Beckett chi?
di Nicola Lagioia
Niente come un capolavoro è capace di mandare su di giri la bussola dell’interpretazione. E pochi, pochissimi capolavori letterari sono stati in grado, nella loro inafferrabilità, di fornire ai propri destinatari uno specchio in cui guardarsi, riconoscersi, rimanere sgomenti come ha fatto la Trilogia di Samuel Beckett. Ovvero Molloy, Malone muore, L’innominabile, i tre romanzi con cui il genio irlandese porta a compimento per la prima volta, e una volta per tutte, l’incredibile operazione che lo proietterà nel cuore del canone occidentale. Compie cioè il miracolo dei grandi: bruciare i ponti col passato per fare di quello stesso passato – bruciato, trasfigurato, distrutto, e dunque posseduto più che mai – lo strumento di una nuova fondazione.
Si sbarazza innanzitutto di James Joyce, il suo padre putativo (ciò che esplode nella Dublino il 16 giugno del 1904, implode nell’universo beckettiano a molto tempo di distanza, un tempo non quantificabile visto che, a differenza delle pendole impazzite di Ulysses o della Recherche, qui non esistono orologi). Ma il parricidio non gli basta. Dopo le prove generali di Primo amore, con la Trilogia Beckett abbandona anche la Grande Madre di ogni scrittore. La lingua. Via l’irlandese, al diavolo il Trinity College, Beckett comincia a scrivere in francese. Solo una lingua estranea, diversa da quella materna – più che uccisa in questo caso ridotta a un bizzarro stato vedovile, a sindrome da arto fantasma – può servire a uno dei suoi scopi supremi: tradurre in pagina scritta la condizione di estraneità e perdita di senso originario controbilanciato da un’indistruttibile sensazione di dissoluzione-in-vita che l’umanità cominciava a presentire all’indomani del II conflitto mondiale, e che Beckett le sbatté in faccia con un gesto che è l’esatto opposto del nichilismo. Qualcosa che è molto più vicino al comico kafkiano che alla sterilità del semplice atto negativo. Meglio: è una nana bianca. È, in definitiva, l’intera storia del pensiero occidentale racchiusa nella capocchia di uno spillo. O, se preferite, domiciliata in un merdaio crepuscolare, asfittico eppure paradossalmente senza confini prefissati – ma, scaraventato nel merdaio del XX secolo, sporco, confuso, mezzo cieco, ciò che resta del pensiero umano (un pensiero che comprende le Scritture, i testi canonici del Medioevo, l’amatissimo Dante, Swift, fino al delirio paranoide della Guerra Fredda) nella Trilogia continua a tradursi in voce. Una voce che balbetta, si inceppa, delira, si smarrisce, fa tutto e il contrario di tutto ma è condannata (anzi, no: benedetta!) dalla circostanza di non potersi spegnere. Quale più grande atto di lucidità e umanità al tempo stesso diventa a questo punto concepibile?
Digerire una simile rivoluzione non dev’essere stato facile. Il Nobel giungerà nel 1969 e Aspettando Godot conoscerà un buon numero di rifiuti prima di essere rappresentato. Ma adesso, che Samuel Beckett può essere pacificamente considerato un patrimonio dell’umanità grazie alla mai pacificata verità dei suoi testi, adesso arriva il nichilismo macabro della comunicazione nostrana a mettergli i bastoni tra le ruote. Entrate, entrate nel kitsch antiumanistico che sono diventate molte delle nostre librerie. Entrate e chiedete la Trilogia di Beckett. Il commesso o la commessa che vi è toccata in sorte controllerà sul terminale, farà scorrere il cursore lungo le linee verticali degli elenchi bibliografici per dirvi infine che niet: la Trilogia non c’è, non è presente in libreria e non si può neanche ordinare all’Einaudi (ultimo editore del libro e detentore dei relativi diritti). Insomma, solo la demenza dei nostri sistemi distributivi e editoriali può confondere così bene materiale e immaginario per concludere che l’arte della dissoluzione, di cui Beckett è maestro, debba “concretizzarsi” nella sparizione del suo capolavoro dagli scaffali delle librerie. Aggiungete che nemmeno il 2006 (anno del centenario beckettiano…) è servito a rimettere la Trilogia a disposizione dei lettori.
… Così, per togliermi la carie di una piccola vendetta, sono costretto a immaginarmele, queste librerie. Devo immaginarmele di notte, le vetrine illuminate, gli spazi deserti oppure occupati da pile e pile di bestsellers per acefali, mentre una voce risuona dallo spazio in cui dovrebbe esserci almeno una copia della Trilogia, una voce che per un gioco che ora voglio concedermi non è più quella di Beckett ma appartiene a un altro maestro del work in regress, una voce che dice, alla faccia dei cretini di ogni tempo e latitudine: “Non siete voi che mi cacciate. Sono io, che vi condanno a rimanere”.
