persona come Berlusconi anche dopo che quest’ultimo l’ha attaccato pubblicamente?
Sulle modalità di critica al potere di Berlusconi, ho espresso dei giudizi circostanziati, a differenza di te (e di Parker, che in sostanza spara sentenze senza alcuna spiegazione), sulle frasi usate da Saviano in questa lettera e nell’intervista a … come si chiama? Buttafuoco?
Intervista criticata non solo da me (“sconsiderata” per Cortellessa, criticata da Garufi e altri che non ricordo tra cui scrittori importanti).
Saviano con le dichiarazioni che fa in questa lettera e in quella intervista, purtroppo, dà man forte al governo, con frasi che ho già qui e nell’altro post evidenziato.
Trovo, per concludere, ben poco argomentati gli argomenti tuoi in difesa di Saviano (se vuoi segnalami gli articoli di Saviano di critica al governo).
Trovo invece del tutto realistico il giudizio di
Sergio Garufi
che condivido integralmente, se non fosse, come dici tu, che non riesco a capire quale sia un elzevirista sfigato; e se anche ce ne fosse uno, chiederei a Garufi: ma quell’elzevirista per campare ha come unica chance scrivere su Libero o Giornale o campa (bene) anche senza scriverci?
Ma io sono convinto che una bella migrazione di massa di tutti gli autori mondadori dalla A alla Z (forse saltando la B) sarebbe una gran bella cosa.
@galbiati
“non riesco a capire quale sia un elzevirista sfigato”
sono tanti lorenzo. non so, andrea inglese per esempio è uno di questi sfigati a cui non rimprovererei mai di scrivere per libero. ma più in generale sono la quasi totalità di chi scrive da collaboratore esterno sulle pagine culturali dei giornali, quelli non famosi che non campano di questo ma che non hanno molte altre chances di pubblicazione. certo, si può anche non pubblicare, non ce l’ha prescritto il medico, così come non prescrive di nascere.
Trovo, per concludere, ben poco argomentati gli argomenti tuoi in difesa di Saviano (se vuoi segnalami gli articoli di Saviano di critica al governo)[…] Intervista criticata non solo da me (“sconsiderata” per Cortellessa, criticata da Garufi e altri che non ricordo tra cui scrittori importanti)
lorenzo ti vorrei ricordare perchè sembra tu stia dimenticandotene che Saviano non è un politico eletto da me, a cui quindi posso chiedere date cose e pretenderne altre e volere che critichi il governo come voglio io. Saviano fa lo scrittore. Non è tenuto a criticare direttamente il governo nè tanto meno è tenuto ad obbedire al primo critico che definisca una sua intervista sconsiderata … certo cortellessa può definire qualsiasi scritto sconsiderato, anche se sconsiderato non è categoria critica, ma addirittura prenderlo, come fai tu, a prova documentaria di colpevolezza è veramente quasi da … inquisizione :-). Io capisco il boicottaggio generalizzato, ma in questi ultimi interventi ne stai facendo un fatto mirato nei confronti di una sola persona (uno solo sembra dover essere il boicottatore) e questo non è più boicottaggio ma rischia di sembrare persecuzione ad personam ;-)
geo
http://www.repubblica.it/politica/2010/04/19/news/non_lasciare_la_mondadori_ti_garantiamo_libert-3448374/
a garufi,
esatto, solo che io, elezevirista sfigato, non scrivo e non scriverei né per il foglio né per i peggiori libero o il giornale; essendo pure poeta, ho separato necessariamente la professione che mi permette di vivere da quella che mi permette di esprimermi, di inventare e pensare; preferisco, quando ho tempo, scrivere sul manifesto a gratis come forma di militanza
detto, questo, io non me la prenderei neppure con te garufi, altrettanto elzevirista e sfigato, se scrivi su libero, e non solo perché sfigato, ma perché non ci vedrei contraddizione rispetto alle tue concezioni conservatrici
Caro Roberto,
scusi se le do del tu, ma a me viene da abbracciarla al pari di un fratello ogni volta che l’attaccano; e tendo a corazzarmi con un elmetto cornuto per difenderla e proteggerla..
.. anche se temo di non essere la persona più adatta per farlo °__\
Quel che al signor Lorenzo Galbiati (persona educata, inteligente e preziosa.. sempre) è parso un ingenuo porgere la spalla a uno scellerato “presidente del consiglio”, a me è parso un equilibrato ed educato modo di far capire, a chi non sembra esserne più ingrado, che le sue parole sono totalmente inopportune e gravi, per poi, come si fa con i bambini turbolenti, dirgli anche, di chiedere scusa.
Ovviamente questa lettura è totalmente personale, alla luce dell’opinione che ho io del nostro caro presidente.. ma se questa fosse l’intenzione inconscia di Saviano, non riuscirei a biasimarlo per questo..
io non conosco le convinzioni di garufi ma se davvero fossero conservatrici … beh ci vedrei contraddizione eccome, libero mi sembra tutto fuorchè conservatore, reazionario sì, e parecchio, ma conservatore no (anzi distruttore di tutto più che conservatore). Ma andrea le sue copertine ti sembrano da inserire in un filone conservatore?
geo
quoto Inglese in ognuno dei suoi interventi sia su Saviano che in generale sul tema
una sola aggiunta su Libero , non è semplicemente un organo di stampa conservatore, è un luogo dove prospera il linguaggio fascista, razzista, intimidatorio
si alcor e georgia, avete perfettamente ragione, e penso che garufi sia comunque troppo snob per sguazzare in acque del genere
un petit cadeau OT.
effeffe
en passant: io “ero” un elzevirista sfigato, nel senso che da tempo non scrivo più per i giornali, destra sinistra o centro che siano, e quindi ora sto un gradino sotto, diciamo che sono uno sfigato e basta. le mie concezioni non le ho chiare io ma mi fa piacere che siano chiarissime agli altri.
per tornare a saviano, che è cosa ben più importante, una piccola domanda. io credo che lui stia meditando di andarsene da mondadori, magari valutando le possibili implicazioni legali di questo atto (per es. se avesse sottoscritto un accordo di esclusiva). questo lo desumo da certi passaggi della sua lettera, tipo: “ho sempre pensato che la storia partita da molto lontano della mondadori fosse pienamente in linea per accettare un tipo di narrazione come la mia, pensavo che avesse gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. dopo le sue parole non so se sarà più così.” ora, se secondo voi il nostro invito a cambiare editore è sbagliato, e lui dovesse a breve cambiare editore, farebbe uno sbaglio?
Si possono non condividere alcuni aspetti dell’opera e dell’attività di Roberto: la sua idea esasperatamente engagé della letteratura, la sua sovraesposizione mediatica, l’attitudine a entrare a gamba tesa nel dibattito pubblico con interviste, lettere, appelli, la canonizzazione laica di cui è fatto oggetto da una parte della società civile e che rischia di svilire il valore e l’impatto della stessa opera letteraria che l’ha prodotta (oltre a trasformare antipaticamente in atti di lesa maestà critiche e disappunti anche legittimi). Però di qui a dipingere Roberto come uno che fa le cose con ingenuità ne corre. Saviano sa perfettamente quello che fa. Saviano sa – non ha mai smesso di ripeterlo a chi gli rimprovera di apparire troppo in tivù – che un messaggio come il suo deve arrivare al maggior numero di persone possibile e che un’informazione anche disturbata dal contesto televisivo è sempre meglio del silenzio. Saviano sa di essere usato da Repubblica e da L’Espresso per attaccare il governo e sa di essere usato da Fabio Fazio per fare audience, ma sa anche che è lui a usare uno dei più importanti gruppi editoriali nazionali come cassa di risonanza delle sue parole e che è lui a usare la vetrina di Che tempo che fa per far arrivare il suo messaggio nelle case degli italiani. Saviano sa che un’accusa pesante anche buttata lì con apparente disinvoltura non deve rimanere più di ventiquattr’ore senza smentita (checché si dica a proposito di trappole comunicative, gli esperti del settore sanno che questa è la regola d’oro, l’abbiccì della comunicazione). Saviano sa che come la letteratura la lotta alle mafie non ha colorazioni politiche, ma sa anche che ciò non basta affermarlo ma dev’essere costantemente dimostrato, ribadito, trasformato in immagine con la giusta strategia retorica (di qui l’elogio di autori anticomunisti, lo sdoganamento di maestri a destra come Céline, le concessioni all’operato del governo). Saviano sa che il successo di Gomorra gli ha dato un capitale di popolarità che lui poteva scegliere se godersi o reinvestire nella battaglia contro la camorra e, sapendo, ha optato per la seconda alternativa. Soprattutto Saviano sa – chiunque abbia letto Gomorra lo ha presente – qual è il rapporto tra criminalità e giornali, tra criminalità e cinema, tra società e massmedia e, sapendo che la forza delle mafie è dovuta soprattutto al loro attecchimento nella società civile in gran parte grazie al fascino esercitato dalle figure mitiche dei malavitosi, sa che continuare a proporsi come icona antimafia, uno che ce l’ha fatta con la forza della parola e non del sangue, l’immagine di chi non ha nulla da invidiare ai malavitosi in termini di successo e popolarità e denaro pur facendo e dicendo l’esatto contrario dei malavitosi e anzi apertamente opponendosi ad essi, significa lavorare a logorare il cordone ombelicale tra mafie e società civile. Poi, ripeto, si può dissentire su tantissime altre cose…
1. Ogni allusione, diretta o indiretta, vaga o puntuale, alla dannosità di certa cultura nei confronti dell’immagine dell’Italia è, qualunque sia l’intenzione del dichiarante=X, un piccolo sondaggio. Volente o nolente, misurerà il grado e l’intensità delle reazioni nella società. È per questo che siamo costretti – da nessun altro che da noi stessi, ma costretti – a rispondere ogni volta, punto su punto, a costo di ripetere sempre le stesse cose. Come fa Roberto, che abbraccio se legge questi commenti, in questa occasione.
2. Il problema dell’editore è un problema di lana caprina, rispetto alla sostanza. Il punto è: un editore=X garantisce a un autore=X la piena libertà e il pieno controllo del testo, o no? Quello che va in libreria è il libro licenziato dall’autore, o no? Quello che Roberto mi pare chieda è questo tipo di garanzia.
3. R.S. è l’autore di “Gomorra”. Sono seguiti altri testi, che sono un po’ i Parerga e Paralipomena di Gomorra. Si annuncia un nuovo libro, che dovrebbe essere un “Gomorra 2”: bene, come ho aspettato di leggere G1 prima di esprimermi, aspetto G2 per valutare se qualcosa è cambiato nel mio giudizio, e nell’oggetto del mio giudizio. Beati quelli che hanno la sfera di cristallo e proferiscono sentenze che partono da un “ormai Saviano” e concludono con un “e quindi Saviano”.
4. Ci sono molte cose su cui vorrei discutere con Roberto; alcune di queste richiederebbero calma, tempo e molta buona birra, altre la presenza di nessuno tranne noi. Ma non posso, e nessuno di noi, credo, può. Per cui io quello che ho da dirgli e da rimproverargli me lo tengo per me, in attesa di poter stappare quella birra. Una volta non perdonavo a Brecht di aver sospeso la polemica con Lukács in attesa di tempi migliori, adesso ho cambiato idea, sarà che sto invecchiando. Ma se prendo la lista di quelli a cui ho da dir sù, devo scorrerla molto, ma molto a lungo prima trovare un appunto su Roberto: beati quelli che, invece, non hanno tanto da dire a tanti altri.
anche a me era venuta in mente la stessa associazione “processo Dell’Utri – sproloquio sulla mafia di Berlusconi” di Andrea Inglese, non ho mai creduto alle coincidenze. concordo con Andrea Inglese parola per parola e ritengo che la risposta di Saviano all’attacco di Berlusconi sia coerente e corretta. Esprimo ancora una volta, come non mi stanco mai di fare, tutta la mia stima, la mia solidarietà e il mio affetto a Roberto Saviano.
girolamo, non ti conosco, ma te la offrirei io una birra, en passant
Io credo una cosa: siamo in un Paese malato, in cui il potere non riesce – e non vuole- comunicare con la verità, un Paese in cui i panni sporchi non solo non si stendono all’aperto, non li si lava proprio. E allora si tratta di trovare un terreno comune, e unire la voci a chi invece cerca e ha cercato sempre di mostrare il marciume, di farlo conoscere, condannandolo. Saviano è uno di questi. Forse se l’indomani non avesse dato alcuna risposta qualcuno avrebbe puntato contro il dito per dire “Ecco, Berlusconi lo attacca e lui zitto, codardo”. E se il giorno dopo avesse lasciato di punto in bianco la Mondadori ? Forse l’avrebbero criticato con un: “Infantile. Così fa il suo gioco”.
Ecco, a me questo cercare ogni volta la sbavatura, l’errore, lo scivolamento nelle sue parole lo trovo un atteggiamento che rivela uno sguardo miope.
Piuttosto mi sembra in linea con il gioco tanto caro all’anomalia italiana. E con ciò non voglio dire, per carità, che Saviano non sia criticabile. Lo è come lo siamo tutti. Ma ci sono momenti in cui l’energia della critica la indirizzerei ad altro, verso altri. Questo è uno di quei momenti. Non era dovere di Roberto rispondere a quelle dichiarazioni. L’ha fatto, e mettendoci la faccia. Quanti, al suo posto, avrebbero esposto la propria?
Per me c’è un unico problema con Saviano come guida morale dell’Italia, cioè il fatto che nessuno difende la camorra (come nessuno difende la pedofilia o il terrorismo), perciò l’accordo con lui è facile e non controverso e chi lo critica deve ricorrere a mezzucci o aggrapparsi a dettagli. Anche l’ennesima sfuriata di B. rimane in quest’ottica, come quelle precedenti contro la fiction della Piovra.
Visto che, visibilmente, dei boss vengono arrestati anche sotto questo governo l’ammirazione per Saviano può essere universale, visto che i rischi rimangono tutti a lui ed ai poliziotti e l’autocompiacimento a tutti gli altri che possono vantarsi di non essere camorristi…
L’aspetto per me più dirompente di Gomorra (e del film di Garrone) è quello di rendere tutta la tristezza e squallore della vita criminale, più che la sua potenza: alla fine questa potrebbe essere la sua influenza maggiore.
In Italia, edito dalla famiglia Berlusconi, potrebbe uscire un libro che descriva l’ascesa
spesso illecitadel loro maggiore esponente, da Milano 2 ad oggi? No, non credo! Allora di cosa stiamo cianciando? Gli autori editi dalla famiglia Berlusconi hanno una liberta’ condizionata o vigilata. Tutti col braccialetto al caviglino insomma. Non solo gli scrittori, gli stessi direttori editorali, via via scendendo. E spesso la famiglia Berlusconi si affida al buonsenso dei suoi dipendenti, senza nemmeno fare tante chiacchiere.A Marina Berlusconi … Se la tua famiglia nel cassetto ha autori capaci di diffondere all’estero un’immagine positiva dell’Italia, falli pubblicare immediatamente.
Non siete stufi di rivolgervi a Silvio Berlusconi? Siete per caso i suoi geriatri? A me interesserebbe iniziare un dialogo con gli eredi del Cavaliere, che spero non debbano mai scendere in politica, quale volgarita’!
Graziano Dell’Anna ha scritto:
Soprattutto Saviano sa – chiunque abbia letto Gomorra lo ha presente – qual è il rapporto tra criminalità e giornali, tra criminalità e cinema, tra società e massmedia e, sapendo che la forza delle mafie è dovuta soprattutto al loro attecchimento nella società civile in gran parte grazie al fascino esercitato dalle figure mitiche dei malavitosi, sa che continuare a proporsi come icona antimafia, uno che ce l’ha fatta con la forza della parola e non del sangue, l’immagine di chi non ha nulla da invidiare ai malavitosi in termini di successo e popolarità e denaro pur facendo e dicendo l’esatto contrario dei malavitosi e anzi apertamente opponendosi ad essi, significa lavorare a logorare il cordone ombelicale tra mafie e società civile. Poi, ripeto, si può dissentire su tantissime altre cose…
Senti, io potrei essere uno di quei Bambini del Sud a cui la nostra fatina francese (VV) ha dedicato sul suo taccuino una poesiola…
Non mi risulta che la societa’ civile trascorra il suo tempo ad invidiare il successo, la popolarita’ ed il denaro dei malavitosi. Hai dati statistici in proposito? Stai poi forse dicendo che la gente dovrebbe ammirare Saviano perche’ ha il successo, la popolarita’ ed il denaro di un malavitoso?
Forse la gente crede che l’unico modo di fare soldi sia delinquere. E pare che in Italia sia la strada piu’ percorsa. Ma non e’ necessariamente cosi’. Forse bisognerebbe combattere questa visione del mondo. Questa forse potrebbe essere la maggiore vittoria contro i malavitosi. Di ogni ordine e grado. O no?
Andrea, in autunno vedrai che passo da Milano: una birra a te, una a me, e una a Gianni
AMA scrive:
“In Italia, edito dalla famiglia Berlusconi, potrebbe uscire un libro che descriva l’ascesa spesso illecita del loro maggiore esponente, da Milano 2 ad oggi? No, non credo! Allora di cosa stiamo cianciando?”
http://www.einaudi.it/libri/libro/paul-ginsborg/berlusconi/978880616672
Geo,
non capisco il tuo discorso. Saviano non è tenuto a far niente, neanche a criticare il governo, giusto. E con questo? Se lo loda, se scrive per il suo capo, io posso osservare che viene cooptato o no?
E poi: siamo un po’ al delirio da berlusconismo, a proposito del boicottaggio. Quando mai scegliersi un editore diverso da Berlusconi significa boicottare B? Con questa logica secondo te ora Saviano starrebbe boicottando la RCS e le altre case editrici che si son messe in fila per averlo se mollasse Mondadori. Per chi pubblicare è solo una libera scelta, che pare ormai molti qui non considerino neanche possibile. Eppure, scusate se lo ricordo, nessuno obbliga Saviano a pubblicare ancora per il signor B da cui pare tutti noi dovremmo difenderlo. Io lo difendo ricordandogli che non è tenuto a rispondere a farneticazioni che non hanno conseguenza perchè se lo fa allora sì che verrà attaccato e gli verrà chiesto di più, come ha fatto Marina B.
Andrea,
ti ripongo le mie domande. Dato che credi sia necessario difendere Saviano da B. pensi che
1 Con la sua lettera, seguita dalla replica a Marina B. Saviano abbia ottenuto qualcosa per sé?
Io leggo e trovo che Marina B. ha difeso a spada tratta il padre, ha confermato le critiche a Saviano, gli ha chiesto di dire di più e in meglio del governo. Leggo di un Saviano che ha ribadito le lodi alla libertà di scrivere concessa in Mondadori e che non ha chiesto alla famiglia Berlusconi se gli lascerà la stessa libertà ma al suo gruppo di lavoro. In questo modo la sua uscita dalla Mondadori sarebbe attribuita non tanto alle posizioni della famiglia B ma a quelle dei suoi redattori – anonimi ai più: i soggetti più deboli di tutta la vicenda. Leggo di un Saviano che ha detto e ridetto che questo governo (e quindi non solo Maroni) sta facendo un’opera “importante” contro la mafia, seppure sia solo all'”inizio”.
Insomma, dopo il presunto attacco di B, con la lettera di Saviano e il botta e risposta con Marina B. leggo una Marina B che lungi dallo scusarsi ha attaccato di nuovo Saviano, e con successo, dato che leggo un Saviano che ha dovuto difendersi lodando Mondadori e governo, e che attribuisce la sua ipotetica uscita da Mondadori alla redazione e non alla famiglia B.
Mi dici perchè credi sia questo l’unico modo per difendere Saviano?
2. Mi dici perché Saviano se ha, come ha, una pessima idea del governo B e una vasta scelta di grandi editori a disposizione, dovrebbe ostinarsi a scrivere per Mondadori se il suo proprietario lo attacca o cannoneggia, e se tutta la famiglia B. vuole palesemente che si esponga ancora di più nelle lodi ai “risultati clamorosi” del governo?
Semplice. Saviano ha una fottuta paura di lasciare tutti quelli della Mondadori che lo hanno portato al successo. E al tempo stesso non vuole pendere troppo a sinistra, pubblicando solo per il Gruppo Rizzoli. Mi sembrano cose ovvie, Galbiati. E non si capisce perche’ tu debba difenere Saviano dalla famiglia Berlusconi! Tutto il resto vira piu’ o meno verso la fuffa.
E credo anche che Marina Berlusconi, presidente del gruppo Mondadori da sette anni, faccia delle scelte assolutamente autonome, senza rendere necessariamente conto al Cavaliere. Ma lo volete capire o no che siete assolutamente patologici nel rivolgervi sempre e solo al capostipite di una famiglia che controlla tutti i media italiani? Famiglia che sopravvivera’, col suo potere, alla fine politica di Silvio Berlusconi?
lorenzo,
davvero non ti seguo, e quindi io la finisco qui, perché non è assolutamente mio scopo convincerti di alcunché;
per altro mi parli di “difendere” Saviano… Saviano si difende bene da solo. E non mi passa neppure per la testa di essere un suo avvocato. Io ho criticato la tua visione delle cose, cercando di farti vedere degli aspetti della realtà che secondo me ti sfuggono. Ma non ho intenzione di andare oltre. Ognuno resti della sua idea.
Incollo solo qui i passaggi della famosa intervista su Panorama, che pur avendo dei passaggi che io ritengo discutibili, non è per me riducibile ad uno spalleggiamento del governo berlusconi se non a prezzo di una mistificazione.
“D. Magari il ministro Maroni un suo consiglio potrebbe accettarlo, no?
R. Allora: un po’ di idee da condividere con Maroni le avrei. Sul piano legislativo sarebbe gravissimo rimettere all’asta i beni dei mafiosi. Perché li acquisterebbero loro, di nuovo, o quantomeno tornerebbero in loro proprietà. Lo scudo fiscale, per esempio, fa rientrare capitali con origine illecita o sospetta in Italia e per le mafie è un favore.
(…)
Bisogna mettere uno spartiacque tra i reati comuni e quelli della criminalità organizzata; togliere ai mafiosi il rito abbreviato, inserito con la menzogna di velocizzare i processi.
(…)
D. Questo dunque non è un governo che mette i mafiosi in trappola?
R. Intendo dire che non è un governo con la priorità antimafia, tutt’altro. Nonostante gli sforzi di Maroni. I problemi stanno altrove, in altri disegni legislativi di cui non è così immediato vedere il nesso con la criminalità organizzata. Ma che portano con sé rischi enormi.
D.Quali rischi?
R. Per esempio quello ce riguarda la legge sulle intercettazioni. Nella lotta alla mafia sono uno strumento indispensabile. (…)” p. 41.
(…)
L’altro problema sta in ogni disegno che cerca di accorciare i tempi processuali.”
Ormai vien solo voglia di andarsene via, è tutto capovolto, ormai. Dopo i vili attacchi a Emercency tocca a Saviano; sembra proprio che per chi si espone, rischia, fa del bene non vi sia più posto, qui, in questo paese che sa solo riempirsi la bocca, rivendicare, offendere l’onestà…
Per quel che può valere, quoto AMA completamente.
Saviano NON è uno scrittore di sinistra. O di destra.
Non è uno scrittore CONTRO l’esistente.
E’ contro ALCUNI ASPETTI dell’esistente.
Altrimenti nessuna scorta lo potebbe salvare.
Saviano è un ragazzo in gamba toccato dal destino.
Nel bene e nel male.
E se la sta giocando come può.
Credo anche che vincerà, alla lunga.
Questo dibattito pone in risalto un fatto quanto meno strano: oggi in Italia l’unica figura che può contrapporsi con una certa forza a Berlusconi, sul piano puramente viscerale e carismatico, sembra Saviano – con quel che ne deriva riguardo le valutazioni sulla sinistra. Ecco dunque lo scontro fra due personalità ambigue, dato che Berlusconi non è (solo) un politico e Saviano non è (solo) uno scrittore, mentre entrambi sono icone. Una wharolizzazione della vita pubblica che s’estrinseca pure nel Grillo tribuno o nel Benigni trionfante interprete di Dante. La liquidità e la tragica confusione del momento storico dimorano anche qui: perchè se Saviano lascia o meno Mondadori non cambierà nulla, ma nella piccola fetta intellettuale che noi col presente dibattito rappresentiamo ci sarà grande agitazione, un’agitazione simile alle tempeste di neve che si scatenano dentro quei contenitori di vetro che vendono i negozietti di gadget delle Dolomiti, o a un’insurrezione in un formicaio. Non è che la battaglia di Saviano non possegga la sua dignità, è che altre battaglie urgerebbero, a un livello più abissale rispetto alla denuncia del malaffare e della corruzione. Continuo a pensare che un intellettuale capace di “accollarsi” un Paese non possa essere soltanto “civile” ma debba essere anche “spirituale”. In ciò Pasolini, pur con tutte le contraddizioni sue proprie e attorno a lui, era d’altra pasta. Con ciò non intendo affermare che la battaglia di Saviano sia sciocca o poco nobile, bensì manifestare il mio stupore dinanzi a cotanta calca. Sull’autoconsapevolezza di Saviano cui prima accennava Dell’Anna nutro poi i miei dubbi: l’uomo è incline a farsi eroe di sé (e chi nei suoi panni non lo sarebbe?), e non posso sottrarmi alla sensazione che il demone della retorica si vada impossessando di lui. Forse Saviano potrebbe sfruttare l’enorme popolarità raggiunta (che implica di pari passo un’enorme difficoltà nel gestirla) mutando registro, spiazzando ammiratori e detrattori, trasformando la propria posizione consunta (e ahimé parodiabile: quando arriva puzzo di parodia bisogna sfuggire, cambiare subito!) di martire e titano della giustizia e del bene. Ma ne possiede le capacità oltre che la volontà? Sa o vuole andare oltre un mero discorso sulla criminalità? Sa o vuole andare oltre GOMORRA? Non è certo tenuto a farlo, forse è persino ingiusto aspettarsi che lo faccia, è di certo tantissimo aspettarsi che lo faccia, ma se non lo fa parecchi spiriti svegli non saranno tenuti ad attribuirgli quell’autorità morale e culturale con cui invece parecchi altri pretendono, non senza certo fanatismo, d’ammantarlo. In fin dei conti il problema non è Saviano, ma l’aura sacrale, l’eco atomica che circonda ogni sua sillaba. Un problema che riguarda pure Berlusconi. E torno punto e a capo.
Qui siete letterati, se si scherza con Saviano non vi offendete mica? Volevo dirgli a Saviano, al fratello minore Saviano, al fratello al quale si fanno gli scherzi per farlo incazzare, che la letteratura è scienza delle soluzioni non scienza dei problemi. La scienza dei problemi, dentro la quale egli si colloca più agevolmente, è il giornalismo.
@ A. Delmo
Grazie per la segnalazione Einaudi. Saggio interessante credo. Gli daro’ un’occhiata. Sicuramente. Ma questo libro che segnali in che modo potrebbe smentirmi? Boh! Che io sappia Rupert Murdoch, ad esempio, ha una storia diversa da Berlusconi alle spalle. Ed anche un presente. C’e’ qualcosa di losco nel passato di Murdoch che non si puo’ scrivere? E costui e’ Presidente del Consiglio di uno stato democratico? Boh!
@ Massimo
Grazie per l’apprezzamento. Serve sempre quotare qualcuno.
E allora speriamo che Saviano alla lunga vinca soprattutto con se stesso. Avra’ una sua coerenza interiore a cui rispondere, o no? E mi pare pure che, nonostante il successo e le pressioni, abbia autonomamente preso coscienza dei limiti entro cui agisce la sua analisi.
Le coglionate dello psiconano nemmeno meritano commenti, però è evidente che Saviano se la prende non solo perchè a dire queste cose è il capo del governo, ma perchè è il suo editore dal quale vorrebbe sentirsi evidentemente più tutelato. Il fatto è che Saviano, pubblicato da Mondadori, ha goduto per la promozione e l’entusiastica adesione alle tesi del suo libro soprattutto di recensori e lettori di sinistra (a cominciare dalle redazioni di Nazione Indiana e Carmilla, per finire con L’Espresso e Repubblica. di cui è diventato collaboratore), il che da un lato mostra l’oggettiva bontà e necessità del suo lavoro, ma dall’altro mette lo scrittore in una posizione ambigua. In Italia, infatti, si pubblica al novanta per cento per Berlusconi o Debenedetti (il resto si spartisce tra una manciata di piccoli editori e giornali indipendenti). Solo a lui è toccato di prendere a destra e a manca, e si è abituato troppo bene. Forse ha creduto che la trascendenza della visione e l’intoccabilità sacrale tocchi non solo allo scrivente, ma anche allo scrittore. Sbagliato, Saviano. I libri dimorano in paradiso ma lo scrittore è uomo, nutrito e ospitato. Si sporca le mani, si becca le critiche, che possono essere ingiuste, ma non si considera intoccabile e se ne sta ben lontano dagli altari, dove una volta si sgozzano gli agnelli ma ora c’è posto per Uno solo, L’Innocente.
[…] Queste ultime righe le ho messe come commento alla lettera di Saviano, su Nazione Indiana, ma non compaiono. Mi hanno inibito i commenti, quelli che nascono Apache e poi si muovono da […]
Un piccolo tentativo, poco timido. Perché Saviano non venga lasciato solo, e la sua opera d’informazione e condanna della criminalità organizzata possa allargarsi ulteriormente, propongo ai frequentatori di Nazione Indiana di segnalare sull’esempio di B altri autori, libri, serie tv, opere teatrali, film, canzoni, inchieste ed approfondimenti per la stampa e la televisione. Personalmente ho appena finito di leggere un libro per me molto simile a Gomorra; Sandokan- storia di camorra. Di Nanni Balestrini. Chissà quante altre cose interessanti non conosco. Segnalate se credete.
A seguire….
lucio
@ Macioci
Concordo nella sostanza con l’analisi esposta, ma mi duole aggiungere che oggi in Italia NESSUNO tranne (ahimé) la Lega ha la forza di contrapporsi a Berlusconi.
Saviano fa storia a sé.
Non trovo nulla di particolarmente nuovo o sorprendente nelle dichiarazioni di Berlusconi. Non è la peggiore delle sue uscite né è tipicamente berlusconiana. Come ricordava qualcun altro, il neorealismo fu preso di mira allo stesso modo. Mi pare fosse stato un giovane Andreotti a reagire a Ladri di Biciclette (o era Sciuscià?) dicendo che “i panni sporchi si lavano in casa”. E perché mai (solo adesso!?) in nome di una malintesa coerenza si dovrebbe pretendere che Saviano cambi editore? Mi sembra un riflesso infantile e niente di più. E’ paradossale che chi invece compensa le proprie carenze narrative con un ruolo più apertamente ‘militante’, come i Wu Ming o Evangelisti, se la cavi con poco, rinfacciando un’ “intolleranza nei confronti della complessità del reale” a chi lo accusa di scrivere “per” Berlusconi.
Mondadori pubblica un testo come Gomorra secondo la volontà dell’autore? Fa a quel libro una promozione efficace? E dunque perché l’autore dovrebbe rinunciare ai mezzi di Mondadori? E ancora, come scriveva Georgia, siamo sicuri che Rizzoli sia tanto meglio?
Infine, dovremmo ricordare SEMPRE che Saviano sta pagando piuttosto cara la testimonianza resa con il suo lavoro di scrittore e con la sua scelta di affidarsi al ‘mainstream’ dell’industria culturale. Vende tanto (più di quanto venga letto, probabilmente), va e andrà sempre più spesso in tv, riceve ovazioni e grandi attestati di solidarietà in ogni forma (soprattutto nella forma più facile tra quelle a nostra disposizione: un bel click sulle pagine di facebook a lui dedicate), ma, allo stesso tempo, è il destinatario dell’odio di personaggi che lo vogliono morto, vive sotto scorta e ha perso la libertà di starsene da solo in qualche giardinetto a mangiare un gelato leggendo il giornale, cosa che quando finiamo di dibattere su nazione indiana noi possiamo invece fare, in tutta tranquillità.
Seriamente: qualcuno qui crede davvero che il potere di B. si regga sulla criminalità organizzata?
@ Enrico Macioci
Come non condividere quello che scrivi.