[pubblicato precedentemente su “il manifesto”]
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La Trilogia si trova tranquillamente via internet, persino nella più antica versione SugarCo.
Lagioia scopra un modo più oculato d’acquistare, senza prendersela contro povere commesse di librerie che cercano solo di sbarcare il lunario.
Chi legge Beckett non lo dimentica. Chi non ne parla non lo ha letto. Una sola postilla: ‘Murphy’ – scritto in IRLANDESE – è un grande libro, forse meglio di uno dei Tre (non dirò quale).
“La verità” della Franzoni credo sia pero’ sempre disponibile, nel caso uno volesse accontentarsi.
Ma che dire del nostrano Volponi, cui sempre la NUE nel 2002 dedica tre volumi curati magistralmente da Emanuele Zinato?
Libreria Mondadori di corso Buenos Aires a Milano, un paio di anni fa. Chiedo il volume. Il commesso mi guarda con aria diffidente. “E’ un volume recente” aggiungo, per rassicurarlo. Controlla sullo schermo. “E’ vecchio”, mi dice. “Come?”, ribatto, “è uscito tre anni fa”. “Per noi dopo sei mesi un volume è vecchio. Tutto il negozio viene svuotato e riempito nuovamente.”
Ora, come esistono gli apologeti degli editori, che spiegano la provvidenziale regolazione “economica” della letteratura da inedita ad edita, cosi vorrei spiegazioni sulla provvidenziale regolazione, operata dai distributori, della letteratura da edita ma irreperibile a edita ma reperibile.
(A proposito di Beckett, ci risentiamo su queste frequenze…)
Già. Io la trilogia ce l’ho, nell’edizione Einaudi, collana NUE (Nuova Universale Einaudi), e tenendo conto che la mia è un’edizione del 1996, credo di essere arrivato appena in tempo, ché poi non è stata più ristampata. Adesso nella NUE, di Beckett si trova solo “WATT”” (per quanto ancora?)
Una volta un libraio negò, a mia richiesta, che Kafka avesse mai scritto i diari. lui non ne sapeva niente: però se per me era uguale, lui aveva quelli dalla Frank, di diari. Faceva lo stesso?
Ho sentito un caporeparto di un negozio Feltrinelli riferirsi a “Prost” (scrivo come pronunciò) e pensai, sì, d’accordo, “Alla ricerca del miglior tempo perduto”, e poi ancora, un altro commesso, un altro giorno, dire: “Zola” (senza accento) e pensai: “Il Ventre del Paris St Germain?”.
Mah!
Attenzione però, l’edizione di Volponi NUE almeno si trova facilmente su IBS, la trilogia di Beckett non c’è nemmeno in rete.
Forse si può recuperare qualche copia attraverso un punto einaudi.
Resta il fatto che questa situazione è vergognosa e non certo solo per Beckett.
Eppure in questi anni ho sentito pochissimi incazzarsi, addirittura io ho ricevuto delle offese perché mi lamentavo, magari sostenendo che sarei un analfabeta tecnologico che non considera le possibilità della rete. Il problema è che libri come la trilogia dovrebbero essere fisicamente in libreria, sempre, almeno in una copia. Questo i lustramodem non lo capiscono. Oltretutto le copie si venderebbero pure, come dimostrano due copie dei Diari di Kafka nell’edizione dei Meridiani, riaffiorate dopo anni nella Feltrinelli di Bo sotto le torri, vendute in una settimana.
Ecco EINAUDI:
http://www.libreriauniversitaria.it/BIT/8806140477/Trilogia:_Molloy%ADMalone_muore%ADL_innominabile.htm
ed ecco SUGARCO:
http://www.libreriauniversitaria.it/BIT/8871983122/Molloy%ADMalone_muore%ADL_innominabile.htm
Avvertite Lagioia!
Waiting for Godot…
Godot, it’s not right to treat a poor author like this!
Io veramente so che sono disponibili in libreria:
Poesie, Einaudi 2006 ( traduzione e cura di Gabriele Frasca) cioè la ristampa del 1999
Molloy, Einaudi 2005 (traduzione di Aldo Tagliaferri)
Murphy, 2003 (traduzione di Gabriele Frasca dall’inglese e non dalla versione francese)
Teatro (ediz tascabili 2005 dell’edizione 2002, che era edizione ridotta dell’Einaudi/Gallimard 1994)
Watt, Einaudi 98 (traduz di Gabriele Frasca)
(credo, o almeno spero, che per la trilogia sia in atto una ristampa iniziata dal primo volume che è proprio la traduzione di Tagliaferri del 1996 , ma qualcosa tramite rete si può sempre trovare, io me la sono procurata non molti anni fa)
io ho l’edizione di Mondolibri (euroclub etc.) che è la stessa NUE stampata su licenza nel 2001, andando sul sito di http://www.mondolibri.it, tuttavia, non se ne trova più traccia…
Ragazzi, io di Beckett ho quasi tutto, Primo amore, Testi su nulla, Mercier e Camier, Watt, Murphy, Da un’opera abbandonata, Quello che è strano via, poesie, teatro, ma la trilogia no.