@ Federico Gnech
Credo che Saviano possa benissimo starsene da solo in qualche giardinetto a mangiare un gelato leggendo il giornale. Con la scorta che lo guarda a vista. Ovvio. Lo stesso accade anche ad alcuni nostri ministri leghisti, per dire… E non solo, perfino a Lady GaGa suppongo…
Certo, le ragioni per cui Lady GaGa e Roberto Saviano debbano essere scortati sono molto diverse. Pero’, in fondo, anche se Roberto Saviano non fosse stato minacciato dai Casalesi, non avrebbe potuto continuare a fare tutto quello che facciamo noi, senza correre il rischio di imbattersi in uno squilibrato.
Scrivo questo solo per alleggerire tutta la sacralita’ – quasi greve – che circonda l’autore di Gomorra. In fondo io resto tendenzialmente ateo e contrario ad ogni forma di culto.
@ Sacha
No, Silvio Berlusconi ha iniziato utilizzando denarini non proprio puliti puliti. Poi pero’ ci ha messo del suo. Corrompendo, grazie anche alla connivenza della politica, la vita stessa democratica del nostro paese. Credi che io possa definire Silvio Berlusconi anche, non solo, un mafioso? Probabilomente si’, dai!
Voi pensate alla drammatica esistenza di Lady GaGa, un mostriciattolo che non puo’ permettersi il lusso di uscire scortata di casa, senza prima essersi messa in testa un cotechino o un lampadario!
Ma pensate anche alla drammatica vostra esistenza. O state tutti bene bene? Diciamo che il piu’ libero di noi ha il braccialetto al caviglino. A tempo determinato. E quando puo’ permettersi finalmente il lusso di fare un figlio e’ anche poco fertile. Bella merda, non trovate? Pero’ almeno abbiamo le nostre icone.
Ma l’hinterland del potere berlusconiano-leghista, la Lombardia e il Veneto, sono terre di mafia e camorra? E’ presente, vero, ma le domina allo stesso modo in cui domina la Sicilia, la Campania o la Calabria? Davvero?
Fare della lotta alla criminalità violenta radicata in certi territori l’argomento principale della lotta a B. è proprio la strategia giusta? Il lettore di Saviano che vive al Nord e la cui vita quotidiana non è segnata da questo genere di dominio cosa ricava dalla lettura di Gomorra se non autocompiacimento? Quel genere di attivismo che si materializza in un click su Facebook?
E se qualcuno si mettesse in testa di combattere sul territorio le mafie d’origine straniera, slave o cinesi o altro, identificando la lotta contro di esse a quella contro le mafie autoctone che si dice? Li aumentiano i poteri alla polizia o no? e i termini di carcerazione li allunghiamo o no?
Insomma…
Dimenticavo… Anche Oriana Fallaci negli ultimi anni della sua vita aveva una specie di scorta. Molti personaggi mediatici vivono sotto scorta. Bisognerebbe farsene una ragione. Il mondo e’ pieno anche di mitomani.
@ Sacha
???
Qua si stava solo dicendo che uno scrittore antimafia pubblica per la figlia di un colluso forse con la mafia, Primo Ministro piu’ volte non_condannato_per_corruzione solo perche’ il reato era caduto in prescrizione, spesso grazie a tempestive leggi ad personam. E si stava anche dicendo che forse non c’e’ contraddizione alcuna se uno scrittore antimafia pubblica per la figlia di un colluso forse con la mafia, Primo Ministro piu’ volte non_condannato_per_corruzione solo perche’ il reato era caduto in prescrizione, spesso grazie a tempestive leggi ad personam.
Del compiacimento dei lombardi e dei veneti, tendenzialmente leghisti, non berlusconiani, ce ne freghiamo in questa occasione, non e’ vero?
Senza dimenticare che le mafie sono un problema nazionale. Se lo sono.
In realtà mi riferivo all’autocompiacimento dei lettori ‘bravi’ di Saviano, quelli che si mobilitano con un click. Se poi ci si mettesse davvero sul serio a combattere la criminalità organizzata non si potrebbe fare a meno di quell’opinione pubblica che diremmo leghista e che, per quel che ne so, non ha alcuna simpatia per la camorra. Ma, in generale, il sogno di riallineare la politica fra i cattivi criminali e i buoni tutti gli altri è, appunto, un sogno.
Andrea,
peccato tu non voglia convincermi, perché magari avrei capito meglio come valuti i risultati ottenuti da Saviano con questo carteggio, sia in termini personali sia pubblici. E magari avresti risposto a qualche mia domanda.
I passi dell’intervista di Saviano critici verso il governo me li ricordavo e di certo c’è un passo forte, quello in cui dice che la lotta alla mafia non è la priorità, “tutt’altro”. Tuttavia questa critica viene molto stemperata dal contesto, dal tono che ha assunto l’intervista e dalle altre dichiarazioni, secondo me più importanti in quanto legittimanti l’operato complessivo del governo e denigranti quello della sinistra, per Saviano indistinguibile dalla Destra (senza far distinguo tra la Campania e il governo nazionale).
Hai detto che chiudi e quindi non rilancio.
Specifico solo il mio intento.
A me interessa capire come rispondere in modo adeguato alla strategia di comunicazione attuata dal regime. Questa strategia è vincente non tanto per gli argomenti che veicola (che cmq spesso hanno una presa emotiva non indifferente sui cittadini: la paura del diverso ecc.) quanto per l’efficacia dei mezzi che usa e per il potere con cui può supportarla.
Per quanto riguarda il potere, l’unico mezzo per tenergli testa è quello che passa dalla non collaborazione con i media di regime, a partire dalla tv, passando dai giornali e finendo con l’editoria. Questo fintanto che la politica non farà la sua parte: impedire il monopolio mediatico.
Per quanto riguarda i mezzi da usare, io credo che a seconda di come imposti la comunicazione poni i presupposti per arrivare dove vuoi. Nel momento in cui tu sottostai ai presupposti messi in atto dal tuo interlocutore, tu vieni cooptato, lo spalleggi, se non sai depistare immediatamente le conversazione ponendola su nuove basi.
Saviano nel momento stesso in cui ha scritto questa lettera doveva aspettarsi la mancanza completa di ritrattazione e l’ulteriore critica di non parlare abbastanza bene dell’operato del governo. A cui non avrebbe dovuto cedere. In questo modo è stato attaccato due volte, ha concesso qualcosa senza aver in cambio niente.
Il modo migliore di difendersi sarebbe stato quello di negare l’attacco, dicendo che è Berlusconi a pubblicarlo, è lui che ha permesso a Gomorra di esser molto venduto e quindi Berlusconi non gli sta chiedendo di star zitto.
Il modo migliore per tirarsi fuori da tutto questo, è cambiare editore, andare oltre la continua ricerca di dialogo con il potere con appelli e lettere, che è il presupposto principale per essere cooptato, dato che col tempo l’effetto Saviano sul pubblico diminuirà, i tentativi di cooptazione aumenteranno e quando la posta in gioco sarà troppo alta e Saviano si distanzierà dal potere allora sì scatterà il linciaggio mediatico.
Quando vuoi mi piacerebbe ragionare su come scardinare i meccanismi di strategia della comunicazione messi in atto dal potere berlusconiano.
caro peter :) giuro che la mia simpatia, la mia empatia, la mia pena va a roberto saviano. detto questo mi faccio domande semplici semplici e mi rispondo e mi confronto.
io non la vedo come te. punto
posso permettermi il lusso di non essere coooptata fra i sostenitori o i detrattori di roberto saviano?
posso sostenere che la parola che cambia, che mette in moto, che trasforma, che muove la “coscienza” è solo la parola che tu sei pronto a “sentire” e che tu non sistemi il mondo ma sistemi te rispetto al mondo?
posso fare questi pensierini e comunicarli senza essere tacciata di rosicona :)
non sono io la nemica di Roberto Saviano
però infantile lo sono rimasta, questo lo ammetto
mi vuoi lapidare per questo?
solo degli eroi hai considerazione? non ne hai un po’ per me o per quelli che come me la vedono diversamente da te pur giurando di non avercela con Saviano!? anzi :)
checoioni!
molti baci
la funambola
un saluto al caro diversamente empatico :)
secondo me la parola d’ordine dovrebbe essere: appoggiare Saviano al di là delle contraddizioni (che pure ci sono) e delle logiche obiezioni (del tutto legittime), in vista dell’ondata di ritorno (che è già alle viste) in cui tutti gli daranno contro.
d’accordo con pecoraro sull’ondata di ritorno
lorenzo:
“Per quanto riguarda il potere, l’unico mezzo per tenergli testa è quello che passa dalla non collaborazione con i media di regime, a partire dalla tv, passando dai giornali e finendo con l’editoria. Questo fintanto che la politica non farà la sua parte: impedire il monopolio mediatico.”
Messa così, io lo chiamo l’ennesimo aventino, o semplicemente: suicidio politico. E’ sempre la stessa storia: dovremme fare il piacere di imbavagliarci, prima che lo facciano loro. Santoro dovrebbe abbandonare, prima che ruescano a cacciarlo, e via dicendo. Ribadisco la mia posizione: aventino, no grazie.
Il suicidio politico c’è già stato, e da un pezzo.
Ma mi rendo conto Andrea che sei prevenuto verso quello che scrivo, e che mi rispondi anche piuttosto astioso, e allora che ti posso dire?
Che ho perso un po’ la pazienza. Ho scritto finora concentrandomi solo sui contenuti e senza badare ai tuoi toni insofferenti o alle tue nonrisposte nonché critiche prive di proposte alternative.
Ora ti dico solo che forse sarebbe il caso che notassi come mi rispondi, perché l’Aventino da quando c’è Berlusconi non si è mai visto ma comunque non c’entra niente con una battaglia vera di opposizione e boicottaggio al suo impero mediatico che chissà perché dovrebbe significare imbavagliarsi e far saltare Anno zero.
Evidentemente sei un po’ troppo incazzato e prevenuto per voler capire quel che scrivo.
tashtego
io son d’accordo con te: le cose che ho scritto qui non le direi pubblicamente se fossi un politico.
lorenzo l’unico momento d’incazzatura lo avuto nel primo commento che ti scrissi, ora proprio non ho nessun astio; non mi sembra neanche così importante la questione, nel senso che tu hai la tua posizione, io non la condivido; io ho la mia, tu non la condividi; che vuoi che facciamo?
quando poi mi dici: “chissà perché dovrebbe significare imbavagliarsi e far saltare Anno zero.”
ma scusa, tu hai scritto sopra: “non collaborazione con i media di regime, a partire dalla tv”… che cosa dovevo capire io?
secondo me Saviano avrebbe fatto meglio a non rispondere direttamente a B o a little B. questo perchè i piani della comunicazione erano differenti: da una parte il populismo becero e qualunquista, dall’altra l’impegno intellettuale e politico. avrebbe fatto meglio a pubblicare un pezzo sulla camorra, non alludendo a nulla e chichessia, e continuare così.
il “giornale” Libero punta a dimostrare che saviano sarebbe un “ingrato”, perché sputa nel piatto dove mangia: cioè ANCHE LUI dovrebbe tutto a silvio berlusconi, perché ha pubblicato gomorra con una delle sue case editrici.
a parte l’orrore che mi provoca una simile argomentazione (perfettamente in linea con la levatura intellettuale ed etica di Libero – o si tratta de Il Giornale?), se si riflette sui rispettivi guadagni et vantaggi, è logico ipotizzare che siano molto, ma molto, più rilevanti i vantaggi economici che ne trae la mondadori, di quelli (certamente non piccoli) che ne trae saviano.
consiglio di stare sempre e ciecamente con saviano.
Saviano e’ un milionario, edito dalla Mondadori, che pubblica i suoi articoli sulla Repubblica e l’Espresso. Qualunque cosa dica ha un seguito enorme. Un personaggio mediatico che fa gola a tutti gli schieramenti politici. Dovrebbe riuscire a gestire meglio questo suo potere pero’. Di fanatici che lo sostengono ciecamente ne ha a iosa. Che non venga mai meno allora tutta questa affezione da parte del suo pubblico. La sua forza. Ma non basta. Soprattutto gli intellettuali di maggiore peso dovranno continuare a supportarlo nei momenti difficili, magari ciecamente, viste le tante uscite discutibili che fa Saviano.
Quello che comunque non torna piu’ e’ il personaggio con cui Saviano ancora si vende. Oggi dovrebbe invece trovare una dimensione meno retorica. Dovrebbe essere circondato da gente tanto ma tanto intelligente. La usi allora.
«fanatici» che lo sostengono ciecamente non direi, AMA, avrà anche dei supporter ciechi, ma ci sono anche persone che lo supportano per semplice decenza civile
Senza dimenticare che la critica al cinema neorealista, se c’e’, quando c’e’, ha una sua legittimita’ culturale. Non Rossellini, ma Fellini, con la sua dolcevita , durissima opera di denuncia fra l’altro, ha pilotato per anni il Made in Italy. Ma credo che Marina Berlusconi detesti profondamente Federico Fellini. Dovrebbe invece aDDorare Franco Zeffirelli.
Se Silvio Berlusconi ha fatto una battuta poco felice (poteva anche evitare di citare la prima cosa che gli venisse in mente, tipo Gomorra), Marina Berlusconi invece ha replicato a Roberto Saviano in maniera assolutamente legittima. Ed e’ qui che l’autore edito da Mondadori deve stare attento. Meditare maggiormente le sue risposte. Tanto per lui sara’ sempre peggio. Diventera’ sempre di piu’ un bersaglio politico.
@ Alcor
Guarda che rispondevo provocatoriamente, ma neanche piu’ di tanto, a Pecoraro. Certo, Saviano avra’ anche tante persone che lo supportano per semplice decenza civile. Come farei io del resto se fosse linciato.
Quel
fanaticoe’ stato un errore. La prossima volta usero’ fan. Per quanto certe persone lo considerino una sorta di Padre Pio, e Saviano non faccia nulla per dissuaderli da questa forma di culto. Lo vuoi capire o no che sono ateo e detesto qualsiasi forma di culto, soprattutto poi se di matrice cattolica?Qui poi a volte siamo al kitsch meridionale. Ed io lo posso dire, essendo un Bambino del Sud a cui VV dedica una poesiola sul suo taccuino.
io son d’accordo con te: le cose che ho scritto qui non le direi pubblicamente se fossi un politico
Caro lorenzo hai detto una cosa che forse è il cuore del problema :-).
Chiunque abbia l’opportunità di parlare nel mondo (mondo nel senso arendtiano) in pubblico, fa politica. La rete è pubblica, Nazione indiana è pubblica, ergo tu hai fatto politica in pubblico ;-).
Il guaio della rete è che siccome uno batte i tasti da casa propria (o altro luogo che diventa però psicologicamente e automaticamente privato) crede il più delle volte di parlare in luogo privato, MA NON E’ COSI’! in realtà fa sempre politica in pubblico.
geo
Che poi in fondo di Gomorre, anche piu’ articolate, in Italia ne sono uscite e ne escono tante. E di uomini sotto scorta, minacciati dalle famiglie mafiose ce ne sono tanti. A me quello che interesserebbe indagare e’ la fenomenologia del culto Saviano. E dello stesso culto per altre figure della Provvidenza, mediaticamente dominanti. Anche per tastare il livello di laicita’ e di civilta’ di un intero paese.
Detto questo, so quanto pesi politicamente e culturalmente Saviano. E quanto sarebbe doveroso difenderlo in caso di linciaggio, a prescindere dal suo peso politico e culturale.
Ma se le cose che affermiamo, senza, credo, pagare particolare pegno, non si dicessero nel caso fossimo dei politici, che valore hanno? poco , penso. Perchè criticare è semplice, agire un po’ meno.
.
Certo il linguaggio politico è più accorto, meno impulsivo, ma la sostanza dovrebbe essere la stessa.
Riguardo, poi, al fatto che saviano sia milionario mi chiedo cosa importi, un sacco di intellettuali di successo, oggetto di grande considerazione se non di culto , hanno guadagnato con le loro pubblicazioni notevoli cifre, penso a Naomi Klein per esempio , esiste anche un mercato di sinistra! Voglio dire, e mi rivolgo ad ama, che questa dettaglio non conta molto nella discussione che stiamo facendo. Tutti coloro che hanno seguito e successo ,soprattutto mediatico e letterario incassano una montagna di soldi, Santoro, Travaglio, Fazio, i comici, i vignettisti…
Alcor ha scritto:
Chiunque abbia l’opportunità di parlare nel mondo (mondo nel senso arendtiano) in pubblico, fa politica. La rete è pubblica, Nazione indiana è pubblica, ergo tu hai fatto politica in pubblico ;-).
Il guaio della rete è che siccome uno batte i tasti da casa propria (o altro luogo che diventa però psicologicamente e automaticamente privato) crede il più delle volte di parlare in luogo privato, MA NON E’ COSI’! in realtà fa sempre politica in pubblico.
No, non ci sto. Affermo il diritto a dire la mia, a fare opinione, fosse anche non minoritaria ma irrisoria, senza preoccuparmi affatto della spendibilita’ politica delle mie affermazioni. Non credo sia mancanza di responsabilita’. Solo desiderio di andare oltre.
«Lo vuoi capire o no che sono ateo e detesto qualsiasi forma di culto, soprattutto poi se di matrice cattolica?»
hai delle pretese a volte, tu @AMA, nei confronti di chi ti legge
sono d’accordo con @georgia:
«Il guaio della rete è che siccome uno batte i tasti da casa propria (o altro luogo che diventa però psicologicamente e automaticamente privato) crede il più delle volte di parlare in luogo privato, MA NON E’ COSI’! in realtà fa sempre politica in pubblico.»
ed è anche una delle ragioni per cui a volte si viene qui a commentare, forse più del necessario
in questo momento io sono dalla parte di Saviano senza distinguo, se verrà il tempo dei distinguo, vedremo, glielo auguro, tra l’altro, che venga il giorno in cui sarà un cittadino come tutti gli altri, per ora non lo è
@AMA, caro, non sono stata io, è stata @georgia, però è vero che sono d’accordo con lei
ma tu ama sei liberissimo di farlo, basta che tu poi non dica che in pubblico non lo diresti, perchè … lo hai gia detto … però ti prego le parole da te riportate le ho dette io NON alcor ;-).
Incomincio ad avere una crisi di identità, prima mozzi mi attribuisce una frase di paperino con cui concorda (e già il fatto di concordare con me avrebbe dovuto fargli venire qualche sospetto ;-) poi tu che passi ad alcor le mie riflessioni … ;-)
@ maria
Il fatto che Saviano sia milionario e’ rilevante solo nella misura in cui, come Santoro e Fazio, non andrebbe di certo a leggere il giornale su una panchina, leccando il gelato, senza essere scortato, fosse anche solo da uno dei suoi scagnozzi. E il fatto che Sviano sia milionario e’ legato alla sua popolarita’ e vendibilita’ e spendibilita’ politica, ma anche culturale. Soprattutto quindi mediatica. Non c’e’ niente di male, anzi. Bisognerebbe smetterla pero’ di trattare Saviano come il povero ragazzone del Sud sottratto alla vita di tutti i giorni.
Insomma, ad un certo punto Saviano, senza retorica, dovrebbe anche accettare il suo destino e decidere, date le pressioni, cose fare da grande.
“Marina Berlusconi invece ha replicato a Roberto Saviano in maniera assolutamente legittima”.
Non sono d’accordo, ma neanche un po’.
Quella di Berlusconi, come ha giustamente rilevato Saviano, NON E’ UNA CRITICA a un suo testo, è soltanto una presa di posizione contro lo scrivere di criminalità organizzata, quindi perciò stesso politica.
Ed è una presa di posizione politica come al solito molto grave, perché sintomatica di una volontà di ritorno agli anni Cinquanta come ultima stagione politico-culturale profondamente affine all’oggi.
Tra parentesi, un autore dovrebbe in ogni caso contare sull’appoggio dell’editore che pubblica un suo libro quando questo è sotto attacco: l’editore non è tenuto a condividere tutte le posizioni che assume un suo autore, ma è moralmente tenuto a sostenere il libro che ha scelto di pubblicare, per il solo fatto di averlo pubblicato.
Ancora tra parentesi: La dolce vita non è, ripeto non è, un film neo-realista.
È l’esatto contrario: marca clamorosamente l’uscita di Fellini dal modulo neo-realista che fin lì aveva più o meno condiviso.
Se consiglio di stare “ciecamente” con Saviano è per molti motivi.
Per esempio.
Ci si lamenta in continuazione della marginalità dello scrittore e dell’intellettuale italico degli anni Dieci, poi quando, almeno in un caso, la NUDA PAROLA mostra di saper ancora incidere sulla realtà, non si può non appoggiarla.
Saviano vive tutte le INEVITABILI contraddizioni di chi ha una visibilità mediatica come la sua e tutto sommato sinora ha mostrato di saperle gestire abbastanza bene e con coraggio: fargli una colpa dei suoi guadagni è semplicemente un’idiozia.
Saviano tenta da anni di mostrare/dimostrare l’immagine di un Paese profondamente corrotto, dove non è più possibile pensare alla mafia o alla camorra come a fenomeni circoscritti al Sud d’Italia, ma ormai profondamente coinvolti nella cultura e nell’economia dell’intero territorio nazionale.
Quella di Saviano è letteratura ed è coraggio civile, oltre che coraggio fisico individuale, oltre che coraggio culturale e incuranza di sé e del proprio destino di uomo e di scrittore.
Sostenerlo significa condividere una parte, sia pure piccola, di quel coraggio e di quella presenza a fronte della probabile imminente fase di attacco che dovrà subire.
Eccetera.
@ georgia
Non ti ho confuso con Alcor, come potrei. Diciamo che e’ stato un problema di copia ed incolla. Sto perdendo sensibilita’ tattile…
@ Alcor
Io in questo momento non sono dalla parte di nessuno. Perche’ non e’ successo niente di niente. Silvio Berlusconi ha fatto una battuta, buttandoci Gomorra a casaccio. Roberto Saviano ha sentito giustamente l’urgenza di difendersi. Marina Berlusconi ha sentito ovviamente l’urgenza di replicare. Ma e’ un tormentone mediatico fine a se stesso. Non lasciatevi strumentalizzare. Vedremo in futuro cosa succedera’ e se sara’ il caso di prendere posizioni.
Sia chiaro, credere che Saviano possa tornare alla vita di tutti i giorni risulta retorico. Speriamo allora solo che non abbia piu’ bisogno della scorta. In futuro. Adeso le condizioni non ci sono.
@ pecoraro
Infatti, so benissimo che la Dolce Vita non sia un film neorealista. Vatti a rileggere meglio il mio messaggio. Come del resto non credo sia neorealista neanche Zeffirelli. :-))))
Mi pare evidente poi che a me piaccia Fellini, non Rossellini.
Cosa dicevi su Marina Berlusconi? Credo di averti risposto. A volte dovreste proprio spegnere i media. Dare a loro il giusto peso.
Non faccio di certo una colpa a Saviano dei suoi guadagni. Ma sapete leggere per benino i mei messaggini? Non si capisce perche’ Saviano non dovrebbe essere milionario. Fra l’altro potrebbe guadagnare molto di piu’ se lo volesse. Io rifiuto l’immagine di Saviano come del povero martire. E qualsiasi figura cristologica. Non aiuta concretamente nessuno la figura cristologica. Inutile ribadire il perche’.
E comunque trovo tipicamente italiano imbastire chiacchiere virtuali su fatti inesistenti.
[…] by Giovanni Nuscis on April 20, 2010 Ce ne fossero di Roberto Saviano (vedi Repubblica e Nazione Indiana ), per coraggio e lucidità di analisi, per quel suo (bi) sogno di verità e di giustizia […]
Andrea,
io la tua posizione non so bene quale sia perché non l’hai mai espressa chiaramente in questi commenti.
Non hai detto se la lettera pubblica di Saviano a B e il botta e risposta con Marina B siano il modo migliore, più efficace, di relazionarsi con questo regime.
In generale potresti anche far capire se cercare il dialogo o far appelli al governo o ai suoi giornalisti come fa Saviano sia il modo migliore per relazionarsi con questo regime.
Peraltro, se è la tua risposta è affermativa, sarebbe bello capire quali risultati concreti sta dando secondo te questo approccio.
Non hai neanche detto perché un suggerimento semplicissimo, lineare e, credo in ogni altro paese civile inevitabile, come quello dato a Saviano da parte mia e di Garufi di scrivere per un altro editore sia sbagliato.
Quindi in tutta buonafede non sapendo cosa ne pensi su questi due punti io non so quale sia la tua posizione.
Per quanto riguarda la mia di posizione, io non capisco cosa ti abbia portato a pensare che voglio stiano zitti i giornalisti o gli scrittori di sinistra. Perché chiedere agli scrittori di sinistra pubblicamente esposti contro questo regime di scegliersi un altro editore significa continuare a scrivere per un altro editore, non imbavagliarsi. Chiedere di non collaborare con l’impero mediatico di B. significa primariamente non farsi cooptare, dimostrarsi estranei nei ragionamenti e nei comportamenti alle logiche comunicative del regime e ai suoi esponenti.
Questo richiede un approccio molto articolato a seconda del mezzo su cui ci si concentra – io avrei le idee chiare su cosa fare ma non sono lo stratega della comunicazione del PD – non un approccio grossolano come penseresti tu.
Per es., dato che hai portato l’esempio di una trasmissione della Rai, io non mi sogno di chiedere a Santoro di andarsene (anche se non ho problemi a dire che la trasmissione fatta da Bologna in tempo di elezioni è servita solo come sfogo per gli antiberlusconiani, non certo per convincere gli incerti che anzi penseranno a un Santoro sempre più fazioso).
Ma posso dirti che per es. su Porta a Porta mi concentrerei su due obiettivi alternativi: farlo chiudere o alternare Vespa con un conduttore di sinistra. In che modo? In regime di par condicio, evitando la presenza di politici e giornalisti di sinistra, in modo che non ci siano neanche quelli di destra. Negli altri casi i suddetti dovrebbero andare alla trasmissione per far battaglia contro Vespa, rimarcando ogni volta che è un giornalista di B, impedendogli di svolgere il discorso come vuole, parlando direttamente ai telespettatori e non ai politici e ai giornalisti di destra, con i quali si dovrebbe rifiutare ogni dialogo in modo fermo ma educato, a cominciare dal linguaggio: usare sempre il lei, marcare una distanza anche nella comunicazione non verbale. Non ci dovrebbe essere nessuna confidenza, nessun mettere sul ridere, si dovrebbe dichiarare e soprattutto mostrare in modo netto la distanza che si ha verso esponenti di un regime.
Tutto questo, è ovvio, può essere un totale fallimento se non si sta attenti ai toni, al registro che si usa nella comunicazione che non dev’essere altezzoso.
E questo è solo un es., l’idea complessiva sarebbe molto articolata.
quoto in toto francesco pecoraro del 20 Aprile alle 11:30 e se poi come mesi fa e di nuovo mesi fa e di nuovo altri mesi fa e settimane fa e ancora adesso c’è qualcuno che non capisce che se comunemente si rischia lo psicopatico o la scivolata che ti uccide in altri casi è abbastanza diverso e per sempre ne è modificato e deformato ogni minuto della tua vita (e non sempre ne diventi più bello e figo) sono sinceramente affari di chi non capisce, e che palle sempre fare il contropelo a ‘quanto rischierà quanto non rischierà, ma secondo me in una panchina anche a distanza di metri dalla scorta ci può stare o non stare’!
Mi fa specie questa frase di Andrea Inglese
“detto, questo, io non me la prenderei neppure con te Garufi, altrettanto elzevirista e sfigato, se scrivi su libero, e non solo perché sfigato, ma perché non ci vedrei contraddizione rispetto alle tue concezioni conservatrici”
perché mi è oscuro come si può scrivere, di una persona che abbandona il suo lavoro per una strada nuova, assolutamente incerta e che corrisponde alla sua vita, come si può, dicevo, scrivere che ha concezioni ‘conservatrici”’.
@AMA
ci sono una ventina di tuoi commenti, qui, se è un tormentone mediatico tu ci partecipi massicciamente
Una serie di dialoghi tra sordi.
L’attacco a Saviano, se verrà, proverrà dall’elite della cosiddetta industria culturale. Sulle sparate di Berlusconi e relativa (e prevedibile) risposta di Marina B. non mi pare ci sia da perderci il sonno.
Saviano è un ragazzo ambizioso e sa qual è la posta in gioco.
Sa che l’invidia è una brutta bestia.
Sa anche, probabilmente, di essere in bilico tra essere (con tutti i debiti distinguo) il Pasolini del XXI secolo e un reporter embedded della società dello spettacolo.
Ma in ogni caso Saviano fa parte a sé.
Il suo caso è talmente eccezionale che non può neanche essere usato come icona dello scrittore libero.
Ha scelto deliberatamente di sorvolare sul fatto che il suo editore è in odore di mafia.
Ha scelto di vivere la contraddizione. Forse non è in grado di superarla. Non adesso. E’ umano, dopotutto.
Ma farne un santino, questo no, vi prego.
Certe volte è stupefacente constatare a quale grado di astrazione e di distanza dalle cose portino una tastiera e uno schermo. Sono certo che molti dei grandi polemisti (sotto nick o meno) saprebbero reagire con minore astrattezza e meno ragion pura se dovessero metterci la voce, e il corpo, e in luogo pubblico. E’ un vecchio argomento, quello del coraggio “virtuale” delle proprie opinioni, ma mai come in questo caso, quello di uno scrittore che (a proposito sottoscrivo il commento di Andrea Inglese) vive sotto scorta e sconta con un’ipoteca sul proprio corpo l’aver ‘detto il vero’, mi pare si riconduca all’affiorare di una vigliaccheria di fondo, da cui voglio, nel mio piccolo, prendere le distanze.
Se Saviano risponde a B. sbaglia, se non risponde sbaglia, se scrive sbaglia, se commenta sbaglia, miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e che deve fare sto povero ragazzo, tacere??
Questa si chiama istigazione all’omertà, proprio la cosa che Saviano rifiuta.
Che teste che ci sono in questo paese..
raggruppandole non ne fai una, …. ufffffffffffffffffffff …….. °|o
Cari,
ho letto buona parte del dibattito, che è di grande interesse. Le mie posizioni alcuni di voi le conoscono, per le iniziative dello Sciopero dell’autore e per l’appello a Roberto. Mi limito a far notare che un’implicazione logica della posizione anti-“aventino”, come la chiama Andrea – ma insisto: l’Aventino non è il gruppo Mondadori, se ci sono accanto almeno Esquilino, Palatino e Celio? – è che, qualora Saviano decidesse di lasciare Mondadori, starebbe commettendo un _errore_. Di fatto, chi sostiene questo oggi, sta _attaccando_ Saviano, che ha invece concretamente minacciato di abbandonare Segrate. Di fatto, e su questo poche repliche perché è il primo mese del corso di logica, sarebbe coerente per Andrea e alcuni altri scrivere oggi un appello pubblico a Roberto a _non_ lasciare Mondadori.
Vincennzo
@AMA
“Grazie per la segnalazione Einaudi. Saggio interessante credo. Gli daro’ un’occhiata. Sicuramente. Ma questo libro che segnali in che modo potrebbe smentirmi?”
Stavo per segnalare io il saggio di Ginsborg, poi ho visto che era già stato fatto. Quel saggio (del 2003) potrebbe smentire per esempio la convinzione che in Einaudi non si possa parlare male del Capo. I suoi durissimi contenuti provano che si può scrivere contro Berlusconi usando addirittura la sua casa editrice, purché si abbia l’elementare accortezza di articolare e documentare le affermazioni, che resta cosa ben diversa dall’incontinente invettiva di Saramago.
@ Barbieri. Attento a non innamorarti anche di Garufi, dopo la passioncella per Candida.
@AMA
ti ho riletto meglio: hai ragione ho frainteso la frase su Fellini.
tra parentesi: a me mi piasce sia Rossellini che Fellini.
sul resto mi taccio.
dico solo che appoggiare culturalmente et politicamente qualcuno non significa necessariamente farne un santino.
significa solo mettere in secondo piano le proprie obiezioni e le proprie riserve a fronte di un convincimento positivo di fondo sull’agire della persona in questione e a fronte dell'”opportunità” politica di un sostegno.
@vincenzo
detto in altre parole, era la domanda che ponevo io ieri.
Il coraggio e la bellezza. Se ho scritto una poesia per l’infanzia del sud, è perché è venuta di una foto in La parola contro la Camorra, e nella video, in un attimo fuggitivo, si vede che sono morti ragazzi molto giovani.
Roberto Saviano fa entrare la commozione. Salvatore Nuvoletta, Don Pepe Diana, Antonio Cangiano hanno vita. Sono uomini che dalla morte danno una lezione molto bella e degna. Roberto Saviano, analisa la criminalità per svelare un lembo di speranza in ogni cittadino che vuole
lottare e aprire un cammino alla libertà. Scegliare la sua vita e non subire.