Ho provato in moltissime librerie, reali e online. Molte di quelle online sono piene di miei ordini inevasi.
Ho provato anche in molte librerie antiquarie. Niente.
Da un anno e mezzo in qua, non c’è città d’Italia in cui io vada senza entrare in una libreria – spesso mi affido a quelle più piccole e nascoste, spero nei residui di magazzino – chiedendo la trilogia di Beckett. Invano.
Pare che Harold Pinter, il nobel per la letteratura 2005 che molto si ispira a Beckett, abbia preso in prestito da ragazzo la trilogia senza restituirla più in biblioteca con una motivazione del tipo: “non lo leggono e non lo capiscono, quindi non se lo meritano”.
Dovremmo fare davvero come Pinter: rubare Beckett dalle biblioteche pubbliche. “Liberarlo”. Tutti insieme. Magari domani inizio io…
Per Crhistian Frascella.
Ne esisteranno ancora copie nei magazzini.
Ma che nell’edizione NUE non sia più ristampato, è un fatto.
Basta prendere un catalogo Einaudi, cercare nell’elenco delle collane la NUE (indicata come 13) e verificare.
Di Beckett c’è solo “Watt”, 22,72 euro.
n.b.: la traduzione sugarco è inaffidabile e spesso errata. cfr saggio di tagliaferri (che l’ha ritradotta x einaudi) su uno degli ultimo testo a fronte.
certo sta storia della trilogia non ristampata è strana, perchè cmq einaudi ha in catalogo, ad esempio nei tascabili, molti beckett (tipo poesie, certe cosine teatrali) che di certo non vendono più di una trilogia, per cui lo sforzo potrebbe anche farlo. così come ha anche pubblicato – nei supercoralli mica in una collana di nicchia o particolarmente cara – molloy, mi sembra. quindi: perchè? non credo ci siano motivi d’ordine diciamo così “ideologico” (tipo genocidio culturale…) ma questioni meramente “tecniche”.
Io avevo preso in prestito la trilogia nel 77 da un amico di scuola, poi diventato scrittore, e gliel’ho ridata nel 94… peccato, avergliela ridata.
Caro Frascella,
nella mia “lista ordini” su libreriauniversitaria.it risulta un ordine in data 18/09/2006, ore 03:09:22 (cazzo ordino, alle tre e passa del mattino?), numero di codice 060918-321854000.
Il titolo è: La trilogia. Molloy-Malone muore-L’innominabile. Autore: Beckett Samuel. Editore: Einaudi. Data di pubblicazione: 1996. Costo: euro 27.89
Lo “stato” dell’ordine risulta “cancellato” perché “momentaneamente non disponibile”.
Il guaio è che, a differenza di IBS, unilibro.it (dove anche ho inutilmente ordinato il libro) e libreriauniversitaria.it non aggiornano le loro disponibilità.
Giacché, segnalo un’altra carenza (coì almeno mi risulta) della Nue Einaudi: “I sonnambuli” di Broch
Forse farsi un giro su http://www.maremagnum.com potrebbe aiutare molti.
Poi, giusto per unirmi al coro dei ce l’ho, mi manca: provate a farvi un giro, in qualsiasi libreria, e chiedete I sonnambuli di H. Broch, testo davvero capitale, trilogia che si può dire l’ultimo tentativo di aggrapparsi alla forma romanzo, pur capendo che non c’era più verso, che il terreno era franato già da un pò.
H. Broch, pubblicatop da Einaudi, collana NUE. Si trova, se avete davvero un gran culo, solo Huguenau o Il realismo, che è il terzo volume; il secondo è da ordinare (Esch o l’anarchia), ma anche all’Einaudi lo avranno sotterrato chissà dove; poi, il primo (Pasenow o il Romanticismo), nemmeno preso in considerazione come pubblicazione singola. Un caso che definire anomalo non riuscirebbe a illuminare le imprescrutabili scelte dell’editoria nostrana.
Tutti in biblioteca, allora.
temo che non sia anomalo, temo che anche se estremamente desiderato (capita anche a me di mangiarmi le mani per non aver preso un libro al momento in cui era ancora disponibile) sia estremamente desiderato da pochi.
Bisognerebbe aprire una lista, su alcuni libri introvabili, contarsi e vedere se si raggiunge un numero tale da convincere l’editore a ristamparlo, ormai bisogna darsi da fare, miai cari, e questo potrebbe essere un sistema, e non lo dico per ridere, a volte le idee semplici portano qualche frutto.