Scegliere
@Ama @ Innocenzi
Il saggio di Ginsborg è del 2003, appunto, è tutta da vedere se oggi verrebbe pubblicato qualcosa del genere, di acqua sotto i ponti ne è passata in questi 7 anni, come testimonia la fine che ha fatto Mentana.
Inoltre, la storia della documentazione precisa per essere pubblicati per Einaudi: Travaglio ha fatto libri pieni solo quasi di documentazione di recente, ma documentazione giudiziaria su B: è stato querelato.
Non venitemi a dire dunque che sarebbe stato pubblicato per Einaudi o Mondadori.
Lucio Angelini in Satanassi, ciao.
Le questioni sono:
Si può bollare come portatore di concezioni conservatrici una persona che fa sulla sua vita una scelta che è il contrario del, chiamiamolo così, conservatorismo?
Insomma. Non è un giudizio artificioso quello che presuppone la separazione tra le idee politiche di una persona (sempre che siano davvero tali) e il suo modo di stare al mondo?
Non sarà che è difficile per alcuni accorgersi di quell’artificosità?
Non sarà, anche, che non accorgersene trasforma in un ‘guardiano del muro’?
Un ‘guardiano del muro’ può essere non-conservatore/democratico/di sinistra?
a vincenzo,
caro vincenzo,
credo che sia dovuto al tipo di fruizione veloce tpica della rete il fatto che si attribuiscano a delle persone delle opinioni che non hanno; io finora mi sono espresso raramente e brevemente sulla questione boicottaggio di Saviano alla Mondadori o simili, per un semplice motivo: non la trovo un’iniziativa efficace né la condivido nel senso né m’interessa spenderci tempo sopra. Naturalmente non sono l’unico. E quindi ho letto più volte espressa da altri quello che è il mio pensiero su questo tema. Che non ha nulla di originale.
In definitiva, io ho semplicemente detto che: non condivido chi attacca Saviano basandosi sul fatto che dovrebbe boicottare Mondadori; con questo non sostengo che Saviano debba restare in Mondadori, sostengo che sono affari suoi, e che se se ne andrà fuori da Mondadori lo farà per giustificati motivi, ed è forse ciò che potrebbe accadere ora.
Mi sono invece espresso in modo chiaro nei confronti di chi vuole mettere sullo stesso piano il caso Nori e il caso Saviano (e mille altri, come Wu Ming ecc.). La mia posizione sul fatto che un autore che si dice di sinistra, o anche solamente democratico, collabori al giornale di quello che dovrebbe essere il suo nemico politico l’ho espressa dapprima in un confronto con Scarpa su NI, e poi in un post su NI e in un articolo sul manifesto.
Posso solo ribadire qui che collaborare per il giornale politico del mio nemico politico non è per nulla la stessa cosa che far pubblicare un mio libro da una grande casa editrice che è proprietà del mio nemico politico. Io pubblicando in una certa collana e in una certa casa editrice posso al massimo avallare il lavoro e la politica editoriale di quella casa editrice, o di una sua parte. Pubblicando per un quotidiano politico, seppure nelle pagine culturali, io non posso che avallare con la mia stessa “tranquilla” presenza la cornice ideologica e giornalistica dentro cui le mie parole sono assunte.
Concludo infine rivolgendomi anche a Lorenzo: se mi sono speso ha chiarire il mio dissenso sul caso Nori (e tutti i casi analoghi) è perché ritengo quell’atteggiamento particolarmente nocivo, per l’ideologia che implicitamente legittima. Nel caso delle posizione del boicottaggio, non è certo così. Quindi, ripeto, è semplicemente un dibattito che NON mi interessa, almeno non in questi termini.
Infine Maria Luisa mi segnala questo:
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=157
Io non sono certo uno sfegatato dei Wu Ming, ma tolta un po’ di retorica autoincensatoria e barricadera, mi sembra che colgano il punto della questione.
Andrea,
però mannaggia, cambiare editore NON (e a maggior ragione un editore che ti fa pressioni) è fare una campagna di boicottaggio!!! Com’è che non riusciamo a intenderci neanche su questo?!
Un saluto a tutti. Ho riflettuto molto su quello che ha scritto Pecoraro che stimo. In fondo condivido cio’ che dice. Anche se non completamente. Almeno e’ pragmatico. E mi scuso con georgia (Alcor) per i venti commenti. georgia, sto scherzando, lo sai che ti aDDoro. Piu’ di tutte la funambola pero’.
Come Galbiati credo che oggi non si possa scrivere nulla sulla documentazione giudiziaria riguardante Silvio Berlusconi.
Comunque, visto che qui qualcuno crede a una possibile uscita di Saviano da Mondadori, o sapete qualcosa direttamente da Saviano, oppure non vedo davvero motivi per crederlo.
Saviano:
“La cosa che farò sarà incontrare le persone nella casa editrice che in questi anni hanno lavorato con me, donne e uomini che hanno creduto nelle mie parole e sono riuscite a far arrivare le mie storie al grande pubblico. Persone che hanno spesso dovuto difendersi dall’accusa di essere editor, uffici stampa, dirigenti, “comprati”. E che invece fino ad ora hanno svolto un grande lavoro. E’ da loro che voglio risposte.”
Mi sembra impossibile aspettarsi risposte negative. Peraltro, Marina B la sua l’ha già data:
“Il gruppo Mondadori ha garantito a Saviano e a tutti gli altri suoi autori la massima libertà di espressione. Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo.”
Mi pare che la questione restare alla/uscire dalla Mondadori sia solo retorica.
Vorrei rivolgermi agli estidolatrori di Roberto Saviano, del denunciatore DE PAURA Roberto Saviano, il quale si propone da tempo al paese come una soluzione, un Salvatore, ma che, invece, costituisce sempre di più un problema, soprattutto proponendosi alla comunità letteraria come scrittore invece che come giornalista, occupando maldestramente spazi ARTISTICI che non gli competono, almeno per ora. Né gli va assegnata altra qualità se non quella del giornalista bravino. Invece fa il funambolo, con il silenzio assenso di troppi di noi. L’ho sentito io, Saviano, nel salotto marcio dell’Imperatore Fabio Fazio, suo collega di ditta, nel senso di dipendente del padredimarina (il suo programma viene prodotto da Endemol, di proprietà Mediaset). L’ho sentito per esempio ammonire gli scrittori a impegnarsi civilmente per arrivare alla gente, come un Lunacharski qualsiasi, invitarli a una sorta di nuovo REALISMO CIVILE, al di là di qualunque ipotesi estetico-immaginativa (non possedendola
lui, la qualità letteraria, non tollera che la posseggano gli scrittori veri?). L’ho sentito, l’Angelo dell’Apocalisse Saviano, processare in diretta tv delle persone sulla base di prove giornalistiche, cioè carta straccia, e non su prove e SENTENZE giudiziarie definitive. L’ho sentito addirittura esultare, a seguito dell’emissione di una sentenza definitiva contro alcuni Casalesi, dicendo letteralmente: ” Avete visto, avevo ragione! ” ” Mah, noi si credeva che lei fosse stato un testimone diretto dei delitti di cui parla
così convinto! “. No, non era testimone diretto, Saviano, faceva solo ricostruzioni giornalistiche, con materiali e inchieste a volte rubacchiati ad altri giornalisti di trincea, pare… L’ho sentito, soprattutto, Saviano, fare propaganda a favore di un altro suo collega di ditta, Einaudi, sempre
padredimarina si tratta. Un transnistriano (attuale Moldavia) nomato Lilin, immigrato in Italia dopo varie peripezie violente, anche come soldato dell’esercito russo in Cecenia. Dice lui medesimo, Lilin, in un secondo più recente romanzo, della guerra in Cecenia, reality – fiction alla quale ha partecipato come concorrente, senza venire mai nominato per due
anni di seguito, dove ha anche ucciso tanta gente, perché non poteva farne a meno per via che stava arruolato nell’esercito russo e doveva eseguire gli ordini, e per via che ” i disertori in Russia non sono visti tanto bene ” (invece gli assassini?). Mah! Mah! Mah! Torniamo al primo romanzo di Lilin, quello elogiato da Saviano Nazionale, Educazione Siberiana, basato sul racconto elegiaco dei codici MAFIOSI dei vecchi del suo villaggio. Codici etici di criminalità che prescrivono finanche l’omicidio in caso di sgarro, come appunto fanno i codici mafiosi e camorristi. L’impressione che se ne trae è che Saviano, esaltando la ” Criminalità onesta ” di Lilin, sembra mandare un messaggio all’umanità buona, ma, indirettamente, anche un pizzino: guardate, sembra dire Saviano, io non ce l’ho con la criminalità mafiosa buona, che è sostanzialmente ribellione alle sopraffazioni di poteri Statali di fatto estranei ai territori del Sud Italia, nei quali i poteri Statali imperano da 150 anni, depredando e imponendo arbitrariamente la Legge; io ce l’ho con la ” criminalità disonesta “, di fatto collusa con i poteri dello Stato. Magari!!! Magari si esprimesse così, Saviano, mettiamo alla pari di un tra una riga e mezzo da me parafrasato Leonardo Sciascia (quanto ci manca!), che era però un vero scrittore: Né con lo Stato né con la mafia!
Passerei adesso al tema CORRUZIONE, ma non quella politico-mafiosa che piace tanto al nostro, ma quella estetica che ha ridotto il vostro paese alla
seducente latrina degli Assessorati alla Cultura e dei grandi gruppi politico-editoriali. Da corruzione a etica c’è solo un passo. Etica è anche una parola che piace tanto a Saviano. Un paese è etico se le persone che lo popolano fanno bene ciò che sanno fare bene. Facile, no?! Invece Saviano, che è un giornalista, uno scrivente avrebbe detto Roland Barthes e non uno scrittore, proponendosi in questa seconda veste, non è etico: CORROMPE come tutti gli altri. Si propone infatti al popolo dei lettori, spero involontariamente, come invasore, come barbaro, come offuscatore di vera letteratura. CORROMPERE LA LETTERATURA di un paese intero, il suo immaginario, dovrebbe essere considerato un grave reato penale, di più delle letteralmente veniali tangenti di Balducci.
Cosa intendo dire, come mi permetto?! Nel vostro paese ci sono ancora gli scrittori, Giuseppe Montesano, per esempio, che ha scritto un romanzo affresco su Napoli e le sue derive camorristiche, ” Di questa vita menzognera “, 2003, della cui bellezza tutti voi avrete sicuramente goduto. Si tratta di un romanzo etico, in quanto lo scrittore Montesano, scrivendolo, ha rispettato le leggi formali e immaginative della sua arte. Romanzo che a quanto mi risulta rimane insuperato (forse parimerito con lo strepitoso FILM di Sorrentino ” L’uomo in più “, 2001). Che Montesano faccia il giornalista, immagino a favore del suo tenore di vita, è un insulto all’arte, ma così vanno le cose e sono sempre andate. Quello che non
torna è che lo scrittore Montesano sia costretto, per sopravvivere alla attuale barbarie, a dichiararsi estimatore del giornalista Roberto Saviano, come io stesso ho letto coi miei stessi occhi.
Io attualmente leggo poco, perdonatemi, perché soffro troppo nel sapere certe cose. Nel sapere, in definitiva, che ogni copia venduta in libreria dallo scrivente Saviano, viene tolta a scrittori veri. Scrittori, per limitarsi a Napoli, come appunto Giuseppe Montesano, Giuseppe Ferrandino, Raffaele La Capria, Peppe Lanzetta e chissà quanti altri del novero per diritto. Invece, in quanto giornalista bravino, Saviano dovrebbe toglierle, le copie, a Bruno Vespa, a Belpietro, a Feltri, a Veneziani, a Buttafuoco! O no? Vetriolata finale: si limitasse almeno alla letteratura per ragazzi!
@andrea
La posizione di Wu Ming è purtroppo molto contraddittoria. Ti pare che se Mondadori pubblicasse solo gente di destra non perderebbe lettori e saremmo ancora tutti più turlupinati dalla pubblicistica neopopulista? Non credo. Persino il TG1 ha perso milioni di telespettatori nelle ultime settimane. Comunque ho risposto indirettamente a loro nel mio articolo uscito sul manifesto e che in mancanza di link incollo qui sotto. La posizione, sedicente “avanzatissima”, dei Wu Ming, una posizione da quinta colonna, è fallita nei fatti. I fatti sono molti, e mi limito a tre, che 1. negli ultimi casi c’è stata una censura precisa di almeno tre libri: Raboni, Belpoliti, Saramago; 2. ancora più eclatante è il fatto che il primo gruppo italiano, che rappresenta il 30% del mercato, _non pubblichi_ da anni neanche _un_ libro che sia più che molto moderatamente critico nei confronti di Berlusconi. Dov’è sta la variegatezza ideologica del gruppo? Se a casa loro i Wu Ming votano contro Berlusconi, ne sono ben felice, ma in che modo questo incide sulla politica culturale del gruppo? Nessuno. Anche limitandosi al _contenuto_ dei libri, sarebbe meglio per i geniali e avanzatissimi false flaggers provare una nuova strategia di sabotaggio. Quasi qualsiasi altra cosa andrebbe meglio.
@sergio
ti avevo già letto, e sono lietissimo della vicinanza d’idee, oltre che di quella topografica
@lorenzo
non ci conosciamo, ma se posso permettermi non credo che tu ci veda giusto. roberto non può permettersi di dire quel che dice se non c’è una reale possibilità che vada via. e io gli perdonerei senz’altro un poco di captatio benevolentiae che fa parte di una retorica pubblica di nobile tradizione.
Di seguito, il mio articolo (il manifesto, 24 gennaio 2010)
Quando lo scorso novembre Saviano rivolse un appello a Berlusconi perché ritirasse la legge sul processo breve, a Luisa Capelli, editrice di Meltemi, e al sottoscritto saltò il ticchio di rilanciare, mettendo in campo il più perverso tabù della nostra società letteraria (o dei suoi frantumi). Fondammo un gruppo Facebook chiedendo allo scrittore di lasciare il suo editore qualora, com’era scontato, non avesse desistito. Per chi non lo sapesse, ricordiamo che la maggioranza del gruppo Mondadori (oltre al marchio eponimo, Einaudi, Piemme, Sperling & Kupfer, Frassinelli, Electa: circa il 30% del mercato librario) è di proprietà della Fininvest, ovvero Silvio e famiglia. In poche settimane abbiamo ricevuto 2200 adesioni e alcune critiche. Saviano in un’intervista ha dichiarato, in maniera forse indipendente dall’appello: «Sto riflettendo se continuare a pubblicare i miei libri con Mondadori». Da altri autori del gruppo quasi nessuna voce, ed è quest’ultimo aspetto a stupirci. Ma è davvero moralmente indifferente, per uno scrittore dell’ampio e disunito fronte nonberlusconiano, pubblicare i propri libri per B.? O almeno è un errore politico? Si tratta di una scivolatina, incoraggiata da migliori condizioni economiche (mica sempre), dalle maggiori prospettive di successo (ma non è affatto detto), dallo charme del bianco Einaudi (dove c’è ancora), o dall’indubbia (ma ineguagliabile?) professionalità dei suoi editor? O all’opposto, come sostiene ad esempio Wu Ming, pubblicare per B. ha un valore politico aggiunto, l’occasione di attizzare un focolaio di resistenza nel cuore delle cittadelle occupate, all’interno delle quali noialtri si «resisterà un minuto di più»?
Comunque la si veda, la questione desta imbarazzo. Chi, autore, si dissocia dal gruppo – e casi ve ne sono – lo fa senza clamore, come temendo di danneggiare qualcuno ingiustamente; chi vi rimane o vi entra, lo fa alla chetichella, accennando appena alla propria distanza dalla proprietà. Un fatto è certo: vi capiterà di rado, se non mai, di sentir dire nella stessa frase da un autore Einaudi quel che pensa di Berlusconi e rammentare il rapporto contrattuale che lo lega al Cavaliere; non ascolterete nessuno dire “Berlusconi è XYZ ed è l’editore dei miei libri”. Col tempo anche quegli XYZ si attenueranno, per una banale razionalizzazione da coda di paglia. Teste altrimenti pensanti insisteranno oltremodo che il problema non è B., che attaccarlo sottrae consensi alla sinistra distogliendola dall’unico scopo: costruire una maggioranza ad ogni costo, come se la missione dell’intellettuale fosse interpretare in trentaduesimo il moderatismo accattavoti di un qualsiasi quadro del PD. E i toni si ridurranno a quelli di una imbelle, semmai dotta, strigliatina.
Siamo d’accordo, il problema non è Berlusconi, ma la mutazione teratomorfa del capitalismo avanzato che, nella sua versione cisalpina, battezzeremmo Berluscoleviatano: un dispositivo informativo-economico-politico-criminale che perverte l’elettorato con la spettacolarizzazione della mediocrità e lo sdoganamento della rapacità individuale e d’impresa. Ma siamo certi che lasciarsene contrattualizzare non sia, pur nel nostro piccolo, avallarlo o anche pascerlo? Siamo certi che da un lato la timidezza critica di cui sopra, dall’altro l’autocertificazione costituita per B. dal pubblicare (occasionalmente!) autori dallo specchiato protagonismo morale come Roberto Saviano – siamo certi che questi fattori non estenuino la già erosa capacità critica della nostra classe intellettuale? Siamo certi che stipulare un contratto con Mondadori – scelta nel 95% dei casi fungibile – sia oggi accettabile, visto che la stessa acquisizione del gruppo è avvenuta corrompendo un giudice? visti i casi di chiara censura a Saramago, a Raboni e ad altri, e le ineleganti veroniche a giustifica? e visto lo scotoma cosmico, nel catalogo recente del maggior gruppo italiano, di pubblicazioni avverse toto corde all’attuale governo? Saviano ha replicato a un’accusa di Feltri dicendosi non già stipendiato di Berlusconi, ma semmai viceversa. Ecco: se pubblicaste un bestseller con lui, saresti lieti di ingrossarne le tasche? E ancora, qualcuno dei suoi autori di sinistra può dirsi titolare di una visione strategica di tale respiro da scusare nella tattica una non alta asticella morale, come quando si lottava tutti per l’ideologia? Purtroppo non l’abbiamo. Lavoriamoci sodo, e intanto proviamo a tenere alta la testa.
@ Barbieri. Ma che ne sai tu delle scelte di vita e delle scelte politiche di Garufi? Basta frequentare un corso di sceneggiatura a Roma per essere considerati rivoluzionari? Anch’io, malgrado l’età avanzata, proprio oggi ho partecipato al casting del film “Terminus Des Anges” (dopo le scene girate “accanto” a Johnny Depp in “The Tourist”, qui a Venezia). E allora?
larry massino c’è qualcosa che non torna nel tuo commento … di cosa ti stai vendicando, quale ingiustizia pensi di aver subito? apparentemente parli a nome di altri, ma mi sembra proprio che tu stia difendendo qualcosa che ti riguardi direttamente. Speriamo almeno sia qualcosa di lecito come il mancato numero di copie vendute di cui ti senti vittima ;-)
sarà che io ho letto saviano all’inizio quindi l’ho letto come si legge uno scrittore … beh io l’ho apprezzato proprio come scrittore (e non mi capita spesso di questi tempi) e non come giornalista … del resto lo stesso argomento l’avevano affrontato in tanti prima di saviano e mi avevano lasciato del tutto indifferente.
P.S
Io ho comprato saviano ma se non l’avessi fatto non vedo proprio perchè avrei dovuto comprare i da te elencati, se lo volessi fare potrei comprare l’uno e gli altri, o se fosse per mancanza di soldi me li potrei almeno leggere in biblioteca … invece ho letto saviano perchè mi aveva incuriosito lo stile dei suoi post su NI.
@vincenzo
“Siamo certi che stipulare un contratto con Mondadori – scelta nel 95% dei casi fungibile – sia oggi accettabile, visto che la stessa acquisizione del gruppo è avvenuta corrompendo un giudice?”
ecco la risposta che stavo per dare a inglese quando sostiene che pubblicare per mondadori significa semplicemente avallare una politica editoriale. no, significa avallare una proprietà rubata, conquistata con la corruzione. definire aventiana la scelta di abbandonare il colosso di segrate e di pubblicare per un altro grosso editore è ridicolo. io non propongo un boicottaggio di massa da parte di tutti gli autori einaudi-mondadori di sinistra. dico che chi può permetterselo senza troppi sforzi o sacrifici dovrebbe farlo, come appunto per le tasse, che non tutti pagano con la medesima aliquota. da un simbolo come saviano ci si aspettano gesti simboli e carichi di significato. oltre al gruppo di fb basta leggere la mole impressionante di commenti (più di 2200) usciti sul sito di repubblica, in cui gli si chiede a gran voce questo passo.
@Georgia io non sono in gioco, ma il pensiero non è ancora fuorilegge… Se tu ti accontenti io non ho nulla in contrario, ma rimango libero di ritenere che Roberto Saviano è uno scrivente e non uno scrittore.
Con tutto il rispetto per le posizioni e i pareri di ognuno, mi pare che tra i commenti spuntino ogni tanto anche alcune patologie. Come del resto succede sempre quando si parla di Saviano.
Questa esibizione di analisi (spesso capziose), questa purezza e coerenza da parte di persone che non sono nelle sue condizioni e non possono fare le sue scelte, comincia a mandare un odore sgradevole.
ok garufi, però allora non fare confusione tra mondadori e einaudi
L’einaudi se non erro se l’è “regolarmente” comprata, sempre che berlusconi sia in grado di fare qualcosa regolarmente.
io invece penso che se berlusconi si è pappato tutto almeno è giusto che noi si riesca ad usufruire di tali spazi. Quanto avrà in mano tutto (visto che gli italiani si son bevuti i cervello e lo votano) noi che si fa? si emigra, ci si suicida … gli si lascia campo libero ovunque? Credo sia un lusso che pochi si potranno permettere :-(
Eppure se Saviano decidesse di pubblicare per Rizzoli non arriverebbe qualcuno a dirci che Rizzoli non è poi meglio di Mondadori? E se, di ritirata in ritirata, passasse a Adelphi, Fazi, Frassinelli, Sellerio, Isbn, Piemme, Newton Compton, Minimun Fax etc etc non ci verrebbe detto che si tratta di gruppi capitalisti che fanno pagare soldi alla gente per i libri anche se, si sa, l’information wants to be free e che non sono nemmeno loro meglio di Mondadori?
E che l’unica soluzione eticamente sostenibile è un blog molto semplice e gratuito e per favore post brevi e tante figure e link a Youtube che ormai solo i ricchi e i parassiti hanno tempo per leggere libri lunghi?
beh sascha, non sarebbe finita lì, perchè qualcuno verrebbe a dire che in tale blog non devi postare perchè … bla bla bla … e così fino al silenzio totale :-)
vi leggo sempre, non intervengo quasi mai:
alcor ti ammiro davvero. Che classe che hai…
Scrivo a Roberto Saviano…
Una volta mi sono trovata ad avere la fortuna di pranzare accanto a una persona che è stata un tuo collega di lavoro. Gli ho raccontato che il film Gomorra, tratto dal tuo romanzo, era diventato, nella scuola di periferia in cui insegnavo, una sorta di film culto dei giovani “bulli (dal cuore tenero)” attratti dall’immaginario mafioso, come una sorta di Scarface. Credo che lui ci sia rimasto male, e credo anche che nel suo sottile risentimento non abbia capito del tutto quello che volevo dire. Non sono riuscita a spiegarmi, capita spesso, è la doppia lama della timidezza. Continuo a pensare che questa cosa sia vera, ma anche che non abbia nulla a che fare con le parole del nostro presidente del consiglio, che ha a cuore l’immagine del nostro paese all’estero come se fossimo una forma di parmigiano reggiano (all rights reserved) gigantesco.
Il motivo per cui ti scrivo è un altro, è il fatto che purtroppo durante la mia infanzia ho avuto a che fare, ovviamente non per scelta mia, con episodi infelici legati alla mafia. Ho vissuto molto da vicino situazioni che, seppur piccole, nessuno augurerebbe ai propri figli di vivere. I miei genitori, non hanno avuto la lucidità per risparmiarmele.
Ora dopo tanto tempo, ancora provo rancore.
Per questo e mi ritrovo a non riuscire a spiegare e far capire questo a loro e a molte persone che hanno vissuto e sanno eppure negano e minimizzano e mi chiedono di non pensarci.
E fino a qui tu sei un eroe.
Poi però mi domando due cose. La prima riguarda tutta questa fiducia nello stato. Ho visto la giustizia arrivare troppo tardi, a raccattare i rimasugli di una carneficina durata decenni e solo per piazzare cerotti su una vecchia ferita squarciata, ulteriormente, dalla morte di una giovane innocente. La situazione è differente…è banalmente “mediatica”, lì dove c’è clamore, poi arriva la mano della legge che si chiude a pugno, lo Stato si mostra e si autocelebra in quella che ha tutte le caratteristiche di un avvincente epopea, il bene contro il male e una storia che vale la pena di essere raccontata.
Ma come fa questo schifo a piacerti? come fa ad essere materia di creazione una cosa così tremenda, aberrante, lontana da ogni poesia e bellezza di cui l’umanità ha dato prova di essere capace? Dopo aver vissuto come spettatrice in prima fila quello che significa quel tipo di umanità di cui tu parli, appena ho avuto una coscienza per capire, è lì che sono andata, a capire che la meraviglia, lo poesia, l’assoluto, appartengono all’umanità ed è questo che conta, ed è quello che ho deciso di dire, come persona che ha scelto che l’arte fosse la sua vita, e mi chiedo perché tu no, perché tu non lo fai.
Geo,
tu qui sei l’unica purista, l’unica che non distingue tra pubblicare per Mondadori e collaborare in modo continuativo per il Giornale (o Libero benché ok non sia di proprietà di B, ma è la stessa cosa, dai, se non altro perchè il suo direttore viene dal Giornale), così come non distingui tra pubblicare per Mondadori e una qualsiasi altra casa editrice – e vorresti arrivare a dire che non bisogna neppure commentare per questo o quel blog se si critica chi collabora con il Giornale (Libero).
Volendo sempre porre la questione nei termini: o è richiesto (opportuno) fare i puri al 100% o non è richiesto (opportuno) far nulla, hai buon gioco a dire che non è richiesto (opportuno) far nulla, perché essere puri al 100% non è possibile.
Questo modo di ragionare giustifica di fatto ogni male.
ah ah ah ma io non ho mai detto che non si debba commentare ;-)
No non è proprio come dici tu, però io penso una cosa: che il moralismo io lo possa applicare solo a me stessa. Mai agli altri. Diverso se faccio una proposta politica, ma allora devono esistere i presupposti che questa proposta sia attuabile e abbia seguito. Insistere perchè saviano, da solo, vada via dalla mondadori, al momento lo trovo un attacco ad personam e basta. Del resto anche la critica a nori l’ho trovata più un attacco ad personam che una posizione politica. Io sono più propensa a criticare quello che uno scrive che dove lo scriva …
Oggi mi sembra che tutti siano più propensi a criticare gli altri e a voler dire agli altri come si debbano comportare …
Mentre penso che saviano sia eventualmente criticabile come gli altri (per le cose che scrive o che dice) mi sembra che tutti siano presi dalla frenesia di dargli solo consigli e che, tutto sommato, vorrebbero che non facesse nulla, che non parlasse, che non scrivesse, che non facesse televisione … insomma la cosa NON mi piace punto.
Io al posto di saviano resterei alla mondadori, fregandome se non piaccio al proprietario … se vuole mi mandi via lui e se ne assuma di fronte agli italiani la responsabilità … perchè mai dovrei essere proprio io a levare le castagne dal fuoco al proprietario? Poi sai quanti di sinistra o che fanno finta di essere di sinistra, son ben felici di pubblicare e di lavorare per enaudi? Una fraccata e nessuno si sogna di andarsene, e nessuno chiede loro di andarsene … che è sto concentrarsi su saviano? Per eleganza vediamo di proporre almeno una cinquantina di altri nomi a cui chiedere si spostarsi :-) … a questo punto si potrebbe incominciare a parlare di boicottaggio … per ora è solo inquisizione di bassa lega;-)
geo
Io proporrei a berlusconi di andarsene … questo sì ;-)
ecco un’altra (***) che da consigli a saviano … devessere una deformazione professionale ;-)
io penso che GALBIATI viva la sua vita come POLITICA prima che professionale, amicale, consumistica, filosofica ecc.. e INGLESE non vede la necessità di una guerra mediatica-culturale civile, soprattutto se fai lo scrittore…io però sono a favore della posizione di GALBIATI perché in un paese quando si vive lo schifo di oggi e si vedono Intellettuali, Giornalisti, Dirigenti, Opposizione politica, che non percepiscono questo problema (Berlusconi in quanto conflitto di interessi, termometro morale del paese, iniziatore di una deregolamentazione costituzionale ecc..) o per VIGLIACCHERIA, o per MIOPIA..purtroppo Berlusconi ci porta a stare contro o pro per il semplice fatto che non ha OPPOSIZIONE nè culturale nè politica che lo sappia fronteggiare (sono parzialmente conniventi)..quindi spero vivissimamente che Saviano sia il primo a capire che pur non entrando in politica sta facendo politica, cronaca e letteratura..per me deve continuare a farla con i suoi libri e possibilmente in un’altra casa editrice…se faccio in tempo nella mia :-)…può darsi che sono un amante della GUERRA…scusatemi…
[…] ne fossero di Roberto Saviano (vedi Repubblica e Nazione Indiana ), per coraggio e lucidità di analisi, per quel suo (bi) sogno di verità e di giustizia […]
@georgia: tutto il gruppo è stato comprato allo stesso modo, einaudi inclusa. faceva parte del pacchettino regalo.
@sascha: no, nessuno lo verrebbe a dire. non è una causa anticapitalistica, quella di Saviano che minaccia di andarsene da Segrate o quella di chi giudica pubblicare per Mondadori e Einaudi errato, ma lato sensu politica e morale. non c’è bisogno di essere dinamitardi per sostenerla e chi la sostiene di fatto non lo è. questo per ristabilire la verità dei fatti.
a max
“e INGLESE non vede la necessità di una guerra mediatica-culturale civile”
non la guerra contro saviano perché pubblica per mondadori, quella guerra lì no, non ne vedo la necessità; di altre magari sì, basta che ti fai un giro sul sito, nel dossier razzismi quotidiani, ecc.
@georgia
le mie erano DOMANDE (le parole hanno ancora significato?), non ironiche, ma sincere, non potendole fare direttamente a Saviano, le faccio qui.
aggiungo due cose
parafrasando “gli italiani hanno una parola apposta per descrivere questo…dietrologia!”
citando
perché sempre “un sopracciglio all’insù e un sorriso molto smaliziato”?
@ Vincenzo e Lorenzo, soprattutto.
Quel che io trovo sbagliato è concentrare tutta la questione del pubblicare o meno con Mondadori su Saviano. O il problema riguarda molti – (gli autori di libri antimafia, tanto per cominciare, di libri in altro modo critici, gli autori in altro modo critici di Berlusconi, le persone dentro le case editrici che la pensano in un certo modo) o non è il caso di sollevarlo. Non vale l’argomento che Saviano essendo diventato ricco e corteggiato dalla concorrenza (fra cui il gruppo di cui Vincenzo Ostuni dirige una casa editrice che poi è anche quello con cui ho scelto di pubblicare il mio ultimo romanzo), non ci perderebbe niente o molto poco. Non è per niente questo il punto. Quel che state chiedendo a Saviano non è di cambiare editore, ma di compiere un gesto simbolico politico che ha il valore di lanciare un guanto. Un gesto – come ha cercato di spiegare Andrea- che renderebbe ancora più difficile la sua vita. E che inoltre renderebbe molto facile a Berlusconi e co. far passare la versione dei fatti che a lui fa comodo. Non solo Saviano, ma gli stessi contenuti di cui si è fatto portavoce potrebbero essere rubricate come richieste faziose della sinistra (che mira al complotto contro Silvio).
Vi invito a leggere le riflessioni di Evelina Santangelo che ci ricorda come la battaglia antimafia sia una battaglia di libertà e per questo una battaglia di tutti. Accettare che sia rappresentata dal solo Roberto Saviano è rinunciarci. Anzi di più: portare avanti una politica fatta di icone e simboli in cui la destra videocratica è più forte e vince. Lo dico nel modo più esplicito: continuare a far pressioni su Saviano perché se ne vada da Mondadori è fare il gioco di Berlusconi.
mi trovo quasi completamente d’accordo con helena, il quasi naturalmente fa la differenza, ma è minimo :-)
@ Ostuni tu lo saprai sicuramente meglio di me, ma mi sembra che quando berlusconi si pappò la mondadori, l’einaudi non facesse parte della mondadori, o se sì solo in piccolissima e insignificante parte, però non ho le idee chiare e ora non ho tempo di controllare quindi conto sulla tua memoria.
Condivido quel che dice Helena. E’ il gioco di Berlusconi. E trovo assurdo, questo ritrovarsi periodicamente a fare le pulci a Saviano.
Solidarizzare con lui non significa mitizzarlo. Significa fare di una moltitudine di voci una voce unica che possa rispondere al rumore dell’altro. Il fatto è che talvolta pare quasi più piacevole starsene a morire all’inferno, lamentarsi in eterno nella critica del vicino, piuttosto che cacciare la testa fuori e provare in prima persona a cambiare le cose. Saviano la testa fuori l’ha messa -e ne sta pagando le conseguenze. Io chiedo: quanti tra quelli che al posto suo farebbero diversamente, si sarebbero mai messi al posto suo?
Helena,
Ecco la mia risposta.
Io come sai ho scritto più volte qui che la domanda: Perché non cambiate editore? la rivolgo a ogni autore famoso che abbia possibilità concrete per farlo e che si opponga pubblicamente al regime di B.
Quindi non mi concentro solo su Saviano, che cmq si trova in prima linea in quanto autore famoso e antimafia.
Sono anche dell’opinione che Saviano non abbia subito un attacco premeditato con conseguenze sulla sua libertà di scrivere. Il presunto attacco di B. aveva lo scopo di farlo reagire per chiedergli come ha fatto la figlia di parlare bene del governo. E’ quello che si vuole sempre da Saviano, e che si sta in parte ottenendo, purtroppo, perché le lodi fatte al governo, in particolare a Maroni sono forti, mentre le critiche non qualificano la destra al potere come diversa dalla sinistra.
Saviano secondo me ha mille occasioni per decidere di lasciare Mondadori, quest’ultima è forse particolare perché B ha parlato direttamente di lui, ma eticamente ci sono occasioni più importanti per dissociarsi dal governo e quindi anche da B e Mondadori: per es. la recente legge sulle intercettazioni, che Saviano ha detto favorire la mafia.
E’ chiaro quindi che io auspico l’uscita non solo di Saviano da Mondadori-Einaudi ma di un folto gruppo di autori e sarei senz’altro il primo a rivolgermi ai signori Wu Ming a Scarpa a Moresco ecc. nel caso Saviano uscisse per chiedere loro di sostenerlo facendo altrettanto.
A margine, una mia riflessione.
(Per il resto, non ho ancora capito poi perchè la vita di Roberto, suppongo già difficilissima, dato che è a rischio di vita, peggiorerebbe molto se uscisse da Mondadori. Ha avuto il coraggio di decidere di rischiare la vita per combattere la camorra: perché non dovrebbe resitere alle critiche degli sciacalli di regime? Tanto più che non credo si concentrerebbero molto su di lui, che è appunto un’icona e che ha e avrebbe tutto il resto del giornalismo a difenderlo.
Inoltre, temo che restando in Mondadori, e continuando a dialogare con il regime (lettere, appelli ecc.) avrà addosso una pressione che aumenterà sempre più, fino ad arrivare prima o poi a un punto di rottura perchè con B o stai con lui o stai contro di lui, non sono ammesse posizioni intermedie. Fini ne è un esempio. Temo che più Saviano aspetta a trovarsi un territorio di completa libertà in cui non è tenuto a rendere conto in nulla a B e impero connesso, più sarà pesante l’offensiva mediatica che si lancerà contro di lui dagli sciacalli di B, perché magari la sua popolarità sarà calata e gli sciacalli capendo di aver fallito la loro operazione di annullamento saranno più feroci con lui.)
@ Georgia
In realtà la successione dei cambi di proprietà editoriale è lievemente più complessa, e vale la pena di sintetizzarla (qualcuno mi corregga, se sbaglio): nell’88 viene costituito da Electa e Mondadori il gruppo Elemond, che salva Einaudi dal tracollo. A Mondadori va il 49% e ad Electa il 51%.
In quel momento è già in corso da tempo la cosiddetta ‘guerra di Segrate’ tra Fininvest e CIR, che vede temporaneo vincitore De Benedetti. La battaglia però continua, e nel ’91 arriva il famigerato Lodo che fa diventare il signor B. padrone di Mondadori e presidente di Elemond.
Passano ancora tre anni e, con Berlusconi già ‘sceso in campo’, il 100% di Elemond (quindi non solo Einaudi, ma anche Baldini e Castoldi, Sperling e Kupfer e Frassinelli, tra gli altri) diventa proprietà Mondadori. Operazione che nasce forse più dal desiderio di vendere degli azionisti Electa (Fantoni, etc.) che non da quello del Berlusca di comprare.
Tornando a bomba, ripeto che secondo me Saviano deve rimanere dove sta, e usare la macchina editoriale del signor B. finché può farlo in libertà.
A proposito di Einaudi, onestamente non mi indigno tanto per la censura a Saramago, quanto per il fatto che ancora non si decidono a ristampare le raccolte di saggi di Cesare Cases, che rimangono tra le vestigia più autentiche dell’Einaudi che fu. Di questo non possiamo dare la colpa a Berlusconi, credo sia una faccenda di mode culturali. L’altro giorno ho trovato tra i remainders la mia seconda copia de “il boom di roscellino”. Ne rimangono poche in giro, l’ho presa senza pensarci due volte.
B. vuole estorcere a S. qualche concessione sul fatto che il suo governo non fa solo schifo? Non credo proprio, Lorenzo. B. vuole come dici tu che “o stai con lui o stai contro di lui, non sono ammesse posizioni intermedie.” In questo ti do ragione. Un Saviano che puoi equiparare a Grillo da meno fastidio.
E quello di essere un prodotto integrale Repubblica-Feltrinelli per te è trovarsi “in un territorio di completa libertà”?
“a avuto il coraggio di decidere di rischiare la vita per combattere la camorra: perché non dovrebbe resitere alle critiche degli sciacalli di regime? Tanto più che non credo si concentrerebbero molto su di lui, che è appunto un’icona e che ha e avrebbe tutto il resto del giornalismo a difenderlo.”
Temo che tu sottovaluti tante cose. I sciacalli non sono solo Libero e Giornale. C’è la tivù, il resto della politica, le forze dell’ordine a dipendenza del governo e varie. Ti rendi conto che nella situazione di Saviano trovare il coraggio di affrontare B e il suo governo su tante questioni (intercettazazioni, rivolte dei migranti, cosentino), è un atto di coraggio o – più importante- responsabilità civile che ho visto venir mancare per molto, ma molto meno?
@helena
Piacere, innanzitutto. Mi sembra che la tua posizione e quella di altri, per come espressa in questi giorni, non tenga conto di un punto fondamentale: a differenza di tre mesi fa, è stato _Saviano_ a dire che potrebbe e forse vorrebbe andarsene. Questo ha sollevato di nuovo la questione che, hai ragione, e io l’ho scritto sul manifesto e sul Riformista e ovunque ho potuto, riguarda tutti gli autori antiberlusconiani che scrivono per il gruppo Mondadori, e non certo solo Saviano.
Premetto una cosa che non ho mai detto: io ho conosciuto Roberto Saviano, anni addietro, lo stimo e credo sia una figura importante nel dibattito pubblico italiano, per quel che ha scritto e scrive e per quel che rappresenta. Tengo alla sua salute, molto, e alla sua integrità fisica e intellettuale; sono convinto della sua integrità morale. Premesso ciò, io non credo che Saviano correrebbe un rischio personale maggiore se pubblicasse per altri. (Se così fosse, pensaci, pensiamoci un momento, se cioè Saviano rimanesse con Mondadori per timore di danni personali, questo solo fatto preso a sé non dovrebbe convincere definitivamente e ciascuno degli _altri_ scrittori antiberlusconiani a mollare immediatamente un editore presso il quale si rimanga per evitare di venire, che so, diciamolo: uccisi? Se facessero loro la tua posizione, e credessero che Saviano, andando via da Mondadori, correrebbe un rischio, per minima decenza personale, in quel momento, tutti gli autori di sinistra, non dovrebbero andarsene _loro per primi_ seduta stante? Detto questo, però, bada bene, io non credo che la tua ipotesi valga).
Purtroppo trovo completamente non argomentata la tua tesi che chiedendo a Saviano di lasciare Mondadori si faccia il gioco di Berlusconi, e mi è dunque persino difficile rispondere. Ininfluente o non interessante, come dice Andrea Inglese, può anche darsi. Ma che faccia il gioco del Berlusca, semplicemente, non lo capisco. Gli toglierebbe una fonte di guadagno, una parte della legittimazione de facto che gli intellettuali italiani gli riservano, svelerebbe – lo ha già svelato Berlusconi stesso l’altro giorno, e meglio ancora Marina – il rapporto ben più organico di quanto si pensi fra le idee del presidente e la reale attività editoriale delle case editrici, darebbe fiato ed esempio a un’intera classe intellettuale completamente deprivata di ogni potere di critica e di ogni possibilità di egemonia – deprivata e relegata anche, nella mia tesi, per il fatto di pubblicare per Berlusconi (vedi il mio articolo sul manifesto). La tua conclusione, tuttavia, mi dà il destro per un commento: stavolta chi non è stato in grado di fare il gioco di Berlusconi è Berlusconi stesso, e sua figlia. Hanno continuato a farlo meglio di loro Cavallaro (spero di non aver fatto un refuso) e Ferrari con le loro risposte sommamente astute, la seconda in ispecie – risposte che incoraggiano di fatto l’assimilazione delle voci dissenzienti – assimilazione che però recentemente ha esondato in censura – sottolineando mefistofelicamente l’aspetto societario del rapporto autore/editore (Ferrari contro Feltri) o persino sbandierando una dialettica democratica interna alla linea editoriale (Cavallaro) – ma dove? dov’è la dialettica democratica nel catalogo Mondadori di oggi? quali libri instaurano una reale e profonda dialettica esplicitamente politica verso il governo Berlusconi? Insomma, Berlusconi ha svaccato, la figlia pure, e i due sono stati più realisti del re. Speriamo che a Roberto non basti.
Vincenzo
P.S. Un chiarimento necessario: io non dirigo nessuna casa editrice del gruppo GeMS, sono solo un editor e per di più con un rapporto di consulenza. Il direttore di Ponte è Spagnol. Questo non significa che io non provi sollievo nel non dovermi vergognare dei miei padroni – e di converso che non immagini quanto intensa e autentica sia l’aspirazione al medesimo sollievo in chi lavora per Mondadori, e in una minoranza di chi per quel gruppo scrive.
Vincenzo
Vincenzo, io non penso che Saviano debba rimanere con Mondadori.
Il gioco di Berlusconi è il gioco di chi vuole affermare che chi fa le indagini antimafia e anticorruzione sono giudici tutti “di parte”, e che tutto quel che è marcio in questo paese sia solo propaganda contraria a lui. Cosa che ripete con tutti i suoi mezzi, in tutti modi, e finora con successo. Berlusconi ha interesse a mostrare che chiunque abbia opinioni critiche stia lavorando contro di lui e per i suoi avversari. Ha generato una spaccatura profonda -ancora più culturale che politica- nel paese. Vuole allargare sempre di più il fosso sapendo che coloro che stanno dalla sua parte sono la maggioranza. Poter marchiare Saviano e le istanze che rappresenta come “roba di quelli là” gli fa comodo.
Helena,
allora dobbiamo stare dalla parte di Berlusconi perché abbiamo paura della reazione mediatica dei suoi sciacalli? Non capisco. Se l’unica cosa è essere protetti si potrebbe dire anche Saviano poteva starsene tranquillo senza scrivere di camorra. Quindi, di nuovo non capisco.
Quello che posso dirti è che a B. non interessa primariamente dividere il Paese. Interessa avere consenso, comprarlo corrompendo, la divisione tra noi e loro è la conseguenza del fatto che non tutti ci stanno. E allora chiunque non è cooptabile, è un nemico. Tu dici che essergli nemico è fare il suo gioco. Ma di certo lo è ancor di più essergli amico. Con la differenza che da nemico puoi quanto meno provare a scardinare il gioco.
Cari indiani, quello che molti di voi non vogliono o non possono capire, non mi è chiaro, è che all’origine del consenso di cui godono in Italia i comportamenti camorristici, compresi quelli del padredimarina e di tanti suoi discepoli, vi è un atteggiamento ESTETICO. E’ un problema di racconto, imporlo gli viene facile perché gli strumenti editoriali sono tutti loro, attraverso il loro controllo possono usare a loro favore anche il pensiero di chi gli è apparentemente contrario. Il sistema politico-editoriale produce prima di tutto la realtà. Qualcuno che dica fotografia della realtà ci vuole, ma se lo guardate bene mentre parla sembra sorridere, a parte qualche cretino…
Si editano e si mettono al centro della discussione libri come Gomorra per esaltare (indirettamente, anche), in termini di bellezza, i comportamenti ” veri ” delle persone che vivono ai margini del centro città e nei paesi, per esaltarne la MALEDUCAZIONE (di fatto, piaccia o no a voi minoranza indiana, la loro forza rivoluzionaria!). Si denigrano, invece, le persone ” immaginarie ” – cultural-chic vi chiamano i pennivendoli parte loro.
Si deridono, addirittura, le minoranze etniche, che vivendo, o aspirando a vivere, nei quartieri esclusivi del centro città, si ritengono le uniche possibilità di vita ” giusta “. Se ne umilia la EDUCAZIONE, di fatto conservatrice e, peggio ancora, restauratrice!
Cari indiani, dato che i maleducati sono troppi di più degli educati, ci vuole molto a capire che qualunque attacco infantile, selvaggio e sfacciato contro la barbarie è, di fatto, propaganda a favore di tutte le camorre del mondo? Guardatevi intorno, non c’è barbarie tra i vostri conoscenti, amici, familiari, addirittura dentro di voi? Che gusto provate a prendervela con la maleducazione, quella recondita vostra e quella evidentissima di molti dei vostri vicini. Non avrebbe più senso adottare strategie di lungo respiro, cercare di produrre e diffondere bellezza, con calma, come più vi dovrebbe competere? Come faceva, se volete parlare per forza di mafie, Leonardo Sciascia, che vi ha lasciato un patrimonio che dovreste cominciare a spendere.
Cari indiani, come credete che vi guardino i barbari, la stramaggioranza delle persone, osservandovi difendere il vecchio Status Quo, politico e culturale, contro la loro forza stracciona ma rivoluzionaria? Credete che non l’abbiano capito che voi, descrivendo un mondo civile ed educato, ne descrivete anche la vostra centralità? Credete che non l’abbiano capito, gli straccioni, che voi stessi vi ritenete gli unici ” unti ” (per signore?), che però, dato che siete buoni, vi sacrifichereste a governarli? Se faceste appena lo sforzo, con Paul Valery, di vedere voi stessi mentre vi vedete, e, aggiungo io, di vedere voi stessi mentre guardate-descrivete il mondo che vi circonda, scommettiamo che sareste in disaccordo con gran parte delle vostre più pure convinzioni?
@ Larry Massino
Sarei felice di avere il suo sguardo su Larry Massino (ma facendo lo sforzo di Valery) e di un suo esempio strategia di lungo respiro di propagazione di bellezza. Poi scusi se lei vede qualcuno torturare un gatto per strada: interviene sentendosi un restauratore autocompiacente di valori conservatori, li insulta, tira dritto tanto capisce che il mondo è pieno di barbari, pensa alll’esaltazione estetica che devono aver provato accompagnando il cane di mammina dal veterinario, si unisce a loro o cosa fa? Questo proprio non l’ho capito…
Ho letto qui la dichiarazione di Helena, secondo cui se ne andò dall’Adelphi perché pubblicò un libro antisemita nel 1994, per passare alla Mondadori, che però era di Berlusconi dal 1991. Passò dunque dalla padella alla brace?
@lucia cossu Mi scuso di non essere al suo livello mentale, ma, devo confessarle, che nemmeno io la capisco. Sono certo, però, che se lei esce dal suo centro, mentale, storico e antropologico, di gatti torturati per strada ne vedrà a tutte le ore del giorno e della notte, veda lei cosa fare. Aggiungerei, a proposito di gatti torturati, che potrebbe per esempio domandare a Saviano – stando ben attenta a non irritarlo, perché mi sembra uno vendicativo -, come mai non ha posto, ai governati israeliani di cui è stato ospite, problematiche domande sul vergognoso muro e sui bambini della striscia di Gaza, uccisi e, pare, in alcuni casi derubati di organi dai simpatici soldati israeliani.
Per amore della precisione e avendo osservato che qui c’è gente parecchio suscettibile, mi prenderei indietro un ” che ” dal precedente intervento, giusto alla seconda riga dopo la parola ” confessarle “.
Mi sembra di capire dalle parole di LM che torturare gatti sarebbe espressione del potenziale rivoluzionario delle masse, potenziale che per qualche motivo si rivolgerebbe principalmente verso gente, tipo i letterati, magari benestante ma tutt’altro che potente (in quanto bersaglio più facile, immagino, poichè i potenti reagiscono, i letterati no – mica stupide le masse)…
Saranno le mie origini proletarie a denominazione d’origine controllata ma queste sviolinate alto-borghesi sulla potenza virile dei disgraziati mi puzzano sempre un po’.
@Sascha un pò di puzza non fa mica male. Per il resto niente di più lontano da quello che sto dicendo io, che sono un artista, e, come tale, una testa di cazzo completamente antipopulista, addirittura aristocratico, se vuole saperla tutta mi definisco addirittura imperator-faraone. I gatti non sono stato io a tirarli in ballo, ma la blogghista Lucia Cossu nel suo post delle 09.54. Io ho usato l’espressione come metafora per fare un ragionamento sui bambini di Gaza. Quanto alla sua provenienza proletaria, apprezzo la sincerità e me ne dispiaccio, davvero, deve averle procurato abbastanza infelicità a giudicare da come aggredisce chi non la pensa come lei. Sulla mia origine, però, si sbaglia: è contadina, e anche quella di mia moglie.
@ Larry Massino
credo che il suscettibile sia lei, ho solo chiesto cose che non capivo lei mi risponde parlando di Saviano. Delle sue origini e attività e aristocraticità non sono toccata o turbata, solo le ho chiesto di farmi un esempio di lungimirante lavoro sul futuro da riempire di bellezza e di come (ma solo se desidera) lei si vede con lo sforzo di Valery che vorrebbe gli altri facessero. Ma son solo domande, a cui si può non rispondere, come quella sui gatti, che era solo un esempio per sapere come lei si poneva di fronte a una cosa semplice così e quindi a me dava indicazione della sua collocazione rispetto al discorso su maleducati ed educati e barbari che tanto bene ha esposto. Ma son solo domande. Felice sia un artista, avrà a che fare col bello spesso.
il Potere è schizofrenico. il Potere controlla già tutto da schierarsi contro se stesso.
Tralasciando per un attimo (ma questa è una cosa che non andrebbe tralasciata) che Berlusconi non è un uomo qualcunque che fa una critica, ma è il presidente del Consiglio, e che quindi le sue parole sono pesanti, le sue parole hanno un potere esecutivo, e che quindi l’isolamento che potrebbero creare intorno a Saviano è reale, pesante ed altrettanto esecutivo, tralasciando per un attimo tutto e prendendo Berlusconi per quello che è al di qua del potere, per quello che la sua storia
ha fatto di lui, beh, da questo punto di vista io non vedo niente di scandaloso nelle sue parole. E non ci vedo niente di scandaloso perchè Berlusconi è un pubblicitario (c’è ampio spazio su questo tema ne ‘il corpo del capo’ di Belpoliti e nella bibliografia a cui il testo rimanda) che ha passato gli anni ’80 a fare convention per convincere imprenditori e uomini di potere ad utilizzare lui stesso e le sue società come cassa di risonanza verso il mondo. Bene, ora da politico la pubblicità è
lo spazio pubblico ed il prodotto da vendere lui stesso, le sue politiche, l’Italia intera. Innumerevoli oramai i casi che possono essere letti secondo questa visione: dalle criiche ai giornali ‘di sinistra’ perchè osavano diffondere i dati reali della crisi, alle vergognose critiche di Dell’Utri alla giornalista del TG3 Maria Cuffaro perchè a suo dire portatrice di un volto ed uno stile deprimente perchè troppo dark, all’idea dell’insulso marchio Magic Italy (per promuovere il turismo nella penisola), al modo in cui i telegiornali-rotocalchi delle sue
reti (+TG1) sono confezionati, a queste critiche alla Piovra ed a Saviano, Tutto torna. Ed è inutile spendere parole su quello che è l’ideologia della pubblicità e raffrontarlo all’ideologia che sta dietro alla realtà (o mancanza della stessa, ma questo nella pubblicità è uguale) che emerge dalle parole del premier, mi pare tutto abbastanza noto.
Quello che non torna in questo caso è che Saviano sia pubblicato dalla MOndadori quindi una delle case editrici della famiglia dello stesso Premier. Come spiegarlo? Innanzitutto per un semplice principio letterario, che la letteratura (come la storia) nella maggior parte dei casi (o forse in modo connaturato) funziona grazie al ‘dramma’, grazie alla difficoltà, al tragico, alla rottura, alla lotta (in questo senso pubblicità e cinema sono due mondi antitetici ed in quest’ottica è chiaro perchè i pubblicitari quando impugnano la macchina da presa nella maggior parte dei casi non riescano ad essere niente più che registi di videoclip), la pubblicità invece è fiction, è patina, quindi l’antitesi del romanzo.
E poi c’è il fatto che Saviano vende, e vende perchè è un caso, vende perchè è bravo (perchè fa della buona letteratura, vedi punto precedente) e se vende porta soldi e se porta soldi beh allora tutto va bene e le critiche del premier non sono niente, sono solo parole al vento, sono tutto ed il contrario di tutto.
E allora mi viene da ridere (amaramente) leggendo della libertà (di critica) di cui parla Marina Berlusconi. Perchè forse questa libertà di giudizio che si assegna al premier ha una qualche sostanza? Questa libertà senza volto, senza capo nè coda, senza etica, è questa la vera libertà? Questo è il vero dramma, questa mancanza di significato che hanno le parole del nostro presidente del Consiglio. Questo è il vero dramma, da cui però non nasce alcuna Storia.
Un sacco di parole per una questione tutto sommato molto semplice.
Un anti berlusconiano dovrebbe trovare quanto meno contraddittorio pubblicare per una casa editrice di proprietà dell’azienda-partito del premier.
Ma ogni fuoriuscita individuale dalla Mondadori o dall’Einaudi, pur soddisfacendo un eventuale bisogno di coerenza del singolo, avrebbe ben poco significato politico.
Altra cosa sarebbe un movimento organizzato che tagli i ponti, con precise e ben motivate argomentazioni, con le suddette case editrici, portandosi appresso un certo numero di autori.
Andrebbe pure chiarito che non si tratterebbe di un atto contro le case editrici in sé, ma semplicemente del rifiuto di restare coinvolti sia pure indirettamente e marginalmente con l’anomalia costituita dall’azienda-partito del premier e dalla figura etico-politica del premier stesso.
Eccetera.
Insomma, sarebbe interessante se si riuscisse ad uscire dalla logica dell’atto individuale, sia pure di un autore di grande spicco, per entrare nella logica oppositiva dell’atto politico condiviso, programmato, motivato.
Ho letto non tutti, ma molti degli interventi a commento di questo articolo, come anche dell’altro che riguarda quanto pubblicato in Wu Ming. Preciso, ma si sarà già capito, non solo di non essere uno scrittore, ma anche di essere del tutto al di fuori del mondo dell’editoria, e quindi in fondo non toccato da molte delle questioni sollevate qui (Mondadori piuttosto che Einaudi si o no, Mondadori vs. Einaudi, Mondadori & Einaudi vs. tutti gli altri ecc. ecc.). Non entrerò duinque in un dibattito dai contorni precisi, e che mi vede incompetente a trattarlo.
Ci sono invece molti spunti che mi incuriosiscono in quello che ho letto, e che aprono porte su riflessioni a mio avviso opportune sui posizioni e pensieri ad essi soggiacenti. Posizioni e pensieri che a mio avviso vale la pena esplicitare.
Innanzitutto vi è la questione dell’ideologia politica dell’autore a fronte di quella dell’editore. Può un autore di sinistra scrivere per la stampa di destra? Io credo che chiunque abbia il diritto di scrivere quel che vuole dove vuole, se gli viene permesso. Qualunque considerazione circa l’eventuale vantaggio in termini di legittimazione dell’una per l’altra delle due parti mi appare irrilevante, quando si sia capace di discutere dei contenuti. Perché allora sarà dei contenuti che si discuterà, non di altro. D’altronde, a giocare ai reciproci, qualcuno impedirebbe mai ad altri di esprimere le sue opinioni difformi, avendone il potere? Certamente no. Se si accetta di potere e quindi di dovere dare la parola a tutti, allora si accetta che anche altri lo possano. E che chiunque possa approfittare di tale possibilità. Anche a noi, magari in piccolo, sarà capitato di scrivere in spazi web dei quali non condividevamo l’ispirazione. Ci siamo posti il problema di legittimarli per il solo fatto di esprimerci? Ci sembra un problema?
Saviano è di sinistra? Io non lo so e non mi interessa, sinceramente. Magari è di destra e non lo disturba scrivere per la Mondadori, come non lo disturba scrivere per Repubblica. Essere di destra, vorrei ricordarlo da persona di sinistra quale sono, non vuol dire sottoscrivere a tutto quel che l’attuale Presidente del Consiglio dice o fa. Come dice Travaglio, che è un liberale, dovunque in un paese normale egli verrebbe cosiderato come persona di destra. Però siccome siamo in un manicomio… Questo per dire che le categorie di destra e sinistra europee (orientate da considerazioni economiche), mal si attagliano ad un paese con una destra che affonda le sue radici in un sentito humus clericofascista e con una sinistra che per ampi settori non è stata indifferente al fascino dell’autoritarismo d’oltre cortina. La cifra del nostro paese è infatti autoritaria. Permettetemi di dire l’ovvietà che Saviano ha la credibilità per porsi al di là del nostro asfittico panorama culturale (parere mio, ovviamente).
E poi: quel che cerca di fare Il Presidente del Consiglio e quello che cerca di fare il nostro. Saviano innanzitutto è in un programma di protezione contro la camorra, quindi quel che cerca di fare è immediatamente chiaro. Poi se gli rimane del tempo per promuovere una propria visione circa la responsabilità dell’autore, così come di spendersi per battaglie letterarie di principio, ritengo di dover avere la moderazione di non starlo a sindacare.
E comunque, da un lato gli si è rimproverato di parlare troppo di mafia gettando sul nostro paese un’immagine deleteria. Lui può in teoria, prendendo spunto da ciò, decidere di boicottare la Mondadori, come di continuare a scrivere per loro. A parte che continua a non convincermi l’assunto stesso secondo il quale scrivere per Mondadori o per Einaudi rappresenterebbe di per sé un atto filogovernativo, vorrei far notare come entrambe le mosse possano essere in ultima analisi strumentalizzabili. Se se ne va, accompagnando l’atto politico con prese di posizione pubbliche, sarà il solito denigratore di sinistra. Se resta ci sarà comunque sempre chi sarà pronto a sospettarlo organico. Cosa dovrebbe fare? Lui saggiamente mi sembra scriva impegnando più canali ideologicamente differenziati, dicendo le stesse cose, criticando quando sente di doverlo fare e non facendolo quando ritiene di poter condividere. Tutto ciò a prescindere dal canale, dal destinatario delle sue valutazioni e dai suoi lettori potenziali o presumibili (cosa quest’ultima fondamentale).
E comunque vorrei contestare in nuce proprio l’idea che ha ispirato il dibattito, per la quale B. farebbe questo piuttosto che per certi motivi, S. fa altro per altri motivi. Tale impostazione mi sembra non tenga conto fino in fondo della natura anche casuale e fuzzy della realtà, peccando piuttosto nel senso di vedere qualunque cosa come preordinata teleologicamente a dei fini sempre definiti. Certo, date le condizioni, ciascuno cerca di barcamenarsi secondo i propri interessi, ma non può sapere in che misura i suoi atti siano consoni al reale raggiungimento di quei fini. E soprattutto, non siamo noi a determinare le condizioni del contesto che a sua volta determinerà il nostro agire. Se Gomorra non si fosse rivelata un successo letterario, certo B. non avrebbe avuto modo di usarla come esempio dell’antimafia che denigrerebbe il paese. E ciò non avrebbe messo S. in condizione di dover rispondere. E noi non sappiamo cosa abbia mosso l’attacco: magari solo il bisogno da parte di B. di dire qualcosa di eclatante per farsi tenere i riflettori puntati addosso (B. ama egemonizzare lo spazio mediatico, e sa che ciò gli giova). E né noi né nessuno può sostenere seriamente di conoscere davvero quale sia la linea migliore da tenere. Tutto questo per dire che forse dovremmo porci anche domande, piuttosto che dare esclusivamente ricette.
Uh, quanti errori. Scusatemi tutti.
* “che aprono porte su riflessioni a mio avviso opportune sui posizioni e pensieri ad essi soggiacenti. Posizioni e pensieri che a mio avviso vale la pena esplicitare.”
C’è un “a mio avviso” di troppo; e poi “sulle pisizioni e i pensieri”
* “qualcuno impedirebbe mai ad altri di esprimere le sue opinioni difformi, avendone il potere?” -> “ad un altro”
* “l’idea che ha ispirato il dibattito, per la quale B. farebbe questo piuttosto che per certi motivi”: ovviamente era “farebbe questo piuttosto che quello”
tralascio le ulteriori sbavature. Scusatemi ancora.
Un sacco di parole per una questione tutto sommato molto semplice.
Un anti berlusconiano dovrebbe trovare quanto meno contraddittorio pubblicare per una casa editrice di proprietà dell’azienda-partito del premier.
Ma ogni fuoriuscita individuale dalla Mondadori o dall’Einaudi, pur soddisfacendo un eventuale bisogno di coerenza del singolo, avrebbe ben poco significato politico.
Altra cosa sarebbe un movimento organizzato che tagli i ponti, con precise e ben motivate argomentazioni, con le suddette case editrici, portandosi appresso un certo numero di autori.
Andrebbe pure chiarito che non si tratterebbe di un atto contro le case editrici in sé, ma semplicemente del rifiuto di restare coinvolti sia pure indirettamente e marginalmente con l’anomalia costituita dall’azienda-partito del premier e dalla figura etico-politica del premier stesso.
Eccetera.
Insomma, sarebbe interessante se si riuscisse ad uscire dalla logica dell’atto individuale, sia pure di un autore di grande spicco, per entrare nella logica oppositiva dell’atto politico condiviso, programmato, motivato.
Itzik: La cifra del nostro paese è infatti autoritaria
Concordo in pieno, anche dare sempre direttive agli altri, approfittando della propria posizione, piccola o grande che sia, è un atto autoritario.
Io ho vissuto come atto autoritario anche la presa di posizione di Cortellessa (e altri) nei confronti di Nori.
Qualunque considerazione circa l’eventuale vantaggio in termini di legittimazione dell’una per l’altra delle due parti mi appare irrilevante, quando si sia capace di discutere dei contenuti. Perché allora sarà dei contenuti che si discuterà, non di altro
Concordo anche qui, quello che conta sono i contenuti. Non può essere solo il contenitore prova di coerenza o meno. Considerato poi che un contenuto giusto, anche pubblicato in contenuto “sbagliato” ha oggi la possibilità di girare in rete, indipendentemente da dove sia stato pubblicato originariamente.
Ma, come dici tu, la cifra del nostro paese, e non da oggi, è autoritaria.
Ignoro se internet fa circolare una voce falsa, ma sembra che Roberto Saviano abbia cancellato la sua venuta in Francia per la promozione del suo libro L’enfer et la beauté per ragioni personali. Un giornale francese dice che non è senza relazione con le parole molto ingiuste di Berlusconi su Roberto Saviano. In quasto caso è una vergogna e come cittadina francese vorrei che il presidente de la republica francese o una personalità francese faccia sentire la voce del lettorato francese.
Esprimo tutta la mia tristezza e il mio disappunto.